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QUELLA TRA RUSSIA E UCRAINA È UNA GUERRA ANNUNCIATA, CHE SOLO GLI STOLTI NON HANNO VOLUTO E NON VOGLIONO CAPIRE. L’EPILOGO DI PROBLEMI BEN PIÙ COMPLESSI DELLA SEMPLICE DIVISIONE TRA BUONI E CATTIVI, COME I POLITICANTI DELL’ENCLAVE MASSONICA VOGLIONO FAR CREDERE AL POPOLO COGLIONE! E COSI, COME PER IL COVID, C’È CHI CONTINUA A BERSI TUTTO E SEMPRE, SENZA DISCERNIMENTO NE’ CONOSCENZA.

L’INTERVISTA A SEGUIRE E’ STATA REALIZZATA NEL 2015 AL GIORNALISTA MARCELLO FOA, ANCHE PRESIDENTE DELLA RAI DAL 2018 AL LUGLIO DEL 2021. SE AD UN CERTO PUNTO NON NOMINASSE RENZI NELL’ALLORA RUOLO DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SEMBREREBBE UN’ INTERVENTO DEI NOSTRI GIORNI, TANTO LA SITUAZIONE E’ RIMASTA INVARIATA E PERICOLOSA! UN INTERVISTA ILLUMINANTE E LUNGIMIRANTE.

 

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21 Marzo 2022 – Redazione

Giulio Tremonti: «La modifica del titolo V della Costituzione è stata votata dal centrosinistra. Tutta la macchina politica che c’è stata raccontata non sta in piedi».

VEDETE E ASCOLTATE TUTTO IL PASSAGGIO DELL’INTERVISTA IN QUESTI TRE MINUTI E MEZZO ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://www.la7.it/in-onda/video/la-polemica-di-giulio-tremonti-contro-concita-de-gregorio-signora-siamo-seri-si-studi-la-19-03-2022-429784

19 Marzo 2022 – Redazione

L’attacco contro la struttura avrebbe provocato solo un ferito. La “sperata” strage dei media italiani, non c’è stata

L’attacco compiuto dalla Russia contro il teatro rifugio di Mariupol ha prodotto un solo ferito grave e nessun morto. Lo hanno riferito le autorità locali. In precedenza era stato comunicato che 130 persone erano uscite vive dalla struttura, bombardata da Mosca nonostante dall’alto fosse ben visibile la scritta «deti» («bambini»). Lo scrive Tgcom24.

Gli attacchi stanno diventando dei simboli della propaganda, che in questa guerra viene utilizzata  per far pressione sull’opinione pubblica internazionale. Subito dopo il bombardamento, infatti, l’Ucraina ha immediatamente denunciato un massacro di civili senza precedenti. Ma la Russia ha immediatamente replicato negando le accuse di aver colpito il teatro, e accusando a sua volta i soldati del battaglione Azov, gli ultranazionalisti ucraini, di essere gli autori della strage, compiuta per poi poter accusare Mosca in quella che è stata definita una «nuova sanguinosa provocazione, facendo saltare in aria l’edificio del teatro minato da loro». E la stessa Human Rights Watch ha chiarito di non poter escludere che nel teatro, o nelle vicinanze, ci fosse un obiettivo militare.

UDITE UDITE……HA CONFERMATO CHE SI TRATTA DI UNA COLOSSALE BUGIA, ANCHE LUCA TELESE, UNO DEI BALUARDI DEL MAINSTREAM! LEGGETE IL SUO POST ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

17 Marzo 2022 – Redazione

Enrico Ruggeri ha presentato il suo nuovo album “Rivoluzione” in uscita il 18 marzo e si è tolto parecchi sassolini dalla scarpa durante le intervista su quasi tutti i quotidiani: «Se non avessi preso certe posizioni avrei un’altra situazione economica. Ho un record di messaggi privati di colleghi che mi danno ragione, ma nessuno lo ha fatto in pubblico. Oggi se hai un’idea te la fanno pagare cara. Nel 2019-20 ho fatto sette serate su Rai1 con una produzione che costava meno di tante altre che hanno avuto ascolti più bassi. Mi aspettavo di essere richiamato». Invece. “Dopo le mie frasi sulla pandemia la Rai non mi ha più voluto“.

