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13 Marzo 2022 – Redazione – di Maurizio Belpietro ( La Verita’)

PUBBLICHIAMO, SENZA TROPPI PREAMBOLI, L’EDITORIALE DI MAURIZIO BELPIETRO DIRETTORE DEL QUOTIDIANO LA VERITA’, SU CIO’CHE L’ITALIA STA VIVENDO, PER COLPA DI UN MANIPOLO DI MAGLIARI GOVERNATIVI CHE, CI AUGURIAMO DI VEDERE AL PIU’ PRESTO IN GALERA, PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ E NON SOLO!

Energia, materie prime, industria, carburante: siamo già in emergenza. L’esecutivo tentenna sullo scostamento e ragiona sui limiti ai termosifoni. Una misura che con l’import del gas non c’entra nulla: è solo retorica. Di fronte al disastro i ministri parlano (spesso a vanvera). Precettato lo sciopero dell’autotrasporto di domani, ma resta il rischio caos: Tir pronti al blocco.

Non conosco il ministro Roberto Cingolani, tuttavia ho la sensazione che lui non conosca che cosa voglia dire fare il ministro. Intervistato in una trasmissione televisiva a proposito dell’aumento del prezzo dei carburanti, il responsabile della Transizione ecologica del governo Draghi ha detto che siamo davanti a una truffa colossale. Ovviamente io non ho motivo di dubitare delle parole di una persona esperta come l’ex responsabile dell’innovazione tecnologica del gruppo Leonardo. Se la benzina in poche settimane è giunta a sfiorare i 2 euro e mezzo è possibile che ci sia qualcuno che se ne stia approfittando e che la colpa forse non sia tutta da attribuire a Putin e alla guerra in Ucraina. Però una persona con un ruolo istituzionale non va in tv a dire che l’aumento dei carburanti è una truffa colossale ai danni dei cittadini e delle imprese. Se è convinto che dietro ai rincari ci sia una speculazione o, peggio, una frode ha a disposizione molti strumenti per intervenire e porre fine al ladrocinio.

Per prima cosa può avvisare il suo collega dell’Economia, affinché solleciti un intervento della Guardia di finanza per scoprire se qualcuno sta commettendo illeciti. E, se Daniele Franco non lo sta a sentire perché troppo impegnato a far quadrare dei conti che non tornano, può sempre rivolgersi alla Procura. Una colossale truffa comporta un colossale imbroglio, un inganno ai danni di milioni di italiani e di centinaia di migliaia di imprese, le quali sono costrette a pagare di più per sostenere le proprie attività e tutto ciò si tradurrà in un rincaro dei prezzi per il consumatore. Dunque, se un uomo di governo ha notizia di una gravissima speculazione non va in televisione a parlarne: si rivolge alla magistratura. Davanti alla telecamera, a spiegare la propria opzione su ciò che sta accadendo, aumento del prezzo della benzina compreso, ci può andare un commentatore o un esperto, non certo chi ha potere di intervenire.

Ho fatto questa premessa perché ogni tanto ho la sensazione che i nostri politici (anche i tecnici prestati a ruoli istituzionali nel momento in cui accettano di occuparsi di cosa pubblica diventano politici) pensino di essere degli opinionisti e non degli amministratori. Se stai al governo non mi puoi raccontare, come se tu fossi uno spettatore, che c’è qualcuno che mi sta derubando: devi intervenire per impedire che ciò accada. Punto. Perché un conto è dire ciò che si pensa in un talk show, un altro è decidere o non decidere quando si ha il potere di farlo. Ministro deriva dal latino e significa servitore, non commentatore. Di quelli, cioè di addetti a sfornare pareri, ne abbiamo fin troppi e, purtroppo, spesso ci rifilano stupidaggini. Tra costoro ovviamente vanno iscritti coloro che non si rendono conto degli effetti che avrà l’aumento del prezzo dei combustibili sulla vita dei cittadini. Provate a pensare le conseguenze delle nuove quotazioni della benzina, passate in poche settimane da 1,9 euro al litro a 2,4. Se prima per un pieno di un’auto di media cilindrata servivano 80-90 euro, ora ne occorrono 115. Per gente che ha stipendi elevati e usa poco la macchina 25 o 35 euro al mese non sono niente, ma per chi guadagna 1.500 euro e deve raggiungere il posto di lavoro in auto o è costretto ad accompagnare i figli a scuola, 25 o 35 euro non sono pochi, soprattutto se in un mese è costretto a rifornirsi più di una volta.

