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‘ESTERI’ Category

04 Giugno 2022 – Redazione

La Russia sta finendo di sminare i porti di Berdyansk e Mariupol sul Mar d’Azov ed è pronta a offrirli per sbloccare l’export di grano dall’Ucraina. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista alla televisione pubblica Rossiya 24.

«I porti del Mar d’Azov – Berdyansk, Mariupol – sono sotto il nostro controllo, siamo pronti a garantire un’esportazione senza problemi, anche del grano ucraino, attraverso questi porti», ha detto il leader russo. «Stiamo finendo i lavori di sminamento», ha aggiunto, «il lavoro è in fase di completamento, creeremo la logistica necessaria, lo faremo». La notizia è riportata da Rai News.

Per un sicuro ritorno all’esportazione del grano, Putin ha invitato Kiev a rimuovere le mine dal territorio sotto il suo controllo e ha assicurato che la Russia non ne approfitterà per lanciare attacchi dal mare. «Le acque internazionali non sono un problema. Per favore, devono ripulire le mine e sollevare navi dal fondo del Mar Nero, che sono state deliberatamente affondate per rendere difficile l’ingresso in questi porti dell’Ucraina meridionale. Siamo pronti a farlo, e non approfitteremo della situazione di sminamento per lanciare un qualche tipo di attacco anche lì», ha dichiarato nell’intervista.

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23 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: Adnkronos

Il presidente degli Usa Joe Biden ha affermato che il vaiolo delle scimmie è “una cosa per cui tutto il mondo dovrebbe preoccuparsi“, anche se gli States hanno registrato finora solo un caso. Biden ha spiegato ai giornalisti in Corea del Sud che già sta parlando con i suoi consiglieri della possibile espansione della malattia e che tra gli aspetti che devono ancora essere chiariti c’è il grado di trasmissibilità del virus.

Vaccino contro il vaiolo

Stiamo lavorando per vedere quello che possiamo fare e che vaccino si può usare“, ha detto il presidente Usa prima di imbarcarsi sull’Air Force One per recarsi in Giappone, seconda tappa del suo tour in Asia. I Cdc di Atlanta indagano su diversi casi sospetti, anche se per ora ne è stato confermato uno solo nel Massachusetts, una persona che aveva viaggiato in Canada.

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23 Maggio 2022 – Redazione – di Maurizio Belpietro (La Verità)

Paolo Gentiloni anticipa il siluro europeo contro l’Italia. E Repubblica gioca di sponda, annunciando i prossimi diktat. Le chiamano riforme indispensabili, ma sono tagli e tasse: a cominciare dal catasto. La Francia gela Kiev: «Per l’ingresso nella Ue ci vorranno 15-20 anni».

Pensavate che essendo occupata con l’Ucraina l’Europa si fosse dimenticata di noi? Beh, vi sbagliavate. Perché con la premura che ben conosciamo Bruxelles ha deciso di inviarci le sue raccomandazioni, ricordandoci i guai delle nostra economia e indicandoci la via per risolverli. In breve, la ricetta della Commissione Ue è la stessa di sempre, cioè dai tempi di Rigor Monti: più tasse. Chi pensava che bastasse la presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi per rassicurare i falchi europei purtroppo rischia di doversi ricredere in tempi stretti, perché l’Unione pretende che l’Italia vari il disegno di legge Concorrenza così come è stato disegnato dal governo e reclama a gran voce la riforma del catasto, ossia una stangata sulla casa.

Anticipate dal duplex Repubblica-Stampa(non a caso dello stesso editore), le raccomandazioni di Bruxelles somigliano più a un diktat: o fate quel che chiediamo oppure vi tagliamo i viveri, vale a dire i fondi del Recovery plan. A esplicitare la minaccia ci ha pensato direttamente Er moviola, al secolo Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio per grazia ricevuta da Matteo Renzi, e attuale Commissario europeo con delega all’economia per grazia di Giuseppe Conte e compagni. In un’intervista al quotidiano sabaudo diretto da Massimo Giannini, il premier nominato con la missione di impedire agli italiani di votare non ha usato mezze parole, rivelandosi insolitamente loquace: l’economia mondiale va verso la recessione e l’Italia deve decidersi ad affrontare i suoi problemi, perché è finito il tempo del sostegno universale. Il messaggio non lascia spazio a dubbi: se non ci saranno le riforme, l’Europa chiuderà i rubinetti. E per chi non fosse in grado di intuirle da solo, le misure che la Ue pretende sono esplicitate sul giornale gemello diretto da Maurizio Molinari. Le raccomandazioni europee prevedono un taglio della spesa corrente, una riduzione credibile del debito pubblico, investimenti per la transizione verde e digitale, più una revisione delle aliquote marginali, con allineamento dei valori catastali ai valori di mercato.

