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‘STAMPA’ Category

25 Aprile 2022 – Redazione – di Virginia Biondi – 7 colli.it

La giornalista del Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini è stata sospesa per tre giorni – lavoro e stipendio – dalla direzione e dall’azienda per avere approvato un’iniziativa di protesta contro il giornale, in difesa della legge Merlin che regola la prostituzione: nel dettaglio per aver contestato un articolo di Roberto Saviano, da qualche anno collaboratore di punta del quotidiano. Ne dà notizia Dagospia.

Monica Ricci Sargentini giornalista del Corriere della Sera, femminista radicale e donna di sinistra, ha posizioni non ortodosse: ad esempio è contro il ddl Zan, osa criticare il guru anti-mafia, osa contestare la pratica dell’utero in affitto. Critica persino certe derive Lgbtq.

«Ma la verità è che alla base di tutto questo c’è il “No” di noi femministe radicali al sex work, come chiamano la prostituzione. E all’utero in affitto, perché questi sono i due grandi temi che hanno diviso le lesbiche dai gay in Italia, ma anche in altre parti del mondo».

Comunque la si pensi, la giornalista romana è una mente libera, che ha scelto di sottrarsi ai ragionamenti preconfezionati, alle fazioni già decise a tavolino e agli schieramenti. Tuttavia, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la presa di posizione contro l’articolo di Roberto Saviano. L’autore di Gomorra è diventato la firma di punta del quotidiano diretto da Luciano Fontana: su di lui l’investimento è stato molto importante e si parla di un contratto con cifre da capogiro. Ecco perché nessuno deve osare criticare. Men che meno un giornalista dello stesso quotidiano.

Monica Ricci Sargentini contesta Saviano: punita dal Corriere

Ma che cosa ha condiviso Monica Ricci Sargentini di tanto grave? Ecco il testo della mail che ha sottoscritto. Firma che le è costata la sospensione dal Corriere.

Nella mail si legge, tra l’altro: «Mi chiedo come un giornale di tale diffusione e importanza in Italia possa difendere un’informazione tanto parziale, superficiale e dannosa. Da dove arriva tanta misoginia al Corriere della Sera e a chi lo dirige?».

E ancora. «L’articolo di Saviano che avete ospitato nelle vostre pagine è scandaloso per contenuto e per superficialità e ritengo la testata responsabile di diffondere cultura da carta straccia, solo per conformismo ammantato di radicalità rivoluzionaria. Come si può paragonare la legalizzazione della marijuana alla legalizzazione della prostituzione. Ma si, certo, siamo carta igienica noi donne in fondo».

Contestazioni che a via Solferino non hanno digerito: ecco dunque la punizione per la dissidente. Così funziona l’informazione in Italia.

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24 Aprile 2022 – Redazione – di Andrea Giustini – L’Indipendente

Il quotidiano la Repubblica ha recentemente commissionato un sondaggio a Demos & Pi per verificare ciò che gli Italiani pensano dell’informazione sulla guerra in Ucraina. E udite udite: per il giornale la situazione in Italia è grave. Perché una parte della popolazione, come risulta, non sempre si fida di ciò che raccontano i media. A volte, pensate, ritiene addirittura che vengano date notizie false, distorte o montate. Ciò rappresenta uno “spunto di riflessione” per Repubblica. Si. Ma non di riflessione critica, ad esempio sui motivi di tale scetticismo. O sugli errori, abbondanti, fatti in questi mesi da molti giornali. No. La riflessione è in pratica “preoccupazione” poiché le persone non credono fideisticamente tutto ciò che dicono i media, ma talvolta si fanno dei dubbi.
Brevemente: cosa mostra nello specifico Demos? I risultati del sondaggio indicano che:

  • quasi 7 persone su 10 si dicono ben informate sui fatti in Ucraina;
  • il 59% degli intervistati giudica almeno sufficiente (in una scala da 1 a 10) l’informazione sulla guerra fatta in televisione;
  • il 53% giudica almeno sufficiente quella dei giornali;
  • solo il 39% ha giudicato positivamente i talk show televisivi sulla guerra.

Non sono esattamente buoni risultati per i media, in quanto sembra che solo metà del campione abbia un parere positivo dell’informazione condotta sulla guerra. Ma quelli più importanti sono che:

  • il 46% degli intervistati concorda che l’informazione generale sulla guerra sia distorta o pilotata (il 50% invece no);
  • il 23% concorda che notizie ed immagini sui presunti crimini dell’esercito russo siano una montatura del Governo ucraino (il 72% no).

