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‘ECONOMIA’ Category

18 Maggio 2022 – Redazione

La Commissione europea ha proposto oggi a Bruxelles, con il suo pacchetto “RePowerEU”, una serie di misure che mirano ad accelerare la fine della dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia e dai carburanti fossili in generale. L’obiettivo per il gas è fare a meno di due terzi delle importazioni dalla Russia entro un anno.

“Proponiamo di rendere obbligatori i pannelli solari per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Questo è un piano ambizioso ma realistico”. Lo annuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il RePowerEu.

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18 Maggio 2022 – Redazione – di Gaetano Mineo – Il Tempo

Cashback e la lotteria degli scontrini, ennesimi flop. Nessun colpo è stato dato all’evasione fiscale e scarso è stato anche l’interesse degli italiani alla riffa di Stato. Due iniziative introdotte con leggi di Bilancio, rispettivamente 2020 e 2017 e bocciate con cifre alla mano dalla Cgia di Mestre. In un rapporto dettagliato, l’Associazione artigiani e piccole imprese veneziana, in merito al cashback evidenzia il suo elevato costo per lo Stato, ben 4,75 miliardi di euro contro un recupero dell’evasione «nettamente inferiore».

Non a caso è stata una delle prime misure che Mario Draghi ha fatto saltare, sospendendone la sua applicazione dallo scorso giugno, facendo esplodere i pentastellati. E già, perché il cashback è una delle genialate 5stelle, a firma Conte2. Una delle tante trasformatasi in flop certificato da cifre e atti. Certo, non menzioniamo minimamente l’abolizione della povertà annunciata dai grillini dal balcone di Palazzo Chigi, sarebbe difficile trovare le giuste parole. Ma di certo, possiamo ricordare l’allora premier, Giuseppe Conte e il suo vice, Luigi Di Maio, immortalati con sorrisi a trentadue denti nel tenere insieme la tessera gialla del reddito di cittadinanza.

Era febbraio 2019, da allora a oggi il RdC è costato agli italiani quasi 20 miliardi di euro (per l’esattezza 19,83 miliardi), dando lavoro a circa il 20 per cento dei percettori, ovvero l’80 per cento è ancora senza impiego. Per non parlare delle migliaia di casi di percezione indebita del reddito. Milioni di euro che non si sa quando torneranno nella casse dello Stato. Per non parlare ancora dei navigator nati per trovare lavoro ai disoccupati e ora da disoccupati sono loro a trovare un lavoro. Scenari pirandelliani. Altro flop, come detto, è la lotteria degli scontrini, entrata in vigore il primo febbraio dell’anno scorso. Di certo, gli italiani/consumatori non ne sono stati attratti. Stando ai dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, se a marzo del 2021 gli scontrini mensili associati alla lotteria avevano sfiorato il picco massimo di 25 mila unità, successivamente c’è stata una costante contrazione. E così lo scorso autunno il numero mensile è sceso poco sopra 5 mila. E per meglio capire, la Cgia segnala che solo di alimentari e bevande analcoliche, le famiglie nel 2020 hanno realizzato acquisti mensili per 12 miliardi di euro. Insomma, se per lo Stato l’obiettivo è erodere sempre di più il nero e incentivare i pagamenti elettronici, finora i risultati son stati più che magri.

A questo punto, si tira fuori un altro coniglio dal cilindro, per salvare il salvabile. L’obiettivo è coinvolgere sempre più italiani alla lotteria degli scontrini ma questa volta con vittoria immediata, al momento del pagamento elettronico. L’annuncio arriva dal sottosegretario al Mef, Federico Freni: «Si tratta di una norma già scritta, concordata, su cui non c’è alcun problema politico, che verrà inserita nel primo contenitore legislativo utile che può essere il dl Semplificazione: si tratta di una misura essenziale». Ricordiamo che attualmente, le estrazioni della lotteria avvengono settimanalmente (ogni giovedì) e mensilmente (ogni secondo giovedì del mese). Con la nuova formula, invece, se il tagliando è vincente, lo si saprà subito. In sostanza, una sorta di «gratta e vinci». Dunque, adesso si attende soltanto che la proposta, circa la verifica istantanea della lotteria degli scontrini, venga inserita in un provvedimento legislativo per avere il via liberà e quindi poter essere applicata.

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05 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: Sole24ore

Ancora fibrillazioni nella maggioranza di governo: il premier da Strasburgo attacca il Superbonus, l’ex premier contesta l’invio di armi all’Ucraina

«Il nostro governo fa del clima e della transizione i suoi pilastri più importanti. Ma non siamo d’accordo su tutto, sul bonus del 110% non lo siamo». Così in sintesi Mario Draghi nel suo intervento di replica alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. L’affondo contro la misura simbolo del M5s e dell’ex premier Giuseppe Conte è durissimo: «Il costo degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni è più che triplicato, perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo». Non è certo la prima volta che il premier esprime i suoi dubbi sulla «bandiera» del M5s, ma non era mai stato così tranchant.

La frattura con gli M5S

E per di più in un consesso alto come il Parlamento europeo. Ma non è un caso che le parole di Draghi arrivino dopo lo strappo di lunedì sera in Consiglio dei ministri con i Cinquestelle, che al momento del voto hanno abbandonato la riunione. La ragione è nota: l’inserimento della norma sugli inceneritori che dà di fatto il via libera alla realizzazione del termovalorizzatore a Roma, come deciso dal sindaco dem Roberto Gualtieri. Giuseppe Conte parla esplicitamente di «ricatto» e di «scorrettezza gravissima» mentre il Garante Beppe Grillo tuona contro «i competenti del nulla, i competenti degli inceneritori e della spazzatura».

