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‘RECENSIONI’ Category

20 Maggio 2022 – Redazione

TESTO ANSA DI PARTE, CHE FOCALIZZA L’INCAPACITÀ COGNITIVA DI UN PAESE SOLO SULLE CLASSI PIÙ POVERE.
PER QUANTO INSEGNA LA MIA ESPERIENZA, QUESTA LACUNA RIGUARDA IN MANIERA TRASVERSALE TUTTE LE CLASSI SOCIALI. E DA GIORNALISTA CHE VA DI PENNA DA 28 ANNI, DANDO VITA UN ANNO FA A MERCURIUS 5, POSSO DIRE CHE I LETTORI SI DIVIDONO TRA, CHI SI FERMA AL TITOLO, CHI SCORRE LE PAROLE DI SFUGGITA SENZA COGLIERE, PERCHÉ LEGGERE E PENSARE FA FATICA E, ANCOR PEGGIO, CHI CLICCA SULLA FOTO CON UN INSIGNIFICANTE “MI PIACE”, VANIFICANDO OGNI TUA FATICA! 
MI FERMO QUI! TORNEREMO SULL’ARGOMENTO QUANDO MERCURIUS 5 CAMBIERÀ VESTE!

GRAZIE

MARZIA MC CHIOCCHI

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«La dispersione scolastica implicita, cioè l’incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51%. Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democraticadi un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio». Lo ha detto Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italiaaprendo i lavori di «Impossibile» la quattro giorni di riflessioni e proposte sull’ Infanzia e l’Adolescenza.

Per Tesauro in Italia esiste «una crudele ‘ingiustizia generazionale’ perché la crisi ha colpito proprio i bambini. Non solo 1,384mila bambini in povertà assoluta (il dato più alto degli ultimi 15 anni) ma un bambino in Italia oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni».

Il presidente di Save The Children ha ricordato inoltre, che «più di due milioni di giovani, ovvero 1 giovane su cinque fra i 15 e i 29 anni, è fuori da ogni percorso di scuola, formazione e lavoro. In sei regioni, il numero dei ragazzi e delle ragazze Neet ha già superato il numero dei ragazzi, della stessa fascia di età, inseriti nel mondo del lavoro. In Sicilia, Campania, Calabria per 2 giovani occupati ce ne sono altri 3 che sono fuori dal lavoro, dalla formazione e dallo studio. Dati che – ha sottolineato – fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo».

«Nel nostro Paese, in 6 regioni, i neet, giovani senza formazione e impiego, hanno superato i coetanei con un lavoro, sono 2 milioni in totale in Italia». Lo ha detto Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia durante «Impossibile 2022». «Gli investimenti sull’infanzia – ha aggiunto Fatarella – vanno blindati. Per sviluppare strategie efficaci serve conoscere i dati e costruire indicatori per misurare l’impatto. Territori e innovazione sociale siano al centro delle governance».

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20 Maggio 2022 – Redazione

PRO MEMORIA PER LE MENTI LABILI

Scrive la Dott.ssa Patrizia Montenegro PHD in Neurochirurgia presso la John Hopinks University:

<<Tra tutti i vaccini che ho visto in vita mia (difterite, tetano, pertosse, morbillo, rosolia, parotite, varicella, epatite, meningite e tubercolosi), non ho mai visto un vaccino che mi costringa a indossare una mascherina e mantenere la distanza sociale, anche quando sei completamente vaccinato…
Non avevo mai sentito parlare di un vaccino che diffonda il virus anche dopo la vaccinazione.
Non avevo mai sentito parlare di ricompense, sconti, incentivi per vaccinarsi.
Non ho mai visto discriminazioni per coloro che non l’hanno fatto. Se non sei stato vaccinato, nessuno ha cercato di farti sentire una persona cattiva.
Non ho mai visto un vaccino che minacci le relazioni tra familiari, colleghi e amici.
Non ho mai visto un vaccino usato per minacciare i mezzi di sussistenza, il lavoro o la scuola.
Non ho mai visto un vaccino che permettesse a un dodicenne di ignorare il consenso dei genitori.
Dopo tutti i vaccini che ho elencato sopra, non ho mai visto un vaccino come questo, che discrimina, divide e giudica la società così com’è. E mentre il tessuto sociale si stringe…
È un vaccino potente! Fa tutte queste cose tranne l’IMMUNIZZAZIONE.
Se abbiamo ancora bisogno di un’iniezione di richiamo dopo essere stati completamente vaccinati e dobbiamo ancora ottenere un test negativo dopo essere stati completamente vaccinati, e dobbiamo ancora indossare una maschera dopo essere stati completamente vaccinati e dobbiamo ancora essere ricoverati in ospedale dopo essere stati completamente vaccinati , probabilmente arriverà il momento di ammettere che siamo stati completamente ingannati>>.

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12 Aprile 2022 – Redazione- Fonte: Giornalesentire.it

Padre della Repubblica, Presidente ancora molto amato dagli italiani

PENSO SEMPRE A QUEST’UOMO CON LA U MAIUSCOLA, AL SUO GRANDE BAGAGLIO DI IDEALI, ALLA SUA DETERMINAZIONE, COMUNE SOLO AI “GIOVINOTTI”, COME LUI AMAVA DEFINIRE I COMBATTENTI PROTAGONISTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, QUELLI CHE NON SI ERANO RISPARMIATI PER AFFERMARE LIBERTÀ E DEMOCRAZIA, VALORI CHE IL NOSTRO PAESE NON AVEVA CONOSCIUTO IN TANTI SECOLI DI STORIA.

IN UN PERIODO COSI DISGRAZIATO COME QUELLO CHE STIAMO VIVENDO, MI CAPITA SEMPRE PIÙ SPESSO DI RIPENSARE A QUEL LONTANO LUGLIO DEL 1981, QUANDO, IN VISITA UFFICIALE A LIVORNO PER IL CENTENARIO DELL’ACCADEMIA NAVALE, PERTINI ONORO’ DELLA SUA PRESENZA ANCHE NOI, ALLIEVI DEL CONSERVATORIO MUSICALE PIETRO MASCAGNI. IO, APPENA QUINDICENNE, EBBI LA FORTUNA DI PORRE DUE DOMANDE AL PRESIDENTE, DI CUI RICORDO LA TENEREZZA CON CUI MI RISPOSE, NASCOSTA DIETRO DUE OCCHI VIVACI E ATTENTI DI CHI, RIMASTO GIOVANE NELLA MENTE E NELL’ANIMA, NON SENTIVA IL PESO DEGLI ANNI E DELLE LOTTE. UN INCONTRO UNICO, DAL SEGNO INDELEBILE, RIMASTO IMPRESSO IN ALCUNE PREZIOSE FOTOGRAFIE, CHE GUARDO SPESSO E CONSERVO CON AFFETTO E GRATITUDINE.

PER QUESTO, OGGI, HO PENSATO DI DEDICARE UN INSERTO DEL GIORNALE AD UN UOMO DI STATO CHE GIÀ NEL 1949 AVEVA BEN COMPRESO IN CHE CUL DE SAC L’ITALIA SI SAREBBE INSTRADATA, ENTRANDO A FAR PARTE DELLA NATO.