Sono questi che preoccupano Repubblica, tanto che arriva a scrivere che quello degli italiani che dubitano è un approccio “negazionista” e “complottista”:
Quasi metà degli italiani intervistati da Demos, infatti, ritiene l’informazione sul conflitto ‘distorta e pilotata’. Quasi una persona su quattro, in particolare, la ritiene faziosa. Ed esprime un approccio ‘negazionista’, quasi complottista. Ritiene, cioè, che le notizie e le immagini dei massacri compiuti siano largamente false o falsificate. Amplificate e/o costruite ad arte dal governo ucraino. E, dunque, ‘ispirate’ da Volodomyr Zelensky per delegittimare la figura di Vladimir Putin e ‘criminalizzare’ l’azione dell’esercito russo. Oltre gli stessi limiti segnati da una guerra. Per costruire un ‘nuovo muro’. Contro la Russia”.
Il giornale ha ragione: ci sono molti spunti di riflessione. Ma non nel sondaggio di Demos. Piuttosto in questo pezzo, a firma di Ilvo Diamanti. Andando a leggere direttamente la fonte del sondaggio, si nota che il giornale, nel riportarli, ha un po’ “condito” i numeri. Nelle frasi proposte al campione, Demos non parla nello specifico di “massacri”, né di mistificazioni “ispirate da Volodymyr Zelensky”, come si legge invece su Repubblica. Né ancora di doppi fini, per delegittimare e criminalizzare i russi. Agli intervistati si chiedeva solo se erano d’accordo con le seguenti affermazioni:

  • Le notizie e le immagini sui presunti crimini dell’esercito russo sono una montatura del governo ucraino;
  • Sulla guerra in Ucraina la maggior parte dell’informazione, in Italia, è distorta e pilotata;
  • In tempi di guerra è giusto che le notizie siano in parte censurate.

Quindi la prima cosa da dire è che parte di quello che ha scritto la Repubblica a riguardo, è abbellimento, narrazione. Forse per rendere più assurda agli occhi del lettore medio la posizione di quei 46% e 23% di campione intervistato.
Il sondaggio in sé, come strumento di indagine, è solo una fotografia. Parziale, perché approssimativa, e soprattutto neutrale, in quanto priva di valore positivo o negativo. Se i media volessero utilizzarlo come strumento di autoriflessione reale, ci sono certamente delle domande che il sondaggio dovrebbe sollevare: vi sono motivi specifici che portano così tante persone a dubitare dell’attendibilità dell’informazione? Quali? Oppure sulla fondatezza di questo scetticismo: i media commettono errori? Ci sono casi di bufale o propaganda? Solo dopo aver chiarito ciò si potrebbe concludere che la situazione in Italia è “preoccupante”.

Tuttavia il giornale né si interroga né integra ulteriori informazioni, dà invece in automatico un “significato” nefasto ai risultati del sondaggio. Quel che è peggio etichetta l’atteggiamento scettico di una parte della popolazione italiana come “negazionista” e “complottista”, che significa escludere a priori la possibilità non solo che queste persone dubitino a ragione, ma anche e soprattutto che i mezzi di informazione possano commettere errori sulla guerra in Ucraina.

Un atteggiamento autoassolutorio che non trova riscontro nella realtà. In questi due mesi di conflitto, infatti, sono emersi fin troppi casi di errori, propaganda e bufale da parte dei principali media italiani. Si può ricordare ad esempio la bufala della “dichiarazione di guerra pre-registrata” da Putin. Quella sul Memoriale alla Shoah a Kiev, che non era affatto stato bombardato dai russi, né tanto meno di proposito. Oppure i molteplici errori commessi dai fact-checkers di Open. Sarebbero veramente tantissimi gli esempi da fare. Non si possono ignorare, a meno che non si scelga deliberatamente di non vederli, come fa Repubblica e non solo.

In conclusione la “preoccupazione” di Repubblica per lo scetticismo espresso dal campione di Demos non fa che suscitare ulteriori punti interrogativi sull’imparzialità dei mezzi di informazione. In alcuni casi, forse, fornisce pure qualche conferma. Ma c’è anche qualcosa di ironico alla fine. L’uso di quei termini denigratori, “negazionista” e “complottista, finisce per tradire che ad essere “negazionista”, in realtà, è proprio la Repubblica. Perché nega a priori che i media possano distorcere, disinformare e fare propaganda, quando ciò non è una teoria del complotto ma, nel caso della guerra in Ucraina, un fatto.

