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‘Obbligo Vaccinale’

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04 Febbraio 2022 – Redazione

L’Avvocatura Distrettuale di Stato, con un parere dell’Avvocatessa Lydia Fiandaca della sede di Bari, chiarisce che le note ministeriali che prevedono un obbligo generalizzato al vaccino da parte di tutti gli operatori scolastici sono incompatibili con i principi della Costituzione.

L’associazione professionale sindacale “DIRIGENTI SCUOLA” esprime soddisfazione a riguardo di questa chiara presa di posizione da parte dell’Avvocatura dello Stato e chiede il ritiro dei “pareri” e dei “suggerimenti” del Capo Dipartimento del Ministero dell’Istruzione Stefano Versari. 

“In data 24 gennaio 2022 l’Avvocatura distrettuale dello Stato di Bari ha trasmesso al Ministero dell’istruzione, all’Ufficio scolastico regionale della Puglia e all’Ambito territoriale di Bari il richiesto parere sull’obbligo vaccinale del personale scolastico in malattia, ricevendo come risposta di attenersi alla lettera della legge (nel caso di specie il decreto-legge 172/2021), che richiede la vaccinazione all’atto in cui il soggetto presta o deve poter prestare servizio, con la “conseguente frequentazione dei locali scolastici da parte dello stesso”.

È evidente – precisa l’Avvocatura – che, sussistendo uno stato di malattia, non può considerarsi un soggetto assente ingiustificato. E, d’altra parte, “non sarebbe nemmeno esigibile, in capo a un soggetto temporaneamente impossibilitato, un comportamento attivo (recarsi in uno dei siti per la somministrazione del vaccino) volto all’assolvimento del suddetto obbligo”.

Pertanto suggerisce di procedere all’invito alla regolarizzazione solo al rientro in servizio del personale in malattia o, in alternativa, a inviare il suddetto invito con l’avviso che il termine per la regolarizzazione e/o la produzione dell’attestazione documentale comprovante l’assolvimento dell’obbligo vaccinale decorrerà dal giorno del rientro in servizio dopo il periodo di malattia.

È da sperare che il parere reso dall’Avvocatura, al di là del caso specifico, induca l’Amministrazione a maggior cautela prima di lanciarsi – anche in modo irrituale, addirittura con improvvisate conferenze di servizio on line nell’ultimo giorno – in personalissime interpretazioni ultra legem, così come era avvenuto con la risalente nota 1237/2021 sull’equivalenza della dichiarazione di assenza ingiustificata nei primi quattro giorni e della sospensione dal servizio e da ogni emolumento a decorrere dal quinto giorno, sempre per mancata esibizione del Certificato verde: invece tenute distinte dal legislatore, fino a quando la successiva normazione primaria le ha poi equiparate sotto l’aspetto retributivo.

È una cautela dovuta, poiché Il risultato di questi pareri o meri punti di vista, imprecisati e approssimativi, lungi dal facilitare l’azione dei dirigenti scolastici, è quello di incrementare la confusione e indurre un loro ulteriore stress, che è già oltre i limiti di guardia.

Possono infatti decidere di seguire i pareri di un Capodipartimento – nei cui confronti, è bene precisarlo, non sussiste alcun vincolo gerarchico, che pure e per opposti versi fornirebbe loro una copertura – ancorché gravidi di incertezze e di contraddizioni. Ma saranno ben consapevoli delle diffide e delle denunce cui si espongono.

Oppure vorranno agire secondo la legge, “pronti ad assumere rischi e decisioni”, compreso l’avvio di procedimenti disciplinari attivati da solerti funzionari territoriali per non essersi eseguito il Vangelo proveniente da Viale Trastevere!

“L’Avvocatura dello Stato – commenta il Presidente Fratta – non ha fatto altro che  confermare quello che DIRIGENTISCUOLA ha sostenuto da sempre. Siamo stati costretti, purtroppo, anche a contestare duramente l’Amministrazione, arrivando persino a chiedere il ritiro dei “pareri” e dei “suggerimenti” del Capo Dipartimento Versari e un incontro ad hoc con il Ministro per chiarire una situazione diventata ingestibile. Non è possibile che i dirigenti scolastici, che stanno portando avanti la scuola con spirito di servizio in condizioni di disagio inimmaginabile, si trovino costretti a dover scegliere tra il dover applicare la legge, e, quindi, operare in maniera contraria rispetto ai “pareri ministeriali” rischiando di essere sottoposti a provvedimenti disciplinari, e applicare le note ministeriali contra legem rischiando denunce da parte del personale…come già ci ha insegnato il caso Marche!”,

