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‘Cronaca’ Category

26 Maggio 2023 – Redazione

 

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un furgone Fiat Fiorino imbottito di 277 chili di tritolo esplose in via dei Georgofili, a Firenze, accanto alla Galleria degli Uffizi. La strage, compiuta da Cosa Nostra, uccise 5 persone (e ne ferì 48): i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni), le loro figlie Nadia (9 anni) e Caterina (appena 50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni). L’attentato fa parte della scia delle altre stragi del 1992-1993 che provocarono la morte di 21 persone (tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e gravi danni al patrimonio artistico. Nel 2002 la Cassazione ha confermato 15 ergastoli per la strage: tra i condannati Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro.

In occasione dei 30 anni da quel terribile attentato, il «Corriere» ha incontrato a Firenze Luigi Dainelli, parente della famiglia Nencioni e presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili; il direttore degli Uffizi Eike Schmidt e Anna Maria Petrioli Tofani, all’epoca dei fatti direttrice degli Uffizi.

Luigi Dainelli, lo zio delle piccole Nadia e Caterina

Incontriamo Luigi Dainelli a La Romola, frazione di San Casciano val di Pesa (Firenze) dove si trova il parco dedicato a Nadia e Caterina Nencioni, le bambine vittime della strage insieme ai loro genitori e allo studente Capolicchio. In questa frazione nacque Fabrizio Nencioni, che poi si trasferì a Firenze con la moglie e la famiglia, quando alla moglie offrirono un posto come custode dell’Accademia dei Georgofili. «Il 23 maggio avevano battezzato Caterina e si fece la festa qui — ricorda Nencioni — nella solita chiesa a Firenze, il sabato dopo, ci furono i funerali: si passò da una grande gioia a loun dolore immenso». Nel video, Dainelli ripercorre quella notte e poi racconta: «Si capì quasi subito che non si trattò di una fuga di gas, c’era odore di polvere da sparo e il Fiorino era disintegrato, addirittura una parte del motore finì dall’altra parte del fiume Arno. Poi il giorno dopo trovarono il cratere dov’era stata parcheggiata l’autobomba». L’uomo poi ci racconta anche la nascita della poesia «Il tramonto», scritta da Nadia pochi giorni prima di morire. E che, lo scorso 16 gennaio, è tornata a essere ricordata dai media per l’arresto di Matteo Messina Denaro, intitolato proprio «Operazione Tramonto», in ricordo della piccola vittima di 9 anni, su volontà del colonnello Lucio Arcidiacono, che ha guidato la squadra di «cattura» del boss. Dice Dainelli: «In via dei Georgofili i tramonti non si vedono, quindi quando Nadia veniva a La Romola forse ne era rimasta affascinata: così ha scritto questa poesia. È rimasta conservata in un quaderno a scuola e la maestra ce l’ha restituita. Oggi io la porto nelle scuole per raccontare». La poesia porta la data del 24 maggio, 3 giorni prima dell’attentato: «Il pomeriggio/ se ne va./ Il tramonto si avvicina,/ un momento stupendo,/ il sole sta andando via (a letto)/ è già tutto finito».

Eike Schmidt: «Un restauro di valore estetico, ma anche morale»

Il direttore della Galleria degli Uffizi ci accoglie nei Depositi del museo dove sono conservate le due opere di Bartolomeo Manfredi (1582-1622; il suo «Giocatori di carte» è stato restaurato 25 anni dopo la strage) e di Gherardo delle Notti(1592-1656) che sono state quasi distrutte dall’attentato, poi recuperate dopo un restauro importante durato anni, e che ora sono esposte permanentemente per commemorare i 30 anni dall’attentato. «Immediatamente dopo l’attacco si è costituita l’Associazione Amici degli Uffizi che hanno organizzato una raccolta fondi per poter restaurare le opere. All’epoca più di 500 opere rimasero ferite dalla forza dell’esplosione — racconta il direttore —. Le due opere restaurate presentavano dei frammenti neri che sembravano cenere, e che in realtà erano parti bruciate della tela; poi un computer li ha rimessi insieme. Questi quadri hanno molte lacune oggi, parti che non esistono più e che sono andate bruciate per sempre. Restano piccoli frammenti che sono stati messi insieme. Il processo della ricostruzione materiale di quello che è rimasto rappresenta un forte segno contro la distruzione e la criminalità organizzata. Questo è un lavoro non solo di natura storica ed estetica, ma anche morale.»