In pratica si tratterebbe di un suicidio assistito dall’Europa, la quale si incaricherebbe di aiutarci a completare l’opera avviata 11 anni fa dall’ex rettore della Bocconi e dalla quale non ci siamo ancora ripresi. Con la formula apparentemente asettica dell’allineamento dei valori delle case a quelle di mercato l’Unione intende che si devono tassare gli immobili, attuando cioè una patrimoniale sul bene che accomuna gli italiani. Quali siano le conseguenze le abbiamo già misurate con Mario Monti, quando grazie alla stangata sulla casa il mercato crollò, gli investimenti immobiliari si bloccarono e un pezzo importante di Pil andò a farsi benedire, frenando la ripresa italiana. Per i proprietari di immobili la riforma del catasto sarebbe una doppia beffa, perché mentre le rate dei mutui salgono a causa dell’inflazione e il bonus del 110 per cento per molti si sta rivelando un rebus, si ritroverebbero con appartamenti tartassati dal Fisco e, come è facile immaginare, con un mercato delle compravendite in contrazione.

Non meno devastante il disegno di legge Concorrenza reclamato dalla Ue, che, come ha spiegato su queste pagine Giulio Tremonti, in altri Paesi è stato disinnescato, ma che in Italia con il ricatto del debito pubblico rischia di spalancare le porte alla concorrenza di operatori stranieri, svendendo una parte vitale per l’economia del Paese.

Per non parlare poi della transizione ecologica, che per molte aziende minaccia di trasformarsi in un aggravio di spesa, richiedendo investimenti che certo si fa fatica a considerare semplici in un momento in cui con la guerra in Ucraina tutto si complica, a cominciare dai costi dell’energia per finire al rincaro delle materie prime dovuto al blocco dei porti sia in Cina sia nel Mar Nero.

Forse qualcuno immagina che per attuare le richieste che arrivano da Bruxelles ci sia tempo, ma così non è, perché l’Unione vuole tutto e subito, nonostante il conflitto in corso. Il che non è una nostra previsione, ma le dichiarazioni rilasciate ieri pomeriggio da Frans Timmermans, vice presidente vicario della Commissione europea e commissario per il clima, il quale, incurante degli sconvolgimenti geopolitici in corso, ieri si è fatto intervistare da Lucia Annunziata per comunicare che i «tempi sono strettissimi». Tradotto: Draghi o non Draghi, abbiamo la pistola alla tempia e a puntarcela sono quei simpatici signori che ci chiedono di inviare armi all’Ucraina.

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04 Maggio 2022 – Redazione

Il pontefice ha affermato di aver chiesto un incontro con Putin per discutere del conflitto ucraino ma non ha ricevuto risposta.

Papa Francesco ha affermato che l’espansione verso est della NATO potrebbe aver indotto il presidente russo Vladimir Putin a lanciare un attacco contro l’Ucraina.

In una lunga intervista pubblicata questa mattina, martedì 3 maggio, dal quotidiano italiano Il Corriere della Sera, il Pontefice ha ipotizzato che “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” avrebbe spinto Putin a lanciare la campagna militare il 24 febbraio.

Bergoglio ha anche detto di aver chiesto un incontro con Putin durante le prime settimane del conflitto, ma non ha ancora ricevuto risposta. Ha detto di aver chiesto all’alto diplomatico vaticano di contattare il presidente russo per organizzare una visita a circa tre settimane dall’inizio delle ostilità.

Il pontefice ha anche detto di aver parlato con il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca di Mosca Kirill, per 40 minuti tramite Zoom.

Fonte: Massimo A. Cascone

https://www.corriere.it/cronache/22_maggio_03/intervista-papa-francesco-putin-694c35f0-ca57-11ec-829f-386f144a5eff.shtml

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03 Maggio 2022 – Redazione

La Corte suprema intende votare per annullare la legge del 1973 che garantisce il diritto all’aborto negli Stati Uniti. Lo rivela Politico, che ha ottenuto in esclusiva una bozza scritta dal giudice Samuel Alito sul parere della maggioranza dei saggi. Il documento è un ripudio “totale e fermo” della storica sentenza Roe vs Wade.

