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16 Aprile 2023 – Redazione- di Marzia MC Chiocchi

In questo secondo post facciamo il punto sull’OSSERVATORIO presentato ieri pomeriggio a Roma, nel corso dell’incontro pubblico seguito alla proiezione del Docfilm “INVISIBILI”, raccolta di tutte le testimonianze rilasciate al regista Paolo Cassina, da coloro che hanno subito e stanno subendo, gli eventi avversi da siero genico anticovid!

Perché si è parlato dell’esigenza di creare un’Osservatorio di controllo?! Ecco la spiegazione.

Nei giorni scorsi il Governo italiano ha dato il via libera all’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla pandemia e sui vaccini. Quest’ultima voce è stata inserita dopo un lungo tira e molla anche di parte della Lega (Salvini in primis) che all’inizio aveva espresso la sua contrarietà verso la creazione di questo organismo, probabilmente perché in pieno pandemonio, il partito era sia nel governo Conte che in quello Draghi, con la presenza di ben due ministri di cui uno, Garavaglia (allora al dicastero del turismo), favorevole e promotore del Green Pass e quindi della vaccinazione seriale. NON DIMENTICHIAMOCELO MAI! 

La paura di essere indagati, dal momento che la Lega è tutt’oggi al governo, fa novanta! Ma, come evoca un vecchio adagio, “Cio’ che è dato è reso” e indietro non sempre si può tornare! Se colpevolezza c’è stata (e l’ipotesi è scritta in senso retorico), chi ha responsabilità degli abusi subiti dai Cittadini e dalla Costituzione, dovrà pagare! 

L’Osservatorio, quindi, come ha spiegato nel corso dell’incontro Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e portavoce del Comitato “FERMARE LA GUERRA”, 

ha l’obiettivo di sostenere e controllare il lavoro della Commissione Parlamentare d’Inchiesta votata dal gruppo Affari sociali del Parlamento, il cui prossimo passaggio ufficiale sarà l’approdo alla Camera e poi al Senato. L’organismo sarà composto da 15 deputati e 15 senatori e ha come compito, quello di far luce su diversi aspetti che hanno contraddistinto sia la gestione pandemica, ma sopratutto quella della campagna vaccinale. L’ex sindaco di Roma ha chiesto che venga istituito un Comitato scientifico indipendente e un Osservatorio che presti ascolto, “a tutte le associazioni nate spontaneamente per protestare contro il lockdown, il green pass e gli obblighi vaccinali, così come ai medici protagonisti delle concrete e vere terapie di cura, che il Ministero della Salute, ha più volte tentato di sminuire definendole “alternative”. Il Ministero della Salute, infatti, ha sempre continuato a promuovere impunemente e senza vergogna, “Tachipirina e vigile attesa”!

Dell’organo di controllo faranno parte anche medici e scienziati di coscienza che hanno evidenziato, a più riprese e inascoltati dal ghota politico, i problemi dei vaccini e la diffusione di reazione avverse”. 

A questo punto sarà importante far valere i propri diritti, facendo leva sui 200 magistrati che si sono uniti (finalmente) per dare supporto legale alla VERITÀ! Le leggi ci sono e dobbiamo farle valere! In 80 anni, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, ne sono state approvate oltre il necessario per difendersi ampiamente dalle menzogne, e per poter colpire i potenti collusi e criminali! Basta farle applicare per dare avvio ai processi. Adesso non possiamo più tirarci indietro, e chi ha avuto problemi dovrà denunciare, perché solo accumulando più materiale possibile, riempiendo i tribunali e le loro aule di carte, denunce, referti e testimonianze che attestino gli eventi avversi gravi e non, potremmo concretamente ottenere giustizia. I colpevoli dovranno sentire il fiato sul collo e non dovranno aver più ragione di ciò che li starà travolgendo! Aiutiamo l’Osservatorio che nascerà a breve, a scatenare uno tsunami che possa rimuovere e scollare dalle loro poltrone tutti coloro che ancora stanno, non curanti e arroganti, ai loro posti di comando. Nelle prossime settimane vi aggiorneremo su tutto ciò e daremo indicazioni su come fare per far pervenire più documentazioni possibili a chi di dovere!

La relazione su ciò che è stato detto in quattro ore di incontro continuerà per qualche giorno, tante sono state le cose da raccontare! E in più daremo voce a coloro che hanno testimoniato in teatro, raggelando la platea, per il dolore fisico e morale che stanno provando! 

Infine, teniamo a RIBADIRE che L’Osservatorio dovrà vigilare sulla regolarità del lavoro della Commissione d’ Inchiesta, facendo attenzione che non ci siano omissioni di comodo, ingerenze di politici corrotti e che non vengano fatti sparire documenti sensibili! La partita da vincere è troppo importante per il nostro Paese, e non vogliamo che tutto vada a finire come tutte le numerose indagini che nei decenni sono state insabbiate! 

Forza e coraggio. Basta con gli indugi! Non c’è tempo da perdere! È il momento di denunciare, denunciare, denunciare!

VI TERREMO COSTANTEMENTE AGGIORNATI!


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15 Aprile 2023 – Redazione – di Marzia MC Chiocchi

Eccomi qua, rientrata da una giornata piuttosto impegnativa ma estremamente interessante svoltasi quest’oggi al Teatro Italia di via Bari a Roma, dove si sono date appuntamento oltre 800 persone, per la proiezione del filmato “INVISIBILI”, realizzato dai videomakers Paolo Cassina e Alessandro Amori di Playmastervideo, all’interno dell’incontro organizzato dall’associazione “POPOLO DELLE MAMME” presieduto da Simona Boccuti, dal COMITATO FERMARE LA GUERRA, portavoce Gianni Alemanno e da Rosario Del Priore, di POPOLO ITALIANO APS.

Il Docfilm, di circa 60 minuti, raccoglie le preziose testimonianze di coloro o familiari di coloro che, vaccinati, sono stati colpiti da eventi avversi anche molto gravi. Alcuni , oltre che in video, hanno accettato di essere presenti in teatro, riuscendo, così, a trasmettere un valore aggiunto alle loro storie. Sono stati momenti toccanti, in cui ciascuno di noi ha fatto i conti con la realtà che stiamo vivendo, chi da spettatore e chi da protagonista, in maniera ancor più’ dolorosa di quanto ognuno possa immaginare! Perciò, quello di stasera da parte mia, vuol essere un invito a seguire con più attenzione Mercurius, che da domani affronterà, con vari post, suddivisi un più giorni, tematiche e nuove iniziative, affrontate e spiegate dal convegno che ha fatto seguito al docfilm. Numerosi gli interventi degli ospiti conosciuti al grande pubblico e sempre in prima linea in questi anni di pandelirio, di cui vi parleremo approfonditamente.

