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28 Aprile 2022 – di Marco Travaglio ( il Fatto Quotidiano) – TITOLO: SALOMONICAMENTE

Siccome è bene attrezzarsi per tempo e non farsi trovare impreparati, stiamo studiando attentamente le Isole Salomone, simpatico arcipelago di un migliaio di atolli nell’Oceano Pacifico meridionale a Nord Est dell’Australia e a Sud Est della Papua Nuova Guinea, con 687 mila abitanti.

L’isola più grande e famosa, che ospita la capitale Honiara, è Guadalcanal (teatro dell’omonima battaglia del 1942-’43 fra Alleati e giapponesi). Ma c’è anche Bougainville, che evoca i fiori. Le Salomone sono uno degli Stati più poveri dell’Oceania e del mondo: agricoltura, pesca, un po’ di turismo, qualche giacimento minerario non sfruttato. Il capo dello Stato è la regina d’Inghilterra, mentre il governo – dal 1978, fine del protettorato Uk – è espressione di un Parlamento elettivo.
Il premier dal 2019, Manasseh Sogavare, ha riallacciato i rapporti con la Cina, scaricato Taiwan e firmato un accordo di cooperazione e sicurezza con i cinesi, che li autorizza a visite periodiche nei porti in cambio di aiuti economici.
La cosa non piace a Usa, Australia e Giappone, per la posizione strategica delle Salomone sulle rotte del Pacifico. Sogavare ribadisce che resta neutrale, ma Washington lo accusa di voler ospitare una base militare cinese.
Nei giorni scorsi Biden ha inviato due alti funzionari nelle Hawaii, nelle Fiji, in Papua Nuova Guinea e nelle Salomone, suscitando l’ilarità del ministro degli Esteri cinese Wang Yi: “Perché gli americani si prendono la briga di visitare un Paese insulare nel quale la loro ambasciata è rimasta chiusa per 29 anni?”. Tre giorni fa la Casa Bianca ha minacciato di “rispondere di conseguenza” se le Salomone oseranno ospitare una base cinese, che avrebbe “potenziali implicazioni di sicurezza regionali”.
E l’altroieri, malgrado le nuove smentite del premier, Daniel Kritenbrink, assistente del segretario di Stato per l’Asia orientale e il Pacifico, ha rifiutato di escludere un’azione militare nelle isole.
Nessuno spiega a che titolo gli Usa pretendono di decidere con chi possa accordarsi un Paese sovrano, che non è neppure loro alleato, dunque è libero di fare ciò che gli pare. Né con che faccia Biden impartisca lezioni alla Russia per aver fatto a un Paese confinante ciò che lui minaccia di fare a un Paese distante 9.600 km dalla California. Né, soprattutto, a chi dovremmo inviare le armi, o almeno i pedalò, nel caso di invasione Usa nelle Salomone. Al nostro primo alleato Nato che si sacrifica per noi salvandoci dalla penetrazione cinese nel Pacifico? O al popolo salomonese aggredito, in base all’articolo 11-bis della Costituzione Immaginaria che ripudia la guerra, ma ci impone di combatterle tutte con gli aggrediti? O, salomonicamente, a tutti e due? Ci facciano sapere.
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29 Aprile 2022 – Redazione

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza per la proroga dell’obbligo dell’uso delle mascherine al chiuso in alcuni luoghi – ospedali, cinema, mezzi pubblici.

«Dal 31 marzo abbiamo superato lo stato di emergenza, ma non siamo fuori dalla pandemia e serve ancora cautela». Oggi [ieri, ndr] «è stato approvato un emendamento in Commissione» Affari sociali della Camera «che proroga l’uso della mascherina fino al 15 giugno in ambito sanitario, ospedali e rsa, nel trasporto pubblico locale e a lunga distanza, negli studi professionali, nei cinema e teatri e negli eventi sportivi al chiuso» ha annunciato Speranza nel suo intervento alla conferenza Anaao Giovani a Roma.