“Riteniamo che ‘Roe e Casey’ debba essere annullata”, si legge nella bozza intitolata ‘Parere della Corte’. “È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo”, si legge ancora nel documento. La bozza è stata redatta a febbraio, riferiscono fonti informate a Politico. I quattro giudici nominati dai repubblicani – Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett – hanno votato con Alito, anche lui nominato da un presidente del Gran Old Party, George W. Bush, nel 2005, per abolire il diritto all’aborto.

I tre giudici democratici Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan stanno lavorando aduna contro-bozza, riferiscono le fonti. Non è chiaro come si schiererà il presidente della Corte suprema John Roberts, nominato sempre da Bush nel 2006 e che è considerato un moderato. (ANSA).

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03 Maggio 2022 – Redazione

Non sono le parole di un feroce antisemita. A pronunciarle è stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu al convegno internazionale sionista. Frasi che hanno scatenato ferocissime reazioni fuori e dentro il Paese visto che l’eliminazione degli ebrei era stata teorizzata nel “Mein Kampf” dello stesso Hitler. La tristemente nota “soluzione finale”.

“Gli attacchi contro gli ebrei nel 1920, 1921 e 1929 sono stati suggeriti dal mufti di Gerusalemme dell’epoca. Personaggio poi accusato al processo di Noriberga. Hitler all’inizio non voleva sterminare gli ebrei, ma solo espellerli. Fu il mufti al-Husseini a suggerire lo sterminio a Hitler dicendo se li espelli verranno tutti qui in Palestina. Bruciali tutti”.

Ma le cose non stanno proprio così secondo molti storici dell’olocausto. Al Husseini era un razzista e antisemita panarabo che collaborò con i nazisti in più occasioni e venne accusato di crimini di guerra, ma l’idea dello sterminio di massa degli ebrei era già stata pianificata da Hitler anni prima.

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02 Maggio 2022 – Redazione – di Antonio Amorosi – AffariItaliani.it

Negli Stati Uniti nasce il “Disinformation Governance Board”, il ministero della verità del governo. I Repubblicani USA l’hanno paragonato al Ministero della Verità del romanzo distopico di George Orwell “1984”. L’amministrazione di Joe Biden ha annunciato l’istituzione del “Disinformation Governance Board”, un “Comitato di governo della disinformazione”. Il “Disinformation Governance Board” dovrebbe contrastare la diffusione di informazioni false e farlo con montagne di risorse pubbliche USA.

L’organismo sarà sotto il controllo del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America, quell’ente istituito da George W. Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 per proteggere la sicurezza degli Stati Uniti d’America e da attacchi terroristici. Il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America che lo controlla è un organismo armato.

In sostanza il nuovo organismo, il “Disinformation Governance Board”, sta sotto il controllo di un ente simile al ministero dell’Interno italiano e ci dirà cosa sia vero e cosa non lo è. Il responsabile stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, ha dichiarato, durante un briefing giovedì scorso, che il Consiglio affronterà la disinformazione su una serie di questioni e il segretario per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas ha affermato che una delle attività dell’ente è contrastare la disinformazione in particolare presso la comunità ispanica.

Come se la minaccia si insidiasse in alcune comunità particolari, quasi avessero una speciale menomazione. Mayorkas ha anche spiegato che l’organismo non ha il potere di reprimere la disinformazione, cercherà quindi di combatterla investendo denaro in ciò che vede come problemi e intervenendo con strategie più complesse.

In particolare “Disinformation Governance Board” si occuperà di fake relative alla guerra in Ucraina, di problemi relativi all’immigrazione ma anche di vaccini anti Covid.

Come mai anche di vaccini? Il presidente Biden aveva spiegato in precedenza agli organi di stampa: “La disinformazione è una questione dirimente”… “l’oltraggiosa disinformazione sul vaccino sta uccidendo le persone”.