Anna Maria Petrioli Tofani, l’ex direttrice che riaprì gli Uffizi in soli 20 giorni

«Quella notte fui svegliata da una telefonata angosciata dai custodi della Galleria che mi dissero che era avvenuto un episodio di cui non si capiva l’origine». A raccontare le prime impressioni di quella notte è Anna Maria Petrioli Tofani, direttrice degli Uffizi dal 1987 al 2005: «Tremai all’idea di entrare al museo quando mi resi conto della devastazione. I danni maggiori erano all’altezza dell’accesso al Corridoio vasariano, dove erano esposti i dipinti della corrente caravaggesca, e dove c si trovavano i tre dipinti che andarono distrutti in maniera irreparabile». Nonostante i gravi danni, tutto il personale lavorò giorno e notte e riuscì a recuperare in soli 20 giorni, racconta ancora l’ex direttrice, il 60% del museo: «Venti giorni dopo il presidente del Senato Giovanni Spadolini presenziò all’apertura. Poi per arrivare alla riapertura totale occorsero ancora un paio d’anni», ricorda. E infine: «Perché colpire proprio gli Uffizi? Si cercò di creare sconforto nella popolazione, di provocare un senso di pericolo e di impotenza , che forse avrebbe facilitato certe operazioni di natura politica. Gli Uffizi, poi, erano un nome noto in tutto il mondo e li hanno scelti per la loro visibilità. Quell’attentato scavalcò anche un fosso: fino a quel momento le opere d’arte erano considerate sacre, la testimonianza di una civiltà, le storiche e psicologiche di una popolazione».

 

FONTE: Corriere della Sera

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29 Aprile 2023 – di Marzia MC Chiocchi

Poco e’ cambiato dal crollo del Ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 Agosto del 2018.

E’ l’Italia che va.. un paese in dissesto idrogeologico e non solo

E’ l’Italia che va..                                                      con le su macchinine vrum vrum
sulle piccole autostrade ” bum”
Sotto cieli di cristallo blu blu

Questo l’incipit di una famosissima canzone di Ron datata 1986. Se poi proseguiamo nella lettura del testo, notiamo che, con una musicalità spensieratamente rassegnata, e con morbidezza linguistica, l’autore delinea un tratto attualissimo della staticità tutta italica. In 37 anni dalla sua uscita poco e’ cambiato.

Non e’ affatto mia intenzione frullare il sacro col profano, ma vorrei partire da questa canzone per affrontare, spero senza pesantezza,  una delle problematiche di questa Italia colabrodo.
La fragilità di molte opere infrastrutturali, frutto di un’ ingegneria contemporanea un po’ disattenta, unita alla frequente poca serietà, nella gestione degli appalti. Parto dai cavalcavia e i ponti crollati, trattandosi di eventi recenti, un’elenco che, partendo ad esempio dal 2013 ad oggi, ne annovera un significativo elenco!
Uno scempio, una vergogna, un’indecenza. Concedetemi queste parole, ancora molto calibrate, che sostituiscono educatamente, un linguaggio pubblicamente inesprimibile, per definire la sequenza di morte e distruzione.
Tante ragioni di tutto cio’ le conosciamo, tra cui:

– scarsa professionalità progettuale
– costruzioni realizzate risparmiando sui materiali
– una quasi assente manutenzione sempre in crescendo