MARZIA MC CHIOCCHI

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Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra”. Sono parole di  Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 marzo 1949 in cui votò contro l’adesione dell’Italia alla Nato. Da socialista spiegò che quel voto era in realtà ispirato anche ad un’altra ragione. “Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente“.

Pertini parlò della Nato come di una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che avrebbe portato in sé le premesse di una nuova guerra “…e non le premesse di una pace sicura e duratura“.

Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’UnioneSovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista”
Sandro Pertini

Quella seduta del marzo 1949, segnò di fatto la sudditanza dell’Italia alla Nato, non solo l’adesione dell’Italia alla Nato. Oggi per la Nato l’Italia è pizza, mandolino e armi. Oltre che la più bella tra le portaerei: stesa sul Mediterraneo e in alcune isole tra le più belle di Mare Nostrum, a guardia di un mondo in ebollizione.

Pertini ci aveva visto giusto. Quello che resta l’unico e inimitabile Presidente degli Italiani, seppe incidere e restare nella mente degli italiani con gesti inediti. Fin dalla sua elezione, in un caldissimo giorno di luglio: al Quirinale ci andò a piedi, cordiale e disponibile con tutti. Per tutti i suoi sette anni continuerà a ricordare la Resistenza, non come un disco rotto fermatosi allo stesso punto, ma come un continuo sprone: capire “come” e “per chi” nacque la Repubblica era a suo avviso fondamentale.

Fu un faro, resta un faro. Fosse qui, sarebbe ancora a predicare perchè l’Italia che auspicava ancora non c’è. Cosa avrebbe detto dei privilegi, di un portavoce che guadagna più di un premier, dei conti salatissimi del ristorante di chi oggi governa l’Italia, degli scandali che ancora ammorbano il nostro paese? Dei giovani che fuggono se hanno coraggio e cervello e di quelli che restano a dibattersi senza lavoro e senza certezze? Degli operai defraudati del lavoro? Possiamo solo immaginarlo.

 

Un piccolo prezioso libro uscito a 20 anni dallo scandalo di Mani Pulite ha ricordato i richiami alla moralità di quello che resta il presidente più amato nella stra degli italiani. Il libro dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani, perché Sandro Pertini amava parlare a loro e da loro si attendeva una Nuova Italia.

E’ soprattutto ben congeniato:Pietro Perri lavora sulle lettere private e sui discorsi pubblici (alcuni passati alla storia per la loro fermezza) di Sandro Pertini ed ogni brano è subito contestualizzato ma continuamente intrecciato con l’oggi. L’autore sembra guidarci a dire “cosa” Pertini avrebbe detto dei nominati, di un Parlamento svuotato della sua sovranità, dei corrotti e degli affaristi.

Ne esce un testo fondamentale a capire l’origine di tutti i mali. Pertini già dieci anni prima di Mani Pulite parla della mani sporche. Ci sono tutti i mali di oggi, tutto ciò che non è stato fatto, i valori che si sono persi per strada, primo fra tutti l’onestà e la rettitudine, continuamente nel pensiero di Pertini non come predica, ma come esortazione.

Sandro Pertini le possedeva. L’amara constatazione è che siamo rimasti fermi di almeno 50 anni. Possiamo ripartire? Sì, ma non senza ideali. Sandro Pertini, grazie alla rilettura intelligente e all’ordinatissimo lavoro redazionale di Pietro Perri, ce li offre. E’ lì a ricordarci cosa possiamo essere, attraverso le struggenti lettere alla madre (che chiederà la Grazia mentre lui è in prigione e che lui rifiuterà) e attraverso le parole rivolte al cognato Umberto Voltolina.

Sandro Pertini da Savona, classe 1896, politico, giornalista, antifascista italiano, era così: tutto d’un pezzo. Destinato a diventare il Settimo (e in assoluto il più amato) Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, sale al Quirinale nell’anno in cui hanno da poco assassinato Aldo Moro. Il paese è sotto choc, e anche la sua elezione sembra un dei tanti rituali di una Repubblica a pezzi. Ma in realtà fin dai primi passi gli italiani capiranno di poter trovare in lui conforto. Un conforto che cerchiamo anche adesso, a 32 anni dalla sua morte, in pieno vuoto politico e istituzionale.

Grazie Presidente

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11 aprile 2022 – Redazione

Un diario di bordo, così Maurizio Bolognetti ha definito il suo quarto librointitolato La Settima dose ovvero dosi di antidemocraziae antistato di diritto nellItalia dellemergenza sanitaria e democratica. Il volume, dedicato alla vicenda SarsCov2, è stato pubblicato da Creged editore ed è disponibile su www.mauriziobolognetti.it o ordinandolodirettamente alla casa editrice.

Avevano detto che ne saremmo usciti migliori e invece è prevalso il peggio che l’animo umano riesce ad esprimere, grazie a una paura avvolgente che ci ha contaminato l’anima. L’emergenza sanitaria, innestatasi sul corpo malato di una democrazia che èsempre più democrazia reale, come prevedibile ha determinato un aggravamento di una pregressa emergenza democratica. Il topo de “La pestepasseggia sempre piùindisturbato sulle macerie della democrazia, mentre la bancarotta sociale, politica, economica ed istituzionale monta». Così Bolognetti nella lunga premessa di un libro che, tra laltro, fa emergere gli innumerevoli conflitti dinteresse presenti nel mondo della ricerca e della sanità.

Nella sua bella prefazione, il sociologo Sergio Mantile scriveQuando ho letto i primi due capitoli di questo libro, mi sono emozionato moltissimo. Perché era scritto con la felicità della scrittura di Maurizio, tanto etica quanto irriverente nei confronti di potenti e colpevoli organizzazioni e singoli attori; tanto appassionata quanto fondata su dati certi, con le fonti correttamente citate, come farebbe un valente ricercatore sociale.

A fare eco alle parole di Mantile troviamo quanto scritto da Giulio Cainarca, giornalista di razza e direttore di Radio Libertà: Maurizio Bolognetti è uno spirito razionale. Il fatto forse anomalo è che la sua razionalità scalda il cuore, perché si rivolge all’intelletto per rendere più ricca e consapevole l’anima. Maurizio Bolognetti ha un’impronta antropologica rinascimentale: l’uomo è misura di tutte le cose, non perché impone se stesso alla realtà, ma perché indaga la realtà per conoscere, per conoscersi e per vivere in modo più umano.

La settima dose è un libro che parla di democrazia e diritti umani, di Costituzione e Stato di diritto, ma anche dellenorme potere di condizionamento che hanno i moderni mezzi di comunicazione di massa. Un libro che ripercorre due anni di emergenza sanitaria,facendo emergere gli errori e gli orrori, le contraddizioni e le omissioni di chi questa emergenza lha gestita.