FONTI: ⤵️

https://www.dirigentiscuola.org/sullobbligo-vaccinale-del-personale-scolastico-in-malattia-una-pronuncia-dellavvocatura-distrettuale-dello-stato-di-bari/

https://www.eventiavversinews.it/wp-content/uploads/2022/03/parere-Avvocatura-dello-Stato-di-Bari-Avv.-Lydia-Fiandaca.pdf

14 Febbraio 2022 – di Piero Senaldi (direttore di Libero)

Noi di Libero non siamo ministri, non siamo mai stati comunisti, non possiamo contare su una squadra di venticinque scienziati che suggerisca ogni scelta e neppure abbiamo preso quasi quattromila voti in quel di Potenza che ci legittimino a decidere della vita di sessanta milioni di potenziali malati, perché questo ormai sono essenzialmente gli italiani per la parte giallorossa del governo. Perciò forse è normale che non riusciamo a capire le ragioni che stanno alla base dell’agire del titolare della Salute, l’onorevole Roberto Speranza, arrivato terzo su tre concorrenti alle ultime primarie del Partito Democratico. Siamo pro vaccini da sempre, addirittura da prima che fossero prodotti, e abbiamo condiviso l’introduzione del certificato verde, che ha consentito agli immunizzati di vivere normalmente, aprendo loro uffici, ristoranti, circoli, cinema e palestre senza bisogno di tampone. Speranza ci aveva promesso che con il Green Pass non ci saremmo contagiati, invece dopo la sua introduzione abbiamo toccato il picco di positivi, oltre duecentomila al giorno, ma va bene lo stesso, abbiamo continuato a sostenerlo poiché almeno consentiva di ammalarsi non gravemente.

LA PRIMA FASE – Quando la quarta ondata ha iniziato a fare paura, abbiamo applaudito alle ulteriori restrizioni, che impedivano ai non vaccinati di avere ogni tipo di vita sociale al di fuori del lavoro pure potendo dimostrare di essere negativi. Lo abbiamo fatto ben comprendendo che il Green Pass aveva ormai cambiato funzione, non barriera contro il contagio ma mezzo per indurre a sottoporsi alla profilassi. Abbiamo anche condannato apertamente i no vax, convinti che siano nemici della scienza e anche un po’ del vivere civile, visto che non riescono a vincere le proprie paure per venire incontro agli interessi della collettività, anzi cercano ogni pretesto, anche il più lunare, per alimentarle. Ora però c’è una cosa che non ci torna. Da martedì, quasi un milione e mezzo di italiani sopra i cinquant’ anni non potrà andare al lavoro, e quindi perderà lo stipendio, anche qualora fosse in grado fare di dimostrare di non essere infetto, per la semplice ragione di non essersi immunizzato. È stato stabilito con un provvedimento del 6 gennaio scorso, quando i contagi viaggiavano al ritmo di 220mila al giorno e i tecnici preferiti di Speranza prevedevano che, più o meno di questi tempi, saremmo potuti arrivare anche a mezzo milione di nuovi positivi ogni ventiquattr’ ore.

GUFI SMENTITI – La realtà, come spesso accaduto, si è incaricata di smentire i gufi del governo e le infezioni sono calate del 75%. Dopodomani perciò vivremo la surreale situazione di persone che potevano lavorare liberamente a inizio anno, quando eravamo sull’orlo del baratro e non si sapeva quale sarebbe stato il nostro futuro, ma che non possono recarsi in ufficio ora che l’epidemia ha abbassato la testa e si prevede che tra un mese avremo meno di diecimila infetti al giorno. Sinceramente, signor ministro, ci sfugge la logica. Poiché supponiamo che né lei né i suoi consigliori siano dei sadici a cui piace far soffrire i cittadini senza ragione e immaginiamo che il suo scopo non sia aumentare la tensione sociale fino a che non scoppi, ci chiediamo che senso ha, se cambia il contesto, e addirittura migliora, mantenere regole pensate per scenari drammatici che non si sono realizzati. Pare perfino, ma non vogliamo crederci, che i suoi esperti vogliano prorogare la penitenza dei non vaccinati anche oltre la durata dello stato d’emergenza, la cui scadenza è prevista per il 31 marzo, mentre Locatelli, Ricciardi e soci vorrebbero protrarre il Green pass fino all’estate. Adducono ragioni sanitarie per giustificarsi, quando è palese che il governo vuole mantenere il certificato verde oltre la necessità solo perché altrimenti riterrebbe di perdere la faccia nei confronti dei cittadini che si sono vaccinati proprio per ottenere il pass. Da vaccinati, pro vax e pro Green pass, ci permettiamo di suggerire al governo di abbandonare questa logica da mercanti. Chi si è inoculato lo ha fatto per non ammalarsi, o meglio ammalarsi poco e questo, oltre alla soddisfazione di aver dimostrato senso civico, è il suo premio. Non ci fa godere tenere in gabbia gli altri, se non è necessario, e abbiamo voglia di lasciarci alle spalle la pandemia tutti insieme come popolo. Immunizzarsi è un gesto di libertà che non necessita di vendette per avere senso.

