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15 Febbraio 2022 – Redazione

Dalle aule di tribunale arrivano altri colpi alle strategie discriminatorie adottate dal governo negli ultimi mesi per contrastare la pandemia, pensate per rendere di fatto la vita impossibile ai non vaccinati e privarli persino del diritto al lavoro. Il Tar della Lombardia ha infatti sollevato una questione di legittimità sul decreto con l’esecutivo Draghi ha vietato ai sanitari non vaccinati non solo di entrare a contatto con i pazienti, ma anche di seguirli a distanza, tramite telelavoro. Una decisione arrivata al termine del caso sollevato mesi fa da una psicoterapeuta definita No Vax.

La donna era stata sospesa dall’ordine degli psicologi e le era stato impedito di lavorare a contatto con i pazienti. Come spiegato dal quotidiani “La Verita’” Verità, l’ordine aveva deciso infatti di applicare il decreto 44 dell’aprile 2021: la norma sospende i sanitari non vaccinati dalle attività sanitarie che “implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”. La dottoressa a quel punto aveva interrotto le sedute con i pazienti scegliendo di seguirli a distanza, con degli incontri telematici.

Il 22 dicembre, contro la dotteressa era arrivata un’altra sanzione: applicando il nuovo decreto legge 172 del 26 novembre 2021, l’ordine le aveva impedito anche il lavoro a distanza, visto che la norma prevede per i sanitari non vaccinati “l’immediata sospesione dall’esercizio della professione” senza distinzioni. Stremata, la donna aveva deciso di rivolgersi al Tar, che alla fine le ha dato pienamente ragione, permettendole così di tornare alle sedute telematiche con i suoi pazienti.

I giudici hanno anche sollevato una questione di legittimità costituzionale sul decreto 172. Una notizia che arriva a poche ore da un’altra, altrettanto importante: un altro Tar, quello del Lazio, ha disposto con due decreti monocratici il reintegro in servizio e il pagamento dello stipendio di alcuni agenti penitenziari e membri delle forze dell’ordine che continuano a rifiutare di sottoporsi alla vaccinazione.

15 Febbraio 2022 – Redazione

ALTRO GRANDE SUCCESSO PER Il TAR LAZIO CHE REINTEGRA BEN 26 LAVORATORI NON VACCINATI E RIPRISTINA LA RETRIBUZIONE!!!! IL DOTT. RICCARDO SAVOIA RIPORTA LA GIUSTIZIA IN ITALIA!!!!! SALVATE LE LIBERTA’ COSTITUZIONALI, MA CONTINUIAMO A VIGILARE!!!!! ADDESSO VIETATO MOLLARE E CEDERE!!!!!

A SEGUIRE IL VIDEO ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

14 Febbraio 2022 – di Piero Senaldi (direttore di Libero)

Noi di Libero non siamo ministri, non siamo mai stati comunisti, non possiamo contare su una squadra di venticinque scienziati che suggerisca ogni scelta e neppure abbiamo preso quasi quattromila voti in quel di Potenza che ci legittimino a decidere della vita di sessanta milioni di potenziali malati, perché questo ormai sono essenzialmente gli italiani per la parte giallorossa del governo. Perciò forse è normale che non riusciamo a capire le ragioni che stanno alla base dell’agire del titolare della Salute, l’onorevole Roberto Speranza, arrivato terzo su tre concorrenti alle ultime primarie del Partito Democratico. Siamo pro vaccini da sempre, addirittura da prima che fossero prodotti, e abbiamo condiviso l’introduzione del certificato verde, che ha consentito agli immunizzati di vivere normalmente, aprendo loro uffici, ristoranti, circoli, cinema e palestre senza bisogno di tampone. Speranza ci aveva promesso che con il Green Pass non ci saremmo contagiati, invece dopo la sua introduzione abbiamo toccato il picco di positivi, oltre duecentomila al giorno, ma va bene lo stesso, abbiamo continuato a sostenerlo poiché almeno consentiva di ammalarsi non gravemente.