Video-Lettura della PREMESSA a “La settima dose”, di Maurizio Bolognetti

Clicca sul link: https://rumble.com/v10ktih-lettura-della-premessa-a-la-settima-dose-di-maurizio-bolognetti.html

Link al video completo: https://www.youtube.com/watch?v=LD1X0B1n4ts

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

https://www.lecronachelucane.it/2022/04/10/la-settima-dose/?fbclid=IwAR38jGOuhFHITyhi2Djlazdgj5sd6Yxrb4lR3OY7WLb8Eimv7qRJto1-NcA

https://ilcaleidoscopio.net/2022/04/la-settima-dose-un-libro-di-maurizio-bolognetti/

https://www.sassilive.it/cultura-e-spettacoli/libri/pubblicato-il-libro-la-settima-dose-di-maurizio-bolognetti/

https://www.basilicata24.it/2022/04/la-settima-dose-il-nuovo-libro-di-maurizio-bolognetti-110776/

https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/societa-e-cultura/libri/2022/04/10/la-settima-dose-il-libro-di-maurizio-bolognetti

https://www.ilmattinodifoggia.it/news/basilicata-free/58466/la-settima-dose-di-maurizio-bolognetti-diario-di-bordo-nellitalia-dellemergenza-sanitaria-e-democratica.html

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11 aprile 2022 – di Giacomo Bertoni

giacomobertoni.substack.com

«Siamo contrari alla vaccinazione obbligatoria per buoni e ben documentati motivi e vogliamo sostenere tutti coloro che, in questo contesto, si trovano in un conflitto di coscienza o in altre forme di disagio». Così scrivono oltre 120 sacerdoti e diaconi austriaci in un documento pubblicato il 25 marzo 2022, documento col quale invitano la Chiesa a prendere posizione pubblicamente in favore della libertà di coscienza. «Siamo pastori di tutto il gregge – scrivono i firmatari –, la Chiesa cattolica ha il compito fondamentale non solo di rispettare la libertà di coscienza dell’individuo, ma di difenderla, perché “la coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et spes 16)».

In Austria l’obbligo vaccinale, che prevede limitazioni alla vita sociale, multe e addirittura il carcere, è stato sospeso, ma secondo i firmatari rimane come una minaccia costante ai danni degli oltre due milioni di austriaci che hanno detto “no” alla campagna vaccinale di massa. E, potenzialmente, come minaccia per tutti coloro i quali non vorranno effettuare le nuove dosi che in futuro potrebbero essere imposte. Il documento affronta con rigore gli aspetti pastorali, etici, morali, medici e legali della campagna vaccinale di massa, mettendo nero su bianco le preoccupazioni di parte del clero austriaco.

Si legge nel documento: «In brevissimo tempo si è sviluppato un clima di sospetto e denuncia in cui ogni ben ponderata opposizione alla vaccinazione obbligatoria, ogni ragione, viene equiparata a una mancanza di solidarietà. È spaventoso vedere che questo tipo di marchio è applicato anche dalla Chiesa». Si fa riferimento a famiglie spezzate, ad amicizie interrotte, a un crescente conflitto orizzontale nel quale il prossimo è automaticamente un nemico: un untore, un egoista, un disertore. Ma il documento va oltre, e a fronte della promozione dei vaccini da parte di tanti sacerdoti e vescovi arriva a chiedersi: «La Chiesa si ritiene responsabile anche per il numero spaventoso di casi di danni e decessi da vaccino?».

Le restrizioni hanno inoltre provocato gravi danni economici e sociali, con aumento di disordini mentali e suicidi. Con grande crescita della solitudine, in modo particolare per gli anziani e per i soggetti più fragili. I firmatari affrontano poi la questione dell’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per sperimentazione e produzione dei vaccini anti covid attualmente in commercio. Se è vero che la Nota 21 dicembre 2020 della Congregazione per la dottrina della fede ammette l’eccezione in via emergenziale giudicandola “cooperazione remota al male”, i 120 sacerdoti austriaci scrivono: «Il Movimento per la Vita austriaco, in linea con l’insegnamento di San Giovanni Paolo II, ha ricordato che “chiunque usi questi vaccini trae beneficio da una struttura malvagia e, almeno implicitamente, la sostiene. Il continuo sviluppo di linee cellulari da feti abortiti e tutti gli altri usi, sempre più comuni, dei tessuti fetali ne sono palese conferma”».

L’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti dunque è il primo allarme per la coscienza, ma i firmatari del documento aggiungono: «Anche se i vaccini utilizzati fossero eticamente accettabili, la libertà di coscienza dell’individuo dovrebbe essere sempre rispettata e mai scavalcata. La libertà di coscienza è uno dei valori non negoziabili».

Alle motivazioni etiche si aggiungono quelle mediche – il documento affronta la natura di questi vaccini (terapia genica) e gli effetti avversi censurati – e quelle legali: i firmatari mettono l’accento sull’incostituzionalità di leggi che violino i diritti fondamentali dei cittadini. Si legge ancora: «La crisi del Covid ha evidenziato, ancora una volta, come il linguaggio sia costantemente utilizzato come mezzo di manipolazione. Siamo stati in silenzio per troppo tempo, chiediamo perdono».

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27 marzo 2022 – Redazione

Sta facendo il giro dei social, soprattutto su Telegram, lo sfogo di Giorgio Bianchi, giornalista e fotografo documentarista italiano specializzato in reportage di guerra, che con coraggio è andato in Ucraina, nelle repubbliche indipendentiste del Donbass, per documentare quanto sta accadendo.

Trascriviamo qui la quasi totalità del suo sfogo (fonte: The Arthicolist) secondo noi più che condivisibile…

«Buongiorno a tutti,

Stavo qui… stavo montando le immagini che ho fatto in questi due giorni a Mariupol e, nel frattempo, scorro le notizie su Telegram: vedo quello che succede in Italia e… ho sentito il bisogno di dire due parole; non so, non… so se saprò scegliere le parole giuste; non so se troverò i termini giusti… ma qualcosa la devo dire: la devo dire; mi son dovuto interrompere: ho dovuto interrompere il lavoro e dire qualcosa; non so ancora bene cosa, ma qualcosa la devo dire.

La prima cosa è che lo spettacolo che arriva dall’Italia è grottesco: grottesco! 
Senti parlare di “quarte dosi”, “quinte dosi”, di… “meglio farla adesso”; “meglio farla in autunno”, […]
Cioè! ‘C’abbiamo il Mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale e in Italia c’è ‘qualcuno che parla di “terze dosi”, “quarte dosi”; “le mascherine”, “i bambini? Sì-no-forse”… vedi conduttrici e conduttori che vanno in televisione con la mascherina che sembra Actarus di “Goldrake”, non so se ve lo ricordate… è uno spettacolo allucinante: io non ricordo più neanche dove ho messo la mascherina; da quando sono arrivato in Russia non so neanche se ce l’ho ancora, la mascherina; entro negli ospedali, esco dagli ospedali… entro nei negozi: abbraccio, bacio, mangio con la stessa forchetta, con lo stesso cucchiaio dallo stesso piatto, raccolgo il cibo che cade per terra, vedo gente che cucina per la strada… e vedo quella gente che in Italia che parla di terze dosi e quarte dosi: è allucinante, credetemi… e nello stesso tempo sperano nella Terza Guerra Mondiale; io ho parlato più volte del declino della civiltà… ma io penso una civiltà noi non l’abbiamo mai avuta: non l’abbiamo mai avuta! E quindi non ce la faremo mai a vincere contro questa gente perché noi… non siamo più niente: non siamo più niente!