Dopo l’approvazione da parte della commissione competente della Camera dei Deputati del decreto «fine stato di emergenza», il ministro della Salute ha firmato l’ordinanza che recepisce il testo dell’emendamento sull’utilizzo delle mascherine al chiuso, come approvato dalla commissione.

Con l’approvazione in Commissione alla Camera dell’emendamento all’ultimo decreto Covid di marzo finisce l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine praticamente ovunque – ha spiegato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa (Noi Con l’Italia), a margine dei lavori della Dodicesima Commissione, a cui ha partecipato in rappresentanza del governo – Resteranno obbligatorie al chiuso fino al 15 giugno nel trasporto pubblico locale e a lunga percorrenza, per gli spettacoli aperti al pubblico nei cinema, nei teatri, nei locali di intrattenimento e musica dal vivo e per tutti gli eventi e competizioni sportive che si svolgono al chiuso. Sarà così anche per lavoratori, utenti e visitatori delle strutture sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali, incluse le rsa. In tutti gli altri luoghi di lavoro, senza distinzione tra pubblico e privato, la mascherina sarà solo fortemente raccomandata».

«Sono personalmente soddisfatto del risultato raggiunto, anche perché ho sempre sostenuto insieme al mio partito, Nci, che ci fossero le condizioni per proseguire nel graduale ritorno alla normalità. L’inizio di questa fase nuova è coerente con la responsabilità dimostrata dagli italiani che hanno imparato a convivere con il virus con grande consapevolezza. È un atteso messaggio di fiducia per i cittadini», ha concluso Costa.

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28 Aprile 2022 – Redazione

“Quando si parla di profughi e immigrazione, la UE deve fare collettivamente la propria parte. Perchè anche qui in Italia in passato ci siamo sentiti soli e invece si deve lavorare insieme alla gestione dei flussi migratori che non si fermeranno mai perchè questa è la realtà del mondo attuale. Adesso con la guerra in Ucraina io sono convinto che tutta l’Europa debba fare la propria parte ma l’Italia sta facendo una grande parte dimostrando una grande accoglienza e una grande generosità. E dobbiamo continuare su questa strada”.

La UE faccia la sua parte

Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico incontrando i giornalisti a Lampedusa a margine del dibattito nel santuario della Madonna di Porto Salvo, nell’ambito delle iniziative legate alla prima edizione di “Lampedusa, isola di pace”. “I profughi sono profughi e non c’è distinzione. Anche chi non è ucraino ma di un’altra nazionalità ma proviene da quel Paese è profugo senza distinzione”.  (askanews)

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28 Aprile 2022 – Redazione

Il ministro degli Esteri ungherese ha confermato alla Cnn che il suo Paese utilizzerà lo schema di pagamento messo in atto da Mosca per pagare petrolio e gas.

Difendendo questa decisione, il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha dichiarato: «L’85% della nostra fornitura di gas proviene dalla Russia e il 65% della nostra fornitura di petrolio proviene dalla Russia. Come mai? Perché questo è determinato dall’infrastruttura. Non è per divertimento, non abbiamo scelto la situazione», ha detto alla CNN.

Szijjártó ha affermato che non ci sono fonti o percorsi alternativi che consentano loro di interrompere l’importazione di energia russa nei prossimi anni. Secondo lo schema di pagamento russo, gli importatori di energia hanno dovuto aprire due conti bancari presso Gazprombank: un conto in valuta estera e un conto in rubli. Il ricavato delle vendite viene pagato in valuta estera (dollari o euro) che viene poi convertita da Gazprombank nel conto in rubli, scrive la CNN.

Secondo quanto riferito, molti altri paesi stanno utilizzando lo stesso schema. Un documento della Commissione europea pubblicato la scorsa settimana ha avvertito che «sembra possibile» conformarsi alle nuove regole russe senza entrare in conflitto con il diritto dell’UE.

Gli esperti di sanzioni affermano che il sistema di pagamento russo consente a Mosca l’accesso ai proventi dell’energia indipendentemente dalle sanzioni in vigore sulle valute estere.