14 Febbraio 2022 – Redazionw

Il Tar del Lazio ha inflitto un altro duro colpo alle strategie di lotta alla pandemia del governo e, in particolare, a quel Green pass che i rappresentanti dell’esecutivo Draghi continuano a difendere a spada tratta, tra le proteste degli italiani che trovano ingiusto privare del diritto al lavoro chi non si vaccina. Un obbligo vero e proprio, appena appena mascherato, che ha portato in questi mesi alla sospensione di tanti cittadini che hanno scelto di non piegarsi, rifiutando la somministrazione. E che per questo sono stati puniti, in un Paese dove ormai la libertà di scelta viene calpestata quotidianamente. Ora, però, ecco l’ennesima sentenza che dà loro ragione.

La sezione Prima bis del Tar del Lazio ha infatti accolto le istanze dei militari iscritti al sindacato Itamil e difesi dall’avvocato Giulia Liliana Monte che chiedevano l’annullamento dei proveddimenti di sospesione dall’attività lavorativa emanati dai rispettivi comandanti di corpo o datori di lavoro. Sanzioni che erano scattate in virtù della circolare dello Stato Maggiore Difesa che disciplinava quanto deciso dal governo con il Decreto Legge n. 172, successivamente convertito in legge.

Sul tema della sospensione dal servizio dei militari non vaccinati, Itamil aveva inviato nei giorni scorsi ai gruppi parlamentari della Camera una scheda tecnico normativa per richiedere una revisione della norma, considerata troppo penalizzante nei confronti del personale. Una richiesta rimasta inascoltata, ma che ha costituito la base di partenza per il ricorso presentato dallo studio legale Monte al Tar del Lazio, che è stato accolto.

Come si legge nella sentenza, il Tar ha infatti “accoglie e per l’effetto sospeso medio tempore l’efficacia dei provvedimenti sospensivi impugnati” , dando così il via libera al rientro in servizio dei militari che erano stati sospesi, in varie Regioni d’Italia, per non essersi sottoposti alla vaccinazione anti-Covid. Il Tribunale amministrativo regionale ha anche fissato per il 16 marzo 2022 la trattazione del tema in sede collegiale. Nel frattempo, il sindacato Itamil ha già annunciato la notifica del decreto del Tar al ministero della Difesa per darne tempestiva esecuzione.

02 Febbraio 2022 – Redazione

Anche i virologi, nel loro piccolo, si arrabbiano. Dopo aver difeso per mesi e mesi le scelte del governo, anche le più cervellotiche, gli scienziati-vip del nostro piccolo schermo hanno detto basta, passando al contrattacco e iniziando a invocare un allentamento delle restrizioni anti-Covid, vista la minor pericolosità della variante Omicron per la salute dei cittadini. Prima è stata la volta di Matteo Bassetti, che ha auspicato lo stop all’obbligo di mascherine all’aperto e al Green pass. Ora quella di Andrea Crisanti, che attraverso le pagine del Fatto Quotidiano ha puntato a sua volta il dito contro le misure ancora in vigore nel nostro Paese.

Crisanti ha parlato innanzitutto della recente evoluzione della pandemia: “Sta passando la buriana della variante Omicron, la cui caratteristica è che i vaccinati si infettano e trasmettono con i numeri pazzeschi che abbiamo visto. La mia impressione, guardando anche ai dati dell’Inghilterra, è che stiamo raggiungendo una situazione di equilibrio ma a livelli piuttosto elevati. Se c’è un momento per liberalizzare è tra due-tre settimane, nel momento di massima protezione della popolazione”.

Se si vuole varare un allentamento nelle restrizioni e dare fiato alla popolazione, insomma, il momento è questo: “Non significa che il virus se ne sia andato, sia chiaro. Significa solo che la maggior parte della popolazione è protetta perché ha fatto la terza dose da poco o perché si è infettata da poco”.

Sempre secondo Crisanti, visto l’alto numero di italiani vaccinati o guariti dal Covid, l’obbligo vaccinale “dal punto di vista della trasmissione del virus ha impatto zero. Secondo me quando si raggiunge un certo livello di protezione non ha più senso andare oltre. Costa troppo dal punto di vista economico e sociale. Ci sono persone che non vogliono vaccinarsi”.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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