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22 Aprile 2022 – Redazione – di Giorgio Bianchi – Photojournalist

Myrotvorets è una lista di proscrizione ufficiale del governo ucraino, nella quale vengono resi pubblici i nomi, i cognomi, gli indirizzi, i numeri telefonici, dei giornalisti sgraditi al governo di Kiev. Costoro vengono definiti, tra le altre cose, «criminali».
Andrea Rocchelli, il reporter assassinato nel 2014 durante un bombardamento, è bollato nella lista come «liquidato».

Ovviamente istituzioni e media occidentali, non hanno nulla da eccepire rispetto a questa barbarie. Anzi. Provate per un attimo ad immaginare cosa si sarebbe detto, se fosse esistito qualcosa di simile, stilato però da Mosca.

Con i media russi silenziati, con i pochissimi giornalisti controcorrente schedati e intimiditi, quando non addirittura torturati e sottoposti a processi farsa come Assange, con un’opinione pubblica che accetta in silenzio compiacente tutto questo, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che siamo in democrazia.

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14 Aprile 2022 – Redazione

L’ULTIMA TROVATA DI GOOGLE  CONTRO LA NOSTRA INFORMAZIONE LONTANA DAL MAINSTREAM, VE LA PORGIAMO SUL PIATTO D’ARGENTO SENZA I COMMENTI, CHE LASCIAMO A VOI. E CIO CHE DOVETE SAPERE, È CHE NON SI TRATTA DI LAUTI GUADAGNI, MA DI CIFRE SIMBOLICHE DI MERO RICONOSCIMENTO! LE VIOLAZIONI RIGUARDANO ARTICOLI GIORNALISTICI NON ALLINEATI ALLA NARRAZIONE UNICA VOLUTA DALL’ATTUALE DITTATURA IMPOSTA DAL “PENSIERO UNICO”.

MARZIA MC CHIOCCHI

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11 aprile 2022 – Redazione – di Nestor Halak
ComeDonChisciotte.org

La maggioranza delle persone ha la loro principale fonte di informazione nella televisione e, in misura minore, nei giornali e in internet. Come sappiamo il dominio della versione main stream su tutti questi mezzi è pressoché totale: chiunque voglia informazioni o opinioni alternative deve andarsele a cercare e sapere come farlo. E diventa sempre più difficile. Inutile dire che alla stragrande maggioranza non passa neppure per la testa.

L’informazione maggioritaria, che dati i numeri in gioco si può chiamare esclusiva, non si presenta affatto come un corpo unico e monolitico, pretende di avere al suo interno diversi punti di vista tra i quali il fruitore sarebbe libero di scegliere. Questa apparenza di varietà è necessaria per poter sostenere di essere democratica e pluralista. Il pubblico, che in generale si ritiene piuttosto scettico e scafato, e quindi a conoscenza del fatto che il potere tende a fare propaganda in favore di se stesso, non crede completamente a quanto gli viene raccontato, ma solo per una certa percentuale: insomma ci fa la tara, e con questo pensa di salvarsi dalla manipolazione.

In realtà questo modo di agire è efficace solo in certe condizioni che, ahimè, non sono più presenti ai nostri giorni. Poteva avere una certa efficacia fino agli anni novanta. Infatti all’epoca esistevano ancora differenze reali tra le forze politiche presenti in parlamento: semplificando, c’era una linea di maggioranza rappresentata dalla fazione democristiana – atlantista ed una di opposizione di matrice comunista più tutte le posizioni intermedie. L’informazione, di conseguenza, era parimenti divisa e le persone potevano ancora scegliere tra diversi punti di vista. Di solito lo facevano esercitando la prudenza sopra accennata, cioè conservando un margine di incredulità. Era la cosiddetta maggioranza silenziosa.

