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07 Marzo 2022 – Fonte: Eventi Avversi

Dopo i numerosi provvedimenti favorevoli del Tar Lazio, riassunti nel nostro articolo del 25 febbraio, anche gli altri Tar stanno prendendo una posizione che individua le evidenti criticità delle norme che sospendono dal lavoro i non vaccinati, senza alcun carattere sanitario, ma esclusivamente per punire e affamare chi non si adegua ai desiderata del governo.

Venerdì 4 marzo, la Presidente del Tar Veneto, dott.ssa Maddalena Filippi, tra i più importanti Giudici Amministrativi e con una lunga carriera di Presidente del Tar Marche, Presidente di Sezione del Tar Lazio e Consigliere di Stato dal 2014, ha ripristinato lo stipendio a tre poliziotti non vaccinati.

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I poliziotti, tutti cinquantenni che fanno riferimento alla questura di Padova, erano stati sospesi dal servizio tra la fine di dicembre e la prima metà di gennaio. Ora, con i tre decreti emanati dal Presidente del Tar, potranno avere lo stipendio e gli arretrati dal momento della sospensione.

E’ evidente che l’impalcatura dei decreti governativi che impediscono ai non vaccinati di poter lavorare stia crollando. Si è trattato di una scelta scellerata e fortemente discriminatoria del tutto incompatibile con i principi costituzionali.

Esprime soddisfazione il legale del sindacato di Polizia Cosap, avv. Teofilo Migliaccio, che assiste i tre poliziotti: 

«Sia chiaro che non ci troviamo di fronte a degli invasati no vax  assicura – ma a dei poliziotti che hanno dei dubbi sulle possibili conseguenze che potrebbero derivare dall’assunzione del vaccino. Lo Stato dovrebbe rassicurarli, e invece li ricatta non facendoli lavorare. Se pensiamo che un appartenente alle forze dell’ordine che viene sospeso perché accusato di aver commesso un reato ha comunque diritto a percepire la metà dello stipendio, è evidente che questi agenti vengono trattati peggio dei criminali solo per aver manifestato dei legittimi timori in merito al siero anti-Covid».

I tre padovani sono solo i primi di una lunga lista di poliziotti veneti sospesi dal servizio che già si sono rivolti al sindacato per intentare causa contro il ministero dell’Interno. 

Il Presidente del Tar ha fissato per la trattazione collegiale della domanda cautelare la camera di consiglio del 23 marzo 2022.

«Le restrizioni sono insensate – conclude il legale – perché non servono a impedire la diffusione del contagio tra colleghi, visto che è ormai dimostrato che il covid viene trasmesso anche dai vaccinati. Vedremo se il Tar del Veneto ci darà definitivamente ragione».

25 Febbraio 2022 – Redazione

Il conduttore Mediaset Giuseppe Brindisi continua ad insultare impunemente chi ha fatto una scelta libera, quella di non iniettarsi il siero genico sperimentale. Ecco le sue ultime farneticazioni su Twitter: “Leggi i deliri dei disagiati No Vax (e dei loro ideologi primatisti, patriarchisti, patrioti, fascisti etc etc). Scopri che inneggiano tutti all’invasione russa dell’Ucraina. E hai la certezza di essere dalla parte giusta della barricata”. La scorsa volta invece affermò che i no vax sono dei “parassiti per fortuna vicini all’estinzione“.

QUESTO E’ CIO’ CHE HA SCRITTO SU TWITTER ⤵️

15 Febbraio 2022 – Redazione

ALTRO GRANDE SUCCESSO PER Il TAR LAZIO CHE REINTEGRA BEN 26 LAVORATORI NON VACCINATI E RIPRISTINA LA RETRIBUZIONE!!!! IL DOTT. RICCARDO SAVOIA RIPORTA LA GIUSTIZIA IN ITALIA!!!!! SALVATE LE LIBERTA’ COSTITUZIONALI, MA CONTINUIAMO A VIGILARE!!!!! ADDESSO VIETATO MOLLARE E CEDERE!!!!!