A questo poi si aggiunge il caro bollette, con aumenti che sono doppi o tripli rispetto a ciò che si pagava in precedenza. E stiamo parlando di famiglie. Se poi facciamo i conti in tasca a un’impresa che usa molta energia per la propria attività, altro che truffa colossale: siamo di fronte a un disastro colossale, che le parole del ministro Cingolani certo non sono in grado di contenere. Così come non sono in grado di evitare il peggio gli inviti a ridurre di qualche grado la temperatura di casa, come suggerito dal Comune di Roma. I termosifoni delle famiglie concorrono solo in minima parte al fabbisogno nazionale, perché il grosso dei consumi di metano è dato dalle aziende e dal funzionamento delle centrali a gas per produrre elettricità. Dunque, anche abbassare i caloriferi, come suggerisce qualche scienziato, non solo non ci pulirà la coscienza, ma neppure migliorerà i nostri conti pubblici. La sola cosa che può aiutarci a raggiungere l’obiettivo, cioè ridurre la dipendenza energetica da Mosca, è una cosa che dovrebbe fare proprio Cingolani, ossia colui che parla di colossale truffa. Invece di rilasciare dichiarazioni, il ministro dovrebbe rilasciare autorizzazioni, per rendere effettiva la transizione ecologica. Vogliamo avere fonti alternative al petrolio, al gas e al carbone che compriamo da Mosca? Beh, oltre ad estrarre gas in Adriatico si può cercare di sfruttare la fonte più rinnovabile che ci sia: l’acqua. So che non piace agli ambientalisti, ma l’idroelettrico è il sistema più pulito che ci sia. Non servono grandi impianti né grandi invasi. Serve solo una grande voglia di fare e poca voglia di chiacchierare.

28 febbraio 2022 – Redazione

Il Consiglio dei ministri “ha deciso di incrementare le misure di soccorso ed assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea. Per questo motivo ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, con possibilità di revoca in caso di necessità, rivolto ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto”.

Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi, al termine del vertice cha ha approvato il nuovo decreto con ‘ulteriori misure urgenti contro la crisi in Ucraina’.

In particolare, è arrivato il via libera agli aiuti, anche militari, per Kiev. Inoltre, “si rende immediatamente attuabile” il razionamento del gas utilizzato “dalle centrali elettriche” e “nel settore termoelettrico”.

Il “decreto Ucraina” prevede:

  • l’invio di soldati e mezzi militari sul fronte orientale della Nato;
  • stanzia fondi per gli aiuti umanitari in Ucraina;
  • rafforza, nel periodo del conflitto, l’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri per la tutela degli italiani all’estero e la Protezione civile, che potrà intervenire anche in Ucraina in caso di emergenze umanitarie.

Nel dettaglio, il decreto prende in considerazione l’eventualità per cui del flusso di profughi provenienti dall’Ucraina ce ne siano circa 250.000 in arrivo in Italia.

Novità e decisioni che non si fermano al lato del supporto umanitario, ma anche in campo militare. Sul fronte militare infatti il decreto Ucraina prevede, sempre in territorio Nato, l’invio di mezzi e militari italiani. Nel dettaglio:

  • invio di 250 soldati in Lettonia;
  • invio di 130 soldati e 14 aerei per il pattugliamento in Romania;
  • invio di 2 navi, un aereo e 235 marinai per il pattugliamento del Mar Nero.

Inoltre sono state attivate le “forze ad alta prontezza”, cioè un gruppo di 1.350 soldati, 77 mezzi terresti, 2 navali e 5 aerei pronti ad agire in caso di emergenza. Con questi l’Italia ha preparato, in difesa delle zone di confine con l’Ucraina della Nato, un totale di 1.970 soldati.