Diciamo che se rappresentiamo tutta l’informazione teoricamente possibile con il cento per cento, l’informazione offerta valeva il 75 per cento e ciascuno poteva scegliere la sua verità in questo ventaglio, non completo, ma comunque sufficientemente reale. Successivamente al 1990 ed alla fine della guerra fredda, tutte le forze politiche realmente rappresentate nel paese sono andate uniformandosi sul modello americano dei due partiti sostanzialmente equivalenti, tutti e due rigidamente fedeli all’ideologia neoliberista e atlantista. Questa è la “globalizzazione” nel suo aspetto politico istituzionale. Come diretta conseguenza, l’informazione offerta al pubblico perse gran parte della sua ampiezza. Adesso doveva rispettare i dogmi fondamentali del pensiero unico. Per continuare nel nostro esempio, diciamo che dal 75 per cento di rappresentazione delle opinioni, siamo arrivati al 20 per cento, (ovviamente questi numeri non hanno nessun senso se non quello di fornire un esempio). In queste condizioni, anche esercitando prudenza e non credendo completamente ai media, la possibilità di scelta è comunque molto piccola e la gamma di punti di vista in circolazione diviene assolutamente ristretta. La realtà si allontana e la sua rappresentazione virtuale ne prende il posto.

A partire dagli ultimi anni, direi che la vera cesura è stato il lancio mondiale della pandemia nel 2020, c’è stata una svolta molto brusca decisamente a favore della fiction e l’offerta informativa si è di nuovo contratta: orami il ventaglio rappresentato nei media entro il quale è possibile scegliere si limita, diciamo, al 5 per cento di quello teoricamente possibile. Di conseguenza le opinioni delle persone che rimangono nel main stream, anche se scelgono gli angoli opposti, diventano sempre più uniformi. Con la tendenza poi a “fare la tara”, la nuova maggioranza silenziosa finisce per avere esattamente la stessa opinione. A questo stadio non si può neanche più parlare di informazione, ma solo di propaganda: quasi tutta l’informazione con la quale sarebbe possibile formarsi un proprio giudizio alternativo, non è in pratica disponibile.

Se un tempo il cittadino medio poteva concludere che i comunisti avevano ragione quando predicavano la giustizia sociale, ma fino ad un certo punto, mentre i sostenitori dell’iniziativa economica privata sembravano fornire un mondo più ricco, più libero e meno grigio, ma ancora una volta fino ad un certo punto, perché poi ne andavano di mezzo la giustizia sociale e la democrazia, oggi siamo costretti a dividerci su piccole questioni secondarie, talvolta quasi comiche, perché i dogmi principali della società sono indiscutibili e incontrovertibili semplicemente perché nessuno dei veramente rappresentati in politica li contesta.

In sostanza, le opinioni che vengono esposte in TV tra le quali il pubblico è chiamato a scegliere sono solo una piccola frazione del totale. Le altre, in pratica, non esistono. Così ci possono ad un certo punto dire che il vaccino è sicuro al 99% ed efficace al 95% nel prevenire l’infezione: questo era senza alcun dubbio il messaggio che passava al pubblico all’inizio della campagna vaccinale. L’italiano, furbetto, si tutelava con la sua incredulità: sì, dicono il 95%, ma in realtà non raggiungerà il 70 per cento! E poi qualche cosina di male di certo la farà alla salute, come tutti i farmaci! E così credeva di fregare il Vespone.

In realtà, alla fin della fiera, si è constatato (ma non ufficialmente ammesso!), che il vaccino non preveniva affatto l’infezione, che forse attenuava modestamente la gravità della stessa, che esponeva a pericoli seri a breve termine e sconosciuti a lungo, che probabilmente aveva addirittura efficacia negativa nelle reinfezioni: che in sostanza il vaccino non era un vaccino. Tutte queste possibili opinioni, tutte le informazioni relative, non erano affatto presenti durante la campagna, erano state semplicemente soppresse. In altre parole, l’informazione data all’inizio della faccenda è risultata essere pressoché totalmente falsa.

Ciò nonostante, ancora oggi, la discussione verte sull’opportunità di eliminare il lasciapassare (super o normale, come la benzina), per gli alberghi, ma non per i ristoranti, se abbia un senso mettere la mascherina nel tragitto tra il tavolo e la cassa, ma non quando stiamo seduti, e altre simili questioni molto somiglianti a quelle teologiche discusse dalla scolastica medievale, mentre, ovviamente, l’unica cosa sensata da fare sarebbe abolire incondizionatamente e subito tutte le farneticanti misure pandemiche, licenziare il rettile, sciogliere le camere e indire nuove elezioni.