Quello che e’ emerso da subito, come iniziativa non più rimandabile, e’ la nascita di un OSSERVATORIO DI VIGILANZA sulla nascente commissione d’inchiesta parlamentare che indagherà anche sui vaccini. Sarà formato da rappresentanti di associazioni, da medici, avvocati e da esponenti della società civile, che dovranno controllare che non ci siano depistaggi in corso d’opera. La sua funzione? Controllare i controllori. Troppe le commissioni d’inchiesta istituzionali che nei decenni hanno insabbiato le verità. Adesso è arrivato il momento tanto atteso di far luce. È un treno su cui dobbiamo salire, un’occasione irripetibile, con la quale chiedere il conto a chi ha fatto del male a chi ha creduto, senza riserve, in un falso beneficio, con conseguenze spesso irreversibili. Da domani, quindi, lèggerete i nostri approfondimenti su oltre 4 ore di interventi.

A seguire postiamo, invece, alcune foto del teatro sold out e il momento della grande contestazione nei confronti dell’on. Alice Bonguerrieri di Fratelli  d’Italia quando, in streaming, nel presentare la commissione, ha menzionato il Presidente Mattarella. Risultato…è stata costretta a chiudere il collegamento senza poter proseguire!

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14 Aprile 2023 – Redazione

 

Si è spenta la mattina del 13 aprile 2023, all’età di 93 anni, nella sua casa del Surrey. “Serenamente”, hanno fatto sapere i familiari. Mary Quant non c’è più, ma resterà sempre. Per ciò che ha dato al mondo della moda e a tutte le donne. Il suo nome è inevitabilmente associato alla minigonna: è stata proprio lei a lanciarla, nel 1963, anche se più di qualcuno attribuisce invece la rivoluzionaria intuizione ad André Courrèges. Una querelle cui la stilista britannica non ha mai dato peso, e che anzi ha più volte provato a smorzare: “Non sono stata io a inventarla e non è stato Courrèges, ma la strada”. Ovvero le tante ragazze che esprimevano il desiderio di indossare gonne molto più corte rispetto agli standard di allora, per muoversi più liberamente ma anche mandare un messaggio – di emancipazione e indipendenza – forte e chiaro.

In ogni caso, la Quant è stata la prima a mettere in vendita minigonne, esponendole con fierezza nelle vetrine della sua boutique Bazaar in King’s Road, a Londra. Ma non è questo, sia pur molto importante, l’unico motivo per cui anche a lei spetta un posto d’onore nella storia del costume.

UN’ANIMA RIBELLE

Barbara Mary Quant è sempre stata una ribelle, fin dall’adolescenza. È nata nel febbraio 1934 in un sobborgo londinese, i suoi genitori erano professori e avrebbero voluto che lei intraprendesse la medesima strada. Un pensiero invece inaccettabile per Mary, che a soli 16 anni è andata a vivere da sola a Londra.

Qui – era il 1954 – ha conosciuto Alexander Plunket Greene, rampollo di una famiglia nobile; i due si sono innamorati e hanno cominciato a condurre una vita bohemien. Se ne infischiavano di regole e convenzioni, inseguivano l’estrema libertà, amavano la mondanità, viaggiavano il più possibile, si vestivano solo in base ai loro gusti e a prescindere da qualsiasi moda.

L’anno successivo Alexander ha compiuto 21 anni ed ereditato un’ottima somma di denaro per cui, anche con l’aiuto del fotografo Archie Mc Nair, i due hanno comprato un immobile sulla King’s Road, ricavando un piccolo ristorante dallo scantinato e adibendo a boutique il primo piano. Mary ha toccato il cielo con un dito.

VULCANICA E AUTODIDATTA

I primi tempi Mary Quant e Alexander Plunket Greene, nel frattempo diventato suo marito, vendevano indumenti acquistati all’ingrosso. Lei, però, non era affatto soddisfatta di quella merce. E, soprattutto, i suoi gusti e le sue idee in fatto di moda andavano in direzioni nettamente diverse. Così ha deciso di far da sola, iniziando un percorso da autodidatta; ha frequentato corsi serali di modellista, di taglio e cucito. Ed è stata la svolta.

Perché nello stesso momento in cui ha potuto creare ciò che le piaceva davvero, nonché esaudire le richieste altrui, la boutique è diventata il punto di riferimento di moltissimi giovani britannici, tutti desiderosi di rompere col passato, allontanarsi dalla tradizione, esprimersi più liberamente; tutti assetati di anticonformismo e novità. Mary, che per molti versi è stata “modella di se stessa”, è diventata un’icona indiscussa della Swinging London.

LA SUA MODA

Mary Quant rappresentava perfettamentelo spirito anticonformista e innovativodella Swinging London, sia con i capi che vendeva che con i suoi outfit. Distanti anni luce da quelli dell’haute couture; molto più easy, pratici, ironici. Liberi. E, cosa tutt’altro che secondaria, economicamente accessibili.

Oltre alla minigonna, lanciò i minidress in jersey, gli stivali di gomma e quelli dal tacco largo, gli impermeabili in pvc, i pullover aderenti a coste. I collant colorati, imprescindibili. Diede inoltre un notevole contributo allo sdoganamento di molti indumenti “maschili”: dai pantaloni alle camicie passando per il papillon. Ha sempre avuto un debole per il gilet, che tutt’ora per lei è un must.

IL BOWL CUT

Possiamo definire Mary Quant anche una pioniera del self branding? Eccome. Ha sempre curato la sua immagine in ogni dettaglio, “usandola” per dettare tendenze e veicolare messaggi ben precisi. Che coincidevano tutti con la concezione di una donna… in cammino. Stufa di restare ferma e lasciarsi condizionare dai dettami di una società maschilista.

Mary è stata anche tra le prime arilanciare il bowl cut, ovvero il taglio di capelli a scodella; nato nel Medioevo per identificare le “peccatrici”, diventato poi vessillo di ribellione grazie a Giovanna d’Arco e amato negli anni Venti, sia pur con una connotazione molto più easy, era poi praticamente scomparso. Per riemergere con prepotenza proprio negli anni Sessanta, diventando uno dei più eloquenti simboli del movimento femminista.

Nel 1963 Mary si è rivolta a Vidal Sassoon, hairstylist estroso, appassionato di geometrie e per molti versi avanguardista, e ha trovato in lui il complice perfetto. Il risultato è stato un taglio cortissimo, un po’ bombato, con frangia e 5 punte. Che non ha mai perso appeal e ciclicamente riconquista il suo posto tra le tendenze più glam.

