18 Marzo 2023 – Redazione – Fonte: botteega.it

 

In passato in Sardegna si produceva un particolare olio da una pianta della macchia mediterranea, il lentisco (o lentischio). L’olio di lentisco si usava come sostituto di quello d’oliva, ma anche come unguento dalle proprietà medicamentose.

Una tradizione che si è persa nel corso del ventesimo secolo, con l’aumento della disponibilità economica e la possibilità di acquistare l’olio d’oliva, e quindi di averlo anche se non lo si produce.

Come è facile immaginare, un tempo questo prodotto abbondava solo sulle tavole dei ricchi, anche perché non erano rare le annate cattive, con raccolti scarsi. I poveri spesso si arrangiavano con strutto e olio di olivastro.

Il nome sardo oll’e stincu sembrerebbe essere nato da un errore. Ollestincu (con le sue varianti ollistincu, stincu,  listincu) sarebbe il nome della bacca e non dell’olio o della pianta, che viene invece chiamata, a seconda della zona, chessa, modditzi o modditha.

Caratteristiche del lentisco

È una pianta tipica della macchia mediterranea, molto simile al mirto. È un arbusto sempreverde con una chioma molto fitta, che può arrivare fino a 3-4 metri d’altezza. In Sardegna, sotto i 400 metri s.l.m., lo si trova quasi in qualunque terreno non coltivato e lo si riconosce facilmente dalle bacche, rosse e tonde, che maturano d’inverno ma son ben visibili anche in estate e autunno.

In primavera, invece, lo troverete coperto di fiori.

Proprietà e usi

L’olio di lentisco ha interessanti proprietà nutrizionali e curative. Ha una resa piuttosto bassa (8-13%), ma la distribuzione di acidi grassi (acido oleico 50-60%, acido palmitico 20-30%, acido linoleico 10-25%) è simile a quella di piante oleaginose con resa molto più alta. In passato si usava per cucinare e alimentare le lanterne, ma anche per le sue proprietà medicinali. Era un unguento per lenire i dolori reumatici e per velocizzare la guarigione delle ferite.

Oggi quest’olio non viene quasi più consumato come alimento, ma ha trovato altre applicazioni, in particolare in campo dermatologico. Ha ottime proprietà lenitive, efficaci nella cura di irritazioni, bruciature, dermatiti e anche psoriasi. In generale ha un effetto benefico sulla pelle: combatte l’invecchiamento e stimola la rigenerazione cellulare, tonifica e idrata.

Grazie alla presenza di diverse sostanze benefiche, tra cui acidi grassi monoinsaturi, steroli e tocoferoli, aiuta a guarire da problemi respiratori come bronchiti e tracheiti.

Gli sono state inoltre riconosciute importanti proprietà antitumorali, essendo un valido aiuto nella regolarizzazione del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue.

All’olio di lentisco vengono attribuite tante proprietà per la nostra salute. Vediamo quali sono i suoi benefici:

  • favorisce la regolarità intestinale
  • cura alcune patologie gastriche
  • aiuta a curare la gastrite perchè depotenzia il battere l’Helicobacter pylori, batterio che ne è la causa, grazie alle sue qualità antisettiche e antibatteriche
  • regolarizza il colesterolo e agisce positivamente sui trigliceridi
  • allevia i disturbi da reflusso gastrico e da ernia iatale
  • aiuta a sedare le infiammazioni delle vie aeree, sedare la tosse
  • previene la formazione di placca in caso di gengiviti e afte, e combatte l’alitosi. Si usa facendo risciacqui e gargarismi
  • ha un’azione antitumorale: sembra che l’olio di lentisco abbia una efficacia antitumorale nel combattere le cellule di alcuni tumori
  • è indicato nel trattamento di affezioni a livello uro-genitale quali cistiti, uretriti, ureteriti, leucorrea e prostatiti: si usa per lavaggi.

Tradizionalmente l’olio accompagna i rituali delle berbadoras, ovvero quelle figure femminili che, ancora oggi, curano certi malanni con riti di magia bianca, figli di un paganesimo ancestrale mischiato a cattolicesimo (is berbos/brebus).

Anticamente anche il resto della pianta di lentischio si usava in vari modi. Con le frasche si costruivano le scovittas (scopette) per pulire il forno a legna. Il mastice (resina) e le foglie servivano anche da dentifricio: spesso i pastori e i contadini le masticavano per gli effetti positivi su denti e gengive.

Dal tronco si ricava una resina usata sia per il trattamento delle gengiviti e infezioni del cavo orale, che per combattere i sintomi del reflusso gastroesofageo, grazie alle proprietà lenitive dell’olio essenziale che contiene. Viene chiamata Mastice di Chios, dal nome dell’isola greca dove è principalmente prodotta.

Come si fa l’olio di lentisco?

Per ottenere l’olio di lentisco vengono utilizzati 2 diversi metodi: spremitura a caldo e spremitura a freddo. Entrambi i metodi sono piuttosto lunghi e laboriosi, bisogna armarsi di tempo e pazienza.

Spremitura a caldo

In passato l’olio si ricavava dalla spremitura a caldo delle bacche. Il risultato era un prodotto dal sapore forte e acre, che doveva essere trattato prima dell’uso. Per addolcirlo, lo si scaldava in una padella con del pane, oppure ci si mettevano dei fichi a macerare. La lavorazione avveniva all’interno di contenitori di rame, chiamati caddargios. Oggi vengono utilizzati contenitori in acciaio inox. Inizialmente si faceva bollire l’acqua e venivano immerse le bacche per circa 15-20 minuti. In seguito veniva travasato il tutto in una sacca. A questo punto si eseguiva la spremitura (carcadura), aggiungendo ogni tanto dell’acqua.

In passato per questa operazione venivano utilizzati i piedi o una macina. Per eliminare le impurità e per facilitare la separazione, l’estratto ottenuto dalla spremitura veniva bollito un’altra volta. Tramite un colino veniva levata la parte più densa. Dopo un po’ di attesa, l’olio sale in superficie: a questo punto viene estratto con cucchiai e mestoli e filtrato nuovamente con panni di lino.

Spremitura a freddo

Questo metodo è il più consigliato in quanto preserva le qualità nutrizionali e medicinali e ritarda l’irrancidimento, allungando la conservazione. La resa è minore, ma si ottiene un prodotto di maggior qualità. Le bacche, una volta raccolte, subiscono una prima pressatura, tramite un pestello. Vengono pestate e mescolate fino ad ottenere una sorta di pasta. A questo punto, tramite un torchio, viene effettuata una seconda pressatura. Inizialmente si ricava del succo accompagnato da un po’ d’olio. Questo dovrà essere messo da una parte. In seguito, uscirà soprattutto olio.

Ora avviene la fase della filtrazione, per eliminare la parte più densa. A questo punto avviene la separazione dell’olio dal liquido: basterà attendere e l’olio salirà in superficie. Ora, armati di pazienza, bisognerà raccogliere l’olio con un cucchiaino o un oggetto simile. Questa operazione bisognerà ripeterla più volte, per riuscire a ottenere un olio più puro possibile.

 

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