Del pari ci raccontano che l’Ucraina, paese libero e democratico in procinto di entrare nell’Unione Europea è stato attaccato senza alcuna ragione da un dittatore pazzo e sanguinario che fa sparare sui civili inermi dalle sue orde bestiali (ma non si sapeva già da decenni che i russi mangiano i bambini?), ragione per cui dobbiamo imporre sanzioni che palesemente distruggono la nostra economia più che l’altrui e fornire armi a costo di entrare in guerra. Ma non ci raccontano l’altra possibile versione, cioè che la Russia, messa con le spalle al muro dall’espansionismo della NATO e dalla determinazione occidentale a distruggerla come stato sovrano, è stata costretta a difendersi invadendo non un paese libero, ma una colonia americana retta da un regime fantoccio seminazista. Se lo facessero, l’italiano furbetto e tutt’altro che cuor di leone, magari scarterebbe entrambe le versioni e direbbe noi non c’entriamo, ci dichiariamo neutrali e compriamo il gas e il grano come prima. Come infatti sarebbe sensato fare e decidere disponendo di tutta l’informazione.

Del resto una persona anche solo vagamente pensante non può non constatare che se dovessimo fare sanzioni ad un paese che ne invade un altro avremmo dovuto essere in regime di sanzioni con gli Stati Uniti per quasi tutta la loro storia. Si tratta di una plateale verità. Invece, su ordine americano, il popolo italiano che nulla c’entra con la guerra in Ucraina, deve soffrire miseria e disoccupazione per … questioni morali!

I media vogliono apparire liberi e pluralisti e fingono di rappresentare molti punti di vista, mentre in realtà ne rappresentano una percentuale infima e tutti addossati alla tesi centrale che si vuol far passare. I dibattiti sono fuffa, la gente può tranquillamente scegliere tra i vari predicatori televisivi prezzolati che, con verve assolutamente fuori luogo, propongono versioni quasi uguali spacciandosi per nemici mortali e sentendosi liberi. Esattamente come fanno con i politici del sistema bipartitico. Le domande vere non vengono mai fatte perché la verità al popolo fa male. Dicono di volerla sapere, ma poi non la reggono. Per fortuna c’è nonno banchiere che ci protegge da essa.

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09 Aprile 2022 – Redazione – Fonte: Disinformazione.it e L’ Indipendente

Dice il proverbio: non tutti i mali vengono per nuocere! Ed è verissimo: quello che stiamo vivendo sta facendo svegliare un po’ le coscienze. La gente non ne può più delle menzogne e della propaganda del mainstream. Totalmente allineati e proni alla narrazione, fanno di tutto per orientare la massa informe di lettori. Il loro scopo infatti non è informare, ma servire al meglio il padrone (la finanza internazionale) e la sua linea editoriale. 

La bella notizia è che i giornali stanno perdendo lettori. Il  raffronto febbraio 2021 e febbraio 2022 è illuminante. 

Il Gazzettino passa dalle 54.000 copie nel 2021 alle 49.000 dell’anno dopo (calo del 9%);

il Mattino di Padova precipita nel baratro, passando da 26.000 a 13.200 copie (diminuzione del 50%)!

Anche La Repubblica ha un trend negativo: passa da 174.000 nel 2021 e 148.000 nel 2022 (con un calo del 14,5%).

L’unica eccezione è La Verità che vede aumentare le vendite

DEL RESTO, I QUOTIDIANI DI REGIME, NON POTEVANO ESIMERSI DALL’ ORGANIZZARE UNA CAMPAGNA STAMPA INTRISA DI BUGIE E MENZOGNE SU TUTTO CIÒ CHE STA ACCADENDO DA DUE ANNI A QUESTA PARTE!

Infatti, da quando il covid è diventato la principale notizia, i finanziamenti pubblici a sostegno dei giornali sono raddoppiati. È questa la tendenza che ha accomunato tutta Europa e che emerge dal rapporto del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria 2021. L’Italia non è un’eccezione: i finanziamenti pubblici sono passati da 175,6 milioni a 386,6, con un incremento del 120%. I “sostegni diretti”, sono rimasti su 88 milioni circa. Quelli indiretti 64,5 milioni e tra questi compaiono, ad esempio, i contributi alle scuole per l’acquisto di quotidiani (come per l’Opinione), oppure i contributi speciali per le risoluzioni delle crisi aziendali (come quella de Il Sole 24 ore).