Chi è a capo del “Disinformation Governance Board” è accusata di notizie fuorvianti

A capo della nuova istituzione è stata scelta Nina Jankowicz. Dal suo curriculum risulta essere stata consulente del ministero degli Esteri ucraino (in una borsa di studio per le politiche pubbliche del J. William Fulbright-Hillary Rodham Clinton), in programmi di assistenza alla democrazia in Russia e Bielorussia presso l’Istituto Nazionale Democratico ed aver lavorato presso il Think Tank Wilson Center, dove risultava Former Global Fellow.

Nel 2016 ha anche espresso sostegno alla campagna presidenziale di Hilary Clinton scrivendo su Twitter l’affermazione, a dir poco singolare, che Donald Trump avrebbe incoraggiato l’ISIS. Quindi non proprio una figura super partes. I Repubblicani hanno più volte accusato la Jankowicz di aver fatto affermazioni che in seguito sono state ritenute false o fuorvianti.

Nell’ottobre 2020, in un’intervista al New York Daily News, Jankowicz ha definito le notizie trapelate dal laptop di Hunter Biden, figlio del futuro presidente e vice di Obama, un “prodotto della campagna di Trump”. In piena campagna elettorale per le elezioni di Joe Biden si scoprì che Hunter aveva organizzato nel 2015 un incontro con il padre, all’epoca vice presidente degli Stati Uniti, e un alto dirigente del Burisma Holdings (società energetica ucraina in cui Hunter era stato nominato ai vertici).

L’esistenza di quei documenti aveva sconfessato Joe Biden che si era detto non essere mai stato coinvolto negli affari del figlio. La notizia sulla veridicità delle notizie sul laptop di Hunter Biden è stata poi confermata dal New York Times.

All’inizio della pandemia Jankowicz aveva anche affermato, rilanciando le convinzioni di alcuni massimi esperti USA, che l’industria della tecnologia pubblicitaria smettesse di pubblicare annunci per le mascherine (anti Covid).

Il “Disinformation Governance Board” paragonato al Ministero della Verità di Orwell e dei sistemi totalitari

Ma è l’esistenza stessa del “Disinformation Governance Board” ad aver sollevato critiche degli opinionisti e soprattutto dei Repubblicani. Il senatore Rob Portman dell’Ohio, membro di spicco del Comitato per la sicurezza interna e gli affari governativi, ne ha criticato con queste parole la creazione: “Combattere la minaccia in continua evoluzione della propaganda straniera e della disinformazione all’estero è una cosa diversa da questa. Non credo che il governo degli Stati Uniti dovrebbe utilizzare sul popolo americano gli strumenti che abbiamo utilizzato per contrastare la propaganda straniera”. E ancora: “Il nostro focus dovrebbe essere su attori cattivi, come Russia e Cina, non sui nostri stessi cittadini”.

Il senatore repubblicano Tom Cotton dell’Arkansas ha direttamente citato Orwell: “Il governo federale non ha nulla a che fare con la creazione di un Ministero della Verità”… “il ‘Comitato per la disinformazione’ del Dipartimento per la sicurezza interna è incostituzionale e antiamericano e presenterò un disegno di legge per definanziarlo”.

Ministero della Verità

Errol Webber, candidato repubblicano al Congresso in California, è stato ancora più pesante con un twitt: “Adolf Hitler aveva un ministero della verità. Joseph Goebbels aveva un ministero della verità. Joseph Stalin aveva un ministero della verità. Joseph Biden ha un ministero della verità”. Il repubblicano Andrew Clyde della Georgia è dello stesso avviso: “Il distopico consiglio di amministrazione della disinformazione di Biden è seriamente pericoloso e del tutto incostituzionale. Chiedo al Congresso di indagare sul Ministero della Verità del DHS, ORA”.

A loro si aggiunge il senatore Rand Paul (è un medico, lo stesso che aveva duramente criticato Fauci per le sue scelte contraddittorie) che ha affermato che gli USA hanno spinto l’Ucraina al massacro contro la Russia in una strategia per aizzare questi ultimi, superando la linea rossa delle superpotenze.

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02 Maggio 2022 – Redazione

Gazprom sostiene che le esportazioni di gas russo verso la Cina sono cresciute del 60 per cento nei primi quattro mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il tutto mentre l’Europa ragiona della possibilità di fermare del tutto le importazioni in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Gazprom ha spiegato che le vendite di gas naturale verso i paesi non appartententi alla Comunità degli stati indipendenti (Csi) è sceso di 50,1 miliardi di metri cubi nei primi quattro mesi dell’anno, con un calo del 26,9 per cento. Ma, in controtendenza, le forniture verso la Cina, che avvengono lungo il gasdotto Power of Siberia, un’infrastruttura che ha iniziato a operare dal 2019, sono in netta crescita per raggiungere l’obiettivo di 38 miliardi di metri cubi entro il 2025.