LA PRIMA FASE – Quando la quarta ondata ha iniziato a fare paura, abbiamo applaudito alle ulteriori restrizioni, che impedivano ai non vaccinati di avere ogni tipo di vita sociale al di fuori del lavoro pure potendo dimostrare di essere negativi. Lo abbiamo fatto ben comprendendo che il Green Pass aveva ormai cambiato funzione, non barriera contro il contagio ma mezzo per indurre a sottoporsi alla profilassi. Abbiamo anche condannato apertamente i no vax, convinti che siano nemici della scienza e anche un po’ del vivere civile, visto che non riescono a vincere le proprie paure per venire incontro agli interessi della collettività, anzi cercano ogni pretesto, anche il più lunare, per alimentarle. Ora però c’è una cosa che non ci torna. Da martedì, quasi un milione e mezzo di italiani sopra i cinquant’ anni non potrà andare al lavoro, e quindi perderà lo stipendio, anche qualora fosse in grado fare di dimostrare di non essere infetto, per la semplice ragione di non essersi immunizzato. È stato stabilito con un provvedimento del 6 gennaio scorso, quando i contagi viaggiavano al ritmo di 220mila al giorno e i tecnici preferiti di Speranza prevedevano che, più o meno di questi tempi, saremmo potuti arrivare anche a mezzo milione di nuovi positivi ogni ventiquattr’ ore.

GUFI SMENTITI – La realtà, come spesso accaduto, si è incaricata di smentire i gufi del governo e le infezioni sono calate del 75%. Dopodomani perciò vivremo la surreale situazione di persone che potevano lavorare liberamente a inizio anno, quando eravamo sull’orlo del baratro e non si sapeva quale sarebbe stato il nostro futuro, ma che non possono recarsi in ufficio ora che l’epidemia ha abbassato la testa e si prevede che tra un mese avremo meno di diecimila infetti al giorno. Sinceramente, signor ministro, ci sfugge la logica. Poiché supponiamo che né lei né i suoi consigliori siano dei sadici a cui piace far soffrire i cittadini senza ragione e immaginiamo che il suo scopo non sia aumentare la tensione sociale fino a che non scoppi, ci chiediamo che senso ha, se cambia il contesto, e addirittura migliora, mantenere regole pensate per scenari drammatici che non si sono realizzati. Pare perfino, ma non vogliamo crederci, che i suoi esperti vogliano prorogare la penitenza dei non vaccinati anche oltre la durata dello stato d’emergenza, la cui scadenza è prevista per il 31 marzo, mentre Locatelli, Ricciardi e soci vorrebbero protrarre il Green pass fino all’estate. Adducono ragioni sanitarie per giustificarsi, quando è palese che il governo vuole mantenere il certificato verde oltre la necessità solo perché altrimenti riterrebbe di perdere la faccia nei confronti dei cittadini che si sono vaccinati proprio per ottenere il pass. Da vaccinati, pro vax e pro Green pass, ci permettiamo di suggerire al governo di abbandonare questa logica da mercanti. Chi si è inoculato lo ha fatto per non ammalarsi, o meglio ammalarsi poco e questo, oltre alla soddisfazione di aver dimostrato senso civico, è il suo premio. Non ci fa godere tenere in gabbia gli altri, se non è necessario, e abbiamo voglia di lasciarci alle spalle la pandemia tutti insieme come popolo. Immunizzarsi è un gesto di libertà che non necessita di vendette per avere senso.

14 Febbraio 2022 – Redazionw

Il Tar del Lazio ha inflitto un altro duro colpo alle strategie di lotta alla pandemia del governo e, in particolare, a quel Green pass che i rappresentanti dell’esecutivo Draghi continuano a difendere a spada tratta, tra le proteste degli italiani che trovano ingiusto privare del diritto al lavoro chi non si vaccina. Un obbligo vero e proprio, appena appena mascherato, che ha portato in questi mesi alla sospensione di tanti cittadini che hanno scelto di non piegarsi, rifiutando la somministrazione. E che per questo sono stati puniti, in un Paese dove ormai la libertà di scelta viene calpestata quotidianamente. Ora, però, ecco l’ennesima sentenza che dà loro ragione.

La sezione Prima bis del Tar del Lazio ha infatti accolto le istanze dei militari iscritti al sindacato Itamil e difesi dall’avvocato Giulia Liliana Monte che chiedevano l’annullamento dei proveddimenti di sospesione dall’attività lavorativa emanati dai rispettivi comandanti di corpo o datori di lavoro. Sanzioni che erano scattate in virtù della circolare dello Stato Maggiore Difesa che disciplinava quanto deciso dal governo con il Decreto Legge n. 172, successivamente convertito in legge.