Infine, per completezza, il decreto Ucraina prevede l’invio di materiale militare non letale gratuitamente, come protezione per i soldati e per lo sminamento.

Stato di emergenza per la fornitura di gas

Vi è poi una parte dedicata al rischio imprevisto per “il normale funzionamento del sistema nazionale di gas naturale”. A tal proposito, viene autorizzato in anticipo l’utilizzo di misure di aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gaspreviste in casi di emergenza.

Tale norma permette di ridurre – qualora necessario – la riduzione del consumo di gas nelle centrali elettriche oggi attive, “attraverso la massimizzazione della produzione da altre fonti e fermo restando il contributo delle energie rinnovabili. Per rendere concretamente operative le misure, si affida una serie di compiti a Terna S.p.A., in qualità di gestore della rete di trasmissione nazionale”.

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Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

Puoi leggere anche su👇

https://cataniacreattiva.it/decreto-ucraina-cdm-stato-di-emergenza-fino-al-31-dicembre-2022-immediato-razionamento-del-gas-via-libera-ad-aiuti-militari/

04 Febbraio 2022- Redazione Co.Te.Li

Dal primo ottobre, il prezzo della materia prima è schizzato alle stelle: da 0, 23 a 0, 90 centesimi, poi 1,20 al metro cubo. Addirittura a picchi di 2 euro, nel mese di dicembre. Percentuali di crescita non sopportabili, superiori al 500%. Otto milioni di metri cubi l’anno, questo il consumo di metano a Murano per la produzione artigianale. Tradotto in euro: dai due milioni all’anno a più di otto.

Una stangata le cui motivazioni sono da ricercare all’estero, alla crisi delle materie prime. I cui effetti però sono ricaduti in tutta Italia. Soprattutto sulle piccole aziende artigianali. Soprattutto su quelle cosiddette energivore: a Murano, infatti, le fornaci devono restare accese 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Non c’è scampo: troppo lunghe e troppo costose le procedure per spegnerle e riaccenderle. Eppure il tempo passa inesorabile, e ogni settimana il baratro si avvicina. Sempre più. Mano a mano, le fornaci dell’isola (circa 60 in tutto) stanno spegnendosi in attesa – e nella speranza – di tempi migliori.

E VOI POLITICI POLTRONARI, PARASSITI DELLA NOSTRA SOCIETA’, DOVRETE PAGARE NECESSARIAMENTE PER LE IMMENSE COLPE DI CUI VI SIETE MACCHIATI. IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI, EVIDENZE A PARTE, AVETE CREATO PROBLEMI SU OGNI FRONTE, SENZA MAI TROVARE SOLUZIONI, MA PIUTTOSTO ACCENTUANDOLI O CREANDONE DI NUOVI. NON BASTANDO IL COVID, AVETE DATO MANFORTE AI MONDIALISTI CON UN’EMERGENZA AMBIENTALE ED ENERGETICA CHE VEDETE SOLO VOI! NON RIUSCENDO A MASSACRARE PIU’ PERSONE POSSIBILI CON LA PANDEMIA, DOVEVATE PUNTARE SUL PORTAFOGLI DEL MONDO OPERATIVO DI QUESTO NOSTRO MERAVIGLIOSO PAESE. MA, COME RECITA UN ANTICO PROVERBIO: DIO NON PAGA IL SABATO! NEL SENSO CHE DIO NON HA OBBLIGO DI RISPONDERE, SEDUTA STANTE, ALLE PROVOCAZIONI. LA GIUSTIZIA E LA PUNIZIONE DIVINE, INFATTI, PRIMA O POI ARRIVANO, A PRESCINDERE DAL MOMENTO!