A SEGUIRE IL VIDEO ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

12 Febbraio 2022 – Redazione

La Pfizer teme la diffusione dei dati sull’efficacia e sugli effetti collaterali relativi al vaccino anti-Covid da lei prodotto nonché le conseguenze sugli affari della fine della pandemia. È tutto scritto nero su bianco nell’ultimo rapporto rilasciato dallo stesso colosso farmaceutico, relativo agli utili nel quarto trimestre 2021. Nel capitolo intitolato “Rischi relativi al nostro Business, al settore e alle operazioni e allo sviluppo dell’attività” si leggono parole gravi, che lasciano tanto più colpiti in quanto scritte pubblicamente senza, evidentemente, che vi sia alcun timore che queste generino legittime rimostranze da parte dei Governi, come sarebbe lecito aspettarsi. “Vi è il rischio che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi” si legge a pagina 39 del rapporto. Mentre a poche righe di distanza si accenna ai rischi economici derivanti dalla “possibilità che il Covid19 diminuisca in severità o diffusione o che scompaia interamente”.

Fin dalla prima pagina del documento sono presentati i dati attinenti ai ricavi dell’azienda rapportati a quelli conseguiti nel 2020: la Pfizer ha registrato un fatturato complessivo di 81,3 miliardi di dollari, con una crescita del 92% rispetto all’anno precedente e ciò, quasi esclusivamente, grazie alla vendita dei vaccini anti-Covid. Ad offuscare questo eccezionale scenario economico, vi sono appunto le preoccupazioni relative ai dati clinici e preclinici, all’efficacia e agli effetti avversi dei sieri anti-Covid19, analizzate meticolosamente nel report in questione. Questi rischi riguardano innanzitutto la diffusione di ulteriori dati clinici e preclinici, soprattutto dopo che un giudice federale del Texas ha imposto alla FDA di pubblicare 55000 pagine al mese della documentazione dei test clinici del vaccino Pfizer-BionTech. Si legge, dunque, che i problemi per l’attività della multinazionale potrebbero derivare, tra gli altri, dal “rischio associato ai dati preclinici e clinici (compresi i dati della fase 1/2/3 o della fase 4 per Comirnaty), inclusa la possibilità di ulteriori informazioni riguardanti la qualità dei dati preclinici, clinici e di sicurezza che possono emergere in seguito a audit e ispezioni”.

Nonostante questi timori riguardanti i dati della sperimentazione e l’evoluzione della situazione pandemica, il presidente e amministratore delegato, Albert Bourla, ha messo in luce gli enormi successi della compagnia conseguiti negli ultimi due anni i quali, a suo dire, «hanno fondamentalmente cambiato la Pfizer e la sua cultura per sempre». Lo stesso Bourla, guardando al futuro prossimo, ha dichiarato: «Ovunque nella compagnia vedo colleghi ispirati da ciò che abbiamo raggiunto e determinati a fare parte della prossima svolta che può cambiare il mondo per i pazienti in difficoltà. Siccome entriamo nel nuovo anno, non vedo l’ora di vedere tutto quello che realizzeremo insieme». Infine, Bourla ha recentemente asserito che non esclude la necessità di una quarta dose e l’ipotesi di richiami per diversi anni, in quanto «il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. […] Per questo si è fatta strada l’ipotesi di una quarta dose almeno prima di procedere con la regolare vaccinazione annuale».