Enrico Ruggeri: “Perché la Rai non mi ha più voluto”

Sempre fuori dal coro, Enrico Ruggeri qualche tempo fa è stato bombardato dai social per aver definito «schiavitù mentale» la scelta di chi ancora usa la mascherina all’aperto. Lui stesso tempera quelle parole ma precisa: «Ho usato parole eccessive. Ma trovo pericoloso abituarsi alle restrizioni. Ci si abitua a tutto, è vero. Con il rischio, però, di atrofizzarsi. Se non avessi usato la parola “schiavitù” sarebbe stato meglio». Nell’agosto scorso fece una battagia per far accedere al suo concerto denza green pass. Propose di fare tamponi ai possesori dei biglietti, cosa che ottenne. Con il nuovo album di cui è già uscito il brano Rivoluzione (anticipato sul Secolo d’Italia) tornerà in concerto da aprile con “La rivoluzione – il tour”. Queste le prime date: 2 aprile al Teatro San Domenico di Crema; 9 aprile al Teatro Nazionale di Milano; 21 aprile al Teatro Ambasciatori di Catania; 26 aprile al Teatro Olimpico di Roma; 30 aprile al Teatro Cavallino Bianco di Galatina (Lecce).

15 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Byoblu

Il tre volte premio Oscar Oliver Stone è stato censurato da Youtube a causa del suo docufilm ” Ukraine On Fire” ( Ucraina in fiamme) prodotto nel 2016 dal regista americano e diretto dall’ucraino Igor Lopatonok.

Il colosso dei video sul web ospitava il docufilm da ben 6 anni in versione integrale e gratuita ma improvvisamente qualche giorno fa è stato bandito per aver violato le “norme sui contenuti violenti o grafici”. 

Il fatto è davvero “curioso” se pensiamo che Google ha ospitato per tutti questi anni il video senza mai contestare alcunché mentre solo ora, nel mezzo del conflitto tra Russia e Ucraina,  la pellicola è stata rimossa dal canale Youtube della casa di produzione Global Tree Pictures
Coincidenza? Non proprio. 

“Ukraine On Fire”

Il docufilm racconta nel dettaglio l’evoluzione politica che ha avuto l’Ucraina dall’inizio del secolo fino ai fatti di piazza Maidan del 2014.
In questa manciata di anni il Paese è stato squassato da conflitti storici come la “Rivoluzione arancione” del 2004 e poi il rovesciamento del governo ucraino, democraticamente eletto,  dieci anni dopo.

L’Ucraina si trova tra l’Europa ad occidente e la Russia ad oriente. Per secoli è stata al centro di un braccio di ferro tra le potenze che cercavano di controllare le sue ricche terre e l’accesso al Mar Nero. Il massacro dopo la rivolta di piazza Maidan a cavallo tra il 2013 e il 2014  ha innescato una sanguinosa rivolta che ha estromesso il presidente Viktor Yanukovich e ha dipinto la Russia come colpevole ad opera dei media occidentali.

Ma lo era? 

“Ukraine on Fire” di Lopatonok fornisce una prospettiva storica per comprendere le profonde divisioni nella regione. 
Nonostante ancora oggi si voglia riscrivere la verità dei fatti in maniera più congeniale alla propaganda di guerra proposta dall’amministrazione Biden e da quella del presidente Volodimir Zelensky, sappiamo come si sono svolti i fatti. 

Coperto dai media occidentali come una rivoluzione popolare, l’eccidio di piazza Maidan a Kiev è stato in realtà un colpo di stato sceneggiato e interpretato da gruppi nazionalisti e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Le proteste nacquero a causa del rifiuto dell’allora presidente ucraino Viktor Janukovič di sottoscrivere il trattato di associazione politica ed economica con l’Unione Europea, orientando il Paese in senso nettamente filorusso. Dai cecchini assoldati dall’occidente per sparare sulla folla dai tetti di piazza Maidan, ai fatti di Crimea e alle violazioni dei diritti umani in  Donbass la storia dovrebbe essere nota a tutti.