Gas russo verso la Cina

A febbraio il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping hanno firmato un accordo per una fornitura stimata di gas del valore di 117,5 miliardi di dollari, che include anche 10 miliardi di metri cubi annui attraverso il nuovo gasdotto Power of Siberia 2 dall’isola di Sakhalin fino alla provincia della Cina nord-orientale di Heilongjian.Il totale di fornitura annua dall’Estremo Oriente russo, secondo la stima di Gazprom, dovrebbe arrivare a 48 miliardi di metri cubi annui quando anche questa via sarà aperta, cioè entro il 2026. Nel 2021 la fornitura è stata circa 10 miliardi di metri cubi.

Gazprom, ancora, ha in fase progettuale un ulteriore gasdotto denominato Soyuz Vostok, che raggiungerà la Cina attraversando la Mongolia, e avrà una portata di 50 miliardi di metri cubi addizionali.

Prima della guerra ucraina la Russia esportava verso l’Europa qualcosa come 170 miliardi di metri cubi all’anno. Il consumo totale cinese lo scorso anno è stato 372,5 miliardi di metri cubi, dei quali 167,5 miliardi di metri cubi sono stati importati.  (askanews)

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02 Maggio 2022 – Redazione

Donald Trump ha chiesto un “test cognitivo” per il presidente Joe Biden. Lo ha detto nel corso del comizio in corso a Greenwood, Nebraska. L’organizzazione dell’ex presidente ha mandato in onda un video che raccoglie i balbettii di Biden e la ormai famosa scena in cui il presidente, alla fine di un discorso, si gira per dare la mano a qualcuno che, in realtà, non c’è. Biden resta con la mano sospesa a metà e poi se ne va. Trump ha poi scherzato con i supporter dicendo che avrebbe “molto più materiale ma non abbiamo tutto il pomeriggio”.

Trump ha definito poi i democratici la “più grave minaccia alla salute pubblica” dell’America e “non il Covid”. “I dati sulla criminalità – ha detto – stanno prendendo la scena, aumentano sparatorie e accoltellamenti. I democratici sono parte del crimine, del caos e della morte”.

E sull’Ucraina ha sostenuto, davanti a centinaia di supporters, che con lui alla Casa Bianca il presidente russo Vladimir Putin “non avrebbe mai invaso” l’Ucraina. “Putin – ha aggiunto – ha visto la debolezza. Ha visto l’incompetenza” nell’amministrazione Biden.

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1 maggio 2022 – Redazione

Gli eserciti ucraino e russo sono sfiancati ma la guerra non si ferma, tutt’altro. Ospite di L’aria che tira, su La7, il generale Leonardo Tricarico analizza il momento delicato del conflitto e commenta gli sforzi, quasi nulli, della comunità internazionale di porre la parola fine al conflitto. Nella puntata di sabato 30 aprile l’ex Capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare spiega che i raid ucraini in territorio russo, come quello registrato nella serata di ieri, sono episodi sporadici e “dimostrativi, come i missili lanciati dai russi a Kiev” durante l’incontro tra Volodymyr Zelensky e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Per il generale i due eserciti “sono sfibrati, non possono permettersi attività su larga scala” fuori dal teatro di guerra del Donbass. I russi stanno finendo le scorte, gli ucraini vengono armati dall’Occidente e questo provoca uno stallo.

La prospettiva di una tregua però è molto lontana, con Kiev e Mosca che parlano solo di vittoria sul nemico, non di negoziati. “La pace è lontana perché nessuno l’ha chiesta”, spiega Tricarico. “Chi dovrebbe promuovere un negoziato getta secchiate di benzina su incendio che appare indistinguibile“, dice il generale che entra nel merito. C’è il “pacchetto di mischia guidato dagli Stati Uniti” di Joe Biden, spiega l’ufficiale, Gli unici malumori sono politici, non istituzionali. E l’Italia? Il presidente del Consiglio Mario Draghi “dovrebbe rispolverare la sua credibilità, e rimetterla in campo. Ma finora non lo ha ancora fatto”.

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