NON SOLO INDUMENTI

Forte di un successo che aumentava senza soluzione di continuità, e al quale ha notevolmente contribuito anche Twiggy, la sua modella prediletta, destinata a diventare presto una celebrità e a sua volta innamorata della minigonna, nella seconda metà degli anni Sessanta Mary Quant ha alzato il tiro.

Ha aperto un secondo negozio in Brompton Road e creato la Ginger Group, una label ancora più economica pensata per dare il via alle vendite negli Stati Uniti. Dopo di che, ha cominciato a muoversi in altri campi: al ’66 (anno in cui è stata nominata dalla Regina Elisabetta II Cavaliere della Corona Britannica) risale il lancio della sua linea di cosmetici, che comprendeva il primo, “miracoloso” mascara waterproof; al ’67 quello di una collezione di scarpe. Negli anni Settanta, animata da una creatività poliedrica e davvero inesauribile, ha debuttato anche nel settore dell’interior design. Negli anni Ottanta e Novanta ha pubblicato diversi libri sul make up.

GLI ULTIMI ANNI

L’età si faceva sentire, ma il suo sguardo non ha mai perso quel guizzo e quella vivacità che l’hanno sempre contraddistinto. Nel settembre del 2019 è stata insignita del Lifetime Achievement  ai World Fashion Awards, in quanto modello per le donne lavoratrici ma anche per il suo ruolo nell’epoca del femminismo e il segno indelebile lasciato nell’universo fashion: “È un onore – ha commentato lei – ricevere questo premio ed è stato un privilegio aver trascorso la vita facendo ciò che amo e che mi ha sempre divertito, anche con persone dotate di grande talento e passione”.

In quello stesso mese, presso il Victoria & Albert Museum di Londra, è stata allestita la prima retrospettiva internazionale a lei dedicato. Nel dicembre 2021 è uscito Quant, un documentario realizzato da Sadie Frost, che ripercorre tutta la sua storia.

Fonte: Womfashion (Nadine Solano)

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13 Aprile 2023 – Redazione

 

Che cosa hanno da nascondere? Noi non abbiamo nulla da temere e proprio per questo abbiamo manifestato la nostra disponibilità anche al confronto su questa proposta di legge, disponibilità che non è stata raccolta e per questo motivo abbiamo abbandonato la Commissione al momento del voto”. Così il M5S che contesta la decisione di lasciare fuori dall’indagine l’operato delle Regioni. Per il Pd presenti “inaccettabili forzature no vax, si mette in dubbio l’utilità dei vaccini”. Ma il Centrodestra difende il testo approvato anche dal Terzo polo.

La Commissione Affari sociali della Camera ha adottato il testo base per l’istituzione della Commissione bicamerale di inchiesta sul Covid. A votare a favore il Centrodestra unito e il Terzo polo. Proteste da parte delle opposizioni con il PD che si astiene dal voto e il M5S che abbandona l’aula a causa sia del mancato coinvolgimento delle Regioni nelle indagini che per la volontà di tirare in mezzo anche gli stessi vaccini contro il Covid. Fissato a martedì 18 aprile alle ore 18 il termine per la presentazione degli emendamenti.

Entrando nel merito del testo, la durata della commissione si estenderà all’intera legislatura, e questa sarà composta da 15 senatori e 15 deputati, nominati dai presidenti di Senato e Camera, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. La commissione avrà il compito di far luce su diversi aspetti che hanno contraddistinto la gestione pandemica, soprattutto nella sua prima fase, quali ad esempio: valutare l’efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal Governo al fine di contrastare, prevenire, ridurre la diffusione e l’impatto del Sars-CoV-2; accertare le ragioni del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale redatto nel 2006; accertare l’eventuale esistenza di un piano sanitario nazionale per il contrasto del virus Sars-CoV-2 e le ragioni della sua mancata pubblicazione e divulgazione; valutare la tempestività e l’adeguatezza delle indicazioni e degli strumenti che il Governo e le sue strutture di supporto hanno fornito alle Regioni e agli enti locali nel corso di ciascuna fase dell’emergenza pandemica.

Ma si dovrà anche indagare su eventuali abusi, sprechi, irregolarità, comportamenti illeciti e fenomeni speculativi che abbiano interessato l’attività, le procedure di acquisto e la gestione delle risorse destinate al contenimento della diffusione e alla cura della malattia da Sars-CoV-2 da parte del Governo, delle sue strutture di supporto e del Commissario straordinario; approfondire gli acquisti dei dispositivi di protezione individuale prodotti in Cina; sui contratti di appalto e di concessione, la progettazione e realizzazione di strutture e unità sanitarie destinate ai pazienti affetti da Covid, degli hub vaccinali, quali ad esempio i centri temporanei di vaccinazione denominati primule, dell’applicazione Immuni e della piattaforma unica nazionale per la gestione del sistema di allerta per i contagi da Sars-CoV-2 e con essi la gestione della fase iniziale della campagna di vaccinazione.

Altro tema al centro dello scontro con le opposizioni è stato quello riguardante la volontà di indagare anche gli stessi vaccini contro il Covid.

Nel testo si chiede infatti di svolgere indagini relative agli acquisti delle dosi di vaccino destinate all’Italia nonché all’efficacia
del piano vaccinale predisposto; verificare gli atti della rolling review sui vaccini anti Sars-CoV-2 le decisioni in merito della Commissione Europea e dell’Ema precedenti alla autorizzazione al loro utilizzo; stimare e valutare l’incidenza, anche eventualmente attraverso la istituzione di un osservatorio in collaborazione con l’Istituto superiore della sanità, che i fatti e i comportamenti accertati nel corso dell’inchiesta possono avere avuto sulla diffusione dei contagi, sui tassi di ricovero e di mortalità per Covid nonché sugli eventi avversi e sindromi post vacciniche denunciate.

“Abbiamo avuto un atteggiamento collaborativo e mai pregiudiziale verso la proposta di istituire una Commissione d’inchiesta sul Covid. E lo abbiamo fatto perché pensiamo che ogni approfondimento utile per comprendere cosa va messo a punto nel sistema per affrontare possibili nuove emergenze sia il benvenuto. Il nostro obiettivo, come dimostrato durante la pandemia, è tutelare la salute dei cittadini. Le forzature di queste ore della maggioranza – che per problemi interni ha prima ritirato un testo e poi ne ha presentato un altro a un’ora dal voto in Commissione, senza coinvolgere l’opposizione – sono inaccettabili e dimostrano che l’unico obiettivo è quello di usare vicende gravi e drammatiche per fare propaganda sulla pelle di chi ha sofferto e combattuto il Covid”, commentano Marco Furfaro, capogruppo del Pd in Commissione Affari sociali della Camera, e i componenti dem Paolo Ciani, Gianni Girelli, Ilenia Malavasi, e Nico Stumpo.