Richard Quest della CNN rileva due cose: l’intero processo è estremamente oscuro dal punto di vista legale e lo schema offre anche a Putin il vantaggio politico: sta costringendo le società nel suo schema a pagare in rubli.

Nella foto il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó 

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28 Aprile 2022 – Redazione

Ve lo ricordate quando Luigi Di Maio affermò che non avrebbe «voluto avere niente a che fare con il partito di Bibbiano»? Bene. Ora è successa la stessa cosa riguardo il pagamento del gas russo in rubli: «I nostri contratti prevedono il pagamento in euro e noi vogliamo pagare in euro», ha affermato il nostro ministro degli Esteri. Ma subito dopo arriva la smentita: «Il colosso energetico italiano Eni SpA si sta preparando ad aprire conti in rubli presso la Gazprombank JSC , consentendole di soddisfare potenzialmente le richieste russe di pagare il gas in valuta locale», fa sapere  Bloomberg.

Ormai non si contano più le affermazioni a mentula canis dal nostro “amato” ex steward stadio, puntualmente poi smentite dai fatti. D’altronde il suo mentore, un Grillo purtroppo anch’egli parlante, dichiarònel febbraio 2013: «Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno», oggi in realtà, i ‘tonni’ sono coloro che li hanno votati.

«In una nazione seria Di Maio al ministero al massimo farebbe le pulizie» è ciò che pensa Giorgio Bianchi di colui che rappresenta la nostra nazione all’estero.

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28 Aprile 2022 – Redazione – di Marzia MC Chiocchi

GRANDISSIMI GUERRAFONDAI EUROPEI E STATUNITENSI, FECCIA PIÙ SCHIFOSA DI TUTTA LA POLITICA SOPPORTATA FINO AD OGGI, NON VE LA CAVERETE A BUON MERCATO PER TUTTO IL MALE CHE STATE FACENDO. IN QUESTI ANNI AVETE PROGRAMMATO OGNI COSA NEI MINIMI DETTAGLI, PRIMA CON UNA PANDEMIA COSTRUITA IN LABORATORIO CON LA COLLUSIONE DI QUEL POPOLO CINESE  INETTO E SERVILE, A CUI IL BOOMERANG STA TORNANDO INDIETRO (VEDI LA SITUAZIONE DI SHANGAI), POI CON LA GUERRA RUSSIA UCRAINA ( GIÀ PRESENTE DAL 2014) IN CUI VI SIETE INTROMESSI METTENDOVI DI TRAVERSO, TRASCINANDO IN UNA QUESTIONE DI LANA CAPRINA TUTTA LA POPOLAZIONE EUROPEA, CON LA PANTOMIMA SENZA SENSO DEL GAS, DI CUI AVREMMO FATTO VOLENTIERI A MENO!

GLI USA HANNO SEMPRE SCATENATO GUERRE A CASA DEGLI ALTRI, MA CREDO CHE, ANCHE LORO, SIANO ARRIVATI AL CAPOLINEA, CON UN PRESIDENTE DEMENTE, AVVALLATO DA ALTRI DEMONI DI CASA NOSTRA, CHE STA FORZANDO GLI EVENTI, IN UN MOMENTO SBAGLIATO DELLA STORIA!

E POI, DOPO TUTTE LE SANZIONI ASSURDE IMPOSTE A PUTIN, QUANDO QUEST’ULTIMO DECIDE DI CHIUDERE I RUBINETTI DEL GAS, L’EUROPA CHE FA!……VA IN PANICO! MA DOVE VIVETE? MA VERAMENTE CONSIDERAVATE PUTIN UN BURATTINO NELLE VOSTRE MANI?!

FATE PACE COL CERVELLO! AVETE CHIESTO CON LA GRAN CASSA L’INDIPENDENZA ENERGETICA DALLA RUSSIA, E ADESSO CHE  SODDISFA I VOSTRI DESIDERI, A CHI NON PAGA IN RUBLI, VOI “TROMBONI” EUROPEI AVETE IL CORAGGIO DI DIRE “ LA RUSSIA CI RICATTA”.