Le case produttrici di farmaci sono, prima di ogni altra cosa, aziende che in quanto tali puntano a generare profitto. Non deve quindi sorprendere né scandalizzare che il documento Pfizer parli della pandemia come di un affare, né che speri nella quarta dose o nei richiami annuali. Quello che però colpisce, è l’assenza di reazioni pubbliche da parte degli enti europei e internazionali deputati alla salute pubblica (innanzitutto Ema e Oms) all’evidente timore rispetto a quanto si potrebbe scoprire nel prossimo futuro sulla qualità dei dati preclinici e clinici prodotti, sull’efficacia stessa del vaccino e sulle reazioni avverse. Siamo di fronte a una azienda che, in buona sostanza, palesa la possibilità che venga fuori che il farmaco da lei prodotto, e che già è stato somministrato a centinaia di milioni di persone, sia stato testato con procedure imperfette, sia meno efficacie di quanto comunicato e sia al tempo stesso più pericoloso. Non a caso poche settimane fa il British Medical Journal, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, ha evidenziato in un editoriale dai toni molto duri la necessità che i ricercatori abbiano immediatamente l’accesso ai dati grezzi raccolti nelle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid. Per ora nessuno li ha ascoltati.

Fonte: L’Indipendente-di Giorgia Audiello]

12 Febbraio 2022 – Redazione

Nell’Italia di Mario Draghi e della dittatura sanitaria si respira, da tempo, un’aria preoccupante. I casi di discriminazione verso chi non si vaccina sono ormai all’ordine del giorno, con gli stessi politici che non perdono occasione per rimarcare come siano loro, i terribili “no vax”, i veri responsabili della pandemia, in barba a qualsiasi evidenza scientifica. E gli episodi di intolleranza, in un questo clima fomentato ad arte dall’alto, si moltiplicano. Al punto che è stato sufficiente un banalissimo cartello per creare guai ai gestori di un bar.

Come raccontato da Letizia Cantaloni sulle pagine di Byoblu, l’episodio è andato in scena a Urbino, nelle Marche, dove i proprietari del bar Caffè del Sole aveva affisso un cartello fuori dal locale con scritto: “Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire “. Un invito a reagire in un’epoca difficile, segnata da una pandemia che ha cambiato il nostro modo relazionarsi con gli altri. Per qualcuno, però, un messaggio pericoloso da rimuovere in tutta fretta.

“Quello che abbiamo vissuto noi ieri è stato vissuto da altre persone prima di noi e se non facciamo qualcosa, se non ci opponiamo anche solo raccontandolo, non terminerà mai e saremo sempre vittime di qualcosa che non vogliamo ammettere essere sbagliato, nulla è più violento della censura” ha concluso il proprietario del bar. Una storia assurda che ha fatto subito il giro dei social, con tantissimi utenti che hanno manifestato solidarietà al Caffè del Sole mostrando allo stesso tempo forte preoccupazione per il clima di intolleranza in cui è piombato il nostro Paese, con la libertà di espressione ormai a forte rischio.

Fonte: IlParagone

09 Febbraio 2022 -Redazione

Il deputato Colletti ha presentato la denuncia al tribunale di Roma. “Cosa sarebbe successo se avesse detto le stesse parole a un esponente di entia rom?”

La pandemia finisce a carte bollate. Con tanto di querela per il reato di minaccia. Il motivo? Pierpaolo Sileri avrebbe proprio minacciato i novax, incitando all’odio. È questa la tesi che ha spinto Andrea Colletti, deputato dell’Alternativa (fondata da vari fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle), a presentare una denuncia al sottosegretario alla Salute. Una presa di posizione forte da parte del parlamentare no-pass. “Immaginiamo cosa sarebbe successo se un sottosegretario dell’Interno in tv avesse usato certe espressioni di fronte a un esponente di etnia rom”, dice Colletti a Il Giornale. “Avremmo avuto intellettuali e fior di giornalisti indignati, che avrebbero chiesto la testa del rappresentante del governo. Perché in questo caso dovrebbe essere diverso?”, aggiunge.

Le parole di Sileri sotto accusa

L’atto è stato depositato al Tribunale di Roma nelle ultime ore e Il Giornale ha potuto visionarlo. Sotto accusa sono le frasi pronunciate da Sileri, durante la trasmissione di Martedì. Nella puntata dello scorso 25 gennaio, il numero due di Roberto Speranza e ormai volto mediatico del governo in materia di Covid-19, si è espresso con durezza nei confronti dei non vaccinati. Non è stata la prima volta. Ma nello studio di Giovanni Floris, in quell’occasione, è andato giù duro per polemizzare con chi rifiuta l’idea di fare il vaccino. “Noi per tutelare gli italiani, vi renderemo la vita difficile, come stiamo facendo. Perché il non vaccinato e chi non rispetta le regole è pericoloso”.