Vedo gente che va in televisione, che parla… parla del presente, della moralità; del giusto, del “Putin è un criminale”; e non c’è un prima, non c’è un dopo… è l’adesso: “Putin è un criminale”, punto. 
Se è un criminale Putin, noi lo siamo dieci volte di più… lo siamo dieci volte di più!

Ricorre l’anniversario della distruzione di Belgrado: Vice-Premier Mattarella, Premier il comunista D’Alema; tonnellate di bombe all’Uranio impoverito sganciate su una capitale europea: contro i civili… sulla base di che cosa? Di una fake news.

E poi, dopo? L’Iraq, la Siria, la Libia, l’Afghanistan… però di questo non ne vogliono sentir parlare: se tu glielo ricordi non ne vogliono sentir parlare! Se è un criminale Putin, è un criminale Bush-padre, Bush-figlio, Obama, Clinton, Mattarella… perché va detto! Va detto! Basta! Basta con questa storia: le nazioni, e le potenze non stanno a sentire cosa dice il ‘coglione di turno in questione; non stanno lì a decidere cosa è morale e cosa non è morale: le nazioni e le potenze fanno quello che va fatto! E non stanno come noi, qui in Italia:
“Sì, sanzioniamo”, “No, basta Netflix”, “No, la quercia: squalifichiamo la quercia dal concorso, così facciamo un dispetto alla Russia”; quell’altro demente: “abbassiamo la temperatura a 18°”… ma ci rendiamo conto?!

 

Questo è un mondo impazzito! Avete perso completamente la cognizione della realtà: state combattendo con delle idiozie contro i carri armati… contro le bombe! La Russia non tornerà indietro: ve lo dico! Non sta perdendo, sta vincendo! Sta andando avanti tutto secondo i piani: non ha fretta; si è preparata otto anni: non si sono svegliati l’altra mattina, un mese fa, e hanno detto: “-che facciamo oggi? Invadiamo l’Ucraina!”; no, signori: siamo noi che non ci siamo preparati a questo; i piani ce l’avevano gli americani, i piani ce l’avevano i russi… chi non aveva idea di quello che stava per succedere sono gli italiani, i tedeschi, gli austriaci, gli ucraini… che sono stati trascinati in mezzo (gli ucraini) e sono guidati da un pazzo che non controlla nulla: un attore che sta recitando una parte! Non controlla nulla! I battaglioni neo-nazisti non li controllo! I battaglioni neo-nazisti […] io prendo la gente a caso, la intervisto: prendo e dico “tu, tu, e tu” e parlano dicendo “ci hanno preso e ci hanno messi in cantina”, “ci hanno impedito di uscire”, “ci hanno detto che era tutto sotto controllo”! Non ti dicono che hanno sparato alla gente per non farla uscire; sgomberavano gli appartamenti, mandavano giù la gente e rimanevano negli appartamenti a sparare… dei battaglioni neo-nazisti!

Poi, leggi sull’Huffington Post: “però leggono Kant”… Kant… leggono Kant… ma entrate! Io sono entrato nelle loro basi: svastiche, simboli delle SS, libri su Mussolini… poi, da noi ci fanno ‘due marroni così per CasaPound e per Forza Nuova (?) poi, qui, ci sono i nazisti veri che tengono in ostaggio uno stato: uno Stato che non è mai più uno stato democratico dal 2014, dal colpo di stato neo-nazista: non esiste la democrazia in Ucraina! Non esiste! Il Presidente cosiddetto “filo-russo” Janukovyč è stato l’ultimo Presidente democraticamente eletto… e non era filo-russo! Perché se fosse stato filo-russo avrebbe represso Maiden nel sangue, avrebbe fatto un bagno di sangue; i neo-nazisti li avrebbe sterminati a Maiden… ma non era filo-russo perché non l’ha fatto; non l’ha fatto, ok? Da quel momento il Paese (Ucraina) è interamente in mano a neo-nazisti e oligarchi, ok? E questa situazione è il risultato!

Ma poi mandano in giro l’attore, l’artista, il comico: la “faccia presentabile”; mandano in televisione le fiction, chiacchiere: non c’è nulla di vero! Qui, di vero, c’è che noi ci stiamo suicidando per conto della NATO; la Russia non ha il minimo problema! La Russia ha grano, frumento, materie prime, petrolio, gas… un territorio sconfinato, sottopopolato! Non hanno bisogno di spazio vitale: possono stare lì e aspettare che noi andiamo in giro a fare legna e a scaldarci con la legna dei nostri parchi pubblici.

Ma cosa ci vuole per capirlo?! Vanno fermati con ogni mezzo, vanno fermati: spengete le televisioni, vanno fermati! Mario Draghi va fermato con ogni mezzo! È un agente straniero! Va fermato con ogni mezzo! Ma come ve lo devo dire? Ma cosa vi devono fare… ma cosa vi devono fare di più?!

Quarte dosi, quinte dosi… gente sana che non può entrare in un bar a prendere un caffè! Gente che non può andare a lavorare e dicono “facciamo venire i medici ucraini”: non parlano la lingua, non sai che ‘straccio di laurea hanno, non sai se hanno esperienza, non sai se sono vaccinati, e te ne freghi se non sono vaccinati… però, lasci quelli italiani a casa: ma siete impazziti?! E poi il “dittatore” chi è? Putin… Putin.

Io […] veramente guardate… non so che dirvi per scuotervi: io sono uno! Ti chiamano tutte le televisioni: gli mandi le interviste di due ore e ti pubblicano trenta secondi; gli mandi il materiale e loro “sì! Mandamelo! Sbrigati!” eccetera: materiale esclusivo! “Due giorni: dormire a Mariupol…” ok? E non lo pubblicano. 

Poi chi vedi? ‘Tizio, Caio e Sempronio che vanno lì e parlando della ‘qualunque; e sono quelli che “cercano di essere equi-distanti”: sono meravigliosi! Quelli sono meravigliosi! Perché vi serve lo sparring-partner così dici “così mandiamo uno equi-distante”: e poi non incidi, non concludi nulla… perché? Perché loro vogliono i like, vogliono tornare… andare in televisione… 

Qui, bisogna prendere posizione: non c’è più tempo! Non c’è più tempo! Non è tempo dell’equidistanza; bisogna scegliere: o con la NATO, o contro la NATO; non c’è la via di mezzo! Perché la ragione è chiara dov’è, è chiarissima! Hanno tirato troppo la corda, hanno deciso di azzannare un boccone troppo grosso (la Russia) e si stanno fratturando tutti i denti! E noi… siamo finiti in mezzo. 

Io volevo essere tranquillo e non volevo agitarmi… però io veramente non ho più parole: visto da qui, lo spettacolo dell’Italia è un teatro dell’assurdo! È un film di fantascienza, credetemi! Un film di fantascienza. 

