Il Prof. Remuzzi: “Anticorpi Covid nel sangue di donatori di 10 anni fa”. L’immunità c’era già”

FONTE: Livesicilia.ti/Il Sussidiario.net

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’, ha svelato un retroscena incredibile sul Coronavirus.

FONTE: Huffington Post/

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, ha fatto il punto della situazione sulla pandemia di Coronavirus, con particolare riferimento alle scoperte scientifiche più recenti, come quella avvenuta in Olanda, dove sono stati trovati anticorpi al Coronavirus presenti nel sangue di donatori già 10 anni fa.

La notizia choc è stata riportata da diversi organi d’informazione e riportano le dichiarazioni del direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” Giuseppe Remuzzi. L’immunità preesistente di alcuni soggetti che risultano protette contro il Covid anche senza vaccini sarebbe “dovuto al fatto di avere incontrato nella vita un virus simile o che abbia qualche punto di contatto col Coronavirus in passato e che il sistema immunitario riconosce come se fosse il SARS-CoV-2”.

Secondo Remuzzi “che questo sia un virus nuovo non c’è certezza: può darsi che fosse con noi da molto prima di quando lo abbiamo conosciuto e che abbia avuto bisogno di adattarsi all’uomo. Recentemente hanno prelevato campioni di sangue in Olanda di donatori di 10 anni fa e alcuni di questi avevano anticorpi contro Covid”.

Il Prof. Remuzzi ha poi fatto un aggiornamento di carattere generale, nel quale si analizza innanzitutto il quadro sui farmaci antivirali attualmente disponibili e in grado di fermare e curare l’infezione: “C’è molta ricerca per trovare l’antivirale giusto contro SARS- CoV-2 e credo ci arriveremo molto presto. Il più promettente si chiama Molnupiravir. Lo studio è stato condotto in North Carolina su 200 persone e si è visto che, utilizzando questo farmaco, c’era una riduzione della carica virale importante ed era ben tollerato”.

Remuzzi ha poi aggiunto che anche Roche ha prodotto un antivirale che per adesso è una sigla (AT-527), come fatto, peraltro, anche da Pfizer: questo, in particolare, si potrà utilizzare a casa. C’è poi un secondo approccio, che prevede la terapia a casa con antinfiammatori, che sono da utilizzare nelle prime fasi della malattia per evitare di andare verso la sindrome iperinfiammatoria, perché la malattia severa non dipende più dal virus che si moltiplica rapidamente nei primi 10 giorni, ma dipende dalla reazione infiammatoria e immunologica del nostro organismo al virus. Utilizzando la terapia con antinfiammatori ai primi sintomi probabilmente riusciamo a proteggere i pazienti dalla progressione verso forme di malattia severe”.

GIUSPPE REMUZZI: “BAMBINI E COVID, ECCO LA VERITÀ”

Remuzzi ha poi dichiarato che, per quanto attiene ai vaccini sui bambini dai cinque ai dodici anni per adesso non è rappresentano una priorità “perché tanto non si ammalano, ma è anche vero che quando si ammalano possono contrarre una sindrome che poi lascia anche dei reliquati, soprattutto neurologici, di dolori, e disturbi per molto tempo. Però, una ragione opposta è che i bambini che si infettano senza ammalarsi potrebbero anche contribuire all’immunità di popolazione”.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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