“Basti pensare – sottolineano – che nel testo si mette in dubbio l’utilità dei vaccini, ammiccando ai no-vax, e non sono menzionate le Regioni, cioè l’istituzione che ha la competenza principale sulla sanità. Siamo usciti dall’aula e abbiamo deciso di non votare la proposta perché è ridicolo fare una Commissione d’inchiesta sul Covid escludendo le Regioni – aggiungono – Significa che la destra vuole solo strumentalizzare una tragedia e provare a distogliere l’attenzione dalle incapacità di questo Governo nell’affrontare le emergenze del Paese”.

I 5 Stelle si dicono “favorevoli a una Commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia, no a una Commissione usata come clava politica” contro le opposizioni. “Il M5S – spiega Vittoria Baldino – è favorevole a una Commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia perché quello che è accaduto speriamo non accada più e perché chiunque, nella malaugurata ipotesi si dovesse trovare a gestire una situazione così difficile, non debba farlo a mani nude così come lo ha fatto il Governo Conte 2 all’epoca della gestione del Covid. Proprio per questo siamo favorevoli. Favorevoli – precisa – a una Commissione che indaghi sul fatto che qualcosa abbia o non abbia funzionato”, e permetta di “evitare che tutte le articolazioni dello Stato si trovino sprovviste degli strumenti adatti. Detto questo, a noi sembra che questa maggioranza non abbia intenzione di fare una Commissione di inchiesta seria sulla gestione della pandemia, ma voglia semplicemente utilizzarla come clava politica contro le opposizioni, che all’epoca si trovarono a gestire a mani nude, ripeto, quella situazione così complicata. Allora noi ci chiediamo che cosa hanno da nascondere, perché hanno tolto ogni riferimento alle Regioni che da Costituzione hanno la competenza sulla gestione sanitaria”.

“Che cosa hanno da nascondere?”, domanda Baldino. “Noi non abbiamo nulla da temere – assicura – e proprio per questo abbiamo manifestato la nostra disponibilità anche al confronto su questa proposta di legge, disponibilità che non è stata raccolta e per questo motivo abbiamo abbandonato la Commissione al momento del voto”.

Fratelli d’Italia respinge però al mittente le accuse dell’opposizione confermando la bontà del testo base adottato. “Il testo va bene e il Pd non perde mai occasione per straparlare. Diciamo la verità, il tema dei no-vax è lo spauracchio che gli fa comodo agitare per non far nascere la Commissione, perché sia mai che esce la verità su una gestione pandemica allucinante. D’altronde lo dice perfino il senatore Crisanti”, commenta Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Affari sociali della Camera.

Fonte: quotidianosanita’.it (Giovanni Rodriguez)

 

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12 Aprile 2023 – Redazione

 

Un medico commediante e un ubriacone: così il religioso inglese Thomas Fuller presentava Paracelso in alcune note sulla sua vita scritte cent’anni dopo la sua morte. All’epoca lo scienziato svizzero era ancora una figura molto controversa. La sua messa in discussione del sistema medico tradizionale l’aveva trasformato nella bestia nera dei medici conservatori, per i quali i rimedi chimici e minerali che Paracelso promuoveva erano una truffa. Come scrisse un altro dei suoi avversari, il francese Guy Patin, «Paracelso era il più grande e pernicioso fanfarone, maestro nell’uccidere la gente con la chimica». I rinnovatori, invece, lo videro come un pioniere della medicina chimica che avrebbe poi trionfato nel XVIII secolo.

Theophrastus von Hohenheim nacque tra il 1493 e il 1494 a Einsiedeln, in Svizzera. Trascorse la maggior parte dell’infanzia con il padre, medico e professore di chimica nella scuola mineraria di Villach, nel Sud dell’Austria. Con lui apprese l’arte della medicina e la mineralogia. A soli 14 anni iniziò la vita da studente tipica della sua epoca, spostandosi da un’università all’altra alla ricerca dei professori migliori. Studiò a Basilea, Tubinga, Vienna, Wittenberg e Lipsia.

Tuttavia, è molto probabile che ben presto si sia sentito insoddisfatto dell’insegnamento scolastico impartito in quei centri, basato esclusivamente sui trattati di Aristotele, Galeno e Avicenna. Nel 1516 si laureò in medicina all’Università di Ferrara. Fu allora che assunse il soprannome di Paracelso (ossia superiore a Celso), forse per dichiarare che aveva ormai superato il medico romano Celso e, in generale, la medicina classica.

Dalla Tartaria alla Terrasanta

Negli anni seguenti Paracelso proseguì i suoi viaggi in terre sempre più lontane. Si dice che sia stato nelle Isole Britanniche, nei Paesi Bassi e persino in Russia – dove sarebbe stato catturato dai tartari –, in Egitto, Arabia, Terrasanta e a Costantinopoli. Rientrò in Germania nel momento in cui scoppiò la guerra dei contadini tedeschi (1524). Incarcerato per la sua complicità con i rivoltosi, evase dalla prigione e nel 1526 si stabilì a Strasburgo, dove iniziò a esercitare come medico chirurgo.

Nella città alsaziana Paracelso non tardò a farsi una reputazione e a diventare celebre come medico.Durante i suoi anni vagabondi aveva accumulato una grande esperienza medica, per esempio nella cura delle ferite da guerra durante il periodo trascorso come chirurgo dell’esercito di Venezia. Tuttavia, invece di trattare le ferite con impiastri di muschio o sterco secco – metodi abituali all’epoca –, Paracelso raccomandava di drenarle, estraendo il sangue o il pus, secondo il principio per cui bisognava lasciare agire la natura. Rifiutava anche il tradizionale ricorso a pillole, infusi, balsami o purganti, e al loro posto proponeva medicamenti basati su minerali dalle proprietà curative, come il mercurio, lo zolfo, il ferro, il solfato di rame.