Marzia MC Chiocchi

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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https://cataniacreattiva.it/crisi-del-gas-chiudono-le-fornaci-dei-vetrai-di-murano/

di Marzia MC Chiocchi

Drammatica la situazione che sta vivendo parte dell’Italia, flagellata dal devastante maltempo che, nelle ultime settimane, ha imperversato anche nel resto d’Europa, e dagli incendi che stanno devastando Sardegna, Sicilia e da ieri sera Pescara. Pioggia battente, grandinate, trombe d’aria, alluvioni, fuoco e chi più ne ha più ne metta. Una condizione, questa, che preoccupa non poco anche chi, da moltissimi anni, parla di manipolazione metereologica attraverso l’emissione nei cieli di scie chimiche, con lo scopo preciso di esasperare quel cambiamento climatico di cui si parla tanto, e per dare esclusiva colpa alle emissioni tossiche aziendali, ai gas di scarico delle auto, e all’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera dalle molteplici attività industriali. Ma buona parte di questi fenomeni sarebbero causati da chi, con ogni mezzo, vuol creare in Europa le condizioni ideali per portare a compimento il progetto tutto globalista e poco ecologista anche sul clima. E sono i POVERI IGNARI, coloro che credono ancora alle favole!!!!! Ma torneremo a parlare più avanti di scie chimiche.

Per quanta riguarda gli incendi la situazione e’ ancor più pesante, se aggiungiamo a tutto questo, la negligenza umana, ma sopratutto politica. Fondi destinati alla sicurezza dei territori buttati al vento, in progetti senza logica, o forse finiti nelle tasche di qualche “parruccone” perché in Italia, i denari, servono molto più per “ungere” in fase di presentazione e preparazione di un progetto, che per la sua realizzazione! Molto spesso, infatti, questo non prende forma perché i soldi sono finiti…..nelle tasche di qualcuno! Ne consegue una visione di abbandono: boschi non curati, erbacce che crescono spontaneamente, creando una macchia impenetrabile e pericolosa, che prestano il fianco ai piromani.

Per fronteggiare i roghi, l’Italia, ha 16 Canadair a disposizione. Nel complesso, la flotta di cui dispone il nostro territorio comprende anche 4 elicotteri Erickson S64F e altri 8 elicotteri del comparto Difesa e del corpo nazionale dei vigili del fuoco. Nei periodi definiti di “massima attenzione”, viene dislocata su 14 basi: Cagliari, Catania, Ciampino (Rm), Napoli – Capodichino, Comiso (Rg), Genova, Grottaglie (Ta), Lamezia Terme (Cz), Olbia, Pescara, Trapani, Rieti, Cecina e Viterbo. Ma non basta, e così viene chiesto aiuto agli altri Paesi europei! Vergognoso! L’Italia rinunciando a un F35, potrebbe acquistare 7 Canadair alla stessa cifra! Ma con tutta probabilità’ salvaguardare il nostro Paese interessa a pochi! Secondo i piani dei paperoni distruggere una Nazione colpevolizzando ignoti, e mettere in ginocchio popolo, attività agricole e non solo, facilità la svendita dei nostri sacrifici. Qui di seguito alcune immagini dell’incendio che ha devastato il territorio catanese. GUARDA IL LINK👇👇👇👇👇

https://youtu.be/_EQP-Zp18to

SCIE CHIMICHE

Dedichiamoci adesso alle scie chimiche, diventate una vera e propria guerra segreta della geoingegneria, di cui neppure il mainstream ha nascosto la realta’. Il TG2 ne ha parlato in un suo servizio che ancora conservo e che potrete trovare su you tube.
Negli ultimi mesi di chiusure i fervidi “untori”devono aver incentivato la corsa alle scie, dal momento che i disastri climatici si sono intensificati. C’è chi definisce ancora una volta “complottisti” coloro che argomentano tali tematiche, ma noi non ci curiam di loro e andiamo oltre.
Per questo abbiamo rispolverato l’Atto n. 4-01960, pubblicato il 27 marzo 2014, nella seduta n. 218 al Senato con cui si chiedevano spiegazioni a proposito di scie chimiche, di cui pubblichiamo gli stralci.

  • Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della salute, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della difesa.