Parole che provocarono già una reazione sui social da parte dei novax. Ed era del resto prevedibile. Meno immaginabile che la questione avesse uno strascico in Tribunale. Certo, toccherà al pm decidere se procedere o meno con le indagini e l’eventuale inizio del processo. Ma l’atto di sicuro c’è. “L’intento di tale affermazione, riferita da un esponente del governo, in considerazione delle concrete circostanze di tempo e di luogo, era chiaramente volto ad ingenerare timore in chi risulti esserne il destinatario”, si legge nella querela. E ancora: “I soggetti destinatari, con la frase pronunciata dal Dott. Sileri, hanno subìto un effetto intimidatorio volto a coartare la loro libertà morale e psichica di scelta”.

L’ipotesi di istigazione all’odio

Infine, il dito viene puntato contro la possibilità di scelta dei cittadini. “L’affermazione, riferita con la coscienza e la volontà di minacciare un danno ingiusto, paventa ai soggetti non vaccinati un pericolo oggettivamente contra ius, al fine di coartare la libera scelta di sottoporsi all’inoculazione del vaccino Covid19 nonché compromettendo la capacità di autodeterminarsi”. Un’azione che non vuole essere simbolica. Anzi. “È un atto politico”, rivendica Colletti. “Raramente un esponente del governo – insiste il deputato – minaccia una classe, in questo caso da intendere come classe sanitaria, di cittadini di non farli più vivere serenamente. La querela dimostra che c’è qualcuno che si oppone. Bisogna evidenza che in questo caso può configurarsi anche incitazione all’odio nei confronti dei no vax. È questo che accade quando qualcuno viene considerato un pericolo pubblico, odio sanitario”. Così, conclude il parlamentare di Alternativa, “visto che il Parlamento non conta più nulla, si tenta la strada giudiziaria”.

Fonte: IlGiornale.it

09 Febbraio 2022 – Redazione

Hanno preso carta e penna, o meglio computer e tastiera, per scrivere una lettera aperta al Governo e alla Regione Veneto per protestare contro una parte delle nuove regole per l’attività scolastica in tempo di Covid, in particolare dove si distinguono gli alunni vaccinati da quelli non vaccinati.

Sono già più di 150, ma le adesioni stanno crescendo anche in queste ore, le firme di insegnanti e dirigenti scolastici sotto la lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, all’assessore all’Istruzione Elena Donazzan e al direttore generale dell’USR Veneto Carmela Palumbo.

“Siamo un gruppo di insegnanti e dirigenti della provincia di Treviso, accomunati dalla professione, non da specifiche appartenenze politiche, né da etichette di altro tipo”, esordiscono nel testo riferendosi al decreto legge entrato in vigore venerdì 4 febbraio e relativo alle “Misure urgenti in materia di certificazioni verdi Covid-19 e per lo svolgimento delle attività nell’ambito del sistema educativo, scolastico e formativo”.

I firmatari scrivono di aver apprezzato l’intenzione del Governo di ridurre il più possibile la didattica a distanza e ancor di più l’innalzamento del numero di positivi per classe prima di far scattare le misure di sospensione delle lezioni, così come la riduzione della quarantena da dieci a cinque giorni.

“Ahinoi questo vale solo per la scuola primaria e per l’infanzia. Questo nostro sollievo deriva sia dalla comprensione del fatto che il quadro sta evolvendo in modo finalmente positivo, per tutta la popolazione, sia dal fatto che, a scuola, si cercherà di ridurre l’impatto della Didattica a Distanza, che è stata un utile palliativo alla non frequenza scolastica. Da insegnanti e genitori siamo, però, consapevoli che esse non potranno mai porsi come un’alternativa davvero valida alla didattica in presenza”.

