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11 Aprile 2022 – Redazione – Fonte:
Formiche.net

Una settimana fa l’annuncio dell’acquisto del 9,2%. Poi la notizia del suo ingresso nel board dell’azienda. Nel mezzo, critiche e provocazioni continue al social network di cui è entrato a far parte e che vorrebbe rivoluzionare. Sembra che intanto voglia tenersi le mani libere.

Dopo giorni di giravolte, Elon Musk compie l’ultima e decide di non entrare nel consiglio di amministrazione di Twitter. La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri, direttamente dal profilo del Ceo Parag Agrawal, e va a chiudere una settimana di clamorosi annunci, provocazioni e lamentele da parte dell’imprenditore sudafricano.

Solo sette giorni fa, infatti, la Securities and Exchange Commission (SEC) aveva comunicato il suo acquisto del 9,2% delle quote, che lo rendeva l’azionista più forte nella società. Gli era stata offerta la possibilità di possederne ancor di più, senza sfondare la quota del 14,9%, con l’impegno a non rilevare mai l’azienda. La nomina nel cda sarebbe dovuta arrivare sabato ma, a quanto pare, Musk si è tirato indietro.

Ripercorrendo le ultime ore si potrebbe pensare a una strategia da parte del proprietario di Tesla, forse per essere slegato dal vincolo del 14,9% delle quote e poterne acquistarne di più. Nei primi giorni aveva presentato domanda presso la Sec di essere considerato un azionista “passivo” e dunque che non ha impatto sulla gestione. Una mossa inspiegabile, visto che aveva già programmato varie attività con manager e dipendenti della società, tanto che dopo poche ore ha ritirato quel modulo e lo ha ripresentato presentandosi come socio attivista. La sua entrata in Twitter aveva già lasciato molti a bocca aperta date le continue critiche che Musk aveva rivolto all’azienda nel corso degli anni.

Tanto che, attraverso diversi sondaggi proprio sulla piattaforma – dove conta un pubblico di oltre 80 milioni di followers – si era iniziato a pensare che potesse lui stesso lanciare un nuovo social network incentrato sulla libertà di parola. “Pensate che Twitter rispetti i criteri democratici?”, aveva chiesto ottenendo una risposta negativa dalla maggior parte delle persone. Stessa cosa, ma in senso positivo, quando aveva domandato se fosse il caso di pensare a un algoritmo open source. Una delle ultime provocazioni riguardava il pulsante di modifica che avrebbe voluto introdurre e che, a quanto pare, piaceva al 73,6% dei followers.

Anche mentre si consumava il suo rifiuto a entrare nel cda, Musk ha posto l’attenzione su come “il social stesse morendo”. Testimonianza ne sono i rari tweet di persone come Taylor Swift  – “non ha postato niente in tre mesi” – e Justin Bieber – “solo un post nell’intero anno”. Inoltre, siccome la pandemia e lo smart working hanno svuotato gli uffici permettendo ai dipendenti di lavorare da casa, la proposta di Musk è stata quella di aprire le porte della sede ai tanti (troppi) senza tetto di San Francisco. Un’idea che, a quanto pare, anche Jeff Bezos appoggerebbe in pieno. Ancor più diretto è stato quando, nell’ennesimo sondaggio, ha chiesto ironicamente se fosse il caso di trasformare “Twitter” in “Titter” (che tradotto in italiano significa “ridacchiare”).

“Abbiamo e valuteremo sempre il contributo dei nostri azionisti, indipendentemente dal fatto che siano nel nostro consiglio di amministrazione o meno. Elon è il nostro maggiore azionista e rimarremo aperti al suo contributo”, ha scritto Agrawal nascondendo in parte la realtà dei fatti. A molti dipendenti dell’azienda e, soprattutto, agli azionisti non piaceva l’idea di sedersi allo stesso tavolo di un imprenditore che nel corso degli anni ha martellato l’azienda di critiche. I suggerimenti che potevano arrivare da Musk erano talmente rivoluzionari che era lecito chiedersi se Twitter fosse rimasto lo stesso o avrebbe cambiato pelle, vista la promessa di “miglioramenti significativi”. Proprio sabato il tycoon aveva suggerito di ridurre il prezzo per gli abbonati premium di Twitter Blue, vietare la pubblicità e aprire ai pagamenti in bitcoin.

