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17 Dicembre 2021 – di Valeria Casolare (L’Indipendente.it) – Redazione Co.Te.Li

L’esecutivo Draghi ha presentato nella serata di mercoledì 15 dicembre un emendamento dell’ultimo minuto che impone una deadline per valutare se i criteri in base ai quali ad alcuni comuni è stata affidata la gestione autonoma del Servizio Idrico sono ancora validi. In caso contrario, questa tornerà nelle mani di un gestore unico il quale, nell’ottica del Pnrr e delle politiche di privatizzazione di Draghi, potrebbe con tutta porbabilità essere una Spa anche ad azionariato privato. Per opporsi al rischio di una deriva privatistica nella gestione dell’acqua, il parlamentare Giovanni Vianello, insieme al gruppo Alternativa, depositerà la prossima settimana una proposta di legge costituzionale che inserisca il diritto all’acqua potabile in Costituzione.

Sono molti i comuni che in Italia godono di una amministrazione propria del Sistema Idrico Integrato, gestito da un servizio giuridico di diritto pubblico. Acqua pubblica gestita da enti pubblici. Nonostante si fosse già tentato di sfilarne loro la gestione con il decreto “Sblocca Italia” di Renzi (legge 133/2014), venne prevista una clausola di salvaguardia a tutela dei comuni con meno di mille abitanti e il cui approvigionamento provenisse da “fonti qualitativamente pregiate”, “sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette” o che presentino “utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico” (art. 147, comma 2-bis del decreto legislativo 152/2006).

Con la riformulazione dell’emendamento 22.6 al dl Recovery, presentato mercoledì sera viene aggiunto un ulteriore comma a tale articolo, che prevede una data perentoria di scadenza, fissata per il 1° luglio 2022, per la rivalutazione di tali criteri: nel caso in cui i “requisiti per la salvaguardia” non venissero confermati, la gestione del Servizio Idrico confluirà “nella gestione unica” individuata dall’Ente di Governo dell’Ambito, che si occupa di affidare le gestioni. In linea con la corsa alle privatizzazioni del Governo Draghi, vi è il concreto rischio che questa passi nelle mani di aziende private.

«Una norma similare era già spuntata nel vecchio decreto Semplificazioni, qualche mese fa, ma i piccoli comuni vennero a protestare vicino al Parlamento, a Roma, facendo pressione affinchè fosse ritirata. «Ora che hanno imparato non l’hanno più messo nella bozza del decreto, ma l’hanno inserito all’ultimo minuto mercoledì sera, con un emendamento.
Si tratta di una questione preoccupante dal punto di vista democratico, perchè si è fatto in modo di azzerare il dibattito con gli enti locali.
È questo il nuovo modo di fare».

Non si tratta di certo di una novità nel modo di agire del Governo Draghi, che fa spesso ricorso a voti blindati e decreti emergenziali per impedire il dibattito circa le iniziative di governo. Inoltre, aggiunge Vianello, si è cercato di far passare tutto «sotto traccia»: «Per contrastare le resistenze interne al partito della maggioranza, dei deputati del PD e del M5S che non volevano questa norma, l’hanno inserita in un emendamento che riguarda i bacini idrici. Come a dire “Se volete la salvaguardia dei bacini idrici, dovete includere anche questo”». 

«L’approccio deve cambiare. Dobbiamo fare come hanno fatto altre democrazie, e riconoscere il diritto all’acqua potabile in Costituzione: per questo motivo stiamo elaborando una proposta di legge costituzionale, che dovrebbe essere depositata la settimana prossima, che inserisca il diritto all’acqua in Costituzione, esattamente negli stessi termini in cui è stato dichiarato dalle Nazioni Unite, garantendo anche il quantitativo minimo vitale» dichiara Vianello. «Ricordiamo che stiamo parlando di acqua, uno dei diritti umani fondamentali dell’uomo. Garantire in Costituzione tale diritto è l’unica maniera di agire per contrastare la privatizzazione. Con una norma ordinaria sarebbe più complicato».

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.),che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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https://cataniacreattiva.it/un-emendamento-notturno-del-governo-apre-le-porte-alla-privatizzazione-dellacqua/

La Redazione – 31 Ottobre 2021

L’ex collaboratore di Enrico Mattei, ad Ascoli per un convegno a 50 anni dalla morte dal creatore dell’Eni, usa parole durissime:

“Hanno svenduto il nostro Paese. Draghi diede mille miliardi di patrimonio pubblico a Goldman Sach’s, in cambio di una sola lira”.

“Si sono chiuse attività che portavano profitti allo Stato come la Nuovo Pignone, la Lebole, la chimica di base. Si distrusse l’Eni. Il patrimonio immobiliare dell’Eni, che valeva mille miliardi di lire, è stato venduto a Goldman Sach’s per una lira..

Quindi vi fu un attacco allo Stato imprenditore organizzato dalle grandi banche d’affari, che convinsero Ciampi e Amato a liberalizzare il settore pubblico. Mario Draghi, allora direttore generale del Ministero del Tesoro, spinse verso la privatizzazione. Venne distrutto lo Stato imprenditore, l’Eni da 130 mila dipendenti si ridusse a 30 mila, scaricando ai cittadini il costo di questa operazione”.

L’ex collaboratore di Enrico Mattei, ad Ascoli per un convegno a 50 anni dalla morte dal creatore dell’Eni, uso’ parole durissime: “Hanno svenduto il nostro Paese. Draghi diede mille miliardi di patrimonio pubblico a Goldman Sach’s, in cambio di una sola lira”. “Si sono chiuse attività che portavano profitti allo Stato come la Nuovo Pignone, la Lebole, la chimica di base. Si distrusse l’Eni. Il patrimonio immobiliare dell’Eni, che valeva mille miliardi di lire, è stato venduto a Goldman Sach’s per una lira..

Quindi vi fu un attacco allo Stato imprenditore organizzato dalle grandi banche d’affari, che convinsero Ciampi e Amato a liberalizzare il settore pubblico. Mario Draghi, allora direttore generale del Ministero del Tesoro, spinse verso la privatizzazione. Venne distrutto lo Stato imprenditore, l’Eni da 130 mila dipendenti si ridusse a 30 mila, scaricando ai cittadini il costo di questa operazione”.

QUESTO IL VIDEO DI 10 ANNI FA IN CUI LIVI RACCONTO’ TUTTO QUESTO👇👇👇

https://youtu.be/kB5MDW0yOz8

Benito Livigni su Enrico Mattei, contrario alle privatizzazioni. Chi era e perché fu ucciso👇

https://youtu.be/zswX8VVvMwA

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