30 Aprile 2023 – Redazione

 

Una legge in Uganda contro l’omosessualità si è rivelata per l’UE il pretesto perfetto per far approvare un emendamento che depenalizza l’omosessualità e condanna chi impone leggi anti gender.


1) LA LEGGE IN UGANDA

Sebbene il disegno di legge sia stato approvato all’unanimità, il presidente non ha ancora firmato il decreto, rispedendolo temporaneamente in parlamento per attuare alcune modifiche, come l’inserimento del tema della riabilitazione. La nuova legge conferma nel paese il già presente carcere per chi pratica l’omosessualità e prevede la pena di morte per chiunque abbia rapporti omosessuali con bambini e disabili. Chi sosterrà gli LGBT, o fornirà sostegno finanziario a organizzazioni che lo fanno, rischierà fino a 20 anni di carcere. Gli ugandesi dovrebbero denunciare alla polizia gli omosessuali, altrimenti potrebbero ricevere una multa o essere incarcerati per 6 mesi. Sono previsti fino a 10 anni di carcere per chi fa sposare persone dello stesso sesso o gli offre alloggio.

2) ITALIA, POLONIA ED UNGHERIA NEL MIRINO DELL’UE

Nel paragrafo 19 dell’emendamento si legge che vi è preoccupazione per “gli attuali movimenti retorici anti diritti, anti gender e anti LGBTQ+ alimentati da leader politici e religiosi a livello globale”, in quanto “ostacolerebbero la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender e legittimano la retorica secondo cui le persone LGBTIQ sono un’ideologia anziché esseri umani”. Il paragrafo si conclude con una condanna dell’UE alla retorica anti LGBT, e che questa è presente in alcuni membri dell’unione: Ungheria, Polonia ed Italia.

Nel 2021 in Ungheria è stata approvata una norma che vieta la promozione dell’omosessualità e della “transizione di genere” sui media e nelle scuole alle persone di età inferiore ai 18 anni. La legge, definita “una vergogna” da Von Der Leyen, ha spinto la commissione europea ad intentare una causa legale contro Orban.

Alcuni comuni della Polonia hanno istituito in modo autonomo le “LGBT Free zones“, aree del paese dove gli LGBT non sono accettati e viene impedito loro di manifestare, mentre l’Italia sarebbe colpevole di aver bloccato le registrazioni all’anagrafe dei bambini di coppie omosessuali e affossato il DDL Zan.


3) CENSURA LGBT

Se la legge in Uganda dovesse venire approvata, l’UE è già pronta ad applicargli sanzioni per violazione dei diritti umani e a revocare al paese le preferenze EBA, che prevedono l’eliminazione delle tariffe per le merci provenienti da paesi meno sviluppati.

Il punto 31 dell’emendamento invita la commissione europea a creare un piano a tutela della casta LGBT con le seguenti misure: rendere la depenalizzazione dell’omosessualità un requisito per poter accedere all’EBA, inserire negli accordi di partenariato internazionali una clausola che ne prevede la sospensione qualora il paese criminalizzi le persone LGBT, modificare gli algoritmi dei social per impedire la diffusione dei contenuti anti-gender, ed estendere il sostegno finanziario alle organizzazioni LGBTQ+ presenti in paesi che criminalizzano l’omosessualità e tramite un apposito fondo istituito dall’UE, fornire a queste assistenza tecnica e legale.


4) DOPPI STANDARD

Vi ricordate tutte le interrogazioni parlamentari che sono state fatte all’UE sulla legittimità del green pass o del massacro dei portuali di Trieste? A tutte l’UE rispondeva che non era affar loro e che i paesi membri potevano fare quel che volevano. Qui l’UE non solo vuole sindacare sulle leggi che non vengono approvate nel nostro paese come il DDL Zan, ma si permette di dare ordini anche all’Uganda. Dov’erano questi paladini della (in)giustizia quando durante il lockdown a Shangai mettevano sensori sulle porte per non far uscire le persone? 


CONCLUSIONI

Dovete imparare la distinzione tra minoranze e minomafie. Le prime vengono abusate e nessuno fa nulla (no vax), le seconde hanno tutti i magnati, i politici e gli influencer del mondo a loro difesa per interessi ideologici. 

Fonte: Der Einzige – Fonte di Liberta’

 

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