Oliver Stone censurato da Youtube, Facebook e Amazon Prime

Oliver Stone è stato un veterano del conflitto in Vietnam, la guerra l’ha vista da vicino e molti dei suoi film indagano proprio i conflitti da un punto di vista alternativo alla narrazione ufficiale. Ricordiamo Platoon, Nato il 4 luglio, JFK – un caso ancora aperto, Gli intrighi del potere, World Trade CenterSnowden solo per citare alcuni dei suoi film a sfondo politico, senza però dimenticare i suoi documentari e le celebri interviste a Michail Gorbaciov e poi Vladimir Putin.

La decisione di Youtube è stata seguita a ruota da Facebook e da Amazon Prime che ha posto sul film un “shadow ban” ovvero nascosto il titolo alle ricerche sulla piattaforma, che però pare essere ancora visibile a chi ne possiede il link diretto. 

Da notare che mentre questo documentario viene bandito da Facebook la stessa società americana autorizza temporaneamente sul social network post violenti che chiedevano la morte del presidente Putin o di quello bielorusso Alexander Lukashenko

Quindi guardare un documentario di alta qualità con le interviste ai protagonisti di fatti storici è stato proibito dalle principali piattaforme mentre incitare alla “morte degli invasori russi” è stato consentito. Alla faccia della libertà di informazione e di pensiero. 

Sarandon: “Perché non vogliono che voi lo vediate?”

Il documentario è stato tempestivamente ricaricato dalla stessa casa di produzione sulle piattaforme video alternative come la canadese Rumble che ha subito sfruttato l’occasione per un po’ di sano marketing contro il gigante concorrente.

La rimozione del docufilm da Youtube è stata accolta con scetticismo anche da alcune personalità del mondo del cinema come il premio Oscar Susan Sarandon che ha polemicamente twittato:  “non siete curiosi del perché non vogliono che voi lo vediate?”

Effettivamente la curiosità c’è e se Youtube pretendeva di occultare questa pellicola al grande pubblico, stavolta ha ottenuto l’effetto opposto. Speriamo che succeda sempre quando qualche “grande fratello” prova a censurare l’informazione, la cultura e le idee. 

11 Marzo 2022 – Redazione

Nel silenzio generale della maggior parte degli organi di informazione, da tempo ormai totalmente asserviti al governo, l’Italia si prepara a subire l’ennesima svendita. Con la firma, inconfondibile, di Mario Draghi, l’uomo che dal panfilo Britannia inaugurò la folle stagione delle privatizzazioni e che ora si prepara a una vera e propria impresa: regalare una delle poche cose buone ancora presenti nell’orbita Rai. Nello specifico Rai Way, società che detiene il controllo e la gestione delle torri di trasmissione del servizio pubblico.

Centinaia di postazioni realizzate e migliorati negli anni. E che, come spiegato dall’Huffington Post, il governo si prepara a svendere, ancora una volta lasciando il Parlamento all’oscuro delle proprie attenzione, a conferma di quanto parole come “chiarezza” e “trasparenza” siano ormai totalmente estranee al vocabolario di Draghi e dei suoi ministri. Rai Way è al momento una società per azioni la cui maggioranza per legge deve rimanere in mano alla Rai Spa, in quanto di interesse nazionale. Proprio su quest’ultimo passaggio il governo si prepara a intervenire, stravolgendolo.

Stando a una bozza dell’ultimo Dpcm pubblicata da Repubblica, infatti, il governo Draghi autorizzerà a breve la Rai a scendere al di sotto del 51% nell’assetto proprietario di Rai Way. Gli analisti delle principali banche, da Intesa San Paolo ad Akros, hanno già fatto previsioni su una prossima fusione tra la società delle torri televisive ed Ei Towers, dando vita a un gruppo a vocazione continentale. Non mancano alternative, che portano però in maniera ancora più rapida fuori dai confini nazionali.