Sul tema della sospensione dal servizio dei militari non vaccinati, Itamil aveva inviato nei giorni scorsi ai gruppi parlamentari della Camera una scheda tecnico normativa per richiedere una revisione della norma, considerata troppo penalizzante nei confronti del personale. Una richiesta rimasta inascoltata, ma che ha costituito la base di partenza per il ricorso presentato dallo studio legale Monte al Tar del Lazio, che è stato accolto.

Come si legge nella sentenza, il Tar ha infatti “accoglie e per l’effetto sospeso medio tempore l’efficacia dei provvedimenti sospensivi impugnati” , dando così il via libera al rientro in servizio dei militari che erano stati sospesi, in varie Regioni d’Italia, per non essersi sottoposti alla vaccinazione anti-Covid. Il Tribunale amministrativo regionale ha anche fissato per il 16 marzo 2022 la trattazione del tema in sede collegiale. Nel frattempo, il sindacato Itamil ha già annunciato la notifica del decreto del Tar al ministero della Difesa per darne tempestiva esecuzione.

14 Febbraio 2022 – Redazione

“Fermiamo questa follia”

Sono molto arrabbiata, stanca e sconcertata.

Sentimenti, questi, che quotidianamente ormai viviamo da un paio di anni e che sembrano essere condivisi da quasi tutti.

Voglio raccontare due delle tante situazioni che viviamo nel quotidiano e con una strana rassegnazione ne stiamo accettando il “modus operandi”.

Nel primo caso mi è capitato di prenotare una visita specialistica privata presso un centro medico.

Due giorni prima dell’appuntamento fissato, mi viene comunicato che l’appuntamento deve necessariamente essere rinviato, a causa di un focolaio covid venutosi a creare presso la loro struttura.

La domanda è: se presso queste strutture si entra con green pass per i tri-vaccinati e con tampone negativo per i non vaccinati, come è possibile una simile situazione?

Nel secondo caso mi trovo di fronte ad una situazione particolarmente difficile da comprendere.

Nelle nostre scuole (medie e superiori), nel caso di due o più positivi presenti contemporaneamente nella stessa classe, i ragazzi vaccinati possono continuare a frequentare le lezioni in presenza in auto-sorveglianza indossando obbligatoriamente la mascherina ffp2, mentre i ragazzi non vaccinati o che non hanno completato il ciclo devono seguire le lezioni in DAD per cinque giorni. Niente da eccepire se non fosse per il fatto che il rientro dei ragazzi in DAD è vincolato all’esito negativo di un tampone.

La domanda è: se ormai è risaputo che i vaccinati possono contagiarsi e contagiare tanto quanto i non vaccinati perché permettere una simile discriminazione nelle scuole che potrebbe vedere ragazzi sani contagiati da chi, solo perché possiede il green pass, non ne verifica lo stato di negatività?  

Sulla base di quali dati scientifici si può concepire una simile distinzione tra chi può e chi non può.

Sulla base di quali verità provate ci stanno togliendo la libertà di vivere, la dignità, la serenità. 

Sulla base di quale “scienza” qualcuno ha deciso che il green pass ci può dare la libertà, quando questa libertà tanto paventata è sempre stata nostra e nessuno avrebbe mai dovuto togliercela?

Tiziana Molinaro ( una mamma)

14 febbraio 2022 – Redazione Co.Te.L.I.

(di Giuseppe Leonelli – Fonte: LaPressa)

Anestetizzati da un San Valentino di plastica e spettatori passivi di tetri scenari di guerra in Ucraina, gli italiani si ritrovano da martedì prossimo con una nuova stretta sul fronte delle restrizioni imposte dalla follia del Green Pass. Dal 15 febbraio per gli over 50 sarà obbligatorio esibire il super certificato verde per poter lavorare. In pratica o si è vaccinati o non si lavora.

Una norma che valeva già per forze dell’ordine, insegnanti e medici ma che ora viene estesa su base anagrafica e non professionale. E la svolta arriva mentre a livello nazionale arrivano contrastanti segnali di segno opposto sul fronte sanitario. Mentre si gettano mascherine in alto in plastiche foto-ricordo, mentre si riducono le quarantene a poco più che week end lunghi e con afflati libertari si concedono balli sfrenati in discoteca a volto scoperto, il Governo vieta il lavoro a tutti coloro che hanno compiuto più di 50 anni e non hanno voluto aderire a una campagna vaccinale, per la quale – ricordiamo – bisogna comunque firmare il proprio consenso.

