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‘FINANZA’ Category

4 Maggio 2022 – Redazione – di Marcello Pamio

Il patron di Tesla Motors, Elon Musk sta lavorando a uno smartphone futuristico. Ovviamente i piani di produzione e di sviluppo del prodotto sono top secret e non trapela nulla.

Molto probabilmente si chiamerà Model Pi e sarà lanciato alla fine del prossimo anno o all’inizio del 2024. Lo smartphone avrà una funzionalità integrata per ottenere l’accesso a Starlink (la serie di satelliti in orbita bassa lanciati di Musk) che consentirà agli utenti di navigare senza le reti di telecomunicazioni terrestri. Sarà anche integrato con le auto Tesla, ma la chicca finale è che supporterà sicuramente Neuralink (la società che lavora ai chip impiantabili nel cervello umano), la tecnologia che permetterà agli utenti di controllare i dispositivi con i propri pensieri. O viceversa! 

Quindi il cellulare di Mask, da usare con i satelliti di Musk, per le auto di Musk, e che interagirà con il cervello di Musk. Il miliardario transumanista così facendo gestirà tutte le informazioni e i dati che viaggiano nell’etere, ma anche i cervelli dei propri clienti…

 

Fonte: ⤵️

https://www.thenationalnews.com/business/technology/2022/03/17/what-we-know-so-far-about-teslas-rumoured-model-pi-smartphone/

 

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11 Aprile 2022 – Redazione – Fonte:
Formiche.net

Una settimana fa l’annuncio dell’acquisto del 9,2%. Poi la notizia del suo ingresso nel board dell’azienda. Nel mezzo, critiche e provocazioni continue al social network di cui è entrato a far parte e che vorrebbe rivoluzionare. Sembra che intanto voglia tenersi le mani libere.

Dopo giorni di giravolte, Elon Musk compie l’ultima e decide di non entrare nel consiglio di amministrazione di Twitter. La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri, direttamente dal profilo del Ceo Parag Agrawal, e va a chiudere una settimana di clamorosi annunci, provocazioni e lamentele da parte dell’imprenditore sudafricano.

Solo sette giorni fa, infatti, la Securities and Exchange Commission (SEC) aveva comunicato il suo acquisto del 9,2% delle quote, che lo rendeva l’azionista più forte nella società. Gli era stata offerta la possibilità di possederne ancor di più, senza sfondare la quota del 14,9%, con l’impegno a non rilevare mai l’azienda. La nomina nel cda sarebbe dovuta arrivare sabato ma, a quanto pare, Musk si è tirato indietro.

Ripercorrendo le ultime ore si potrebbe pensare a una strategia da parte del proprietario di Tesla, forse per essere slegato dal vincolo del 14,9% delle quote e poterne acquistarne di più. Nei primi giorni aveva presentato domanda presso la Sec di essere considerato un azionista “passivo” e dunque che non ha impatto sulla gestione. Una mossa inspiegabile, visto che aveva già programmato varie attività con manager e dipendenti della società, tanto che dopo poche ore ha ritirato quel modulo e lo ha ripresentato presentandosi come socio attivista. La sua entrata in Twitter aveva già lasciato molti a bocca aperta date le continue critiche che Musk aveva rivolto all’azienda nel corso degli anni.

Tanto che, attraverso diversi sondaggi proprio sulla piattaforma – dove conta un pubblico di oltre 80 milioni di followers – si era iniziato a pensare che potesse lui stesso lanciare un nuovo social network incentrato sulla libertà di parola. “Pensate che Twitter rispetti i criteri democratici?”, aveva chiesto ottenendo una risposta negativa dalla maggior parte delle persone. Stessa cosa, ma in senso positivo, quando aveva domandato se fosse il caso di pensare a un algoritmo open source. Una delle ultime provocazioni riguardava il pulsante di modifica che avrebbe voluto introdurre e che, a quanto pare, piaceva al 73,6% dei followers.

Anche mentre si consumava il suo rifiuto a entrare nel cda, Musk ha posto l’attenzione su come “il social stesse morendo”. Testimonianza ne sono i rari tweet di persone come Taylor Swift  – “non ha postato niente in tre mesi” – e Justin Bieber – “solo un post nell’intero anno”. Inoltre, siccome la pandemia e lo smart working hanno svuotato gli uffici permettendo ai dipendenti di lavorare da casa, la proposta di Musk è stata quella di aprire le porte della sede ai tanti (troppi) senza tetto di San Francisco. Un’idea che, a quanto pare, anche Jeff Bezos appoggerebbe in pieno. Ancor più diretto è stato quando, nell’ennesimo sondaggio, ha chiesto ironicamente se fosse il caso di trasformare “Twitter” in “Titter” (che tradotto in italiano significa “ridacchiare”).

