12 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li

In un Paese in cui il mercato del lavoro è sempre più chiuso e per i giovani la speranza è ridotta al lumicino, arrivano i nuovi dati Ocse a “confortarci”. Quando andranno in pensione gli italiani nel futuro prossimo? Tenetevi forte: a 71 anni! Già, chi entra nel mercato del lavoro ora in Italia sa che non ci uscirà prima dei 71 anni. Una follia. Sono i dati che emergono dal rapporto “Uno sguardo sulle pensioni”, realizzato dall’Ocse e che colloca il nostro paese ai vertici per età pensionabile futura. La media Ocse è di 66 anni per la generazione che accede adesso al mercato del lavoro.

L’invecchiamento della popolazione in Italia – spiega l’ Ocse – sarà rapido e nel 2050 ci saranno 74 persone di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, il che equivale a uno dei rapporti più alti dell’Ocse. Negli ultimi 20 anni, la crescita dell’occupazione, anche attraverso carriere più lunghe, ha compensato più della metà della pressione dell’invecchiamento demografico sulla spesa pensionistica in Italia.

Altro dato choc: “Per i lavoratori autonomi si prospetta un futuro con pensioni più basse del 30% rispetto a quelle di un dipendente con la stessa anzianità contributiva”. L’Ocse sottolinea che in Italia il tasso di sostituzione netto (ovvero il rapporto tra l’ultimo stipendio e la pensione ) è dell’82% per i lavoratori con una carriera senza interruzioni e con salario medio, un rapporto più alto rispetto a un tasso del 62% in media nell’area dell’Ocse. Andando in pensione 3 anni prima, a 68 anni, il futuro tasso di sostituzione netto scende sostanzialmente al 72%, un valore che rimane alto in un confronto a livello internazionale.

Tuttavia, non è possibile attendersi tassi così elevati di sostituzione per tutti i lavoratori. “In Italia, una lavoratrice che inizia la sua carriera a 27 anni ed è disoccupata per 10 anni nell’arco della sua vita professionale riceverà una pensione inferiore del 27% rispetto a quella di una lavoratrice a tempo pieno, contro la media del 22% inferiore nell’area dell’Ocs. Inoltre, poiché le aliquote contributive dei lavoratori autonomi sono inferiori di un terzo rispetto a quelle dei dipendenti, i lavoratori autonomi possono aspettarsi pensioni inferiori di circa il 30% rispetto a quelle dei dipendenti con lo stesso reddito imponibile per tutta la carriera: la media Ocse è del 25% più bassa”.

VOLETE ANCORA STARE IN EUROPA? MAH!!!

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.) che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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