A far storcere ulteriormente il naso, per non dire di peggio, è poi la motivazione con cui il governo sta tentando di spiegare le sue scelte. Nel testo del decreto si parla, infatti, di “contributo al contrasto al cambiamento climatico” e “rafforzamento dei piani di sviluppo e sostenibilità della Rai”. Come se vendere le torri ai privati contribuisse a salvaguardare l’ambiente o servisse, di colpo, a coprire il buco di bilancio. Al di là delle reali intenzioni, un’operazione che conferma ancora una volta la vocazione di Draghi: svendere il patrimonio pubblico italiano, privando il Paese di asset strategici fondamentali.

Fonte: IlParagone

05 Marzo 2022 – Redazione

In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa.

La misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia.

(Fonte: Ufficio stampa RAI)

😂😂😂😂 Basta fake 😂😂😂😂

05 Febbraio 2022 – Fonte: Giorgio Gandola (La Verita’)

L’ex presidente Rai Marcello Foa: «Al fronte si passa da una notizia emotiva all’altra, scatta la catena mediatica e addio alla verità. Qui per la stampa la priorità non è accertare i fatti, ma ingaggiare crociate per le cause supreme».

È dura quando hai lo «spin» nel fianco. E quando ti devi districare fra bombardamenti rubati ai videogame, quando gli eroici marinai ucraini morti sull’isola dei Serpenti in realtà sono vivi. Epica bellica o balle spaziali? Meglio chiederlo a un esperto come Marcello Foa, ex presidente Rai, da anni studioso del fenomeno e autore di un saggio che spiega tutto dal titolo: Gli stregoni della notizia, come si fabbrica informazione al servizio dei governi. Quindi di Vladimir Putin, dell’assediato Volodia Zelensky, dell’Occidente mai estraneo a queste pratiche poco allegre. Nel frattempo la verità è un optional, anzi un algoritmo.

Partiamo dall’esplosione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Follia russa, attentato ucraino o fake news?
«Se una persona si astrae da considerazioni di parte, la verità non la può sapere adesso. È il classico tentativo di inquinare le acque per far sì che la responsabilità ricada sul nemico. Una volta c’erano gli inviati di guerra che verificavano di persona, oggi la velocità dell’informazione digitale rende difficile ogni approfondimento. Si passa da una notizia emotiva all’altra».

Ieri Putin ha imposto una censura durissima e la Bbc ha ritirato i giornalisti da Mosca.
«È la misura drastica di un regime illiberale. La censura in tempi di guerra è la norma, ma termini così impositivi – 15 anni di carcere per presunte fake news – sono per noi impressionanti. Tutto questo non fa che confermare quanto sia importante la battaglia dell’informazione».

Questa guerra è un manuale di condizionamento psicologico.
«L’altro ieri Putin ha tenuto un Consiglio di guerra in diretta tv e ha detto: in Ucraina sono presenti mercenari stranieri che usano i civili come scudi umani per impedire loro di lasciare le zone di operazione. Un’affermazione forte, ma è vera oppure no? Di sicuro è ben studiata. Nell’opinione pubblica russa che vede rappresentata così la realtà, cresce l’indignazione a sostegno dei “fratelli ucraini oppressi”. E se ci sono vittime civili, la colpa è dei mercenari».

Gli ucraini rispondono colpo su colpo.
«Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che un commando ceceno è stato sgominato nel tentativo di uccidere Zelenski; l’attentato sarebbe fallito grazie ai servizi segreti russi che hanno fatto una soffiata agli ucraini. Notizia vera, parzialmente inventata, falsa? Nessuno può saperlo. Ma l’effetto mediatico è sicuro perché dire che i servizi russi hanno allertato gli ucraini è un modo per seminare zizzania fra gli occupanti e far sapere agli ucraini che i russi non sono compatti».