Intervistando un esperto del settore, da oltre 20 anni in prima linea su molti cantieri edili del territorio nazionale, abbiamo chiesto noiosissimi, se pur indispensabili tecnicismi, per comprendere come sia cambiato nella storia il modo di realizzare grandi e piccole infrastrutture. Semplificando al massimo, abbiamo capito che, nei secoli, e sopratutto negli ultimi decenni, per costruire, si e’ sostituita la più solida pietra di tufo con i mattoni. Che le tecniche di costruzione siano passate dalle murature antiche più complesse, non sempre lineari e per questo uniche, alla concezione moderna scatolare, può senza dubbio dispiacere, perché così operando le parti moderne delle nostre città storiche, sono diventate anonime e dormitorio.
Ma alla base di tutti i cambiamenti, belli o brutti che siano, devono rimanere concetti granitici: sicurezza, stabilità e manutenzione. Alla luce di quanto detto, infatti, non si possono spiegare gli accadimenti con giustificazioni riduttive, frasi o luoghi comuni quali “Il Paese che crolla”, ” La sabbia di mare usata al posto di quella di fiume” o simili.
Gli antichi, senza dubbio, costruivano molto meglio e con maggiori accortezze ma, periodicamente, con cadenza certosina, mantenevano infrastrutture, opere idrauliche e quant’altro, con i controlli che, sempre più spesso, noi omettiamo.


Sebbene coscienti che una costruzione in pietra, nei secoli, abbia maggiore solidità e durevolezza, rispetto ad una di cemento armato, non possiamo pensare, però,  che tali opere vivano in un’ aura di eterna resistenza. Purtroppo viviamo le conseguenze di una cancrena sociale, di un’emorragia civile che, superficialità,  inamovibilita ed egoismo imperanti, non riescono a fermare. Figli di una satira di boccaccesca memoria, che si prendeva gioco, già da allora, dei comportamenti non esemplari  della societa italiana, ancora tutta da unire, dovremmo velocemente svegliarci.
Non basta solo esorcizzare cio che accade con simpatiche e argute battute sui social. E arrivato il momento di reagire, non a parole ma nei luoghi deputati.
Chi ci governa fa leva sulla nostra apatia, continuando ad imbambolarci con i ” FAREMO”.
Ma quando? Vien da chiedere. Allo stato dei fatti, probabilmente rispondiamo, il giorno del poi e l’ anno del mai.
Smettiamo di considerare Cassandra chi dice la verità prevedendo disastri non per vaticinio, ma per professionalità e capacità tecniche. In fondo, la figura mitologica greca, annunciando sventure, metteva semplicemente sull’avviso per prevenire ed evitare il peggio. Ma la stupidita , che partorisce senza soluzione di continuità,  l’aveva invisa ai molti, considerandola esclusivamente portatrice di ogni male. Dalla mitologia alla realtà il passo e’ stato breve, e ancora oggi, chi cerca di avvertire, non viene ringraziato , ma considerato Cassandra.
Ahi noi!
E l’Italia che va….
Tante domande senza risposte. E quante difficoltà a spiegare certe incongruenze ai bambini che, sempre più svegli e attenti, pongono domande intelligentemente imbarazzanti. A tal proposito l’ing. Esposito mi ha raccontato di quando la figlia, di appena 5 anni, dopo i crolli di Pompei gli chiese.. “Papà, perché ci sono costruzioni antichissime che resistono e quelle di oggi cadono?

Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.
Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.

ECCO IL VIDEO SUI PONTI A RISCHIO CROLLO ⤵️
https://youtu.be/A1MlXGaSJ9E


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10 Aprile 2023 – Redazione

 

Ovidio Marras celebrato su Facebook. In questi giorni che si festeggia il suo 92° compleanno, hanno ripreso a circolare post che ricordano la storia di questo pastore più forte della speculazione edilizia.

Con una grande determinazione nel voler salvaguardare la sua terra. Ovidio Marras non si è fatto intimorire da chi voleva costruire sulla sua terra.

E LA BATTAGLIA L’HA VINTA LUI!