NON SIETE NORMALI! ANZI SIETE PERICOLOSI QUANTO HITLER LO FU NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE! PER FORTUNA VI  STATE DISGREGANDO, E I SEGNALI SONO GIÀ EVIDENTI! MA MI RIVOLGO AI POPOLI, SOPRATUTTO ITALIANO, CHE  PARTECIPA A MANIFESTAZIONI DI PARTE SENZA CONOSCERE LA STORIA! ALBTERMINE DI QUESTO ARTICOLO PUBBLICO 4 VIDEO: TRE DI MAZZUCCO CON I DATI STORICI SUI RAPPORTI TRA RUSSIA E UCRAINA NEI SECOLI, E INFINE, L’INTERVENTO NEL CORSO DELLA TRASMISSIONE “OTTO E MEZZO”DELLA GRUBER, DI UN MARCO TRAVAGLIO ILLUMINATO E TORNATO ALLA RAGIONE.

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LA NOTIZIA

Ora Putin gliela regala chiudendo il gas a chi non paga in rubli – e gli eurocrati frignano: “la Russia ci ricatta”

La questione del gas sta diventando sempre più difficile per l’Italia. L’improvvisa decisione presa ieri da Putin di sospendere l’approvvigionamento di metano russo, immediatamente e con un preavviso di un solo giorno, a Polonia e Bulgaria, che non vogliono pagare in rubli, ha fatto tremare tutta l’Europa. La Russia ha voluto dare un segnale chiaro a chi intende mettersi in mezzo nella guerra contro l’Ucraina. Il conflitto armato ormai prosegue senza sosta da due mesi ma in parallelo stanno anche cambiando gli equilibri del mondo. Si teme un’escalation e ogni giorno che passa il rischio che si arrivi alla terza guerra mondiale si fa sempre più concreto.

 

Il Copasir blocca il gas africano

Per l’Italia arrivano però brutte notizie sul fronte del gas, sulla questione – si legge sulla Verità – è intervenuto il Copasir e il comunicato del comitato per la sicurezza non lascia ben sperare. All’interno della relazione si mette nero su bianco che “l’affrancamento delle forniture provenienti dalla Russia e le differenziazioni dell’approvvigionamento si sono resi necessari”. Ma a patto, però, che i Paesi da cui compriamo l’energia siano politicamente stabili.

“Puntare dunque sul continente africano quale via d’uscita per superare la dipendenza dalla Russia può costituire un passo obbligato e al contempo una sfida e un’opportunità per l’Italia e per l’Europa”. Senza il gas russo l’Italia avrà qualcosa come 10 miliardi di metri cubi di gas in meno, un’enormità. Senza il metano di Putin il nostro Paese rischia di piombare in una crisi energetica senza precedenti.

STORIA RUSSIA – UCRAINA IN TRE VIDEO DI MAZZUCCO ⤵️

https://fb.watch/cEVluevaTs/

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https://fb.watch/cEVqSpSX3o/

INTERVENTO DI MARCO TRAVAGLIO ⤵️

http://Quando non fa il grillino, Travaglio si rivaluta.

 

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28 Aprile 2022 – Redazione – Fonte: IlTempo.it

L’effetto boomerang delle sanzioni agli oligarchi russi rischia di trasformarsi in un salasso per le casse dello Stato italiano. I beni congelati finora ammontano a un valore complessivo di 953 milioni di euro e i costi di gestione sono a carico dell’Agenzia del Demanio, che li gira alla Ragioneria dello Stato. Si tratta di ingenti cifre per la manutenzione degli yacht e delle ville, per gli stipendi del personale (domestici, giardinieri, membri dell’equipaggio), nonché per le spese portuali.

Per questo, come ha anticipato “Il Sole 24 Ore”, il Governo sta valutando un aggiornamento del decreto legislativo 109 del 2007. Tale norma – pensata per arginare il finanziamento al terrorismo – viene utilizzata in Italia per dare attuazione alle sanzioni disposte dall’Unione Europea nei confronti dei fedelissimi di Putin finiti nella black list.

