Il senso della vita e quel “qualcosa” in cui credere

di Luca Scavone

L’uomo è fatto per il trascendente. E lo spiego di seguito.
Trascendersi, o aspirare al Trascendente, fa parte di quel fascino per il Numinoso, di cui dissertava Rudolph Otto ne ‘Il Sacro’.
Non voglio entrare nel senso tipicamente proprio dell’esperienza religiosa del mio dire: sarebbe fuori luogo in un articolo simil-politico come il presente.
Nondimeno, chiudo questo lungo incipit teologico con una massima alto-medievale: homo naturaliter religiosus.
Spiego in parole semplici e ‘potabili’ tutto il mio tecnico inizio: avete visto quanta foga per una squadra amata?
Eccovi la risposta: l’uomo cerca sempre qualcosa in cui credere.
Tolto questo quid, resta la paura e il niente.
Resta la vita biologica, la vita come mero organismo, la vita meccanica, la vita come mera urgenza sanitaria.
Da qui le fazioni: un altro quid religioso.
Ecco il rimpiazzo. Ecco la soluzione alla paura di fronte al nulla: il credere alle faziosità da profilassi.
La domanda resta tale: come siamo pervenuti a questo nichilismo, che ci ha condotto ad una sopravvivenza solo biologica e mai aperta al trascendente?
Pian piano in questi anni ci hanno tolto il cielo, facendoci credere di essere onnipotenti. Renato Zero docet (abbinate a ‘Il cielo’ anche ‘Nei giardini che nessuno sa’…). Oggi vorrebbero farci essere piccoli onnipotenti totalmente sanificati. Onnipotenti-pedine al servizio di una onnipotenza scientista neo-comtiana.
Queste considerazioni sorgono da molta ruminazione a seguire di ultimi risvolti politico-sociali e dalla lettura di un post facebook di mons. Giovanni D’Ercole, il quale richiama un discorso di Benedetto XVI ai sacerdoti del 2011. Di seguito il link: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=367450224769606&id=100045138932162
La vita biologica è importantissima: più importante il Senso della vita stessa.
Per me sottoscritto questo è rinvenibile nella fede cristiana. Per altri il trascendente, qualsivoglia sia, anche paradossalmente materiale, non è eluso e non si può esaurire in obblighi e fazioni.
Luca