I toni della missiva cambiano quando si tocca l’argomento successivo: “Abbiamo appreso con indignazione la notizia che il nuovo decreto prevede la distinzione di trattamento scolastico tra alunni vaccinati/guariti e alunni non vaccinati. Questa norma ci sembrava già iniqua quando proposta ed attuata nella scuola secondaria; ci risulta ancora più inaccettabile se applicata alla scuola primaria”.

Citando l’articolo 3 della Costituzione, che afferma il principio che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge e impone alla Repubblica di rimuovere “gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, i firmatari sottolineano l’esistenza di una discriminazione in base alle condizioni di salute e le scelte sanitarie.

“Trovarsi nella situazione di dover controllare il Green pass per poter accogliere o meno nella scuola dell’obbligo un alunno per noi è inaccettabile. Non ce la sentiamo di guardare negli occhi i nostri alunni e dire loro ‘Tu puoi stare a scuola perché hai un lasciapassare’ sapendo di contraddire quanto insegnato con tanta passione e con tanta convinzione”.

Riferendosi ancora alla Costituzione, articolo 34 sulla scuola aperta a tutti, obbligatoria e gratuita, gli insegnanti ribadiscono di non volere “che i nostri bambini siano distinti tra vaccinati e non vaccinati, non vogliamo che essi stessi si riconoscano tra loro per una etichetta. Questa norma, oltretutto, carica anche gli alunni non vaccinati della scuola primaria di un peso che non è una loro responsabilità, ma una scelta (lecita peraltro) delle loro famiglie”.

Chiudendo la loro lettera, i firmatari sottolineano che l’opportunità di ricevere la migliore istruzione possibile, quella in presenza, non può essere un riconoscimento dato solo alle famiglie che hanno effettuato la scelta vaccinale per i loro figli. “Per noi insegnanti, il diritto all’istruzione ha il volto di Marco, di Hajar, di Marina, di Andi, di Giacomo… ha il volto di ciascuno dei nostri alunni e delle nostre alunne. Non vogliamo sapere se sono vaccinati contro il Covid o se non lo sono, se hanno già contratto il virus nell’ultimo periodo. A nessun bambino è mai stato chiesto di frequentare la scuola a distanza perché non vaccinato contro epatite B, pneumococco, morbillo…o una delle dieci vaccinazioni già riconosciute dallo Stato come obbligatorie. La scuola è un bene e un diritto per tutti i bambini”.

Le firme provengono in gran parte dal trevigiano, ma anche da altre province venete. Ci sono insegnanti di Istituti Comprensivi di Altivole, Asolo, Breganze, Caerano di San Marco, Cappella Maggiore, Carbonera, Cologna Veneta, Conegliano, Cornuda, Follina e Tarzo, Giavera del Montello, Mira, Montebelluna, Paese, Pederobba, Pieve del Grappa, Preganziol, Quero Vas, Resana, San Martino di Lupari, San Zenone degli Ezzelini, Sandrigo, Sernaglia della Battaglia, Spresiano, Tezze sul Brenta, Trevignano, Treviso, Valdobbiadene, Vedelago, Villa Estense, Volpago del Montello. La firma l’hanno messa anche insegnanti di alcune scuole per l’infanzia e istituti superiori.

Fonte: Qdpnews.it

08 Fenbraio 2022 – Redazione

«Non vaccino mia figlia, perché il vaccino non è una religione, ma una medicina», così ha dichiarato Giorgia Meloni in un’intervista rilasciata a Massimo Giannini per La Stampa. Dichiarazioni che non sorprendono quelle della leader di Fratelli d’Italia, già nota per il suo scetticismo sulla campagna vaccinale del governo Draghi. Secondo Meloni infatti: «Le possibilità che un ragazzo muoia di Covid sono le stesse che uno muoia colpito da un fulmine», aggiungendo inoltre che questo «è un vaccino in sperimentazione, che finisce nel 2023», scrive Il Giornale d’Italia.