L’idea, appoggiata anche dall’ex proprietario e fondatore del social Jack Dorsey, era quella di fare di Twitter il capo della rivoluzione digitale verso un Internet decentralizzato e deregolamentato. In altre parole, avviarsi verso il Web3. Segnali chiari del cambiamento arrivano da altri suoi post sulla libertà di potersi esprimere e sulla qualità dell’informazione. In quest’ultimo caso aveva condiviso un grafico, che mostrava a quali organi di informazione credevano di più repubblicani e democratici, con un messaggio eloquente: “La verità è la prima vittima”.

Se già la notizia della sua entrata nel board di Twitter aveva del clamoroso – le azioni della società ne hanno tuttavia beneficiato con un +30% circa – quella del suo rifiuto sembra esserlo ancor di più. All’apparenza tutti sembravano entusiasti e felici dell’arrivo di Musk, perfino Jack Dorsey che aveva elogiato la collaborazione con Parag, in quanto “entrambi guidati dal cuore”. Se dietro il rifiuto di Musk ci sia più cuore che testa è difficile dirlo. Per Agrawal sembra essere la soluzione migliore e ha invitato tutti i dipendenti a non farsi distrarre dagli eventi che si susseguiranno. Mentre lo scriveva, Musk pubblicava un’emoji della faccia con la mano sopra la bocca per nascondere la risata, forse per farsi beffa della situazione. Poco dopo, ha cancellato il tweet.

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22 Febbraio 2022 – Redazione

Il ritorno di Donald Trump è sempre più vicino. Gli Usa da quando sono in mano a Biden hanno ripreso a fare guerre in giro per il mondo, l’economia è al collasso e la gestione del Covid è stata quasi peggiore di quella italiana (primato insuperabile il nostro). In attesa di rimettere piede alla Casa Bianca, Trump ha però lanciato la sua app con la “T” maiuscola. Si tratta di “Truth”, ossia verità, con un chiaro richiamo anche all’iniziale di Trump. Bannato da più di un anno da tutte le piattaforme, alla fine ha deciso di crearne una tutta sua. Con un incredibile successo. Da alcune ore è possibile infatti scaricarla dall’Apple Store, anche se il sistema è già in tilt per le tante richieste.

Come spiega Il Tempo, “già in mattinata Truth Social ha registrato più download di tutti, più addirittura del gioco del momento, Wordle!, TikTok, Hbo Max e YouTube, finendo al primo posto nella lista stilata da Apple. La app si presenta come il «grande spazio d’America» dove confrontarsi liberamente, «senza discriminazioni ideologiche». Il sistema è ancora imperfetto: dopo aver scaricato la app, viene chiesto di creare un account, fornendo data di nascita – essendo la app vietata ai minori di diciotto anni – e indirizzo email, ma poi il link per accedere non arriva in automatico a tutti”.

Chi ha la possibilità di accesso si ritrova il messaggio di benvenuto, in cui si invita a postare una «Verità», a rilanciarla, accompagnarla da storie, foto. E con un avvertimento: “Non restare sconvolto se la tua ’Truth’ diventa virale”. Cioè proprio quello che molti sognano, su tutte le piattaforme, per uscire dall’anonimato. Lo staff tecnico spiega che ci vorranno ancora alcune settimane per lavorare a pieno ritmo. “Entro fine marzo – conferma l’ex rappresentante repubblicano del Congresso Devin Nunes, Ceo di Trump Media & Technology Group – saremo completamente operativi, almeno dentro gli Stati Uniti”.

Trump ha descritto Truth Social come l’alternativa a Facebook, Twitter e YouTube, da cui è stato buttato fuori con l’accusa di aver innescato, con la sua retorica incandescente, l’assalto al Congresso, il 6 gennaio 2021. Il tycoon aveva annunciato a ottobre il lancio del network, dicendo “viviamo in un mondo dove i talebani hanno una presenza enorme su Twitter e il vostro amato presidente è stato silenziato. Vogliamo dare voce a coloro che sono stati silenziati. La verità sta arrivando”.

Ad agosto 2020, nei primi 19 giorni del mese, i morti per Covid in Italia sono stati 108Quest’anno sono 567. Un divario enorme, più di cinque volte tanto. E nell’ultima settimana la curva dei decessi sta iniziando a schizzare in alto: da lunedì 16, (a giovedì 19 ci sono stati 202 morti. E se, alla luce di questi numeri, l’estate scorso in molti si sentivano al sicuro in vista dell’autunno e dell’inverno (sappiamo poi come è andata), stavolta non è facile essere tanto ottimisti, fa notare il Tempo.