Cure miracolose

La fama di Paracelso come medico si diffuse rapidamente nei territori di lingua tedesca. Un giorno ricevette un messaggio dal celebre stampatore Johannes Froben, che gli chiedeva di fargli visita urgentemente poiché soffriva di una grave infezione a una gamba, forse una cancrena, e secondo i medici l’unico rimedio era l’amputazione. Paracelso accettò di recarsi a Basilea e lì gli prescrisse i suoi medicamenti, evitando l’intervento chirurgico. Dopo pochi giorni, e con grande stupore dei medici, Froben si era rimesso del tutto e addirittura era stato in grado di partecipare alla fiera del libro di Francoforte. Il grande umanista Erasmo da Rotterdam, che era ospite a casa di Froben, il suo editore, scrisse una lettera a Paracelso lodando la sua impresa e approfittò per chiedergli consiglio su come alleviare i dolori di cui soffriva regolarmente.Paracelso gli diagnosticò una calcolosi, all’epoca conosciuta come il “male della pietra”, e gli raccomandò di seguire un trattamento specifico.

I successi di Paracelso spinsero il consiglio di Basilea a offrirgli un posto come medico municipale, carica alla quale era associata la docenza all’università. Nonostante la forte opposizione del collegio docenti e dei medici alla nomina, questa divenne effettiva all’inizio del 1527. A 34 anni, Paracelso aveva davanti a sé l’opportunità di raggiungere una posizione stabile e prestigiosa nella società svizzera, ma il suo carattere battagliero ebbe la meglio. Non appena prese possesso della carica annunciò in modo clamoroso la sua ribellione contro la tradizione medica imperante. Il 24 giugno, giorno di San Giovanni, bruciò il Canone della medicina di Avicenna davanti agli studenti e ai professori sulla porta dell’università. Lesse anche un manifesto nel quale condannava gli insegnamenti di Galeno e Ippocrate, e si offrì di insegnare la sua nuova medicina per due ore al giorno a tutti coloro che volessero assistere alle sue lezioni. Queste, inoltre, si sarebbero tenute in tedesco, non in latino, giacché «la verità si può apprendere solo in tedesco», diceva. Non sorprende, dunque, che molti paragonassero Paracelso a Lutero, il riformatore tedesco che, da professore all’Università di Wittemberg, si ribellò contro la dottrina tradizionale della Chiesa,bruciò le bolle papali di scomunica e rivendicò la predicazione in lingua tedesca.

I professori reagirono espellendo Paracelso dall’Università di Basilea. Poco dopo Froben morì all’improvviso in seguito a un ictus, e ciò rafforzò i sospetti sui suoi rimedi miracolosi. In città iniziarono a circolare violente critiche contro di lui, tra cui un sonetto in cui si denunciavano le fanfaronate di «Cacofrasto» e si consigliava di regalargli una corda perché s’impiccasse. La tensione culminò con un’accusa di oltraggio contro Paracelso, che per evitare il carcere dovette fuggire alla chetichella da Basilea durante la notte.

Medico e alchimista

Negli anni seguenti, Paracelso viaggiò di città in città esercitando come medico mentre scriveva la sue opere. Secondo un suo allievo, Valentinus, scrisse oltre 230 libri di filosofia, 40 di medicina, 12 di politica e 7 di matematica e astrologia, oltre a 66 di magia e di arti occulte. Il suo pensiero aveva molti punti in comune con l’alchimia, che tuttavia lui non praticò. Per esempio, nel Paragranum(1529-1530) stabiliva che le quattro colonne della sua nuova medicina erano la filosofia naturale, l’alchimia, l’astrologia e la virtù. Secondo lui, ogni corpo era composto da tre sostanze: zolfo, mercurio e sale. Per esempio, in un pezzo di legno che brucia, «la parte infiammabile è lo zolfo, il fumo è il mercurio e la cenere è il sale». Lo stesso si applicava al corpo umano, in cui le malattie sono causate da variazioni delle tre sostanze, e per questo motivo prescriveva medicine con componenti chimici. Il principio delle tre sostanze, affermava, «è molto importante, poiché riguarda la ricerca umana della salute, è la sua acqua della vita, la sua pietra filosofale, il suo arcano, il suo balsamo».

Paracelso morì nel 1541 a Salisburgo, a 48 anni, in circostanze misteriose.Si diffuse una storia secondo la quale, durante un banchetto, gli sgherri di alcuni medici rivali lo attaccarono a tradimento e lui cadde battendo la testa su una pietra, il che ne avrebbe causato la morte dopo qualche giorno. Tempo dopo, un esame del cranio mostrò la presenza di una frattura dell’osso temporale. L’ipotesi più probabile, tuttavia, è che sia morto in conseguenza di una qualche malattia, poiché pochi giorni prima della morte aveva lasciato i suoi pochi beni ai poveri della città. I suoi resti furono sepolti nel cimitero della chiesa di San Sebastiano a Salisburgo.

L’etica del medico

Da un punto di vista più intimo, Paracelso dava molta importanza, non meno di Ippocrate, all’integrità personale del medico, al suo agire secondo coscienza. Inoltre, vedeva nel celibato un mezzo che permetteva al medico di dedicarsi totalmente alla cura dei pazienti, anche in caso di malattie contagiose e quindi per lui pericolose. Pare, infatti, che egli fosse casto. Secondo Paracelso le malattie, come la salute, provenivano da Dio, dunque il medico non era altro che colui che faceva avvenire quella guarigione che altrimenti sarebbe venuta direttamente da Dio, se il paziente avesse avuto abbastanza fede.

La donna

Interessante è la dottrina, anch’essa originale, costruita da Paracelso intorno alla donna. Innanzitutto, egli riconosce che anche alcune figure femminili, nella sua vita, hanno contribuito a formare il suo sapere di medico. Distingue nettamente l’anatomia e lo spirito della donna rispetto a quelli dell’uomo. Per lui la donna è matrix (matrice), termine con cui non si intendono solo gli organi riproduttivi, ma la totalità di essa. Quello della donna è un piccolo mondo a parte in cui però è racchiuso il grande mistero della vita, che la mette a stretto contatto con il grande mondo della natura. Mentre secondo la tradizione, a partire da Ippocrate, la donna è solo il recipiente che raccoglie il seme, per Paracelso la capacità immaginativa della donna incinta è decisiva per la formazione spirituale del figlio. Si hanno sue descrizioni dell’anatomia femminile, anche se molto meno dettagliate rispetto a quelle di Vesalio, in quanto basate principalmente sull’osservazione esterna.

Quella di Paracelso è una medicina che pone al centro l’uomo vivo. Egli dava molta importanza a un’attenta osservazione del paziente ed era molto capace nell’immedesimarsi nei suoi disturbi. L’anatomia di Paracelso, infatti, non si basa sulla dissezione come quella di Vesalio, bensì sull’esteriorità, sulla capacità del medico di ricollegare i segni sul corpo all’agente interno causa della malattia. Si può dire dunque che pone le basi della semeiotica. Nei suoi scritti, nel descrivere le parti anatomiche, inserisce contemporaneamente le sue interpretazioni di esse, non distingue ciò che vede da ciò che pensa.