Qui, noi abbiamo gente che è stata chiusa dentro casa due mesi… gente che si è fatta vessare, ghettizzare, massacrare… ridicolizzare! E poi, qui c’è gente che cucina con la casa distrutta e sorride e che ha la forza di andare avanti… 

Noi siamo morti: siamo morti e non lo sappiamo! Siamo morti e non lo sappiamo! Dovete venire qui a farvi un giro  e capire che cosa vuol dire avere le ‘palle! Le palle di resistere otto anni sotto le bombe… otto anni! E poi la guerra quando è scoppiata? “Un mese fa”…»

https://youtu.be/AFcabuUY4jQ

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11 marzo 2022 – (a cura della Redazione Co.Te.L.I.)

Manlio Dinucci, l’unico analista di spessore a scrivere su Il Manifesto, spiega i motivi per cui ha deciso di porre fine alla lunga collaborazione con il quotidiano.

(di Manlio Dinucci) –  L’8 marzo, dopo averlo per breve tempo pubblicato online, il Manifesto ha fatto sparire nottetempo questo articolo anche dall’edizione cartacea, poiché mi ero rifiutato di uniformarmi alla direttiva del Ministero della Verità e avevo chiesto di aprire un dibattito sulla crisi ucraina. Termina così la mia lunga collaborazione con questo giornale, su cui per oltre dieci anni ho pubblicato la rubrica L’Arte della guerra.

Qui a seguire l’ottimo articolo censurato.

Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp – Manlio Dinucci

Il piano strategico degli Stati uniti contro la Russia è stato elaborato tre anni fa dalla Rand Corporation (il manifesto, Rand Corp: come abbattere la Russia, 21 maggio 2019). La Rand Corporation, il cui quartier generale ha sede a Washington, è «una organizzazione globale di ricerca che sviluppa soluzioni per le sfide politiche»: ha un esercito di 1.800 ricercatori e altri specialisti reclutati da 50 paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 paesi.

La Rand Corporation, che si autodefinisce «organizzazione non-profit e non-partisan», è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri paesi e potenti organizzazioni non-governative.

La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto militare. A questo modello si è ispirato il nuovo piano elaborato nel 2019: «Over-extending and Un-balancing Russia», ossia costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo.

Queste sono le principali direttrici di attacco tracciate nel piano della Rand, su cui gli Stati Uniti si sono effettivamente mossi negli ultimi anni.

Anzitutto – stabilisce il piano – si deve attaccare la Russia sul lato più vulnerabile, quello della sua economia fortemente dipendente dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali e finanziarie e, allo stesso tempo, si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense.

In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno.

In campo militare si deve operare perché i paesi europei della Nato accrescano le proprie forze in funzione anti-Russia. Gli Usa possono avere alte probabilità di successo e alti benefici, con rischi moderati, investendo maggiormente in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia. Schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia assicura loro alte probabilità di successo, ma comporta anche alti rischi.

Calibrando ogni opzione per ottenere l’effetto desiderato – conclude la Rand – la Russia finirà col pagare il prezzo più alto nel confronto con gli Usa, ma questi e i loro alleati dovranno investire grosse risorse sottraendole ad altri scopi.

Nel quadro di tale strategia – prevedeva nel 2019 il piano della Rand Corporation – «fornire aiuti letali all’Ucraina sfrutterebbe il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia, ma qualsiasi aumento delle armi e della consulenza militare fornite dagli Usa all’Ucraina dovrebbe essere attentamente calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio in cui la Russia, a causa della vicinanza, avrebbe vantaggi significativi».

È proprio qui – in quello che la Rand Corporation definiva «il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia», sfruttabile armando l’Ucraina in modo «calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio» – che è avvenuta la rottura. Stretta nella morsa politica, economica e militare che Usa e Nato serravano sempre più, ignorando i ripetuti avvertimenti e le proposte di trattativa da parte di Mosca, la Russia ha reagito con l’operazione militare che ha distrutto in Ucraina oltre 2.000 strutture militari realizzate e controllate in realtà non dai governanti di Kiev ma dai comandi Usa-Nato.

L’articolo che tre anni fa riportava il piano della Rand Corporation terminava con queste parole: «Le opzioni previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi». Lo stiamo pagando ora noi popoli europei, e lo pagheremo sempre più caro, se continueremo ad essere pedine sacrificabili nella strategia USA.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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8 marzo 2022 – Redazione

“I Pacifisti. Avrei voluto che tutti coloro che ora si ergono a “paladini della Pace”, i nuovi pacifisti, fossero venuti con me nel Donbass in questi anni, a vedere cosa è successo in tutti questi 8 lunghi folli anni, le distruzioni, i cimiteri e le chiese scoperchiate, le fosse comuni, avrei mostrato loro i bambini trucidati nelle foto appese nel Museo degli Angeli in una piccola cittadina della repubblica di Donezk, avrei tradotto in simultanea i racconti della gente comune per strada, avrebbero visto le lacrime negli occhi dei vecchi che mai dimenticherò.

Avrebbero visto la forza e la dignità del popolo del Donbass, che nonostante la guerra che il governo filo-nazista ucraino (messo al potere dagli Stati Uniti d’America, appoggiati dall’UE) ha scatenato contro di loro SOLO per il fatto che era per l’amicizia con la Russia e voleva vivere secondo i suoi principi.

Avrebbero visto gli stenti della gente in condizioni di blocco economico, di tubature di gas, acqua saltate in aria a causa dei bombardamenti ucraini, le case mezze rotte con le finestre coperte di cellophan e i tetti sfondati.
Tutti ora in Italia, sono diventati pacifisti, d’improvviso scoprono che la guerra è “male e distruzione”.
Non solo il popolo, ma tutti i capi politici nostrani, i cantanti in prima fila contro la guerra. E non importa se non conoscono nulla di Russia, Ucraina, nemmeno sanno dove si trovi il Donbass.

Questi “pacifisti” in 8 anni non hanno MAI alzato un dito, MAI protestato nelle piazze italiane, sui social.
SILENZIO assoluto, ovattati nel loro rammollito confort.
Protetti dalla cappa di censura e dittatura ideologica dell’Ue.

L’Unione Europea traccia con metodi fascisti un solco sempre più profondo con la Russia.
Superba, piena di sé, razzista nei confronti dei russi, malata di russofobia si è trasformata in un mostro. Per il suo degrado morale, l’Europa non è capace di capire la Russia. Facendo finta di condannare la guerra, è l’Europa che dichiara guerra alla Russia. Chiude completamente lo spazio aereo a tutti gli aerei russi, a ogni tipo di velivolo, charter, privato, che sia appartenente o registrato o sotto il controllo della Russia.
Poi tutte le sanzioni nel campo finanziario per strangolarla. Quaranta associazioni europee di giornalisti premono per vietare il canale russo russa Today nell’Unione Europea per solidarietà con all’Ucraina.