  • Premesso che: nel 1999 il Parlamento europeo con delibera n. A 4-0005/99 del 14 gennaio 1999 si è espresso contro le sperimentazioni HAARP (con base in Alaska-Usa);

  • nel 2002 l’Italia ha firmato un accordo bilaterale con gli USA sulla ricerca climatica e il capo dei ricercatori italiani e il professor Franco Prodi;

  • nel 2003 il Ministro pro tempore della difesa, Martino, ha autorizzato le forze aeree Usa (USAF) a sorvolare gli spazi aerei dell’Italia;

  • le sostanze tossiche utilizzate per le operazioni di aerosol sono composte da metalli, polimeri, silicati, virus e batteri;
  • l’alluminio è una sostanza neurotossica che danneggia sia il sistema nervoso centrale, che i processi omeostatici cellulari (l’alluminio ha un fattore determinante nell’Alzheimer);l’intossicazione da metallo produce un abbassamento delle difese immunitarie;
  • l’alluminio uccide la flora batterica dei terreni;
  • le piogge prodotte dalle scie chimiche cambiano il pH dei terreni;

  • le operazioni di aerosol, comunemente chiamate scie chimiche, finiscono per determinare, ad avviso dell’interrogante, una lesione di diritti sanciti dalla Costituzione, si chiede di sapere:

  • se il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, iniziative volte ad accertare i valori di acidità, ovvero, i pH cambiati dal 2003 al 2010, a mappare con precisione la qualità attuale dei terreni e a garantire la cessazione di tali operazioni in quanto, come conseguenza, obbligano all’utilizzo di OGM;

  • se intenda promuovere campagne di misurazione del livello di bario e di alluminio nelle acque piovane su tutto il territorio nazionale, attraverso verifiche dopo le piogge provocate dalle operazioni militari, e del tasso d’inquinamento dell’aria specificamente in relazione ai prodotti utilizzati nelle operazioni di aerosol;

  • se intenda promuovere studi per determinare il rischio ambientale e per la salute della popolazione dei territori soggetti a operazioni di scie chimiche permanenti;

  • se voglia favorire studi volti a chiarire l’influenza che le operazioni di scie chimiche dal 2003 ad oggi hanno avuto sulla salute degli italiani;

  • se intenda attivarsi al fine di rendere pubbliche le ricerche epidemiologiche relative alle malattie infettive dell’apparato respiratorio, alle allergie dovute a intossicazione da metalli e all’Alzheimer e ad altre malattie degenerative riconducibili all’intossicazione da metalli;

  • se intenda promuovere ricerche al fine di stimare la correlazione dell’aumento delle malattie in rapporto alle sostanze utilizzate nelle scie chimiche: ovviamente ogni malattia è multifattoriale e le questioni ambientali incidono significativamente, ma cercare di determinare se dal 2003 vi sia stato un aumento statistico significativo probabilmente dovuto alle scie chimiche;

  • se intenda promuovere la cancellazione del segreto di Stato relativo alle scie chimiche e far cessare le operazioni che le comportano.

A TUTTE QUESTE DOMANDE NON E’ MAI STATA DATA RISPOSTA!

Per il momento concludo questo lungo articolo ricordando che, le scie chimiche sarebbero nate come fenomeno clandestino negli anni ‘60 del secolo scorso, ma diventate frequenti dal 2002 in poi, come ha sempre dichiarato nei suoi libri Rosario Marciano’, Presidente del Comitato Tanker Enemy.

Molto altro ci sarà’ da dire…..ma in un prossimo articolo

Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale

Nel modello globale esistono evidentemente alcuni meccanismi ormai usurati. Forse l’Italia è uno di questi? 

di Roberto Roggero

Nel gigantesco circuito della Finanza, che estende i suoi tentacoli a livelli difficilmente immaginabili, solo nove Paesi hanno una propria Banca Centrale che, pur attraverso i gangli del sistema “scatole cinesi”, non faccia capo a nomi come Rothschild, dinastia che, insieme a pochissime altre, alimenta semplicemente tutto. Non esiste quindi una “Banca Rothschild” in Russia, Cina, Venezuela, Iran, Cuba, Ungheria, Siria, Islanda e Nord Corea. Inoltre, Venezuela, Iran e Russia sono anche i primi tre produttori di energia al mondo, considerando i giacimenti di petrolio, carbone e gas. Per il resto, in un modo o in un altro, tutti gli istituti nazionali di credito, definiti quindi per statuto “organismo di uno stato indipendente sovrano”, di fatto non lo sono, dal momento che, direttamente o per conto terzi/quarti/quinti/ecc. sono controllate da Rotschild & Soci. Da considerare poi che le Banche Centrali di Svizzera (in primis), Giappone, Grecia e Belgio, hanno costituito società quotate in Borsa. Da qui si comprende perché certi Stati, con istituto di credito effettivamente statale indipendente, sono costantemente attaccati a diversi livelli, e soprattutto mediaticamente, da holding della comunicazione che al vertice, dopo un contorto organigramma, trovano i soliti noti. 