“Abbiamo e valuteremo sempre il contributo dei nostri azionisti, indipendentemente dal fatto che siano nel nostro consiglio di amministrazione o meno. Elon è il nostro maggiore azionista e rimarremo aperti al suo contributo”, ha scritto Agrawal nascondendo in parte la realtà dei fatti. A molti dipendenti dell’azienda e, soprattutto, agli azionisti non piaceva l’idea di sedersi allo stesso tavolo di un imprenditore che nel corso degli anni ha martellato l’azienda di critiche. I suggerimenti che potevano arrivare da Musk erano talmente rivoluzionari che era lecito chiedersi se Twitter fosse rimasto lo stesso o avrebbe cambiato pelle, vista la promessa di “miglioramenti significativi”. Proprio sabato il tycoon aveva suggerito di ridurre il prezzo per gli abbonati premium di Twitter Blue, vietare la pubblicità e aprire ai pagamenti in bitcoin.

L’idea, appoggiata anche dall’ex proprietario e fondatore del social Jack Dorsey, era quella di fare di Twitter il capo della rivoluzione digitale verso un Internet decentralizzato e deregolamentato. In altre parole, avviarsi verso il Web3. Segnali chiari del cambiamento arrivano da altri suoi post sulla libertà di potersi esprimere e sulla qualità dell’informazione. In quest’ultimo caso aveva condiviso un grafico, che mostrava a quali organi di informazione credevano di più repubblicani e democratici, con un messaggio eloquente: “La verità è la prima vittima”.

Se già la notizia della sua entrata nel board di Twitter aveva del clamoroso – le azioni della società ne hanno tuttavia beneficiato con un +30% circa – quella del suo rifiuto sembra esserlo ancor di più. All’apparenza tutti sembravano entusiasti e felici dell’arrivo di Musk, perfino Jack Dorsey che aveva elogiato la collaborazione con Parag, in quanto “entrambi guidati dal cuore”. Se dietro il rifiuto di Musk ci sia più cuore che testa è difficile dirlo. Per Agrawal sembra essere la soluzione migliore e ha invitato tutti i dipendenti a non farsi distrarre dagli eventi che si susseguiranno. Mentre lo scriveva, Musk pubblicava un’emoji della faccia con la mano sopra la bocca per nascondere la risata, forse per farsi beffa della situazione. Poco dopo, ha cancellato il tweet.

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10 Aprile 2022- Redazione – Fonte: tio.ch

Gli Stati Uniti mettono in guardia le banche svizzere in relazione al denaro degli imprenditori russi colpiti da sanzioni dopo l’attacco all’Ucraina: in caso di mancata cooperazione vi saranno conseguenze, afferma l’ambasciatore americano a Berna Scott Miller.

Gli istituti elvetici devono cercare attivamente il denaro nascosto dai cosiddetti oligarchi, afferma il diplomatico in un’intervista pubblicata dalla NZZ am Sonntag. “Vi saranno conseguenze negative se i patrimoni delle persone sanzionate non saranno trovati”, aggiunge l’attivista LGBTQ, in carica da gennaio, che ha fra l’altro lavorato in passato per UBS a Denver, nel Colorado. “Non prendiamo la cosa alla leggera.” La cooperazione con le autorità svizzere è buona, prosegue Miller. “Ci sostengono nel rendere chiaro alle banche che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti è coinvolto nella questione.

Minacce alle banche svizzere

Le affermazioni del neo-ambasciatore non vengono accolte bene negli ambienti finanziari. “Questa è una minaccia”,afferma un’esponente di primo piano dell’economia, che non ha voluto essere citata per nome, in una dichiarazione riportata dalla NZZ am Sonntag. L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) sottolinea da parte sua che gli istituti si attengono rigorosamente a tutti i regolamenti e alle misure applicabili, “comprese le sanzioni imposte da organismi svizzeri, internazionali e sovranazionali”. Vengono anche applicati “cumulativamente diversi filtri di sanzioni”, compresi quelli degli Stati Uniti. Dopo tutto è in gioco l’integrità della piazza finanziaria, afferma l’ASB.

Miller sarebbe da parte sua contento se la Svizzera si unisse al task force internazionale per rintracciare il denaro di quelli che in Occidente vengono chiamati oligarchi. “È una sfida per qualsiasi paese implementare un pacchetto di sanzioni di queste dimensioni e complessità”, argomenta l’ambasciatore.

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