Bisogna tornare indietro sino agli anni Duemila per ricordare la storia. Ovidio, come ogni giorno, porta il suo gregge al pascolo a Capo Malfatano, costa sud-ovest della Sardegna. I terreni sono della famiglia Marras. A un certo punto il pastore si accorge che in quell’area c’è un giro di tecnici che va prendere le misure. Poco tempo dopo viene sistemata una recinzione. Marras sporge denuncia. È solo contro tutti. Nemmeno l’allora sindaco di Teulada, Comune in cui ricade Capo Malfatano, lo appoggia. C’è un business pronto. Una mega colata di cemento da 150mila metri cubi. Con albergo, ville e casette. La società che aveva presentato il progetto era la Sitas, Società iniziative agricole sarde. Un nome che evoca appartenenze isolane.

In realtà dietro c’erano solo l’imprenditoria nazionale, come le famiglie Benetton e Caltagirone e Marcegaglia.

Parte il primo ricorso al Tar. Ci sono voluti sedici anni perché la vicenda giudiziaria si concludesse in Cassazione con la vittoria di questo pastore che ha evitato il mostro edilizio in riva al mare, non distante nemmeno dalla spiaggia di Tuerredda, una delle perle della costa.

Il Resort di lusso doveva sorgere a pochi chilometri a ovest di Capo Spartivento, nel sud della Sardegna. Tre gradi di giudizio prima di arrivare alla Cassazione e vincere definitivamente, lasciando gli avvocati assunti dai vari colossi edilizi con un pugno di mosche in mano.

Come riportato dalla testata Solovela, soddisfatto dell’esito di una battaglia legale che non lasciava presagire nulla di buono, Marras ha dichiarato: “Volevano circondarmi di case, volevano intrappolarmi nel cemento, forse speravano che me ne andassi. Adesso però saranno costretti a buttar giù tutto. Non era accettabile che noi dovessimo andar via da qui, da casa nostra, per far posto ai ricchi. Questo posto è di tutti e io lo dovevo difendere.”

Non solo la spiaggia di Tuerredda è rimasta inviolata, ma anche quello che era stato costruito in precedenza e in prossimità della spiaggia, è stato abbattuto per diretta disposizione della Cassazione.

Ovidio Marras ha salvato Capo Malfatano con la sua determinazione, motivato dall’amore e dall’attaccamento alla sua terra di origine. Ci vorrebbero molti uomini come lui per fermare la costruzione indiscriminata di edifici e strutture in grado solo di alterare gli equilibri del paesaggio e degli ecosistemi naturali.

 

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07 Marzo 2023 – Redazione

I nostri ricordi sono spesso labili, al punto da non farci ricordare eventi e fatti di cronaca importanti, che dovrebbero segnare le coscienze. Quello di cui parleremo oggi è il presunto suicidio di un dirigente della Banca Monte dei paschi di Siena, dalla cui misteriosa morte sono passati dieci anni. Mi riferisco a Davide Rossi, incaricato della comunicazione dell’Istituto Bancario, che il 6 marzo 2013 è caduto dalla finestra del suo ufficio, a Siena. Una vicenda controversa, al centro di varie indagini, che vede la famiglia, convinta che non si sia trattato di un suicidio, e ancora in prima linea nella ricerca della verità e della giustizia.

Per me il 6 marzo è tutti i giorni. Lo vivo ogni giorno come se fosse ieri. Ma il fatto che siano passati 10 anni ci fa riflettere”, ha detto all’Adnkronos la vedova di David Rossi, Antonella Tognazzi.

Ieri sera la famiglia si è ritrovata alle 19 in piazza Salimbeni a Siena, in una commemorazione pubblica per “i dieci anni senza David, senza verità, senza giustizia”. L’iniziativa, spiegano i familiari di Rossi, è stata organizzata “perché non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo tenere alta l’attenzione, anche in costituzione di una nuova Commissione d’inchiesta, che ci auguriamo arrivi a sondare tutto ciò che è ancora da verificare e scoprire”.