La Ue è arrivata a VIETARE la libertà di parola ai russi. La voce dei giornalisti russi, viene bollata già a priori come “portatrice di disinformazione”. Basta ascoltare quanto dichiara un giornalista ex militare che sceglie le notizie da pubblicare per Rai 2, le notizie dalla Russia non le prende nemmeno in considerazione “perché sono tutte false.”
Quindi ai canali russi va definitivamente chiusa la bocca.

In Italia a Milano il sindaco caccia il Maestro russo perché si è rifiutato di fare una dichiarazione pubblica di condanna di Putin. Anche il pensiero la Ue dirige e punisce se non si conforma al Pensiero Unico.
Come i fascisti.

La Russia va punita con metodi barbari, incivili e disumani.
E dove eravate voi “pacifisti”, quando gli Stati Uniti hanno distrutto paesi interi, massacrato i legittimi capi di stato, ucciso milioni di persone e agli americani nemmeno una sanzione!

L’Unione Europea che insieme agli americani ha bombardato Belgrado, ha smembrato la Jugoslavia, chi le ha dato questo diritto? L’Italia in primo luogo, nessuna “mea culpa” e nemmeno una sanzione. Dove eravate??

Adesso tutti contro la Russia. Almeno tacete e occupate il tempo a studiare prima di aprire bocca. Chiedetevi perché in questo nuovo mondo, disegnato e occupato dalle Forze del Male, vi abbiano formattato il cervello a tal punto da non riconoscere dove sta la Verità, il Bene.”

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26 febbraio 2022 – di Redazione Co.Te.L.I.

Oggi vi proponiamo un editoriale pubblicato su Analisi Difesa il 24 marzo 2014, ma che abbiamo ritenuto quanto mai attuale. giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea. Dal 1988 Gaiani si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui “Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane” e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.

Quei nazisti che piacciono tanto a Ue e Nato 

Chi l’avrebbe mai detto che avremmo visto l’Unione Europea e la Nato mobilitarsi in Ucraina per soccorrere nazisti, anti semiti e movimenti che discriminano gli omosessuali?  Venerdì scorso l’Unione Europea si è affrettata a garantire  l’associazione a un governo ucraino imposto “dalla piazza” che ha spaccato in due il Paese ed è composto da ministri di partiti che non hanno vinto elezioni nazionali buona parte dei quali si richiamano apertamente all’ideologia nazista. Quell’Europa sempre pronta a censurare atteggiamenti discriminatori e razzisti nei confronti di popoli, culture e orientamenti sessuali, quella Ue che ha sollevato l’allarme per l’affermazione politica di Alba Dorata in Grecia, che si scandalizza per e iniziative di Casa Pound, Forza Nuova e persino della Lega Nord ha garantito al governo ucraino un rapidissimo processo di associazione all’Unione che ci costerà subito una dozzina di miliardi di euro (nostri) e in futuro chissà quanto altro denaro. Soldi  con cui (perché nessuno lo dice?) si poteva alleviare la drammatica austerity greca o consentire all’Italia e ad altro Stati di alleggerire la pressione del rapporto deficit/Pil imposta da Bruxelles.

Rompuy, dopo aver affamato greci e ciprioti, ridotto al disastro le economie del sud Europa scambiandosi sorrisini di scherno circa l’Italia  (che il prode Matteo Renzi ha incassato senza neppure farsi prestare da Beppe Grillo un sonoro “vaffa”) ci impongono di adottare l‘Ucraina. Un Paese che, come ha ricordato su Il Giornale Gian Micalessin, ha “un debito di 410 miliardi dollari, un rapporto deficit/Pil all’8 per cento e casse così vuote da non riuscir a trovare neppure i 25 miliardi di dollari per arrivare a fine anno. Un’Ucraina a cui dovremo allungare 15 miliardi di dollari per rimpiazzare i prestiti russi e regalare un bel po’ di gas per consentirle di sopravvivere senza quello del “cattivo” Putin”. Possibile che a tutti partner le cose stiano bene così? Possibile che nessun movimento o ong per i diritti umani si indigni per l’ingombrante presenza nazista nel governo ucraino?  Il Fronte National di Marine Le Pen è reazionario e i nazisti di Svoboda e Pravij Sektor sono “freedom fighters”?  Eppure quando l’Ue stanziò 11 miliardi di aiuto a Kiev il vice ministro degli Esteri italiano, Lapo Pistelli, aveva fatto notare a Radio 1 Rai “che se l’Europa avesse offerto il 20% di quella cifra per il risanamento e lo sviluppo dell’area mediterranea, penso a Egitto, Libia, Tunisia, avremmo avuto sicuramente meno turbolenze. Quindi voglio vederci chiaro su questa proposta di Barroso” aveva concluso Pistelli. Ci faccia sapere cosa ha saputo o dedotto ma a noi pare che a Germania intenda far pagare alla Ue il suo programma di “annessione” politica ed economica dell’Ucraina. Progetto condiviso da Polonia e anglo-americani che puntano però a mettere in scacco la Russia e taglia farla fuori dall’area europea. Fanta politica ?

nel quale l’accademico di origine polacca ed ex Consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Carter chiarì senza esitazioni il ruolo dell’Ucraina.  “ Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. Tuttavia, se Mosca riprende il controllo su Ucraina, con i suoi 52 milioni di persone e grandi risorse, nonché l’accesso al Mar Nero, la Russia ritrova di nuovo automaticamente i mezzi per diventare un potente Stato imperiale, che attraversa l’Europa e l’Asia.”
Per perseguire un obiettivo di così vasta portata si può anche fare comunella con i nazisti che affiancano il più presentabile partito Patria della filo-americana Iulia Timoshenko. Come conciliare tanta accoglienza ai “camerati” ucraini con le perplessità dei nostri “partner“ europei e le preoccupazioni per le “derive fasciste” quando in Italia vinceva le elezioni il centrodestra con Alleanza Nazionale?  Quel sincero democratico di Elio Di Rupo, vice premier belga nel 1994, si rifiutò di stringere la mano a Pinuccio Tatarella, ministro del primo governo Berlusconi, perché esponente di un partito ex fascista.  Oggi che è premier, il socialista e gay dichiarato Di Rupo stringerà la mano ai tanti ministri ucraini di area neonazista?  A quanto pare a Bruxelles (e soprattutto a Berlino e Varsavia) sono tutti amici, anzi “camerati” dell’Ucraina alla faccia dei principi sui quali si basano tutte le leggi che da noi limitano la libertà di espressione (istituite anche in Italia) per punire persino le parole e non solo i comportamenti  “discriminatori”. Di fatto l’Unione Europea abbraccia i nazisti ucraini così come in questi anni ha tollerato l’estremismo musulmano e le discriminazioni sociali e di genere praticate all’interno delle comunità islamiche che vivono in Europa.