Morale di tuo questo?
«La guerra è un susseguirsi di episodi che hanno come obiettivo il condizionamento psicologico del pubblico per esaltare e motivare la tua parte, screditare e demotivare i nemici. E infine disorientarli perché prendano decisioni sbagliate. Le informazioni che passano sono di tre livelli: quelle dei russi per i cittadini russi, quelle degli ucraini per gli ucraini e quelle dei due contendenti per il mondo. Una macchina infernale dove la disinformazione professionale è la norma. Per esempio i giornali russi hanno avuto la disposizione di non parlare mai di guerra ma di operazione speciale».

In Italia si demonizza perfino Fëdor Dostoevskij.
«È una caratteristica negativa dell’informazione moderna. La grande stampa, nella migliore accezione del termine, dovrebbe aiutare a capire i fatti e invece tende a instaurare un “frame” su cause supreme. Chi non è allineato viene additato come eretico. Questo approccio è sbagliato e pericoloso per la democrazia ma accade ogni sera. Finisce per contare la cornice valoriale e non quella analitica; l’importante è definire cosa è bene e cosa è male. Così si crede ideologicamente al bianco o al nero senza considerare le sfumature. E questo esaspera la polarizzazione».

Come avviene la manipolazione emotiva?
«Associando la cornice valoriale a una forte emozione subliminale. Con il Covid era la paura della peste, con la guerra è la paura atomica, associata a un sentimento di ingiustizia nei confronti del popolo ucraino e la conseguente demonizzazione del nemico russo. Ovviamente la stessa cosa, opposta, accade sul fronte russo».

Così non rischiamo di svuotare la democrazia?
«Il paradosso è questo. Noi occidentali ci battiamo per la libertà di opinione ma quando adottiamo in modo acritico questa formula entriamo in contraddizione con noi stessi perché deprimiamo quei valori per i quali ci battiamo».

E arriva anche la lista di proscrizione dei presunti putiniani stilata da Gianni Riotta.
«Un atteggiamento inaccettabile che colpisce a 360 gradi intellettuali e giornalisti con diverse sensibilità politiche. Con un effetto ultimo: chi ha opinioni diverse dal mainstream, o è molto coraggioso oppure ci penserà quattro volte prima di esprimerle. È la character assassination, ricorda il clima di intolleranza degli anni Settanta. È illuminante il caso di Barbara Spinelli, intellettuale di sinistra e figlia di Altiero, uno dei padri fondatori dell’Europa; è uscita dal seminato ed è diventata immediatamente un’impresentabile».

Si assiste a un festival di fake news belliche trae da film o da videogiochi.
«Sono all’opera i guerrieri dei social, disinformatori professionali che presidiano i network. Il fenomeno è parte integrante delle guerre asimmetriche e i Paesi più esposti sono anche i più attivi. Quando scoppia una guerra questi guerrieri digitali creano immagini false, verosimili o decontestualizzate che condizionano fortemente l’opinione pubblica».

L’esempio più clamoroso?
«Ventidue milioni di persone hanno visto il jet russo abbattuto dagli ucraini, salvo poi sapere che si trattava dell’immagine dell’Associated press di un aereo distrutto in volo in Libia dieci anni fa. Nella concitazione distinguere il vero dal falso è difficile anche nelle redazioni più strutturate; basta che un media rilanci la bufala e parte la catena. È l’effetto ridondanza».

La narrazione crea figure mitologiche e fasulle.
«Ricorda Amina in Siria, la blogger dissidente che emozionò il mondo? Mai esistita. A scrivere il diario era un americano che studiava a Edimburgo. Era un falso artistico, ci sono cascati tutti. Nessuna novità, oggi è il caso di Bondarenko e della Kerimova, sedicenti giornalisti ucraini che sostengono su Facebook le ragioni della Russia: profili con belle foto, ma non esistono. Una tecnica di disinformazione classica».

Fra scoop falsi e censure, alla fine a cosa dobbiamo credere?
«A una battuta di Groucho Marx. Il segreto del successo è la sincerità, se riesci a fingerla ce l’hai fatta».