Dopo la Commissione parlamentare d’inchiesta istituita nella scorsa legislatura e presieduta da Pierantonio Zanettini, il 20 marzo inizierà alla Camera la discussione per istituire una nuova commissione d’inchiesta sul caso, che potrebbe ricevere il via libera intorno al 24  Confido nella buona volontà dei nuovi iscritti che dovranno ricominciare, e spero che siano persone motivate a fare chiarezza a vantaggio di tutti. Mi auguro che, seguendo le orme della precedente Commissione, emergano nuovi elementi”, sottolinea Antonella Tognazzi.

Il nostro obiettivo è sempre stato quello di chiedere la riapertura delle indagini con un fascicolo che mostri la giusta motivazione, cioè per omicidio”, ha detto ancora la vedova di Davide Rossi.

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TUTTO QUELLO CHE ANCORA NON SAPEVAMO NEL LIBRO DI  DAVIDE VECCHI – (A SEGUIRE IL COMMENTO DI PETER GOMEZ)

Dalle indagini “farsa” dei pm ai festini hard con politici e magistrati alle rivelazioni della commissione parlamentare d’inchiesta.
 
Un giallo incalzante che comincia nei giorni precedenti la morte di David Rossi e arriva fino a oggi, con documenti, perizie e testimonianze inedite.
 La nuova inchiesta del giornalista che ha seguito il caso fin dall’inizio, rivelando le mail inviate dal manager all’amministratore delegato di Monte dei Paschi poco prima di morire.
 
Sesso, sangue, politica e pm: sembra un romanzo ma è tutto vero. Davide Vecchi va ringraziato per averci riconciliato
con il grande giornalismo d’inchiesta.

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ECCO, IN SINTESI, IL CONTENUTO DEL LIBRO 

È stato suicidio. Una verità sottoscritta prima ancora di essere accertata. Da qui una sequela inverosimile di omissioni, leggerezze, errori madornali nel corso delle prime indagini, quelle che avrebbero dovuto congelare la scena, rilevare tracce e presenze sospette una sera piovosa del 6 marzo 2013 a Siena. Invece gli inquirenti, secondo quanto sta emergendo dai lavori della commissione parlamentare d’inchiesta insediatasi nel luglio del 2021, avrebbero manomesso ogni indizio apparente e silenziato ogni possibile prova. Perché? Cosa c’era da nascondere?
Che cosa li spaventava di quell’evento tragico sopraggiunto al culmine di una bufera finanziaria e politica che aveva travolto la banca più antica del mondo e con essa la ricca e sonnolenta città che da secoli con lei prosperava?
C’è voluta tutta l’ostinazione dei famigliari del manager e dei loro avvocati, e la tenacia dei giornalisti che fin dal principio hanno scavato nella montagna di sabbia gettata sopra questo caso, per pervenire a un barlume di verità. Ha fatto più la commissione in pochi mesi che due procure e tre diverse inchieste in quasi nove anni. Davide Vecchi è stato uno dei primi giornalisti a investigare su quella morte sospetta,
per il suo lavoro ha subito un processo, insieme alla moglie di Rossi, Antonella Tognazzi.
In questo libro racconta tutto quello che ancora non sapevamo sulla vicenda e che è trapelato solo negli ultimi mesi grazie a nuove testimonianze, perizie e documenti inediti. Ciò che emerge dalla sua ricostruzione puntuale, e in molti passaggi sconcertante, è che solo riaprendo il caso con l’ipotesi di omicidio si potrà evitare che quello sulla morte di David Rossi diventi l’ennesimo mistero italiano irrisolto.

FONTE: https://www.chiarelettere.it/libro/la-verita-sul-caso-david-rossi-davide-vecchi-9788832965612.html

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06 Marzo 2023 – Redazione


RIPORTIAMO L’ARTICOLO SCRITTO DA DONALD J TRUMP senza aggiungere altro. Il testo, tradotto in italiano, parla da solo. 