A sganciare la bomba su Twitter è Guido Crosetto, ex deputato e fondatore di Fratelli d’Italia: «Senza polemiche, qualcuno mi spiega perché ci sono più morti ad agosto 2021, con oltre il 60% della popolazione vaccinata ed il Green Pass attivo che non nello stesso mese del 2020, senza vaccini e green pass? Visto che si è detto che la Delta era più contagiosa e meno letale».

Nel frattempo stanno arrivando le prime concrete testimonianze di persone note che, dopo il ciclo completo di vaccinazione, accusano malesseri. Esempio⤵️

Francesca Marcon

La schiacciatrice pallavolista Francesca “Cisky”Marcon con un palmarès di tutto rispetto fra scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Coppa Cev, non può allenarsi con Bergamo, e sui social accusa il vaccino anticovid. «Ho avuto e ho tuttora una pericardite post vaccino, chi paga il prezzo di tutto questo?». La denuncia e’ arrivata via Instagram. «Non esiste una forma di “risarcimento” per chi subisce danni a livello di salute dopo aver fatto il vaccino? Premetto che non sono no vax, ma di fare questo vaccino non sono mai stata convinta e ne ho avuto la conferma» scrive la schiacciatrice, che proprio in questi giorni avrebbe dovuto partecipare al raduno del Volley Bergamo. Per la schiacciatrice di Conegliano, invece, l’inizio della stagione pallavolistica è rinviato. Secondo quanto emerso da alcune ricerche, il rischio di pericardite esisterebbe dopo la somministrazione di vaccini Pfizer e Moderna, rende noto Il Giorno di Bergamo.

La campagna vaccinale nel nostro Paese procede a passo spedito, e ormai sono state somministrate circa 74 milioni di dosi di vaccino. Quasi 35 milioni di italiani, ovverooltre il 57% della popolazione, hanno completato il ciclo vaccinale. Siamo quindi sostanzialmente in linea con gli altri grandi paesi europei..Mentre si sta completando la campagna vaccinale di massa, ci si interroga però sulle prossime mosse e, in particolare, sulla necessità di somministrare una terza dose di richiamo a tutta o parte della popolazione. 
Le tre domande 

Per sciogliere questo nodo è ora essenziale rispondere ad alcuni quesiti di tipo scientifico: 
1) quanto dura l’immunità conferita dai vaccini; 
2) quale ruolo giocano le varianti nel ridurre l’efficacia e la durata della protezione; 
3) se sarà possibile raggiungere la cosiddetta immunità di gregge o di comunità

Quanto dura la protezione data dal vaccino? 

Al primo quesito non sappiamo ancora del tutto rispondere, visto che il follow-up delle persone vaccinate è ancora troppo breve. Sembra però che, anche se gli anticorpi neutralizzanti tendono a scendere nel corso del tempo, le risposte cellulari e la memoria dell’incontro con l’antigene virale persistano più a lungo di quanto si pensasse. Naturalmente, esiste una variabilità individuale e, soprattutto,persone immunodepresse potrebbero trovarsi per prime in difficoltà di fronte a un attacco virale. 

Le varianti ci rendono più vulnerabili?

Il quesito relativo alle varianti è ancor più complesso. La variante beta (sudafricana) sembra essere la più resistente ai vaccini, ma per fortuna la sua circolazione da noi è estremamente limitata. Per quanto attiene alla variante delta (indiana), i vaccini conservano un’elevata efficacia nel proteggerci dalle forme gravi di malattia, ma non sempre sono in grado di evitare l’infezione. Ciò vuol dire che, in un certo numero di casi, il virus può continuare a circolare tra le persone vaccinate, pur non causando i danni gravi a cui ci aveva abituato in precedenza. Naturalmente, quanto esposto relativamente ai primi due quesiti ha delle ripercussioni sul terzo. 

Serve una terza dose? 