L’obbligo di inoculazione per quella fascia di età è vero è già scattato, ma il mancato adempimento è sanabile in modo relativamente facile, con una multa di 100 euro. L’obbligo di certificato verde rafforzato per lavorare che scatta ora, invece cambia completamente le cose.
L’Articolo 1 della Costituzione da martedì per un 50enne non vale più. Va detto chiaramente. Non vi sono compromessi, non bastano i tamponi ogni due giorni. No, per chi non si è vaccinato il lavoro è precluso e con esso la realizzazione personale, la dignità, parte dell’identità e la possibilità di mantenersi economicamente.

Per un 50enne non vaccinato l’Italia non è più ‘una Repubblica democratica, fondata sul lavoro’. Il lavoro non rappresenta più le fondamenta del vivere civile, ma è stato sostituito da una malposta priorità sanitaria.
Malposta perchè – come si è detto fino allo sfinimento – il Green pass non crea luoghi di lavoro sicuri e il vaccino, pur riducendo i casi gravi di infezione, non incide in modo determinante sui contagi. Malposta soprattutto perchè tale norme draconiana viene introdotta proprio mentre la curva pandemica è in netto calo e l’emergenza, come spiegato dagli esperti, si sta affievolendo.

In un Paese che appena 80 anni fa è uscito dall’orrore dell’oppressione e che per riconquistare la libertà ha pagato un enorme sacrificio in termini di vite umane, accade questo. Accade mentre il sole risplende come sempre, le auto sfrecciano sulle strade e fuori dalle chiese ci si ritrova per gli scambi di auguri domenicali. Accade e tutti se ne fregano, come fosse normale.

Gli under 50 pensano che non è un problema loro, i vaccinati si sentono al sicuro e gli over 50 guariti pensano di averla scampata. E’ tutto normale, va tutto bene. Di principio, sì, non è giusto, questo è vero… ‘Ma, suvvia coi principi non si mangia… bisogna essere concreti’. Già, e sull’altare di questo pragmatismo si scava ancora un po’ più a fondo nella buca dove tutti ci siamo infilati.
(Giuseppe Leonelli)

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

14 Febbraio 2022 – Redazione Co.Te.Li

Sono parecchi i quattrini spesi dagli italiani per tamponi, test sierologico, trattamenti sanitari invasivi, oppure per accertamenti diagnostici preliminari alla vaccinazione anti Sars-Cov-2 obbligatoria o raccomandata.

Le prestazioni correlate con le vaccinazioni obbligatorie o consigliate sono esenti per tutti dalla compartecipazione alla spesa.

Il riferimento normativo utile per l’ottenimento del rimborso delle spese sostenute per gli accertamenti diagnostici preliminari alla vaccinazione lo troviamo al D.Lgs del 29 aprile 1998, n. 124 (art 1 comma 4 lettera b): il quale stabilisce che “sono escluse dal sistema di partecipazione al costo e, quindi, erogate senza oneri a carico dell’assistito al momento della fruizione”, ovvero sono esenti dal ticket, le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e le altre prestazioni di assistenza specialistica incluse in programmi organizzati di diagnosi precoce e prevenzione collettiva” (D. Lgs. 124/99, art. 1, comma 4, punto a), “nonché quelle finalizzate alla tutela della salute collettiva obbligatorie per legge o disposte a livello locale in caso di situazioni epidemiche, nonché quelle finalizzate all’avviamento al lavoro derivanti da obblighi di legge” (punto b). Notoriamente, il dpcm del 12/01/2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18/03/2017, include nell’ambito della prevenzione collettiva e sanità pubblica la “sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie, inclusi i programmi vaccinali” (art. 2, comma 1, punto a).

In virtù degli accordi regionali (questo, ad esempio, quello tra la Regione Siciliana e Federfarma: https://crq.regione.sicilia.it/attachments/article/365/DA%200306%2015.04.2021%20accordo.pdf)che consentono l’esecuzione nelle farmacie o nei laboratori di analisi dei test per la rilevazione del virus SARS-Cov-2, è quindi evidente che la relativa spesa deve essere considerata a carico del Sistema Sanitario.

Ebbene, le esenzioni di pagamento sono rilasciate a dalla Azienda ASL di residenza. In ambito regionale, al fine di minimizzare i disagi per i cittadini occorre consentire il rilascio dell’attestato di esenzione anche da parte delle ASL.