“Il mondo si è finalmente svegliato alla verità sul virus di Wuhan. Ora è il momento di chiedere alla Cina di rendere conto del suo operato. Tre anni fa ho dichiarato che il COVID-19 proveniva quasi certamente dal laboratorio cinese di Wuhan. Ora il mondo sta finalmente ammettendo la verità. L’insabbiamento delle origini del COVID-19 è uno dei più grandi scandali della storia del mondo. Milioni di persone in tutto il pianeta sono morte a causa del virus della Cina.  Il costo dell’epidemia e della menzogna sulle sue origini è incalcolabile, secondo alcuni supera i 50.000 miliardi di dollari. È giunto il momento di chiedere alla Cina – e alle forze corrotte che hanno favorito questa colossale soppressione dei fatti – di rispondere dei danni che hanno inflitto all’intera umanità.

Secondo recenti rapporti, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha concluso che una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan è la probabile causa della pandemia. L’FBI è giunta alla stessa conclusione. I fatti sono ora sotto gli occhi di tutti. Quando all’inizio del 2020 ho suggerito per la prima volta che il virus potesse provenire da un laboratorio, sono stato definito “razzista”, una “teoria della cospirazione” e un’affermazione per la quale “non ci sono prove”. L’intero establishment globalista – dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ai media, ad Anthony Fauci e alle autorità sanitarie pubbliche, ai giganti tecnologici corrotti della Silicon Valley, a Joe Biden – ha lavorato senza sosta per mettere a tacere, censurare e spegnere qualsiasi suggerimento che la cosiddetta “teoria della fuga di notizie dal laboratorio” potesse essere vera.

Gli scienziati che hanno chiesto trasparenza e indagini sono stati attaccati. Facebook e Twitter hanno etichettato i post relativi alla teoria come “disinformazione”. I media hanno ridicolizzato senza pietà l’idea. Quando Joe Biden è entrato in carica, ha chiuso l’indagine che la mia amministrazione aveva avviato sulle vere origini del virus della Cina. Conosciamo tutti il vero motivo di queste campagne di censura. La “fuga di notizie dal laboratorio” non serviva ai loro programmi politici. Così hanno fatto il lavoro sporco del Partito Comunista Cinese, imponendo di fatto la propaganda cinese al mondo occidentale.

Ora bisogna fare i conti. I sinistri regimi di censura negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente devono essere smantellati e distrutti. Questo scandalo è il miglior promemoria possibile del perché dobbiamo avere la libertà di parola. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità deve essere chiamata a rispondere. L’OMS, che di fatto ha fatto gli interessi della Cina, ha appoggiato pienamente la teoria dell'”origine naturale”, non ha condotto un’indagine approfondita sulla possibilità che il virus provenisse da un laboratorio e ha coperto la Cina in ogni occasione.

L’OMS ha raccomandato vivamente di non imporre il mio divieto di viaggiare in Cina, che si è rivelato corretto al 100%. Grazie ad esso, abbiamo salvato centinaia di migliaia di vite negli Stati Uniti. Per questo motivo, in qualità di Presidente, dopo che le mie dettagliate richieste di riforme specifiche sono state ignorate, ho interrotto le relazioni dell’America con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quando mi sono candidato, gli Stati Uniti pagavano all’OMS 450 milioni di dollari all’anno per 300 milioni di persone.

La Cina pagava 40 milioni di dollari per 1,4 miliardi di persone. Volevano fortemente che rientrassi. Mi hanno offerto di tornare per quello che paga la Cina. Ho risposto: “Un giorno potrei accettare, ma devi essere ammonito”. Joe Biden non solo è rientrato nell’OMS senza ottenere alcuna riforma significativa, ma lo ha fatto a prezzo pieno, ripristinando le centinaia di milioni di dollari che i contribuenti americani inviano ogni anno a un’organizzazione che ha fuorviato il mondo al servizio della Cina comunista”.

È TUTTO……………..

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