Come spiegare l’appoggio senza riserve che Nato e Ue hanno accordato al governo ad interim ucraino in cui hanno un peso enorme partiti come Svoboda  (Libertà) costituito col nome più esplicito di “Partito Nazionale e Sociale dell’Ucraina” o il  Settore Destro e Una-Unso (Assemblea nazionale ucraina-Auto difesa del popolo ucraino). Movimenti il cui accesso al governo d interim di Kiev è stato garantito dalle armi e dalla violenza non certo da libere elezioni. Le ideologie e i programmi politici formulati apertamente da questi movimenti non sarebbero legali in Europa ma evidentemente nell’ambito del progetto di sottrarre l’Ucraina all’orbita russa e assestare un duro colpo strategico ed economico a Mosca anche i nazisti possono diventare utili alleati da difendere mobilitando le forze della Nato.  Un’operazione che la propaganda Occidentale cerca di presentarci con note di linguaggio che tendono a semplificare i fatti e a nascondere la matrice ideologica del “nuovo che avanza” in Ucraina. Con la complicità o l’assenso tacito di molti grandi media i fatti di Maidan vengono presentati come il risultato di una “rivoluzione popolare” a Kiev e ai partiti politici che comandano oggi in Ucraina spesso non viene attribuita l’etichetta di neonazista, razzista o neofascista che i media non risparmiano mai a movimenti presenti in Occidente ben più blandi sul piano ideologico.

propagandistica sembra essere quello di ricreare un clima di Guerra Fredda, che ne ricalchi gli schemi nonostante questi siano “scaduti” da un bel pezzo, per consolidare il consenso a quella che potremmo chiamare “operazione Maidan” e far passare sotto silenzio e senza contrasti interni all’Occidente l’assimilazione dell’Ucraina in Ue e Nato. Una campagna propagandistica che sta avendo successo come se esistesse ancora la Cortina di Ferro, l’URSS e il Patto di Varsavia. Curioso che in questa vicenda la censura dell’Occidente vada a rivolta al “nazionalismo” dei russi ma non a quello ucraino e sia stata rimossa dai media la cancellazione del russo dalle lingue ufficiali del Paese decisa dal nuovo Parlamento di Kiev nel quale non erano più presenti i deputati russi o russofoni. Intendiamoci, quanto a propaganda anche la Russia non scherza enfatizzando proprio la presenza di partiti nazisti a Kiev ma non si può negare che in Occidente,  forse per nascondere la natura autoritaria della nuova leadership, l‘attenzione mediatica è stata subito spostata sulla Crimea sottolineando l’illegalità di un referendum che di certo è stato unilaterale ma ha però fotografato e rappresentato la volontà popolare della penisola. Difficile in caso contrario spiegare il 97 per cento dei voti a favore del distacco da Kiev o il fatto che 16 mila dei 18 mila soldati ucraini presenti in Crimea hanno cambiato uniforme e oggi operano agli ordini di Mosca. Certo la posizione della Ue è coerente con la sua tradizionale ostilità a tutto ciò che ha a che fare con la volontà popolare forse perché tutti i popoli che hanno avuto la fortuna di poter votare se aderire o meno a Ue ed Euro hanno detto no e gli unici due chiamati ad approvare la Costituzione europea (francesi e olandesi) l’hanno respinta.

ci dovrà pur spiegare il “valore aggiunto” dei nazisti ucraini,  digeribili e persino attraenti per una Ue di solito schizzinosa di fronte a movimenti con simili ideologie.  La migliore conferma che dietro alla “rivoluzione” ucraina si nasconde un duro attacco alla Russia è rappresentata proprio da questo inspiegabile entusiasmo dell’Occidente (per meglio dire dei Paesi che lo guidano) per il governo ad interim ucraino che ha appena costituito una Guardia Nazionale composta in buona parte dai “gruppi di autodifesa” formatisi durante la protesta del Maidan e che verrà impiegata per compiti di sicurezza, ordine pubblico controllo delle frontiere e antiterrorismo.  Se verrà impiegata, come sembra, nelle province orientali popolate per lo più da russi e filo-russi il rischio è che si scateni contro le comunità e gli attivisti filo russi. Eventualità  di fronte alla quale, lo sappiamo già, Putin non starà a guardare.

Ma vediamo un po’ più da vicino alcuni dei nostri nuovi amici nazisti ucraini che occupano molti ministeri e ruoli di rilievo. Il vicepremier è Oleksandr Sych che, come ha ricordato Anna Mazzone su Panorama.it, il 4 febbraio scorso affermò in Parlamento che “la dittatura fascista è il modo migliore per governare un Paese. Svoboda, che nel suo programma vuole vietare l’aborto anche in caso di gravidanze dovute a stupri, alle ultime elezioni ha ottenuto il 10 per cento dei voti ed esprime oggi diverse chiave  dell’esecutivo di Kiev. Incluso il ministro della Difesa, Igor Tenjukh e il Segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, Andriy Parubiy.
Svoboda esprime anche i ministri dell’Ambiente (Andriy Mokhnik), dell’Agricoltura (Igor Shvajka) e della pubblica istruzione (Sergej Kvit). Incarichi che non sembrano suscitare allarmi in Europa benché nel  programma del partito figurino il bando dei partiti comunisti, lo sviluppo di un arsenale nucleare e l’obbligo di indicare sui documenti l’appartenenza etnica e religiosa. Però vuole anche  l’adesione dell’Ucraina a Nato e Ue, sarà per quello che in Occidente nessuno rifiuta di stringere la mano ai suoi esponenti.
Ihor Miroshnychenko, deputato al Parlamento di Kiev sostiene che “l’omosessualità sarà bandita perché è una malattia che aiuta a diffondere l’Aids”.  Dopo le censure che Barack Obama, molte cancellerie occidentali e del movimento gay internazionale rivolte a Vladimir Putin durante le Olimpiadi di Sochi accusandolo di non essere “gay friendly” contro Miroshnychenko non si è mosso neppure un Vladimir Luxuria.

Il “rivoluzionario” ucraino deve risultare essere inoltre molto più simpatico di Carlo Giovanardi considerato che non risultano proteste delle organizzazioni per i diritti dei gay davanti alla sede della Commissione Europea. Come ricorda Franco Fracassi in un documentato articolo sul sito Megachip, nel libro “Nazionalsocialismo” Miroshnychenko illustra l’ideologia di Svoboda includendo tra  i “vate” che ispirano il partito Joseph Goebbels e altri gerarchi nazisti. Non c’è da stupirsi che il  Centro Simon Wiesenthal ha definito Svoboda “uno dei cinque partiti più anti semiti del pianeta” ma c’è da meravigliarsi che in Europa nessuno se ne sia accorto.  Non dimentichiamo infine Dmitri Jarosh, leader dei neonazisti del “Pravij sektor” che si è candidato a presidente della Repubblica e non ha mai lesinato le lodi ai camerati greci di Alba Dorata. Da Europa e Nato sono considerati amici e alleati anche i militanti nazionalisti e antisemiti di Una-Unso, acronimo di “Assemblea nazionale ucraina-Auto difesa del popolo ucraino”, movimento che esprime il ministro della Gioventù e dello Sport, Dimitri Bulatov noto per aver inviato volontari a combattere i russi in Cecenia. Solo fino a ieri li avremmo definiti fiancheggiatori e complici dei terroristi islamici. Oggi sono partner europei.

