29 Aprile 2023 – di Marzia MC Chiocchi

Poco e’ cambiato dal crollo del Ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 Agosto del 2018.

E’ l’Italia che va.. un paese in dissesto idrogeologico e non solo

E’ l’Italia che va..                                                      con le su macchinine vrum vrum
sulle piccole autostrade ” bum”
Sotto cieli di cristallo blu blu

Questo l’incipit di una famosissima canzone di Ron datata 1986. Se poi proseguiamo nella lettura del testo, notiamo che, con una musicalità spensieratamente rassegnata, e con morbidezza linguistica, l’autore delinea un tratto attualissimo della staticità tutta italica. In 37 anni dalla sua uscita poco e’ cambiato.

Non e’ affatto mia intenzione frullare il sacro col profano, ma vorrei partire da questa canzone per affrontare, spero senza pesantezza,  una delle problematiche di questa Italia colabrodo.
La fragilità di molte opere infrastrutturali, frutto di un’ ingegneria contemporanea un po’ disattenta, unita alla frequente poca serietà, nella gestione degli appalti. Parto dai cavalcavia e i ponti crollati, trattandosi di eventi recenti, un’elenco che, partendo ad esempio dal 2013 ad oggi, ne annovera un significativo elenco!
Uno scempio, una vergogna, un’indecenza. Concedetemi queste parole, ancora molto calibrate, che sostituiscono educatamente, un linguaggio pubblicamente inesprimibile, per definire la sequenza di morte e distruzione.
Tante ragioni di tutto cio’ le conosciamo, tra cui:

– scarsa professionalità progettuale
– costruzioni realizzate risparmiando sui materiali
– una quasi assente manutenzione sempre in crescendo

Intervistando un esperto del settore, da oltre 20 anni in prima linea su molti cantieri edili del territorio nazionale, abbiamo chiesto noiosissimi, se pur indispensabili tecnicismi, per comprendere come sia cambiato nella storia il modo di realizzare grandi e piccole infrastrutture. Semplificando al massimo, abbiamo capito che, nei secoli, e sopratutto negli ultimi decenni, per costruire, si e’ sostituita la più solida pietra di tufo con i mattoni. Che le tecniche di costruzione siano passate dalle murature antiche più complesse, non sempre lineari e per questo uniche, alla concezione moderna scatolare, può senza dubbio dispiacere, perché così operando le parti moderne delle nostre città storiche, sono diventate anonime e dormitorio.
Ma alla base di tutti i cambiamenti, belli o brutti che siano, devono rimanere concetti granitici: sicurezza, stabilità e manutenzione. Alla luce di quanto detto, infatti, non si possono spiegare gli accadimenti con giustificazioni riduttive, frasi o luoghi comuni quali “Il Paese che crolla”, ” La sabbia di mare usata al posto di quella di fiume” o simili.
Gli antichi, senza dubbio, costruivano molto meglio e con maggiori accortezze ma, periodicamente, con cadenza certosina, mantenevano infrastrutture, opere idrauliche e quant’altro, con i controlli che, sempre più spesso, noi omettiamo.


Sebbene coscienti che una costruzione in pietra, nei secoli, abbia maggiore solidità e durevolezza, rispetto ad una di cemento armato, non possiamo pensare, però,  che tali opere vivano in un’ aura di eterna resistenza. Purtroppo viviamo le conseguenze di una cancrena sociale, di un’emorragia civile che, superficialità,  inamovibilita ed egoismo imperanti, non riescono a fermare. Figli di una satira di boccaccesca memoria, che si prendeva gioco, già da allora, dei comportamenti non esemplari  della societa italiana, ancora tutta da unire, dovremmo velocemente svegliarci.
Non basta solo esorcizzare cio che accade con simpatiche e argute battute sui social. E arrivato il momento di reagire, non a parole ma nei luoghi deputati.
Chi ci governa fa leva sulla nostra apatia, continuando ad imbambolarci con i ” FAREMO”.
Ma quando? Vien da chiedere. Allo stato dei fatti, probabilmente rispondiamo, il giorno del poi e l’ anno del mai.
Smettiamo di considerare Cassandra chi dice la verità prevedendo disastri non per vaticinio, ma per professionalità e capacità tecniche. In fondo, la figura mitologica greca, annunciando sventure, metteva semplicemente sull’avviso per prevenire ed evitare il peggio. Ma la stupidita , che partorisce senza soluzione di continuità,  l’aveva invisa ai molti, considerandola esclusivamente portatrice di ogni male. Dalla mitologia alla realtà il passo e’ stato breve, e ancora oggi, chi cerca di avvertire, non viene ringraziato , ma considerato Cassandra.
Ahi noi!
E l’Italia che va….
Tante domande senza risposte. E quante difficoltà a spiegare certe incongruenze ai bambini che, sempre più svegli e attenti, pongono domande intelligentemente imbarazzanti. A tal proposito l’ing. Esposito mi ha raccontato di quando la figlia, di appena 5 anni, dopo i crolli di Pompei gli chiese.. “Papà, perché ci sono costruzioni antichissime che resistono e quelle di oggi cadono?

Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.
Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.

ECCO IL VIDEO SUI PONTI A RISCHIO CROLLO ⤵️
https://youtu.be/A1MlXGaSJ9E


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