20 Gennaio 2022 – Fonte: IlParagone

Fabrizio Pregliasco, virologo-divo del piccolo schermo italiano in epoca Covid e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, è stato sentito in procura dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano in merito allo scandalo sollevato dalla trasmissione Fuori dal Coro, che aveva raccolto le testimonianze di pazienti non vaccinati che si erano visti spostare degli interventi chirurgici proprio perché sprovvisti del Super Green pass.

L’audizione, come riportato dalla testata Il Giorno, è stata richiesta dalla responsabile del dipartimento “Tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro”. In queste ore, il virologo si era difeso dalle accuse spiegando all’Agi di aver dato “indicazione ai curanti di fare una valutazione rispetto al rischio di fragilità dei pazienti per riorganizzare e ottimizzare le sale operatorie per gli interventi più urgenti”. Secondo Pregliasco “l’eventuale scopertura vaccinale espone il paziente a un maggior rischio e avendo spazi limitati e cento posti letto in meno, per garantire tutta l’attività per i Covid si è resa necessaria una riorganizzazione degli interventi”.

Pregliasco aveva sottolineato come, comunque, tutti gli interventi urgenti in programma al Galeazzi di Milano siano stati effettuati per tempo e che gli slittamenti avrebbero interessato soltanto operazioni considerate “di minore importanza”. Intervistato dal giornalista Francesco Borgonovo per La Verità, Pregliasco era però finito nuovamente nella bufera per aver tentato di giustificare così la sua scelta: “Se arrivasse un paziente obeso lo rimanderemmo indietro? Se ha dei problemi sì, c’è una classificazione anestesiologica”.

Una frase, quella del medico, che ha fatto sbottare ulteriormente gli utenti sui social, arrivati a parlare di una vera e propria “apartheid medica” attuata da Pregliasco all’interno della struttura milanese. Il diretto interessato aveva sottolineato come la sua struttura, al pari di tutte quelle italiane, “fosse in grave difficoltà” in questi mesi di pandemia, rendendo necessarie scelte sui pazienti cui dare la priorità. Una selezione che, a quanto pare, tende però a escludere sistematicamente i non vaccinati.