Foto: Reuters, AP, Novosti

Fonte: AnalisiDifesa

Vedi gli altri articoli dell’autore Gianandrea Gaiani

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26 Febbraio 2022 – di Lorenzo Bertolazzi (Atlantico Quotidiano)

Bisognerebbe avere grande onestà intellettuale quando si commenta una vicenda politica per non correre il rischio di parlare o scrivere visibilmente influenzati dalle proprie convinzioni o posizioni ideologiche. Con questa stessa onestà intellettuale, quindi, bisogna dare atto al ministro Speranza di avere un grande coraggio. Sì, perché con la sua gestione della emergenza sanitaria, ci vuole veramente un grande coraggio per occupare ancora la poltrona di ministro della salute, come se gli ultimi due anni fossero trascorsi tutto sommato serenamente. Lo stesso coraggio che Speranza dimostra ogni volta che si presenta in conferenza stampa con la stessa faccia (per decenza, parzialmente nascosta da una mascherina) ad illustrare i suoi provvedimenti, oppure ogni volta che rilascia un’intervista ai giornali dove non vi è mai neanche l’ombra di scuse per i disastri combinati.

Di motivi che rendono inopportuna e, come anticipato, allo stesso tempo coraggiosa la permanenza di Speranza al governo se ne potrebbero trovare a centinaia ma in almeno cinque occasioni le dimissioni sarebbero state una scelta dignitosa oltre che una forma di rispetto nei confronti dei cittadini italiani, troppo a lungo presi in giro. 

1. La prima circostanza che certificò anzitempo la miopia di chi avrebbe dovuto governare l’epidemia si è verificata nelle prime fasi dell’emergenza, quando si è tentato di negarla a tutti i costi. Nel febbraio 2020 la parola d’ordine era “sdrammatizzare”, la maggioranza del governo Conte parlava di emergenza razzista anti-cinese, il presidente della Repubblica organizzò un concerto di scuse al Quirinale con l’ambasciatore di Pechino e nell’opinione pubblica di diffuse il concetto di un’emergenza sanitaria che non corrispondeva al vero, di un allarme ingiustificato. D’altra parte, a rafforzare queste convinzioni, intervenne a gamba tesa il Ministero guidato da Speranza, che finanziò uno spot televisivo girato in un ristorante cinese in cui il testimonial, con tanto di bacchette in mano, pronunciava l’agghiacciante frase “non è affatto facile il contagio”. Non credo servano altre parole. Di lì a pochi giorni, all’evidenza del disastro, dal ministero non arrivò ovviamente alcuna scusa.

2. Il secondo motivo che avrebbe dovuto spingere Speranza a dimettersi o almeno a fare autocritica è l’annuncio dell’acquisto di 400 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca a giugno 2020, durante gli Stati generali organizzati dal governo Conte (un’iniziativa che non ha portato assolutamente a nulla ed è stata ricordata solo per il catering). Sulla sua pagina Facebook, il ministro annuncia trionfante un accordo per 400 milioni di dosi, prevedendone la distribuzione entro la fine dell’anno e aggiungendo che “con la firma di oggi arriva un primo passo avanti per l’Italia e l’Europa”. Di quei vaccini nemmeno l’ombra, l’Italia partirà in ritardo (come tutta l’Ue) nella campagna vaccinale e le prime dosi verranno consegnate e inoculate solo negli ultimi giorni di dicembre 2020.

3. Il terzo motivo è forse quello che rende più incredibile l’attuale presenza di Speranza al governo ed è il caso del libro da lui scritto, pubblicato e poi frettolosamente ritirato dagli scaffali, per ovvi motivi. Fine estate 2020, nella sua opera Speranza usa parole veramente surreali. Nonostante l’Italia fosse il Paese con record negativo di morti e di crollo del Pil, il ministro si autoincensa per la sua gestione della pandemia, rassicura i lettori sul futuro e afferma sostanzialmente che ormai è tutto a posto, tutto finito. Non contento, rincara la dose: la pandemia è un’occasione per “una nuova egemonia culturale della sinistra”, “è il momento di un nuovo grande sforzo collettivo”. 

Il libro avrà fortuna sul mercato nero e nei siti di acquisti online, non certo nei negozi fisici dal momento che, allo scoppio della seconda ondati di contagi, fu fatto sparire d’urgenza e con molto imbarazzo dalle librerie. Con una tale vicenda, che dimostra la totale impreparazione della macchina governativa e di Speranza stesso che ha occupato l’estate a scrivere, chiunque avrebbe mollato il suo incarico per andarsi a nascondere. Invece, incredibilmente, le parole di Speranza furono profetiche, lui rimase al suo posto e la pandemia si rivelò davvero un’occasione per affermare una nuova egemonia culturale della sinistra: uno Stato onnipotente e onnipresente, un QR code al quale sono subordinati i diritti civili del cittadino, un perenne stato di allerta sanitaria per presunte nuove varianti in arrivo. Così si è affermato e consolidato il comunismo pandemico.

4. Nelle prime settimane dell’estate 2021, sopravvissuto al ricambio di tutta la vecchia gestione (Conte, Arcuri, Borrelli), Speranza stava per riuscire a combinarne un’altra, arrivando quasi a sabotare la campagna vaccinale che con l’arrivo del generale Figliuolo aveva preso un ottimo slancio. Dopo lo stop al vaccino AstraZeneca per gli under 60, il ministro decise unilateralmente e perentoriamente di procedere ad un mix: chi avesse fatto la prima dose con il vaccino anglo-svedese avrebbe ricevuto la seconda di una marca completamente diversa. Ai cittadini fu impedito di proseguire in modo omogeneo la propria terapia vaccinale e fu imposta loro un’altra strada testata su numeri molto piccoli. Dopo pochi giorni, in conferenza stampa, Draghi, con al suo fianco Speranza (o un suo cartonato), smentì tutta la linea di quest’ultimo, continuando ad offrire la possibilità di un richiamo AstraZeneca.

5. Ultimo motivo, ma solo in ordine cronologico, è il caos creato tra dicembre 2021 e gennaio 2022 sui tamponi e sulle quarantene. Con l’arrivo della variante Omicron, fortunatamente innocua, anche grazie alla vaccinazione, ma decisamente più contagiosa, le regole sulle quarantene paralizzarono di fatto il Paese. Un cittadino sano ma positivo ad un tampone poteva arrivare a rimanere chiuso in casa sino a 21 giorni! Il Ministero arrivò troppo tardi all’alleggerimento delle norme e ancora non ha previsto una fase nella quale il Covid-19non sia trattato come malattia speciale: chi sta bene e non ha alcun sintomo non venga inseguito con i tamponi e con i confinamenti forzati, sia lasciato libero di lavorare, di rispettare le scadenze e di svolgere le attività che preferisce. Capisco che sarebbe decisamente un passo troppo lungo per Speranza, un ritorno così accelerato alla normalità renderebbe incompatibile la sua presenza al Ministero.

È veramente incredibile che un rappresentante dei cittadini con queste enormi responsabilità politiche sia ancora indisturbato al suo posto di ministro della salute. Ma forse in questa folle Italia è ormai inutile stupirsi di simili contraddizioni.