LA VIDEO INTERVISTA A GIORGIA MELONI A “NON E’ l’ARENA”.CLICCA QUI ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://www.la7.it/nonelarena/video/giorgia-meloni-non-vaccinero-mia-figlia-mi-preoccupa-come-viene-trattato-il-tema-e-chi-ha-dubbi-e-06-02-2022-421839

Valuto “il rapporto rischi-beneficio”

«Non vaccinerò mia figlia Ginevra, lo rivendico. Spaventa molto come affrontiamo questo dibattito sui vaccini in Italia. […] Mi preoccupa che chiunque abbia dei dubbi venga trattato come se fosse un criminale o un terrorista», aveva in precedenza affermato la politica intervenendo a Non è l’arena. Sulla vaccinazione, specie quella dei minori, Meloni afferma di valutare “il rapporto rischi-beneficio” piuttosto che affidarsi ciecamente alle dichiarazioni dell’esecutivo, il quale secondo l’ex ministra non starebbe ottenendo “dei grandissimi risultati” con la sua azione di contrasto alla pandemia.

«Tutto il mondo – afferma Meloni – sta uscendo dalla pandemia. L’Italia ò il Paese con i provvedimenti più aggressivi e, al contempo, è tra le nazioni con il più alto tasso di contagio e con la maggiore letalità».

In risposta alle dichiarazioni di Meloni sui vaccini non ci ha messo molto ad arrivare la replica di Pierpaolo Sileri, da sempre favorevole alla vaccinazione in età infantile. Ospite della trasmissione L’Aria che tira, il sottosegretario ha così commentato le parole della politica: «Non c’è l’obbligo vaccinale per quella fascia d’età quindi c’è libertà di scelta, però l’evidenza scientifica è tanta. Vi è una bontà innegabile nei vaccini in età pediatrica» scrive Il Giornale d’Italia.

08 Febbraio 2022 – Redazione

ContiamoCi! GSO (Gruppo Scientifico Operativo)

Se proprio vi piacciono le sigle anglofone, chiamateli “non-vax”. Sono i non-vaccinati con i vaccini a trasferimento genico per la COVID-19; nulla a che vedere con quelli che per motivi personali (e non discutibili) sono contro ogni vaccino a priori. I non-vax sono persone informate e ben consapevoli dei rischi cui vanno incontro in caso di infezione, ed anche in caso di vaccinazione con gli attuali vaccini a mRNA e a DNA. Hanno fatto un bilancio rischio-beneficio, e hanno optato per la non vaccinazione. I motivi possono essere tanti e diversi: una patologia che potrebbe aggravarsi con il vaccino, l’essere già immuni per aver contratto e superato la malattia, l’avere paura di effetti avversi immediati o futuri. E sappiamo che non ci sono solo quelli fatali più o meno immediati, ci sono molti altri effetti avversi permanenti (documentati da pubblicazioni scientifiche).  

Vessare queste persone, impedendo loro di vivere il quotidiano, escluderle dalla società, e finanche augurare loro la morte (in forme più o meno raccapriccianti), dovrebbe bastare a soddisfare le voglie di sopraffazione e di vendetta (di cosa, poi?) dei politici, dei virostar, dei tanti giornalisti allineati alle politiche governative, e anche di quella fetta di popolazione che è stata trascinata più o meno convintamente in questa caccia all’untore. E del resto, è ormai dimostrato dalla letteratura scientifica e dai dati epidemiologici che il vax e il non-vax possono parimenti contrarre e diffondere il virus. 

E allora perché insistere nel voler vaccinare tutti, ma proprio tutti, dagli 0 anni (vedi proposta di Locatelli) e fino all’ultimo sul letto di morte? Si dirà, perché lo stato è buono e vuole proteggere tutti dal virus. Ma i non-vaccinati sono tali perché non possono o non c’è razionale scientifico (perché già immuni, ad esempio) per essere obbligati a vaccinarsi. E poiché non sono loro a diffondere le varianti pericolose, contrariamente a quanto a-scientificamente fu detto dalle virostar e dai politici, perché non ce li teniamo? In fondo, rischiano sulla propria pelle. Ma in cambio sono utilissimi alla Scienza. Perché questi non-vax sono il “braccio di controllo” che in qualsiasi sperimentazione scientifica degna di questo nome deve esserci come gruppo di confronto per poter determinare in modo inequivocabile l’efficacia, l’efficienza e, soprattutto, la sicurezza di un nuovo trattamento medico.

