07 Maggio 2023 – Redazione

 

Ha abbattuto il muro del pregiudizio, partecipando negli anni Venti al Giro d’Italia: la storia di Alfonsina Strada.

«Pedalò forte contro il vento del pregiudizio»:

Con queste parole, nell’ottobre 2022, durante l’intervento alla Camera per chiedere la fiducia Giorgia Meloni ha omaggiato Alfonsina Strada. Nel nome, c’era già il suo destino. Alfonsina è stata la pioniera del ciclismo femminile italiano, la prima concorrente donna del Giro d’Italia. In pieno regime fascista, su due ruote ha percorso una lunga strada contro i pregiudizi di quei tempi. Contro le convenzioni sociali che identificavano la figura femminile solo come moglie e madre. Alfonsina è stata tra quelle donne «che hanno osato – per tornare al discorso della Meloni – per impeto, per ragione o per amore». E fatto la differenza.

Alfonsina Strada: storia di una ribelle

Alfonsina Morini, questo il nome da nubile, nacque nel 1891 a Castelfranco Emilia da una famiglia di braccianti agricoli. Sentì presto accendersi la passione per la bicicletta, era ancora una bambina: suo padre ne aveva una, vecchia e malridotta, ma lei se ne innamorò perdutamente.

Cominciò facendo la vedette delle competizioni sportive della zona, poi arrivarono le prime gare a Reggio Emilia e dintorni. Ma poiché c’era l’alto muro del maschilismo sportivo (e non solo), pur di partecipare Alfonsina dovette spacciarsi per un uomo. Era già chiaro, niente l’avrebbe fermata. E si guadagnò così il soprannome di “diavolo in gonnella”.

Ovviamente, i genitori e tutti gli altri parenti non approvavano le sue velleità. Doveva trovare marito come tutte le altre, Alfonsina. E magari diventare una brava sarta. Nel 1905, a soli 14 anni, sposò il meccanico e cesellatore Luigi Strada. La precoce fine di un sogno? No, anzi. La coppia Alfonsina Strada e Luigi Strada sorprese tutti, perché quell’uomo si rivelò di grande intelligenza e mentalità aperta. Nel giorno delle nozze, regalò ad Alfonsina una bici da corsa. L’anno successivo i due si trasferirono a Milano e lui cominciò addirittura a farle da allenatore. Alfonsina Morini Strada prese parte a diverse competizioni, inanellando successi.

Nel 1924 fu ammessa al Giro d’Italia. Sostenne le prime tappe con risultati più che validi, soprattutto considerando che tutti gli altri atleti erano uomini. Durante l’ottava tappa (L’Aquila-Perugia), però, la pioggia e il vento la fecero cadere rovinosamente. Eppure non si arrese. Con l’aiuto di una donna, aggiustò il manubrio della sua bicicletta usando un manico di scopa e ripartì. Arrivò a Perugia per ultima e fuori tempo massimo, esausta e ferita. Ma arrivò. Conquistando tutti gli spettatori, che la accolsero con ammirazione e calore. Tuttavia, anche a causa di chi disapprovava l’emancipazione femminile, venne esclusa dalla gara. Le permisero comunque di prender parte alle seguenti tappe, senza conteggiarne i tempi. Su 90 atleti partiti da Milano, solo 30 portarono a termine l’intero percorso. Tra questi, anche lei.

Nonostante ciò, non le fu mai più permesso di iscriversi al Giro. E sapete cosa fece? Più di una volta lo seguì per conto proprio, naturalmente a bordo della sua bici. Ormai celebre, prese invece parte a molte altre competizioni e si esibì anche nei circhi, pedalando sui rulli. Nel 1938 conquistò il record dell’ora femminile a Longchamp, in Francia, fissandolo a 35,28 chilometri.

Gli ultimi anni e la morte

Alla fine degli anni Quaranta, Alfonsina Strada rimase vedova. Il 9 dicembre 1950 si risposò a Milano con Carlo Messori, a sua volta ex ciclista e ormai quasi settantenne. Insieme aprirono un negozio di biciclette con officina annessa, in via Varesina 80. E lei, manco a dirlo, andava tutti i giorni al lavoro su due ruote. Nel 1957, però, anche Messori morì. Alfonsina mandò avanti l’attività da sola. Però cominciava ad esser stanca, anche di pedalare sempre.

Acquistò quindi una Moto Guzzi 500 di colore rosso, qualcuno disse che fu costretta a vendere parte delle sue medaglie e dei suoi trofei per mettere insieme il denaro necessario. Forse è la verità, forse no. Ma di certo, il tramonto della sua vita non fu luminoso. Il 13 settembre 1959 si spense all’improvviso. La causa della morte di Alfonsina Strada? Infarto. Che la colpì mentre provava a far partire la sua moto ingolfata, spingendo con forza sulla leva di avviamento.

Alfonsina Strada: curiosità

Alfonsina Strada è un esempio, una donna che ha aperto strade a tutte le altre donne. Una guerriera. La descrivevano anche come una persona bizzarra, fuori dal comune. Di certo, è stata un’anticonformista. Un’anima libera, dotata di una forza incredibile. Durante la sua vita ha raggiunto traguardi allora inimmaginabili, ma anche affrontato prove molto dure. Fin da bambina, quando i morsi della fame si facevano sentire eccome.

Quello con Luigi Strada è stato un incontro determinante. L’amava ed era un uomo pieno di virtù. Ma allo stesso tempo molto fragile, per cui a un certo punto rimase vittima della depressione e addirittura finì in manicomio: «Sono una donna – dichiarò Alfonsina nel corso di un’intervista al Guerin Sportivo – è vero. E può darsi che non sia molto estetica e graziosa una donna che corre in bicicletta. Vede come sono ridotta? Non sono mai stata bella, ora sono… un mostro. Ma che dovevo fare? La puttana? Ho un marito al manicomio che devo aiutare; ho una bimba al collegio che mi costa 10 lire al giorno. (…) Ho le gambe buone, i pubblici di tutta Italia (specie le donne e le madri) mi trattano con entusiasmo. Non sono pentita. Ho avuto delle amarezze, qualcuno mi ha schernita; ma io sono soddisfatta e so di avere fatto bene».

Grazie ai suoi successi sportivi, dunque, riuscì a pagare le rate del manicomio. Ma la figlia di Alfonsina Strada? In realtà non è mai diventata madre. La bambina cui si riferiva era una nipote. Un’ultima curiosità: il giorno in cui morì, aveva assistito alla gara ciclistica Tre Valli Varesine. Si era fatta sera. Alla portiera disse di essersi divertita tanto, che era stata una gran bella giornata. La sua intenzione era quella di portare la moto in negozio e tornare nuovamente a casa in bicicletta. Ma la moto non partiva. Mentre spingeva sulla leva, le cadde sopra. I vicini la portarono in ospedale, ma all’arrivo era già morta.

Alfonsina Strada: il libro

Sono stati scritti diversi libri su questa incredibile donna, ma il più famoso e appassionato è senza dubbio Alfonsina e la strada di Simona Baldelli. Che racconta del suo percorso sportivo e soprattutto indaga sul fronte intimo e privato. Non è una semplice biografia, ma un romanzo costruito su una storia reale. Che coinvolge ed emoziona. Chi è affascinato da Alfonsina Strada, non può perderselo.

 

FONTE: Elle.com

UNISCITI A MERCURIUS5 SU TELEGRAM ⤵️https://t.me/mercurius5giornale