Beni congelati ai russi, le soluzioni

Le soluzioni al momento sembrano essere due: vendere i beni congelati o attuare il diritto di ritenzione, che consente allo Stato di disporre da subito di queste proprietà se i destinatari delle misure non saldano il conto dei costi di gestione e manutenzione. Il rischio di ricorsi per milioni di euro da parte degli oligarchi russi è concreto.

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27 Aprile 2022 – Redazione

Nuova bufera sul colosso Amazon e sul trattamento che riserva ai suoi dipendenti. Stavolta a far discutere è quanto accaduto a una lavoratrice che è stata in bagno per più di venti minuti e per questo Amazon l’ha multata: sospensione per un giorno dal lavoro. Come racconta Repubblica, “l’ispettorato del lavoro dà torto alla multinazionale fondata da Jeff Bezos, reputa la decisione della società spropositata e l’annulla”. La Filt Cgil, che ha seguito l’addetta nel ricorso contro l’azienda, denuncia: “I lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e vengono puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all’algoritmo”, spiega Luca Iacomino della Filt Cgil.

Ma il gruppo dell’e-commerce a sua volta replica: “Non monitoriamo le pause e non cronometriamo. È una questione di sicurezza”. La lavoratrice è un’addetta alla spedizione dei pacchi nel sito di Torrazza Piemonte, nell’hinterland di Torino. I fatti risalgono a gennaio. L’azienda contesta l’allontanamento dalla postazione all’1,15 di notte senza avvisare i responsabili. In più la donna si sarebbe fermata a parlare con una collega uscendo dalla toilette. L’ispettorato ha dato ragione alla lavoratrice, anche perché durante il procedimento di conciliazione, quello che le è stato contestato è stato anche ridimensionato dagli stessi rappresentanti di Amazon.

Non si sarebbe fermata per 20 minuti, ma secondo la stessa valutazione dei responsabili Amazon la pausa non sarebbe durata per più di 15 minuti. E alla fine la stessa addetta avrebbe spiegato che “tra andare, restare e tornare dal bagno non sarebbero passati più di 10 minuti”. La società, spiega ancora Repubblica, durante la conciliazione, ha sottolineato che non sono previsti tempi massimi per andare in bagno, ma che la dipendente non aveva avvisato che aveva lasciato la postazione di lavoro. Sarebbe stata questa una delle colpe, ma l’addetta ha una mansione per cui non sarebbe necessario avvisare i responsabili.

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26 Aprile 2022 – Redazione

NADAL E COLLEGHI TRIDOSATI STARANNO “ROSICANDO” COME MATTI. E LA DECISIONE DELL’ALL ENGLAND CLUB DI WIMBLEDON, ARRIVA COME UN PREMIO, A COLORO CHE, FIGLI DELLA LUCE, AVEVANO DETTO NO AL SIERO ANTICOVID, CAPENDO, PERFETTAMENTE, DOVE VOLESSE ARRIVARE LA SPERIMENTAZIONE CRIMINALI. NON BELLA, INVECE, LA DECISIONE CHE RIGUARDA RUSSI E BIELORUSSI. CHISSÀ SE NE PARLERANNO I TG!

ECCO LA NOTIZIA ⤵️

Novak Djokovic e gli altri giocatori ‘no vax’ potranno regolarmente competere a Wimbledon quest’estate. L’All England Club ha infatti confermato che non ci sarà l’obbligo di aver ricevuto la somministrazione anticovid per prendere parte alla terza prova stagionale del Grande Slam, che si disputerà dal 27 giugno al 10 luglio. Il tennista serbo, sei volte campione ai ‘Championships’, potrà quindi provare a difendere l’ultimo titolo conquistato lo scorso anno in finale sull’azzurro Matteo Berrettini.

Wimbledon ha annunciato la scorsa settimana l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi, che non potranno partecipare al torneo sull’erba dell’All England Club.

 

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