Infatti, per valutare il rapporto beneficio/rischio nel breve, medio e lungo periodo di questi “vaccini” di nuova generazione, sarebbe indispensabile fare il confronto tra il gruppo sottoposto a vaccinazione e un gruppo di controllo (non inoculato con il vaccino sperimentale, bensì con un ‘placebo’ o molecola inerte) per tutto il periodo della fase sperimentale. Ma le cose non sono andate come previsto dai protocolli di studio. Nel caso specifico del vaccino a mRNA Comirnaty di Pfeizer/Biontech, sin dal 23 dicembre 2020 il protocollo di studio veniva modificato con il beneplacito di FDA e “ai partecipanti maggiori di 16 anni che originariamente hanno ricevuto il placebo, veniva offerta l’opportunità di ricevere BNT162b2 (ndr Comirnaty) a punti definiti come parte dello studio”. Di fatto, lo studio di fase 3 di Pfizer/Biontech (ma vale anche per quello di Moderna) è ormai completamente invalidato ed ha perso qualsivoglia elemento di “scientificità” in quanto non vengono più seguiti in parallelo, come si sarebbe dovuto fare, due coorti di pazienti l’uno vaccinato e l’altro no. In altre parole, l’attuale somministrazione sperimentale dei vaccini è falsata per il fatto che il “braccio di controllo”, ovvero la parte della popolazione destinata a non ricevere il vaccino (gruppo placebo) è stata (volutamente) perduta già dopo pochi mesi dall’inizio della sperimentazione, in quanto è stato loro offerto di vaccinarsi, ufficialmente per motivi etici. 

Come detto sopra, la presenza del gruppo di controllo è parte essenziale negli studi per dimostrare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco, e ciò vale a maggior ragione per vaccini a trasferimento genico sui quali non abbiamo sufficiente esperienza. La forzatura alla vaccinazione di massa con questi vaccini ancora sperimentali tenderà alla soppressione del gruppo di controllo, e ciò non consentirà di poter poi fare valutazioni scientificamente accurate sulla reale efficacia, efficienza e, soprattutto, sulla sicurezza di questi vaccini. E allora, per il bene della Scienza e soprattutto per il bene delle persone e dar loro la possibilità di scegliere a ragion veduta, teniamoci cari questi non-vax: sono il gruppo di controllo che ci permetterà di fare le valutazioni scientifiche controllate del rapporto beneficio/rischio della vaccinazione. 

08 Febbraio 2022 – Redazione

Nuova sentenza del Il Tar del Lazio. questa volta ha accolto il ricorso presentato da un dipendente pubblico sospeso dal lavoro e dallo stipendio per non essersi vaccinato. Il tribunale ha motivato così la sentenza: “La privazione della retribuzione provoca danni gravi e irreparabili”.

Il dipendente no vax sospeso dal lavoro e dalla retribuzione dovrà essere retribuito. Il ricorso che aveva presentato per chiedere l’annullamento del provvedimento notificato lo scorso 4 gennaio e che lo sospendeva dal servizio e dalla retribuzione fino a che non avesse completato il ciclo vaccinale è stato accolto dal tribunale amministrativo.

Tar: “Sospendere la retribuzione comporta un danno grave e irreparabile”

Nell’accogliere l’istanza cautelare il Tar ha motivato: “Sospendere la retribuzione, unica forma di sostentamento di vita, presenta infatti profili di dannosità grave e irreparabile“.

L’uomo aveva anche chiesto l’annullamento dell’obbligo di certificazione verde per una determinata categoria di lavoratori. In merito alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, è stata fissata l’udienza per la trattazione collegiale il prossimo 25 febbraio.