Per quanto riguarda la chirurgia, il fondamento è conservativo e non aggressivo: bisogna solo stimolare la natura ed essa provvederà da sé. Tuttavia, l’uso di anestesie molto blande faceva sì che egli non praticasse vivisezioni e che le sue operazioni fossero dolorose. Si dedicò particolarmente a studi sulla sifilide; secondo la sua teoria la malattia era generata da due fattori connessi: l’influsso astrale, di per sé innocuo, e l’atto impuro, che sorge dalla libido.

Leggere Paracelso presenta una serie di problematiche non facilmente risolvibili. «Egli era medico, astrologo, mago e alchimista e al contempo nemico della medicina, dell’astrologia, della magia e dell’alchimia tradizionali».Tutto ciò che scrisse è influenzato da queste discipline e nello stesso tempo è utilizzato polemicamente contro di esse. In Paracelso, la visione scientifica delle cose si mescola sempre con una più spiritualistica e astrologica. «Il profano che si avvicina a Paracelso non può che rimanere stordito dal miscuglio di scienza e superstizione, filosofia e banalità, genio e follia». Quando tratta di medicina, tratta anche di magia, di alchimia, di astrologia. «Non c’è medicina senza alchimia, non c’è medicina senza astrologia, non c’è medicina senza magia».

Egli afferma: «Sulla Terra c’è ogni tipo di medicina ma non coloro che sanno applicarla»[37]. Non a caso egli stesso, nel Paragranum, afferma che i quattro pilastri della medicina sono la filosofia, l’astronomia, l’alchimia e le virtù. Inoltre il suo Corpus scriptorum è davvero immenso, e pare che egli dettasse le sue pagine a scrittori occasionali. In particolare, la maggior parte delle opere fu dettata al suo pupillo prediletto, Johannes Oporinus, il quale si occupò di pubblicarle dopo la morte dell’autore. Egli è stato definito il Lutero della medicina per il suo spirito di ribellione. In un periodo in cui uscire dai sentieri battuti, in qualsiasi campo, era un’eresia da condannare, Paracelso si gettò in una concezione del tutto autonoma della scienza medica e non esitò a scagliarsi contro le concezioni tradizionali ereditate dal passato e ancora fermamente condivise.

 

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11 Aprile 2023 – Redazione

 

QUANTE VOLTE CI SIAMO CHIESTI COME E QUANDO LA POLITICA SI SIA INTRODOTTA A GAMBA TESA NELLA COMUNICAZIONE DELLA RAI ( ALLA QUALE PAGHIAMO UN COSPICUO CANONE ANNUALE)  IMPEDENDO LA DIVULGAZIONE DELLA VERITÀ NELLA SUA INTEGRITÀ E INTEREZZA, O, IN ESTREMA RATIO, OMETTENDONE IL SUO RACCONTO. NON È SEMPRE STATO COSÌ. TUTTO COMINCIÒ NEL 1975, ANCHE SE LE APPARENTI INTENZIONI DI ALLORA, NON SEMBRAVANO ESSERE QUELLE CHE POI SI SONO RIVELATE! E IN QUESTI TRE ANNI DI PDICOPANDEMICO DELIRIO, IL GIORNALISMO ISTITUZIONALE HA SAPUTO DARE IL PEGGIO DI SE’ SENZA RISERVE!

BUONA LETTURA

Marzia MC Chiocchi

 

 

Spartizione di incarichi e di posizioni di potere sulla base dell’appartenenza politica e a prescindere da requisiti di professionalità e di merito. È un’attività generalmente attribuita ai partiti politici e riguarda soprattutto il mondo dell’informazione. L’espressione, tipica di un fenomeno conosciuto anche in altri Paesi, nasce o almeno si diffonde, in Italia, dopo la riforma del sistema radiotelevisivo pubblico del 1975. Con quel provvedimento si voleva salvaguardare l’autonomia del servizio pubblico radiotelevisivo dal Governo, ponendo la RAI sotto il diretto controllo del Parlamento. Nelle migliori intenzioni del legislatore, le reti e testate radio-televisive avrebbero potuto confrontarsi tra di loro in un regime di libera concorrenza. Si registrò invece il massiccio intervento dei partiti che si esercitò in un vero e proprio potere di nomina dei direttori e dei responsabili delle reti e testate radio-televisive, nonché in una attività di spartizione determinata dal peso di ciascuna forza politica. In quel periodo era notorio che il TgUno fosse di appartenenza democristiana, il TgDue di appartenenza socialista e il TgTre di appartenenza del Partito comunista italiano. La stessa regola valeva anche per le testate radiofoniche: il GrUno al PSI, il GrDue alla DC e il GrTre di area laica e socialdemocratica.

Nella sua peggiore manifestazione la legge si configurò anche come pratica di assunzioni, nomine e promozioni fatte in base all’appartenenza politica dei beneficiati piuttosto che sulla loro professionalità. Pur essendo riferita prioritariamente alla Rai, la regola non risparmiò molti altri settori dell’editoria e del giornalismo in Italia. Ciò rese senz’altro più difficile l’esercizio della professione giornalistica secondo le regole della deontologia professionale, limitò l’autonomia delle singole testate, assoggettò la libertà personale di chi occupava indebitamente un posto di potere alle pressioni di questo o di quel partito, di questo o di quell’uomo politico.
L’espressione è stata parzialmente accantonata nei primi anni Novanta, soprattutto dopo la crisi dei partiti politici seguita all’inchiesta su Tangentopoli. In quel periodo il consiglio di amministrazione della Rai venne ridotto a soli cinque membri nominati dai presidenti di Camera e Senato; vennero unificate le tre testate radiofoniche; si cominciò a parlare di par condicio, cioè di pari dignità di accesso di tutte le forze politiche al mezzo radio-televisivo; cominciò a farsi strada con forza il problema dell’antitrust, cioè delle restrizioni alla concentrazione di testate giornalistiche nelle mani di un solo editore; si accentuò il dibattito sul conflitto di interessi, in seguito all’impegno politico dell’imprenditore Silvio Berlusconi, proprietario di tre televisioni nazionali. Si sentì parlare in quel periodo di ‘delottizzazione’, cioè di progressivo abbandono delle pratiche lottizzatorie.