Il riferimento è in particolare a quello che i media mainstream occidentali hanno battezzato “Asse del Male”, con annessi simpatizzanti e alleati, evidenti o meno. In questi casi, determinati progetti di destabilizzazione, partono dalle pagine dei giornali o da particolari siti internet o reti radiotelevisive, e si comprende quindi, perché i sopracitati nove Paesi siano considerati “il nemico”. 

A questo punto, viste le condizioni socio-economiche di certi Paesi, una domanda sorge automatica: quando una Banca Centrale, e un governo (se non sono la stessa cosa), progettano la politica economica e l’economia politica (che non sono la stessa cosa), stanno pensando ai benefici della gente della strada, o dei propri azionisti? Altrettanto scontata la risposta, che porta a capire perché un Paese come il Belgio possa stare per quasi due anni senza un governo, quando a tutti gli effetti il ruolo del governo è relativo. E si comprende perché un Paese come la Grecia sia in balia della cosiddetta “Troika” (Fondo Monetario Internazionale-Banca Centrale Europea-Commissione Europea). 

Parlando di Commissione Europea, a un cittadino italiano/europeo, interessa presumibilmente il ruolo del proprio Paese, dove la Banca d’Italia sarebbe una istituzione direttamente dipendente dal governo. Sbagliato: la banca nazionale italiana è una società di azionisti, il cui elenco appare oltretutto senza censure sul sito stesso alla voce “partecipanti”. I principali azionisti sono Banca Intesa San Paolo e Unicredit, con il 52%, seguite da Inail e Inps come enti statali (con quote ben poco rilevanti pari al 7%). Il capitale messo in campo dalle due principali banche italiane è però fornito in maggioranza dai soliti noti. 

Veniamo quindi al problema immediatamente relativo: il controllo della circolazione monetaria. Il riferimento alla dichiarazione di Mayer Amshel Rotschild non ha bisogno di spiegazioni, e già dal 1773: “Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione, e non mi importa chi fa le sue leggi. La nostra politica è quella non di fomentare le guerre, ma dirigere Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa avere guadagni territoriali. Le guerre, e non solo quelle combattute con gli eserciti, devono essere dirette in modo tale che le nazioni, di qualsiasi schieramento, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere. Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi”. Non è questione di fare parte o meno della schiera dei “complottisti”, è semplicemente l’evidenza dei fatti. 

Qual’è l’elemento a monte che fa la differenza? Forse un diverso percorso evolutivo riservato a pochi, rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale? Forse proprio un diverso stadio di comprensione dello sviluppo stesso, per cui una parte dell’umanità non è sufficientemente progredita, giunta però al limite della necessità di un cambiamento. In effetti, il punto è questo: un nucleo di pochi amministra e gestisce qualcosa come mille triliardi di dollari (provate a rappresentare la cifra numericamente…), mentre la maggior parte non ha neanche mai visto una banconota. 

Non è questo il caso dell’Italia, certo. A maggiore ragione dal momento che si conosce il valore del denaro, tale concetto appare ancor più evidente. E l’attuale caso degli accordi conclusi dai governi di tutto il mondo per l’acquisto del vaccino anti-covid, dovrebbe fare riflettere sul volume di denaro mosso dalle multinazionali farmaceutiche. Si provi quindi a ripercorrere l’organigramma di alcuni marchi ormai noti, e si noti cosa o chi appare ai vertici. 