Secondo le Autorità si dovrebbe vaccinare ancora con una terza dose, aprendo scenari apocalittici, quasi di dipendenza dal siero, tanto da farlo diventare un appuntamento annuale come il vaccino antinfluenzale. Sulla terza dose, per ora, non ci pronunciamo, nonostante i propositi luciferini del governo, sperando in una sommossa popolare che al momento non c’è stata

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale

https://cataniacreattiva.it/guido-crosetto-bomba-su-twitter-del-candidato-sindaco-a-torino-popolazione-vaccinata-e-cinque-volte-piu-morti-dellagosto-2020-perche/

di Monica Tomasello

E’ormai un dato di fatto che i social media siano il più importante mezzo di comunicazione di massa. Ogni notizia viene riportata, filtrata, diffusa e commentata su queste piattaforme. La indiscutibile necessità di moderare i toni ed eventualmente bloccare contenuti eccessivamente offensivi o violenti spesso si scontra con la libertà di espressione degli utenti che guardano il digital come luogo dove esprimere le proprie opinioni qualunque esse siano.

La CENSURA

La questione della censura su Facebooke Google è un argomento complesso. Essa è connaturata al sistema. Anche il paese più “libero” ha delle forme di censura contro comportamenti online che sono considerati pericolosi o criminali perché incitano all’odio. Ogni social network ha pertanto delle regole su quanto è lecito o meno pubblicare e queste politiche sui contenuti possono variare anche da paese a paese. Ma se questo da un lato “protegge”, dall’altro è però anche molto pericoloso poiché possono essere censurati contenuti la cui sola colpa è quella di essere in contrasto con il pensiero unico dominante. È il caso, ad esempio, della Cina o della Turchia (con la recente “legge anti-social media”), paesi che esercitano un controllo ferreo sui social, imponendo la censura e limitando di fatto la libertà d’espressione e la possibilità di accedere a informazioni neutrali e indipendenti dall’ideologia governativa.

Non so a voi… ma a me sembra che anche l’Italia (Dio solo sa quanto vorrei sbagliarmi!) si stia incamminando in questa direzione…È vero. Da un punto di vista legale non si può imporre di non censurare contenuti. Facebook e Twitter, infatti, in quanto imprese private, hanno diritti legali che possono esercitare. Ed essi li hanno messi in pratica… Eccome se li hanno messi in pratica! Lo hanno fatto perfino nei confronti di un Presidente degli Stati Uniti d’America (cosa mai avvenuta ma soprattutto impensabile sino a poco tempo fa)! Il riferimento è ovviamente al caso Trump, ex-presidente Americano bannato sia su Twitter che su Facebook, ed i cui contenuti sono stati segnalati per “esaltazione di violenza” e “incitazione all’odio”. Al di là di ogni giudizio in merito alla legittimità o meno, alla giustizia o meno del fatto in sè, e da come ognuno la possa pensare, una cosa è certa: questa non è più l’immagine dello stesso Internet che avevamo fino a qualche anno fa, ovvero di uno strumento atto alla libera circolazione delle informazioni, della conoscenza e delle idee, siano esse politiche, economiche o ideologiche.

Quello che un tempo era uno spazio aperto al dialogo, anche tra pensieri divergenti, adesso purtroppo sembra non esista più…

Il meccanismo degli algoritmi social non fa infatti che chiuderci sempre di più in una bolla. Invece di essere esposti a contenuti diversificati, neutrali e indipendenti, siamo sottoposti in continuazione a quello che “qualcun altro” ha deciso per noi…I social network e la loro censura privata rappresentano oggi una delle più potenti armi a supporto del discorso politicamente corretto e contro la diffusione di qualunque idea alternativa a quelle che quel discorso ammette.

Modalità di censura sui social

Ma quali sono esattamente le modalità di censura sui principali social network?

  • su Facebook: il protocollo anti fake-news di questo social è particolarmente stringente e severo. Da anni, infatti, il social di Zuckerberg lotta contro la diffusione di contenuti inappropriati e scorretti, ragion per cui le linee guida sulla censura vengono aggiornate e aumentate ogni anno. In accordo con la policy di Facebook, esistono 5 tipologie di contenuti censurabili: violenza, contenuti deplorevoli, sicurezza, integrità e autenticità, rispetto della proprietà intellettuale. Qualora un post rientri in una di queste categorie, scatta in automatico la censura e il post viene rimosso.

