06 Maggio 2023 – di Marzia MC Chiocchi

Sabato 6 maggio il ciclismo si colorera’ di rosa per la centoseiesima volta. Dalla cornice di Ortona negli Abruzzo, partirà il Giro d’Italia edizione 2023. Era il 13 maggio 1909 quando, Tullio Morgagni, giornalista forlivese, ideo’ la corsa di ciclismo su strada tra le più importanti al mondo, insieme a Tour de France e Vuelta de Espana

Primo storico sponsor, che ancora oggi e’ parte organizzativa del Giro, la rosa “Gazzetta dello Sport”. A parte due brevi interruzioni, causate dagli eventi delle due guerre mondiali, la lunga e magica carovana, da allora, attraversa la nostra penisola, facendo conoscere paesi, città, incantevoli panorami, con tanta gente, ma non più moltissima come una volta, ancora ad applaudire i protagonisti di uno degli spettacoli unici al mondo. Il Giro d’Italia e’ anche la storia dei rapporti umani, di un’Italia che, uscita devastata dalla guerra, cerco’ ogni occasione per ritrovarsi, condividere e sperare.
La voglia di rimettere insieme i pezzi per ricostruire, maturo’ in ognuno un nuovo entusiasmo di rinascita, dal sapore di riscoperta di qualcosa che, le sofferenze del conflitto mondiale, avevano fatto dimenticare. La necessita’ di sopravvivere , aveva creato uno spirito di umana comprensione e forte solidarieta’.
Il ciclismo, ed il Giro d’Italia in particolare, dal dopoguerra agli anni ’60 rappresentò , quindi, il riscatto personale, considerando il fatto che, i beniamini e campioni del momento, avevano un’estrazione sociale modesta o addirittura molto povera. La loro era una vita di fatica, e molti di questi, solo con mille sacrifici, avevano potuto comprare quella bicicletta, che avrebbe realizzato un sogno.
Le loro imprese su strada furono di esempio per tutti coloro che, aspiravano ad una vita migliore. In 3 parole ” aiutarono a sognare “.
Pedalare nelle strade di allora, era tanto faticoso. Significava affrontare percorsi ciottolosi,  pietraie e buche, miste a fango quando pioveva. Il tutto unito ad un abbigliamento ancora in tessuto di lana, che alla prima pioggia s’inzuppava diventando fastidioso e pesante. L’Italia di allora era fatta di gente ancora povera, di bambini affamati sempre per strada, di paesi dove l’analfabetismo imperava e la scuola era privilegio di pochi. Fino agli anni ’60, escludendo le grandi città, il nostro paese era in maggioranza rurale, e il ciclismo, sport di fatica e ancora squattrinato, trasmetteva un forte senso di appartenenza a quel pezzo d’Italia così arretrato che, probabilmente, solo il Giro d’ Italia prima, e la neonata televisione poi, insieme all’ autostrada del sole, avrebbero migliorato ed unito.
Pensiamo al maestro Alberto Manzi che, grazie all TV, con la trasmissione “Non e’ mai troppo tardi”, dal 1960 al ’64  riuscì a far prendere la licenza elementare, a circa un milione e mezzo di italiani.
E questi sono anche gli anni in cui il boom economico prese il sopravvento, e tutto comincio’ a cambiare.
Il Giro d’Italia che uni’ lo stivale, seppe anche dividere gli animi delle persone, in quel gioco di sana rivalità, che portava la gente a tifare per uno o l’altro campione. Chi non ricorda i bartaliani e i coppiani,  i seguaci di Gimondi e Merckx, di Moser e Saronni o di Ulrich e Pantani.
Gli italiani non si appassionarono solo allo stile o al gesto atletico dei campioni, ma spesso e volentieri anche alla loro storia, che molto aveva da raccontare della loro umanità e vita.
Pensiamo a Costante Girardengo che fu protagonista, oltre che del ciclismo, di una vicenda connessa alla sua presunta amicizia, con un noto bandito italiano del tempo, Sante Pollastri, grande tifoso del campione. S’incontrarono a Parigi e Girardengo, di questo, rese testimonianza al processo al bandito.
Gino Bartali, che in sella alla sua bicicletta, durante la seconda guerra mondiale, si era impegnato in pericolose staffette partigiane, per consegnare, da un capo all’altro del Paese, piccoli biglietti, contenenti informazioni sensibili, che salvarono centinaia di ebrei, dalle deportazioni nei campi di concentramento.
Fausto Coppi, che in un’Italia in cui si andava in carcere per adulterio, e la legge sul divorzio era lontana, si rese protagonista di una storia extraconiugale pubblica con Giulia Occhini, chiamata la Dama Bianca, per il colore frequente del suo abbigliamento.
Al “Campionissimo”, a 5 anni dalla sua morte, e’ stata dedicata la Cima Coppi, che rappresenta il punto più alto, per altitudine,  del Giro d’Italia in corso di svolgimento, e cambia di anno in anno, in relazione al profilo altimetrico della corsa.
Marco Pantani, che dopo aver vino quasi tutto, all’apice della sua carriera, risultato positivo al test antidoping a Madonna di Campiglio, nel giugno del 1999, non si riprese piu’, entrando in un vortice depressivo, che per cause ancora poco chiare, lo porto’ alla morte nel febbraio 2004.
Campioni, ma prima di tutto uomini.
Il Giro d’Italia, fino ad allora raccontato dalle pagine della Gazzetta dello Sport e alla radio, per questo, dai più immaginato, grazie alle parole di giornalisti e cronisti, all’inizio degli anni ’60 ha avuto una nuova ribalta: la TV.
Con il potere dell’etere, il Giro, negli anni, si e’ trasformato in un evento, e con le immagini, ha fatto viaggiare e conoscere l’Italia, a chi, senza mezzi né possibilità, non poteva spostarsi. Nel tempo, grazie alla TV, il Giro è diventato anche una kermesse, dove i potenti sponsor,  giocano ruoli da leaders, investendo soldi ed energie, anche nella ricerca tecnico scientifica dei materiali per la costruzione di biciclette, sempre più leggere e all’avanguardia.
In campo tecnico,  la svolta arrivo’ nel 1984, quando Francesco Moser, a Citta’ del Messico, stabili’ il record dell’ora, in sella ad una bicicletta figlia di una vera rivoluzione. Con le ruote lenticolari, di ultimissima generazione, nello stesso anno vincerà anche il Giro d’Italia.
Da allora, sarà un susseguirsi di novita’. Le leve del cambio sostituite da congegni elettronici, e il ferro del telaio dalla fibra in carbonio. Le strade non sono più pietraie, e l’abbigliamento non più in lana, ma in tessuto leggero e traspirante.
Come ha scritto Dino Buzzati il Giro é  un baluardo assediato dalle squallide  forze del progresso“. Come dire..il progresso e’ bello, ma attenzione agli eccessi.
Messi da parte questi aspetti, il Giro d’Italia edizione numero 100 sta per partire, e con esso continueremo a sognare, come ho fatto io da piccola, quando, in gruppo familiare, cercavamo la tappa più vicina a noi per poter trascorrere un giorno in allegria dentro la Storia.
Il Giro e il suo fascino, e’ stato motivo di ispirazione anche per cantanti-poeti. Tra questi:
Francesco De Gregori ( Il bandito ed il campione ) su Girardengo
Paolo Conte ( Bartali )
Gino Paoli ( Coppi )
Stadio ( e mi alzo sui pedali ) dedicata a Marco Pantani
Che aggiungere. Tutto e’ pronto. Che sabato 6 maggio lo spettacolo abbia inizio.
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