Dal D.L. 44/2021 convertito in Legge 76/2021 fino al D.L. 1/2022 viene riportato quanto segue: “Solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale, nel rispetto delle circolari del Ministero della salute in materia di esenzione dalla vaccinazione anti SARS-CoV-2, non sussiste l’obbligo di cui al comma 1 e la vaccinazione può essere omessa o differita“,

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/11/26/21G00211/sg

Pertanto tutti coloro che si sono recati dal proprio medico e quest’ultimo, tenuto ad osservare il principio di precauzione e in ottemperanza all’art. 45 Accordo Collettivo Nazionale (ACN) compiti del medico, “appropriatezza delle scelte assistenziali e terapeutiche”, ha prescritto una serie di accertamenti diagnostici preliminari alla vaccinazione al fine di escludere un grave pericolo per la salute documentato o da documentare, con particolare riferimento alle controindicazioni al vaccino per condizioni pregresse, ovvero per escludere reazioni allergiche agli eccipienti del vaccino, hanno diritto ad un rimborso delle spese sostenute, indipendentemente dal fatto che a tale prescrizione sia corrisposto o meno un eventuale certificato di esonero o differimento della prestazione vaccinale.

D’altro canto, il medico di medicina generale (un tempo chiamato medico di base o di famiglia) esegue una prestazione che compete all’ASL garantire. Quindi la ASL risponde dell’errore, come stabilito, ad esempio, dalla Corte di Cassazione (Cass. Civ., sez. 3, sen. 6243 del 27.03.2015).

Si invita tutti a scaricare il modulo in allegato e richiedere il rimborso di quanto fino ad oggi pagato per le prestazioni sanitarie.

A questo punto è opportuno chiarire il concetto della appropriatezza prescrittiva:

In ambito farmacologico, l’appropriatezza prescrittiva dei farmaci si verifica quando essi sono prescritti per patologie per le quali esiste l’indicazione terapeutica all’interno della scheda tecnica.

Le valutazioni di appropriatezza prescrittiva sono effettuate sul quesito diagnostico dichiarato sulla richiesta dal medico prescrittore; sul testo del referto dell’esame redatto dal medico specialista che ha erogato la prestazione, si analizza invece l’esito.

Ne discende che l’appropriatezza clinica identifica di fatto il livello di efficacia di una prestazione o procedura per un particolare paziente ed è determinata sulla base sia delle informazioni cliniche relative alle manifestazioni patologiche del paziente sia delle conclusioni diagnostiche che orientano verso quel preciso intervento. Le «condizioni di erogabilità» sono le circostanze necessarie alla prescrivibilità della prestazione a carico del Sistema Sanitario Nazionale.

La Corte Cost. con Sentenza n. 169/17(1) ha stabilito in merito all’appropriatezza prescrittiva quanto segue: La previsione legislativa non può precludere al medico la possibilità di valutare, sulla base delle più aggiornate e accreditate conoscenze tecnico-scientifiche, il singolo caso sottoposto alle sue cure, individuando di volta in volta la terapia ritenuta più idonea ad assicurare la tutela della salute del paziente. Alla luce di tale indefettibile principio, l’“appropriatezza prescrittiva” prevista dall’art. 9-quater, comma 1, del D.L. n. 78 del 2015 ed i parametri contenuti nel decreto ministeriale devono essere dunque intesi come un invito al medico prescrittore di rendere trasparente, ragionevole ed informata la consentita facoltà di discostarsi dalle indicazioni del decreto ministeriale. In tale accezione ermeneutica devono essere intese anche le disposizioni in tema di controlli di conformità alle indicazioni del decreto ministeriale: esse non possono assolutamente conculcare il libero esercizio della professione medica, ma costituiscono un semplice invito a motivare scostamenti rilevanti dai protocolli. È costante orientamento di questa Corte che “scelte legislative dirette a limitare o vietare il ricorso a determinate terapie – la cui adozione ricade in linea di principio nell’ambito dell’autonomia e della responsabilità dei medici, tenuti ad operare col consenso informato del paziente e basandosi sullo stato delle conoscenze tecnico-scientifiche a disposizione – non sono ammissibili ove nascano da pure valutazioni di discrezionalità politica, e non prevedano “l’elaborazione di indirizzi fondati sulla verifica dello stato delle conoscenze scientifiche e delle evidenze sperimentali acquisite, tramite istituzioni e organismi – di norma nazionali o sovranazionali – a ciò deputati”, né costituiscano “il risultato di una siffatta verifica”.