su Instagram: anche su questo social, esiste un set di regole chiare e definite che impongono dei rigidi paletti ai creator. I contenuti censurabili vengono classificati in vietati e censurabili: nel primo caso, si tratta di contenuti contrari al decoro che vengono automaticamente rimossi da Instagram. Nel secondo caso, si fa riferimento a tutti quei post border line che, seppur non vietati, sono “poco raccomandabili”. In quest’ultima ipotesi, il regolamento prevede che tali post non vengano mostrati facilmente nella pagina “Esplora”. Anzi, vengono declassati, ottenendo poca visibilità e comparendo in fondo al feed.

su Twitter: stando alle norme sui contenuti sensibili, è severamente vietato pubblicare contenuti che incitino all’odio e alla violenza, a sfondo sessuale o contro le regole di sicurezza e civiltà. In questi casi, Twitter contrassegna il tweet come “sensibile”, bloccando temporaneamente l’account del soggetto che ha pubblicato fino alla rimozione del tweet. In altri casi, Twitter interviene rimuovendo direttamente i contenuti scorretti e, nelle situazioni più estreme, sospendendo in modo permanente l’accesso al social. Libertà di espressione e d’informazione, diritto garantito.

“1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.

D’altronde anche la stessa Comunità Europea lo ribadisce.

L’articolo 21 della nostra Costituzione corrisponde infatti all’art. 10 della CEDU(Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea) che recita: ⤵️

`1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive. 

2. L’esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario.”

Va da sè che la libertà di espressione deve rimanere scevra da qualsiasi “indice di gradimento”; ovvero si deve essere liberi di dire anche ciò che ai più non piace… sennò che libertà è?

Ed è proprio in merito a quest’ultimo concetto che ritengo opportuno riportare anche quanto scritto da Mark Bosshard in un suo articolo apparso il 9 luglio 2020 su fondazionehume.it.

Dire in modo pacato cose anche molto sgradevoli per qualcuno” – scrive Bosshard – “o poco gradite ai poteri politici o economici è un diritto costituzionalmente garantito. E questo è bene ricordarlo in particolare a tutti i benpensanti che vorrebbero rendere migliore il mondo (ovviamente secondo il loro metro di “meglio”) zittendo chi la pensa diversamente da loro, solo perché è “brutto e cattivo”, anzi (siccome dire brutto e cattivo è poco politicamente corretto) perché le sue idee sono “impresentabili”

È bene ricordare alle “anime belle” che nessuna rivoluzione o progresso culturale (e in particolare proprio quelle che hanno creato la società che consente oggi ai benpensanti di benpensare) sarebbero mai stati possibili se qualcuno non avesse iniziato a diffondere idee eterodosse e che, al tempo, apparivano sgradevoli se non addirittura scandalose. Ferma dunque la continenza della forma e delle modalità espressive (e fermo il diritto di satira), occorre ribadire con forza che qualunque opinione, per quanto sgradevole o poco condivisibile sia il suo contenuto, deve poter trovare posto nel dibattito pubblico, a patto che sia esposta in maniera civile. 

Del resto, se si ritiene ammissibile che uno scienziato sostenga pubblicamente che dovrebbe essere reso lecito l’infanticidio nei primi momenti di vita (ribattezzato per l’occasione come “aborto post parto”) in quanto il bambino appena nato non ha ancora maturato una coscienza di sé, dunque non soffrirebbe per l’evento della sua morte; ebbene, se si ammette questo, credo si possa ammettere anche parecchio di quel che scatena i pruriti censori dei benpensanti.

I legittimi dubbi

Nascono, a questo punto, più  che spontanee, due domande: 

  1. fino a che punto è il caso di imporre la censura sui contenuti pubblicati sui social, senza sfociare in una violazione della libertà di espressione, e dunque in una forma molto pericolosa di dittatura?
  2. quanto può ritenersi fondato il principio social “se esageri ti cancello” o l’utente ha modo di tutelarsi? 

L’Europa sta provando a tracciare una via alternativa (con le proposte Dsa e Dma). Ma siamo solo agli inizi di un lungo dibattito…

Nel frattempo…

noi abbiamo il dovere di continuare a riflettere su quella che è tra le più importanti libertà dell’uomo, ovvero la possibilità (ovviamente sempre nei limiti del rispetto dell’altro) di esprimere il proprio pensiero.

Frasi celebri

https://www.frasicelebri.it/frase/benjamin-franklin-chiunque-voglia-togliere-la-libe/?utm_source=internal&utm_medium=link&utm_campaign=phrase_snippet_wholetext

[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

https://cataniacreattiva.it/censura-sui-social-e-liberta-di-espressione/