Nel 2021, inoltre, lo Stato ha stanziato 232,9 milioni di euro supplementari (143 milioni nel 2020) sotto forma di crediti d’imposta. Particolarmente favorevole per i grandi editori è la “Forfettizzazione delle rese al 95%” per cui si ha Iva agevolata al 4% e che si applica solo al 5% delle copie. Questo ha significato per Cairo, Gedi e Mondadori (fatturato di 2 miliardi nel 2020), un risparmio di 360 milioni. Di cui 71 diretti a giornali diffusi in Italia e il resto suddiviso tra minoranze linguistiche, periodici diffusi all’estero, contributi a giornali per non vedenti e per varie associazioni.

Nella categoria sopracitata si trovano i finanziamenti a quotidiani come Il Foglio(933 mila euro l’anno, dati del 2020),Libero (2,7 milioni), l’Opinione (481 mila euro) o il Secolo d’Italia (467 mila euro), organi della stampa cattolica come l’Avvenire (2,5 milioni l’anno) o Famiglia Cristiana (3 milioni) fino a vere cooperative come il manifesto (1,5 milioni). Sostegni indiretti questi, che hanno come causale “covid”, anche se non è chiaro se siano sostegni per la crisi covid oppure per la sua campagna d’informazione.

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07 Aprile 2022 – Redazione

COMUNICATO STAMPA PAS PRONATURA

La sottoscritta associazione eco-culturale “Pan Assoverdi Salvanatura”, riconosciuta, dal 1995, “ente di volontariato”, ai sensi della legge statale 266/1991, L.R. Campania 9/1993, premesso che, nel rispetto del pluralismo democratico, ha sempre nutrito – in passato – sentimenti di stima, ammirazione, simpatia per l’anziano ed esperto giornalista friulano Tony Capuozzo, 73 anni – già inviato di guerra nelle isole Falkland, nella ex Jugoslavia, in Somalia, Afghanistan, ecc. – significa quanto segue.

CONSIDERATO che le gratuite e surreali dichiarazioni (sulla falsariga dei comunicati del Cremino) rese, dall’ex vicedirettore del TG5 – nella serata del 4 aprile 2022, alla trasmissione televisiva, di Rete 4, “Quarta Repubblica”, condotta da Nicola Porro – tese ad ingenerare dubbi sulla strage di Bucha, compiuta dai soldati russi in Ucraina, benché corroborata dall’UE, dai funzionari del Trib. Penale dell’Aja, da decine di testimoni oculari, dai mass media di tutto il mondo e da immagini satellitari, pubblicate dal “New York Times”, hanno provocato l’indignazione dei propri soci e di larghi strati dell’opinione pubblica sull’isola d’Ischia.

RILEVATO che, undici anni fa, il sig. Capuozzo vinse il “Premio Ischia di Giornalismo 2011” (già assegnato a Peter Arnett, Paolo Mieli, Mario Orfeo, Giovanni Floris, Paolo Graldi, Giovanna Botteri, Diego Bianchi, Franca Leosini, ecc.).  Un trofeo destinato a professionisti prestigiosi, i quali hanno sempre onorato i valori deontologici “al servizio della verità oggettiva, della corretta informazione, del progresso civico e socio-culturale della collettività”.

VISTO che le ripetute affermazioni (non verificate, come nel caso dell’eccidio del teatro di Mariupol) di cui sopra – duramente stigmatizzate, in “real time”, dall’ex deputato Daniele Capezzone, anch’egli ospite del programma di Rete4 – creano imbarazzo e sconcerto per la categoria dei giornalisti (se gli ucraini fossero in grado di falsificare immagini così icastiche, meriterebbero il premio Oscar per gli effetti speciali!) e costituiscono un messaggio devastante per le giovani generazioni, che vedevano in Capuozzo “un modello di riferimento di alta credibilità” la revoca del “Premio Ischia”, conferito – nel giugno 2011 – al sig. Tony Capuozzo, come “inviato speciale”, poiché gli orientamenti palesati dal giornalista-scrittore il 4-4-22 contrastano coi principi a cui il riconoscimento, promosso dalla Fondazione Valentino, s’ispira.