https://portale.fnomceo.it/wp-content/uploads/import/201801/158030_cc-169.pdf

Scarica qui il modulo ⤵️

https://e1d4d540-2f7b-4e82-a757-e1780321f4c9.filesusr.com/ugd/b8020e_48bc1bd7187947929467e1e433257b1b.pdf

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14 Febbraio 2022 – di Marzia MC Chiocchi

IO VOGLIO PROPRIO VEDERE QUALI PROVE OCCORRA ANCORA PRESENTARE AFFINCHE’ AVVOCATI, GIUDICI VERI, SENZA MACCHIA E SENZA PAURA ( PERCHE’ CE NE SONO), POSSANO FAR VALERE TUTTE LE DENUNCE PRESENTATE A CARICO DEL GOVERNO, ED IN PARTICOLARE DI QUEL VERME CHIAMATO ROBERTO SPERANZA. LO PSICOPATICO MINISTRO (RICORDATE SEMPRE CHE NEL LIBRO DA LUI SCRITTO E PRESTO RITIRATO DAL COMMERCIO, RACCONTAVA DI PORTARE LE RAGAZZE A VEDERE I CORVI! SE UNO COSI E’ NORMALE NON LO SO!), STAREBBE RIDICOLIZZANDO IL PROBLEMA PSICOLOGICO CHE AVREBBE COLPITO MIGLIAIA DI PERSONE, IN SEGUITO ALLE RESTRIZIONI E ALLE PAURE INDOTTE, IN QUESTI DUE ANNI DI EMERGENZA PANDELIRICA.

ECCO L’ABERRANTE NOTIZIA ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

“Bonus psicologico già nel milleproroghe? Ci stiamo lavorando e gia’ daremo un primo segnale che va in questa direzione. Il bonus probabilmente ci sarà per l’assistenza psicologica, ma attenzione a pensare che col bonus risolviamo i problemi della sanita’, perche’ c’e’ bisogno di piu’ risorse per l’assistenza territoriale e psicologica con una azione sistemica”. Certo “il bonus e’ un segnale”.

Ebbene, queste parole le ha pronunciate il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervistato nel corso della trasmissione di Regime “Mezz’ora in piu’”.

“Abbiamo riaperto tutte le attivita’, le discoteche erano le uniche rimaste chiuse. Ci sono norme rigorose sulle discoteche, per l’accesso chiediamo il supergreen pass e c’e’ ancora la capienza limitata al 50%. In questa fase dobbiamo avere il coraggio di mettere tutte le attivita’ economiche e culturali in grado di ripartire” ha concluso

E NOI, CONFERMIAMO CHE DOVREMMO METTERE PIU FORZE IN CAMPO PER FAR VALERE I NOSTRI DIRITTI. MI SAREI VOLENTIERI ESPRESSA IN MANIERA DIVERSA, MA MANTENGO L’EDUCAZIONE PER NON PRESTARE IL FIANCO!

13 Febbraio 2022 – Redazione

QUESTE SONO LE NOTIZIE CHE TI FANNO RICONCILIARE CON LA VITA E CHE TI FANNO CAPIRE CHE DIO C’E’. I MONDIALISTI, FIGLI DEI DEMONI, AVREBBERO VOLUTO CHIUDERE IL CERCHIO CON I BAMBINI, ANIME PURE, DA SACRIFICARE COME CONSUETUDINE NEI LORO RITI NEFASTI! MA E’ ANDATA MALE, COSI CHE QUEL CERCHIO NON SI CHIUDERA’ MAI, E I LORO PIANI FALLIRANNO! I CRIMINALI BASTARDI CI HAN PROVATO, MA LASSÙ QUALCUNO CI AMA PIU DI QUANTO POSSIAMO MERITARCI, E COSI, GRAZIE ALL’ALTA PROTEZIONE DELL’EMPIREO, LO SPORCO GIOCO, STA VOLGENDO AL CAPOLINEA. E ANCHE SE STANNO DICENDO CHE, OCCORRERÀ ATTENDERE L’ESTATE PER AVERE UN VACCINO PER I PIU’ PICCOLI, FATEVENE UNA RAGIONE……AVETE PERSO!