Oggi si ritiene che la lottizzazione non venga più esercitata con la sistematicità di un tempo. ( A PAROLE SCRIVIAMO NOI ). Nelle nomine e nelle promozioni si tiene tuttavia ancora conto di una certa appartenenza ‘d’area’ che garantisca in qualche modo la maggioranza di Governo e la sua opposizione.
L’affermarsi delle scuole di giornalismo e le assunzioni di giornalisti per concorso possono contribuire ad affrancare dalla lottizzazione l’accesso alla professione dei giovani giornalisti? Mah!!!

Fonte:

Come citare questa voce
Preziosi Antonio , Lottizzazione, in Franco LEVER – Pier Cesare RIVOLTELLA – Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (10/04/2023).
Il testo è disponibile secondo la licenza CC-BY-NC-SA
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10 Aprile 2023 – Redazione

 

Il lunedì dopo la Pasqua, chiamato Pasquetta o Lunedì dell’Angelo, è considerato un giorno di festa e rappresenta un momento importante dal punto di vista religioso. Notoriamente in Italia si è soliti festeggiare in compagnia degli amici, con gite fuori porta, passeggiate in mezzo alla natura e non solo. Ma perché si chiama così e qual è l’origine di questa festa? Scopriamolo assieme in questo articolo!

L’origine del nome e della festa 

La domenica di Pasqua è il giorno in cui si celebra la resurrezione del Signore e rappresenta una delle feste più importanti per i cristiani. Il giorno seguente, il lunedì di Pasquetta o il Lunedì dell’Angelo, è dedicato all’episodio che ci viene raccontato nel Vangelo, secondo cui le donne si recano al sepolcro di Gesù dopo la sua morte. Una volta giunte sul posto, non trovano il corpo del Signore ma un Angelo che le aspetta. In questo momento le donne ricevono la grande notizia con le parole dell’Angelo:

“Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto.”

Un messaggio semplice e importante che racchiude in sé la notizia più bella, Gesù è risorto. Un giorno così gioioso non poteva che essere ricordato e celebrato nella religione cristiana ed è per questo che uno dei nomi di questa giornata è proprio Lunedì dell’Angelo, in onore dell’incontro tra le donne e l’Angelo.

Ma questo non è l’unico nome, a volte si sente parlare anche di Lunedì di Pasqua. La ragione è molto semplice. Questa espressione nasce dal fatto che la festa di Pasqua dura otto giorni, l’Ottava di Pasqua. Il lunedì è considerato dunque un proseguo della Pasqua e un suo prolungamento, ecco perché viene chiamato anche Lunedì di Pasqua.

E il termine Pasquetta?

Si tratta di una tradizione popolare. Questo termine infatti è una rivisitazione del nome Pasqua, un vezzeggiativo che indica questo giorno come una piccola Pasqua. Un giorno di gioia e di festa ma non importante come la domenica e per questo si discosta dal suo significato religioso. Oggi rappresenta un giorno ricreativo e festivonella tradizione civile, accompagnato da feste e scampagnate in compagnia degli amici.

Come si festeggia il Lunedì dell’Angelo

La Pasquetta non è una festa di precetto ma viene celebrata ogni anno in tanti modi diversi a seconda della regione. Nei comuni italiani possiamo assistere a cortei e celebrazioni religiose, come ad esempio l’incontro tra Gesù Risorto e Maria, un rituale che accompagna questa giornata nel comune di Mongiuffi Melia a Messina, dove la statua di Gesù Risorto parte dalla Chiesa di San Sebastiano mentre quella di Maria coperta da un velo nero parte dalla Chiesa di San Nicolò di Bari. Quando le due statue si incontrano al “Piano degli Angeli”, il velo nero della Madre Vergine viene sostituito con uno bianco e viene incoronata con i fiori colorati. L’incontro è accompagnato dal canto degli “angeli di Maria”, le voci dei bambini del paese tra i 5 e i 10 anni.

A Santa Venerina, in provincia di Catania, in occasione di questa giornata vengono aperte le tre cappelle in cui si svolgono le celebrazioni eucaristiche: Maria Santissima del Carmelo, Madonna delle Grazie e Santa Venera.

Anche all’estero si festeggia il Lunedì dell’Angelo. In Polonia ad esempio, la tradizione vuole che gli uomini inseguano le donne per fare scherzi d’acqua, mentre negli Stati Uniti si scatena la caccia alle uova nel giardino della Casa Bianca.

Tra tradizioni popolari e religiose, questa giornata ci consente di prolungare i festeggiamenti della Resurrezione di Gesù, con il cuore pieno di gioia per questo grande avvenimento.

 

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10 Aprile 2023 – Redazione

 

Ovidio Marras celebrato su Facebook. In questi giorni che si festeggia il suo 92° compleanno, hanno ripreso a circolare post che ricordano la storia di questo pastore più forte della speculazione edilizia.

Con una grande determinazione nel voler salvaguardare la sua terra. Ovidio Marras non si è fatto intimorire da chi voleva costruire sulla sua terra.

E LA BATTAGLIA L’HA VINTA LUI!

Bisogna tornare indietro sino agli anni Duemila per ricordare la storia. Ovidio, come ogni giorno, porta il suo gregge al pascolo a Capo Malfatano, costa sud-ovest della Sardegna. I terreni sono della famiglia Marras. A un certo punto il pastore si accorge che in quell’area c’è un giro di tecnici che va prendere le misure. Poco tempo dopo viene sistemata una recinzione. Marras sporge denuncia. È solo contro tutti. Nemmeno l’allora sindaco di Teulada, Comune in cui ricade Capo Malfatano, lo appoggia. C’è un business pronto. Una mega colata di cemento da 150mila metri cubi. Con albergo, ville e casette. La società che aveva presentato il progetto era la Sitas, Società iniziative agricole sarde. Un nome che evoca appartenenze isolane.

In realtà dietro c’erano solo l’imprenditoria nazionale, come le famiglie Benetton e Caltagirone e Marcegaglia.

Parte il primo ricorso al Tar. Ci sono voluti sedici anni perché la vicenda giudiziaria si concludesse in Cassazione con la vittoria di questo pastore che ha evitato il mostro edilizio in riva al mare, non distante nemmeno dalla spiaggia di Tuerredda, una delle perle della costa.

Il Resort di lusso doveva sorgere a pochi chilometri a ovest di Capo Spartivento, nel sud della Sardegna. Tre gradi di giudizio prima di arrivare alla Cassazione e vincere definitivamente, lasciando gli avvocati assunti dai vari colossi edilizi con un pugno di mosche in mano.