Ischia, 6 aprile 2022

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06 Aprile 2022 – Redazione – di Augusto Sinagra

Sono i cd “giornalisti” (stampa e televisione) i peggiori responsabili di quel che potrà accadere e che Dio non voglia che mai accada.
Asserviti o pagati stanno consapevolmente creando il “nemico” da odiare. Accreditano una narrazione dei fatti che sfida il ridicolo, ma la gente ci crede. Aizzano l’opinione pubblica verso il “mostro” di turno che va eliminato in tutti i modi e con tutti i mezzi, per favorire interessi stranieri che possono disporre di organizzazioni militari internazionali dedite al delitto, al crimine.

Essi, i giornalisti, non solo nascondono la verità degli eventi, ma propalano consapevolmente notizie totalmente false. E la gente purtroppo ci crede. Essi nascondono il servaggio di tanti governi (e quello italiano primeggia) verso la cricca criminale che ci sta conducendo ad una guerra totale e devastante che sarà l’ultima.

Mi domando: quella cricca di criminali che se ne farà di un mondo distrutto dalle armi nucleari?
Pensano forse che le distanze oceaniche li mettono al riparo, abituati come sono a combattere le loro guerre di aggressione in casa altrui? Le guerre cessano non favorendo con le armi la prevalenza di una parte sull’altra, ma favorendo l’accordo e la pace nella giustizia.

Dio punisca coloro che ora hanno voluto e provocato la guerra in atto nel cuore dell’Europa, come pure hanno voluto e provocato per laidi interessi tutte le altre guerre da essi scatenate dal 4 luglio 1776 per bramosia di potere, per soldi e per feroce e disumana cattiveria.

AUGUSTO SINAGRA – – Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO.

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QUELLA TRA RUSSIA E UCRAINA È UNA GUERRA ANNUNCIATA, CHE SOLO GLI STOLTI NON HANNO VOLUTO E NON VOGLIONO CAPIRE. L’EPILOGO DI PROBLEMI BEN PIÙ COMPLESSI DELLA SEMPLICE DIVISIONE TRA BUONI E CATTIVI, COME I POLITICANTI DELL’ENCLAVE MASSONICA VOGLIONO FAR CREDERE AL POPOLO COGLIONE! E COSI, COME PER IL COVID, C’È CHI CONTINUA A BERSI TUTTO E SEMPRE, SENZA DISCERNIMENTO NE’ CONOSCENZA.

L’INTERVISTA A SEGUIRE E’ STATA REALIZZATA NEL 2015 AL GIORNALISTA MARCELLO FOA, ANCHE PRESIDENTE DELLA RAI DAL 2018 AL LUGLIO DEL 2021. SE AD UN CERTO PUNTO NON NOMINASSE RENZI NELL’ALLORA RUOLO DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SEMBREREBBE UN’ INTERVENTO DEI NOSTRI GIORNI, TANTO LA SITUAZIONE E’ RIMASTA INVARIATA E PERICOLOSA! UN INTERVISTA ILLUMINANTE E LUNGIMIRANTE.

 

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19 Marzo 2022 – Redazione

L’attacco contro la struttura avrebbe provocato solo un ferito. La “sperata” strage dei media italiani, non c’è stata

L’attacco compiuto dalla Russia contro il teatro rifugio di Mariupol ha prodotto un solo ferito grave e nessun morto. Lo hanno riferito le autorità locali. In precedenza era stato comunicato che 130 persone erano uscite vive dalla struttura, bombardata da Mosca nonostante dall’alto fosse ben visibile la scritta «deti» («bambini»). Lo scrive Tgcom24.

Gli attacchi stanno diventando dei simboli della propaganda, che in questa guerra viene utilizzata  per far pressione sull’opinione pubblica internazionale. Subito dopo il bombardamento, infatti, l’Ucraina ha immediatamente denunciato un massacro di civili senza precedenti. Ma la Russia ha immediatamente replicato negando le accuse di aver colpito il teatro, e accusando a sua volta i soldati del battaglione Azov, gli ultranazionalisti ucraini, di essere gli autori della strage, compiuta per poi poter accusare Mosca in quella che è stata definita una «nuova sanguinosa provocazione, facendo saltare in aria l’edificio del teatro minato da loro». E la stessa Human Rights Watch ha chiarito di non poter escludere che nel teatro, o nelle vicinanze, ci fosse un obiettivo militare.

UDITE UDITE……HA CONFERMATO CHE SI TRATTA DI UNA COLOSSALE BUGIA, ANCHE LUCA TELESE, UNO DEI BALUARDI DEL MAINSTREAM! LEGGETE IL SUO POST ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️