02 Febbraio 2022 – Redazione

Ovunque in rete si moltiplicano fake news sulla guerra in Ucraina, spesso accreditate da “autorevoli” quotidiani e telegiornali italiani. Ecco un riassunto di tutte le bufale di questi giorni

Con l’esplosione della guerra fra Russia e Ucraina esplodono anche le fake news sui giornali, quotidiani e internet. Sono tanti i contenuti, siano essi foto, video o semplici informazioni, erroneamente riportati. Alcuni sono veri e propri fake, altri maliziosamente male interpretati, mentre altri infine denotano una certa pigrizia da parte dei giornalisti. Tutte queste bufale, come al solito, vanno a sfavore della Russia e cercavo di dipingere il conflitto come un mero atto di pazzia da parte del dittatore folle Vladimir Putin. Che in queste ore viene raffigurato sempre più come un Hitler del ventunesimo secolo. Andiamo più nel dettaglio e cerchiamo di catalogare tutte le fake raccontate in queste ore.

La copertina del Time al Tg1

Una delle fake più dibattute in rete riguarda la copertina del Time di prossima uscita nel mese di marzo. Nel corso di un approfondimento durante il Tg1 diretto da Monica Maggioni è stata mostrata in anteprima. Invece, però, di quella originale raffigurante un carro armato russo il notiziario di Rai 1 ne ha mostrata una finta nella quale si vede una foto di Putin sovrapposta a un’altra di Hitler. La Maggioni si è in seguito scusata per l’incidente.

Il carro armato ucraino

In uno dei primi giorni del conflitto sono circolate in rete le immagini di un carro armato che, forse intenzionalmente, sbandando investiva il conducente di un’auto che gli stava passando accanto in senso opposto. In molti si sono affrettati a catalogare il fatto come un gesto gratuito, derivante dalla mera crudeltà dei soldati russi. In realtà il carro armato era parte delle forze ucraine e l’incidente è stato a tutti gli effetti un incidente. L’autista dell’auto ne è poi uscito illeso.

Il Tg2 manda in onda un videogioco

Una delle fake maggiormente degne di nota riguarda ancora una volta un telegiornale Rai. Stavolta è il Tg2 a cascarci. Durante le prime ore del conflitto ha mandato in onda le immagini di un videogioco  War Thunder – spacciandole come la prova di un bombardamento avvenuto a Kiev. Un servizio ripreso poi dalle edizioni serali dei principali notiziari Rai. Talmente grossolano come errore da avere provocato dei malumori anche in Commissione Vigilanza Rai.

Il missile contro l’edificio

È stato diffuso dall’emittente Nexta il video di un missile lanciato a Kiev terminato contro un palazzo abitato da civili. Le immagini, indubbiamente forti, hanno catturato anche l’attenzione del ministro degli esteri Luigi Di Maio: “Stanno bombardando anche gli edifici residenziali – scrive su Facebook il 26 febbraio – Tra le vittime di questi terribili bombardamenti, sempre di più negli ultimi giorni, ci sono centinaia di civili, e tra questi anche diversi bambini”. Sono diversi gli organi di stampa che hanno riportato la notizia come un attacco russo. Peccato che il gesto sia stato smentito direttamente dal Cremlino e probabilmente sarebbe da imputare a un errore ucraino, come riporta Francesco Santoianni su L’Antidiplomatico: “Il Corriere della Sera riferendosi allo stesso video diffuso da di Maio aveva specificato che ‘Potrebbe essersi trattato di un missile antiaereo ucraino che ha avuto un malfunzionamento’”. Intanto il post di Di Maio rimane ancora visibile sui social.

Gli aerei da caccia nei cieli ucraini

Uno dei primi video circolati con lo scoppio del conflitto in Ucraina è stato quello di una lunga serie di caccia che sorvolavano i cieli ucraini. In un’atmosfera lugubre, i suoni stridenti e cupi dei velivoli incutevano timore e davano sensazioni quasi apocalittiche. Ancora una volta però si tratta di un filmato vecchio. Gli aerei stavano facendo solamente un’esercitazione, non a febbraio 2022 ma a maggio del 2020.

FONTE: Il Giornale d’Italia