Un altro esempio italiano è Paolo Scaroni, Deputy Chairman di Rothschild Group, già amministratore delegato di ENI e di Enel. Relativamente al caso covid, ha dichiarato: “Ci auguriamo tutti che finisca presto l’epidemia, ma sarà solo per entrare in un altro scenario drammatico…Il tema italiano non è quel che dice Bruxelles, ma quel che pensano i mercati. Dunque quanto ci costa il debito? Bisogna che in parallelo la BCE aumenti l’acquisto dei Titoli di Stato, e per la verità lo sta facendo, indirizzando un grande volume di acquisti nei riguardi del debito del nostro Paese. Altrimenti lo spread andrà alle stelle, con il rischio default. Sul circuito economico e finanziario internazionale, bisogna poi considerare che, in seguito alla pandemia, la Russia avrà peso politico sempre maggiore”. 

L’Italia si trova quindi a questo punto: uno scenario geopolitico ed economico-finanziario in tensione sempre maggiore, con probabili cambiamenti ai vertici politici, che si trovano ad affrontare un debito enorme, di oltre 2.500 miliardi di euro che, per paradosso, costa molto di più dell’effettivo valore nominale. 

A che cosa si deve tutto questo? I fattori sono molteplici, ma non ultimo la crisi del modello economico basato sul sistema Banche Centrali che, in Europa, si trasforma in BCE. Sempre riguardo l’Italia, le quote garantite a Inail e Inps assicurano il sostegno delle politiche previdenziali e del lavoro, anche se un regolamento interno stabilisce che i dividenti non debbano essere superiori al 3% per ogni partecipante al capitale, e quindi il restante 94% dei dividenti, di fatto è proprietà privata. 

Il 52% di Unicredit e Intesa San Paolo è poi costituito da azionisti quali JP Morgan (che controlla anche Monte dei Paschi di Siena), Banco Santander, ABN e AMRO, Blackrock (multinazionale americana che a sua volta ha un piede ben piantato in Atlantia Autostrade e Telecom. Fra gli altri grandi nomi, i tentacoli delle multinazionali straniere si sono ormai radicati in Enel, Banco Popolare, ENI, Fiat, Generali, Finmeccanica, Banca Popolare di Milano, Fonsai, Mediobanca, UBI e di recente, anche Poste Italiane. A questo punto, che cosa rimane di italiano, in Italia? 

La sopra menzionata necessità di cambiamento, per il fallimento del sistema economico occidentale, è nient’altro che la diretta conseguenza di diversi errori di valutazione nel momento di passaggio dalla moneta direttamente collegata alle riserve auree, al successivo corso legale sostanzialmente legato al dollaro, a seguito degli Accordi Bretton-Woods del 1944. Elemento che ha determinato il fallimento del sistema delle riserve di capitali di enti pubblici, e istituti di credito privati e assicurativi, che non regge più l’emissione a prestito e il relativo addebito di nuova moneta. 

A tale proposito, forse non tutti sanno che l’euro è “moneta a debito”, ovvero acquistata dagli Stati membri dell’UE e pagata secondo un valore nominale cui si devono aggiungere gli “oneri finanziari” in Titoli di Stato, che ne aumentano in modo esponenziale il debito stesso, secondo quanto stabilito dagli accordi di Maastricht, per altro non ancora rinnovati, soprattutto nelle attuali fasi cruciali di epidemia da Covid. 

I vari elementi, messi insieme, determinano la non ulteriore sostenibilità del sistema di interazione fra BCE ed emissione di moneta a debito, e anzi, ne aggravano la crisi, in atto da decenni. 

La BCE ha recentemente dichiarato una nuova emissione di moneta, a sostegno dell’emergenza Covid-19, per un totale di 700 miliardi di euro per tutta UE ma, date le premesse, questa massa di denaro dovrebbe essere accreditata, e non addebitata, agli Stati europei. Quello che gli Stati devono riconoscere alla BCE sono i soli costi di stampa del denaro circolante, e semmai i costi operativi per l’emissione, ma non il costo nominale dell’intera quantità monetaria emessa oltre agli oneri finanziari.  