Come riportato dalla testata Solovela, soddisfatto dell’esito di una battaglia legale che non lasciava presagire nulla di buono, Marras ha dichiarato: “Volevano circondarmi di case, volevano intrappolarmi nel cemento, forse speravano che me ne andassi. Adesso però saranno costretti a buttar giù tutto. Non era accettabile che noi dovessimo andar via da qui, da casa nostra, per far posto ai ricchi. Questo posto è di tutti e io lo dovevo difendere.”

Non solo la spiaggia di Tuerredda è rimasta inviolata, ma anche quello che era stato costruito in precedenza e in prossimità della spiaggia, è stato abbattuto per diretta disposizione della Cassazione.

Ovidio Marras ha salvato Capo Malfatano con la sua determinazione, motivato dall’amore e dall’attaccamento alla sua terra di origine. Ci vorrebbero molti uomini come lui per fermare la costruzione indiscriminata di edifici e strutture in grado solo di alterare gli equilibri del paesaggio e degli ecosistemi naturali.

 

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09 Aprile 2023 – Redazione

La festività cristiana cambia ogni anno per seguire le fasi lunari in un intricato complesso di moti astronomici e convenzioni ecclesiastiche.

Domenica 9 aprile cade la Pasqua per l’anno 2023. La scelta della data della Pasqua è variabile di anno in anno in un modo apparentemente aleatorio. Eppure, le ragioni di questa variabilità sono da ricercare nel cielo. Era il 325 quando si tenne il Concilio di Nicea, nel quale tra le altre cose fu scelto il metodo con cui, da allora in avanti, sarebbe stata scelta la data della Pasqua cristiana. La regola è apparentemente semplice: la Pasqua si festeggia la prima domenica dopo la prima Luna piena di primavera, che nel 2023 cade non a caso il 6 aprile. La realtà, però, è che l’applicazione di questa regola è tutt’altro che semplice e prevede un grande numero di eccezioni e casi particolari.

Il Concilio di Nicea I

fu il primo concilio ecumenico cristiano che si tenne nella città di Nicea, in Bitinia, nella primavera del 325 d.C. Fu convocato e presieduto dall’imperatore Costantino e vi parteciparono centinaia di vescovi da tutto il mondo. Tra le varie decisioni prese in quell’occasione ci fu, appunto, quella sulla scelta della data della Pasqua cristiana.

Nei vangeli, l’ultima cena avviene il giorno prima dell’inizio della Pasqua ebraica, che si festeggia a partire dal quattordicesimo giorno di Nissàn, il settimo mese del calendario lunare ebraico, e per i sette giorni successivi. Come tutti i mesi del calendario lunare, Nissàn inizia con la Luna nuova, il momento opposto alla Luna piena in cui il Sole illumina la faccia nascosta della Luna. Dalla Luna nuova, la porzione della faccia rivolta verso la Terra illuminata dal Sole cresce (Luna crescente) fino a raggiungere la Luna piena 14 giorni dopo, per poi decrescere (Luna calante) fino a fine mese lunare in cui la Luna torna nuova.

La resurrezione di Cristo festeggiata dalla Pasqua cristiana sarebbe avvenuta tre giorni dopo la sua morte, pertanto 17 giorni dopo la luna nuova del mese di Nissàn. La resurrezione veniva festeggiata quindi tre giorni dopo la Pasqua ebraica, senza tenere conto di quale giorno della settimana fosse. Più avanti si decise invece di festeggiarla il giorno dopo lo shabbath, ossia la domenica.

Ma nell’Impero Romano si usava un calendario solare, quello giuliano, e ai romani non andava a genio che la data di una festività così importante fosse sottoposta alle autorità ebraiche. Fu così che al Concilio di Nicea si scelse un metodo per calcolare la data della Pasqua indipendentemente dal calendario ebraico. E pertanto fu stabilito, appunto, che la Pasqua cristiana sarebbe stata la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera.

Una scelta complessa

Si presentavano però alcuni problemi. A iniziare con il fatto che l’equinozio astronomico, il momento in cui ufficialmente inizia la primavera, è variabile. Dipende dall’istante in cui il Sole passa nel punto di intersezione tra l’equatore celeste (il prolungamento dell’equatore terrestre nel cielo) e l’eclittica (il piano su cui orbita la Terra, che è pertanto anche quello del cammino apparente del Sole nel cielo). Siccome i moti terrestri sono tutt’altro che regolari e l’anno non dura esattamente i convenzionali 365 giorni, questo momento può cadere tra il 19 e il 21 marzo, variando ogni anno. Del resto, gli anni bisestili furono introdotti proprio per sopperire alle differenze tra l’anno del calendario e il reale tempo di rivoluzione della Terra attorno al Sole, e furono questi a complicare ulteriormente la faccenda, aggiungendo un’ulteriore variabilità al momento dell’equinozio rispetto al calendario.

Il risultato è che per la scelta della data della Pasqua non si prende in considerazione il reale momento dell’equinozio, ma questo viene convenzionalmente posto al 21 marzo. Inoltre, non è il moto reale della Luna a interessare, ma si parla di “Luna del computo”, di nuovo un intricato insieme di convenzioni.

La Luna del computo

Nel computo, la Luna è nuova 30 ore dopo la congiunzione con il Sole. Tecnicamente la Luna diviene nuova quando è più vicina al Sole nel cielo. 30 ore è il tempo convenzionale affinché la Luna torni visibile a occhio nudo. La Luna piena del computo è 13 giorni dopo la Luna nuova del computo (sopperendo in qualche modo a quelle 30 ore, visto che la Luna piena reale è 14,7 giorni dopo la Luna nuova).

Se proprio il 21 marzo la Luna è piena, ed è sabato, allora la Pasqua sarà il giorno dopo 22 marzo (la Pasqua più “bassa” possibile). Se invece è domenica, il giorno di Pasqua sarà la domenica successiva, ossia il 28 marzo. Questo, probabilmente, fu scelto proprio per evitare di sovrapporre la Pasqua cristiana a quella ebraica (che invece inizia proprio con la Luna piena, quest’anno il 6 aprile). Se la Luna è piena il 20 marzo, allora la successiva sarà 29 giorni dopo, il 18 aprile, e se il 18 aprile è domenica allora la Pasqua sarà la più “alta” possibile, il 25 aprile. Queste date, il 22 marzo e il 25 aprile, sono pertanto i due casi estremi, e la Pasqua sarà sempre compresa tra di esse. Come quest’anno, in cui la Pasqua si festeggia domenica 9 aprile, la prima dopo la Luna piena del computo del 6 aprile, successiva all’equinozio di primavera convenzionale del 21 marzo.

 

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