LA NOTIZIA ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

Non ci sarà un vaccino per i bambini al di sotto dei 5 anni d’età prima dell’estate. A darne notizia è stata l’immunologa Antonella Viola in un intervento al TG3 domenica 13 febbraio. La ricercatrice ha annunciato: «Sui bambini lo studio clinico del vaccino Pifzer, sottoposto a revisione dalla Fda americana, non ha dato i risultati sperati. Non per problemi di sicurezza, ma l’efficacia non è risultata sufficiente, la protezione non è abbastanza e per questo la Fda ha sospeso il giudizio in attesa di ulteriori dati che includano la terza dose».

E VOI VIROLOGI, QUELLA DOSE , SILURATEVELA LADDOVE NON BATTE IL SOLE, IN PROFONDITA’! NEL FRATTEMPO INVOCO IL METEORITE!

13 Febbraio 2022 – Redazione

Di seguito riportiamo il testo della testimonianza di una giovane ragazza a cui è stata imposta la vaccinazione e che si è ritrovata abbandonata dalle istituzioni. Questa denuncia ci arriva dalla dottoressa Maria Grazia Spalluto, Presidente dall’associazione Danni Collaterali.

Mi presento,
Mi chiamo Elena Repetto, ho 24 anni,
Convivo con il mio ragazzo e lavoro come barista.
Due mesi fa mi sono trovata, come tutti, davanti alla fatidica ‘scelta’: tampone o vaccino??
Ho voluto mettere la parola “scelta” tra virgolette perché personalmente una scelta non mi si poneva…
Purtroppo il mio compagno ha perso il lavoro quest’estate e con un solo stipendio avendo affitto e bollette da pagare aggiungere anche la spesa dei tamponi per poter continuare a lavorare era fuori questione.

Ho pensato di fare la scelta più logica…quella più consigliata.
Quando il 23 settembre a lavoro mi é stato comunicato che era giunto il momento del famoso green pass non ci ho pensato due volte e sono corsa al centro vaccinale più vicino.
Oltre ai classici sintomi post vaccino sembrava andasse tutto bene, per cui ho continuato la mia vita regolarmente.
I primi problemi sono usciti fuori con la seconda dose il 21 ottobre.
Questa volta i normali sintomi li avevo davvero più forti…ho avuto febbre alta, dolori muscolari e tosse fino al vomito.
Dopo 3 giorni la febbre é passata allora ho pensato di tornare a lavorare anche se continuavo ad avere la tosse e sentirmi sempre debole e stanca.
Il 5 novembre mentre stavo seguendo un corso per il lavoro improvvisamente ho incominciato a tossire talmente tanto da non riuscire a respirare e sentivo un dolore e un peso al petto che non posso spiegare…mi hanno portata in ambulanza in pronto soccorso continuando a ripetermi che era solo un attacco di panico e che dovevo cercare di respirare…io cercavo di spiegare che non era così ma non riuscivo a respirare…

Arrivata in ospedale però quando ho detto di aver fatto la seconda dose di vaccino due settimane prima, la situazione é cambiata, nel giro di
un’ ora mi avevano già fatto un elettrocardiogramma e un ecografia al cuore…da li il referto pericardite.
Sono passate tre settimane da quel giorno, due settimane le ho passate a letto senza avere le forze di riuscire a muovermi…poi ho deciso di reagire e piano piano sono riuscita a muovermi dentro casa.

Ieri per la prima volta sono uscita di casa per poter fare un’ ecografia di controllo e per la prima volta dopo settimane ho potuto fare una passeggiata sul lungo mare ma quello che facevo prima con leggerezza, come una passeggiata, ora mi stanca e mi fa sentire questo peso al petto…spero solo di poter tornare al mio lavoro e alla mia quotidianità il prima possibile.
Mai avrei pensato di sentirmi così a 24 anni…
Elena Repetto”.

A prescindere da ogni considerazione sull’efficacia o meno dei vaccini, Elena ha fatto il vaccino che le era stato di fatto imposto attraverso una obbligatorietà subdola e surrettizia e secondo la narrativa ufficiale del potere aveva comunque contribuito alla battaglia contro il virus. Abbandonarla oggi in condizioni per cui non può lavorare, senza riconoscere alcun indennizzo, ribalta la versione ufficiale dei fanatici del vaccino. Se per lorsignori chi non si vaccina è un disertore, chi si vaccina e viene abbandonato dai chi le ha dato l’ordine di andare in guerra che cos’è se non un vigliacco traditore e un disertore al cubo?