Paesi come l’Italia sono stati costretti a ridurre le spese sanitarie che, in alternativa, sarebbero state fondamentali nella gestione di questa emergenza Covid. L’Italia è stata inoltre costretta a svendere i propri patrimoni nazionali (porti, musei, intere filiere industriali e commerciali) a favore di potenze come Cina, Russia, Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita, e alle aziende loro collegate. 

Oggi l’economia trainante su scala mondiale è quella definita “della conoscenza”. Le merci che hanno il maggior valore aggiunto, e sono protagoniste degli scambi internazionali, sono quelle il cui valore è dato non solo, e non tanto, da quello delle materie prime e del valore del lavoro (uomo o macchina che sia) per trasformarli, ma anche e soprattutto dal valore di conoscenza (scientifica, ma non solo) che hanno compreso. Il telefono cellulare, ad esempio, avrebbe un costo irrisorio se il valore fosse dato dalle materie prime che contiene e dal lavoro necessario per assemblarlo. Costa tanto per l’altissima tecnologia informatica che contiene. 

A partire dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso il mondo industrializzato si è enormemente allargato. Sulla scena sono apparsi nuovi protagonisti, fra cui la Cina, ma non solo. Almeno una dozzina di Paesi del Sud-est asiatico, e anche altre economie emergenti in Sud America e Africa.

Nel contesto, definito “nuova globalizzazione”, il ruolo dell’Italia è cambiato. Non siamo più il più povero fra i ricchi. Molto più poveri di noi, in termini sia relativi che assoluti, da trent’anni a questa parte ci sono altri competitori. Questo cambiamento di ruolo è stato determinante, perché nella fase precedente, quando eravamo i più poveri fra i ricchi, potevamo sfruttare la leva del basso costo del lavoro per rendere competitive le nostre merci a piccola e media tecnologia. Parliamo dell’industria e dei beni industriali, ma analogo discorso vale per i servizi. 

Si poteva agire diversamente? Certo sì, e di esempi ce ne sono diversi, a partire dalla Corea del Sud, Paese più piccolo del nostro, o dalla Finlandia. A partire dal 1980, la Corea del Sud ha deciso di puntare sull’economia della conoscenza, partendo dall’educazione e dalla ricerca scientifica. Quarant’anni fa il Sud Corea vantava un numero relativo di laureati inferiore a quello dell’Italia, mentre oggi oltre il 70% dei giovani sudcoreani tra i 25 e i 34 anni è in possesso di almeno una laurea, ed è un record mondiale, così come gli investimenti relativi alla ricerca scientifica. Oggi la Corea del Sud è un Paese all’avanguardia nell’economia della conoscenza e il suo Pil è quello che è cresciuto di più dopo quello della Cina. 

L’Italia, invece, vanta il minor numero di laureati fra i giovani di tutta l’area OCSE, con poche eccezioni. Quanto agli investimenti in ricerca e sviluppo, siamo fanalino di coda in Europa, con l’1,3% di investimenti rispetto al Pil, poco più della metà della media europea e mondiale, e meno di 1/3 rispetto a quella della Corea del Sud. 

Il ristagno dell’economia italiana dura almeno trent’anni. Un lasso di tempo a tal punto esteso che per una ripresa in piena regola bisognerebbe ripartire da condizioni di Paese in via di sviluppo. Tema ampiamente discusso da vari economisti negli anni ‘60. Una cosa però è l’analisi di un passato che ben si conosce, un’altra quella di cercare di ipotizzare un futuro prossimo denso di nebbie e incertezze. 

Va comunque riconosciuto che, a vantaggio del nostro Paese, vi è oggettivamente una struttura abbastanza solida e competitiva, che ha il suo fulcro nella capacità produttiva e nel risparmio privato che, pur colpito dal debito pubblico, rimane punto di riferimento del sistema economico. 

Al “comune mortale”, però, tutto questo, alla fine poco importa. Egli è semmai, e giustamente, interessato a che gli vengano offerte possibilità di arrivare ogni mese alla fine del mese, senza far mancare nulla ai propri cari, ben prima di ogni quotazione in borsa, regolamentazione, credito, capitalizzazione, governance, ecc… In una parola, credibilità.