di Monica Tomasello – Catania CreAttiva.it)

Facciamo chiarezza.

La lettera di dimissioni di Maria Luisa Busi che sta facendo in questi giorni il giro del web, e di numerose testate “giornalaie”, presentandola come se fosse stata scritta adesso…, in realtà fu presentata dalla Busi nel 2010 all’allora direttore del Tg1 .Augusto Minzolini.

Augusto Minzolini

Ricordiamo che Augusto Minzolini, in seguito parlamentare di Berlusconi, aveva allontanato dalla redazione alcuni giornalisti che operavano in nome della deontologia professionale, e non del politico di turno, e ciò provocò le immediate reazioni della Busi che si dimise.

Nell’autunno del 2010 conduce la trasmissione Articolotre su Rai 3, trasmissione sospesa dopo un mese per scarsi ascolti.

A novembre 2010 pubblica il libro Brutte notizie, nel quale parla della sua esperienza in Rai e delle influenze politiche sul giornalismo italiano. 

Eleonora Busi torna nel 2012 al Tg1 su incarico del nuovo direttore Mario Orfeo. come caporedattore centrale di Tv7 e dello Speciale TG1, prendendo il posto di Monica Maggioni, passata alla direzione di Rai News. Il 5 ottobre 2016, il direttore Mario Orfeo la nomina vicedirettrice del Tg1.

Mario Orfeo

Ma andiamo a rileggere il testo molto duro, e, per certi versi, ancora attuale, di quella lettera scritta nel 2010 dalla giornalista:

Caro direttore

ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me  una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.

Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E’ stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l’informazione del Tg1 è un’informazione parziale e di parte. Dov’è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti  perché negli asili nido non c’è posto per tutti i nostri figli? 
Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo.

E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.

L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo – e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale”.

Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto.  Nell’affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E’ lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.

Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.”

Sarebbe interessante, a questo punto, sapere come si senta ADESSO la Eleonora Busi… Se non altro per capire se quella lettera, scritta nel lontano 2010, sia da interpretare come un lodevole moto di coscienza e deontologia professionale, oppure un abile “manovra” dovuta alle circostanze…

Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

https://cataniacreattiva.it/e-del-2010-la-lettera-di-maria-luisa-busi-in-cui-chiese-di-essere-sollevata-dallincarico-di-conduttrice-del-tg1/

In merito alla questione Fake News, ed in particolare questa della lettera della Busi, abbiamo chiesto anche all’amico giornalista Maurizio Bolognetti, di dire la Sua.

Eccolo in questa sua diretta su Facebook:

Maurizio Bolognetti

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1707219716155349&id=1270108664&sfnsn=scwspwa