La posizione di Conte sulle armi all’Ucraina

A peggiorare ulteriormente i rapporti è anche (se non soprattutto) la posizione di Conte sulla guerra in Ucraina e in particolare sulle armi, con quella insistente richiesta al premier di presentarsi in Aula a breve, prima del viaggio in Usa da Joe Biden fissato per il 10 maggio, e formalizzata dal capogruppo alla Camera Davide Crippa proprio mentre Draghi parlava a Strasburgo. Richiesta sulla quale si ricostruisce subito il vecchio asse gialloverde: Salvini coglie la palla al balzo per far sapere che anche lui vuole il premier in Parlamento per riferire su «quali armi stiamo inviando» e «a chi vanno». Il leader della Lega arriva a rimpiangere Donald Trump: «Con lui abbiamo vissuto anni di pace. Guarda caso, quando tornano al governo i democratici tornano i venti di guerra». Non proprio un viatico al vis a vische attende Draghi con il presidente Usa Biden. Da Palazzo Chigi silenzio totale. Nessuna risposta alla richiesta di Conte e Salvini, che viene letta probabilmente come pretestuosa. Quello che aveva da dire il premier, sia sulla linea da tenere a sostegno dell’Ucraina sia sul superbonus, lo ha esplicitato nell’intervento davanti al Parlamento Ue.

La partita del Dl Taglia-prezzi

Ritorsione o meno, le parole di Draghi contro il superbonus sono uno schiaffo in pieno viso per i 5 Stelle, che da settimane spingono per rafforzare lo strumento, per esempio estendendo la cedibilità dei crediti d’imposta per favorire gli investimenti verdi delle imprese. Anche tramite emendamenti al decreto Taglia-prezzi ora in discussione in Senato: uno di questi, ossia la proroga dal 30 giugno al 30 settembre del termine riservato alle case unifamiliari per raggiungere la soglia del 30% dei lavori, è stato accolto dal governo nel decreto Aiuti appena varato paradossalmente senza il voto del M5s. Dovrebbe essere in arrivo anche la modifica che consentirà la cessione dei crediti anticipata dalla banca al correntista, senza più attendere il quarto passaggio, e in caso contrario il M5s la riproporrà come emendamento al Dl Aiuti che inizierà il suo percorso alla Camera. Altro punto su cui il M5s insiste è poi la cessione frazionata del credito in modo da rendere possibile la partecipazione di più acquirenti. Da qui la dura nota con cui si giudica «irricevibile la perentorietà con cui il premier si è scagliato contro il superbonus al 110%» e si ricorda come la misura «ha contribuito in maniera decisiva a quel +6,6% del Pil di cui ha giovato in primis proprio il premier» e che «ha portato commissari europei come Timmermans e Simson ad evidenziarne la portata innovativa».

 

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04 Maggio 2022 – Redazione

Profughi ucraini lavorano negli hotel , dopo l’accoglienza è arrivato anche il lavoro. Sono circa 300 i profughi accolti in queste settimane a Rimini che hanno trovato lavoro negli hotel della zona. Alcuni di questi hanno già iniziato a lavorare – raccontano gli albergatori dell’associazione Riviera Sicura che li ospitano – altri sono in attesa che la struttura alla quale sono stati assegnati apra per la stagione estiva.

Poche ore dopo l’inizio della guerra, molti ucraini hanno raggiunto la Romagna, in particolare Rimini dove, prima che esplodesse il conflitto, si trovava una delle comunità ucraine più grandi d’Italia che contava già 5.000 persone. Negli ultimi due mesi sono stati 4.800 i profughi registrati nella provincia romagnola.

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04 Maggio 2022 – Redazione – di Giuseppe Liturri ( La Verità)

Il governo si fa restituirei i soldi dati per la pandemia. Scatta la tagliola del tetto per gli aiuti, denunciata a suo tempo dalla «Verità» e negata dal ministro: molte aziende devono ridare parte del poco ricevuto. Questo mentre i costi di produzione sono saliti quasi del 40%.

È passata esattamente una settimana da quando per gli imprenditori si è materializzato fin nei minimi dettagli l’incubo della restituzione degli aiuti ricevuti a partire da maggio 2020, per mitigare l’impatto della crisi economica che ha portato il Pil al più grave calo del dopoguerra. Il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate del 27 aprile non lascia spazio a dubbi. L’hanno chiamata «restituzione volontaria», solo per indorare la pillola. Si è così rivelata mal riposta la fiducia nelle parole pronunciate il 19 novembre 2020 in audizione parlamentare dal ministro dell’Economia dell’epoca, Roberto Gualtieri, che, affermò perentoriamente: «Tale pericolo non sussiste». Fu la sbrigativa risposta alla domanda del senatore Alberto Bagnai che paventava il rischio di restituzione di aiuti eccedenti la soglia (allora pari a 800.000 euro) fissata dalla Commissione per gestire in un quadro unitario (ma temporaneo) tutte le varie misure di aiuto (contributo a fondo perduto, crediti di imposta, eccetera…) progressivamente varate dagli Stati membri, superando il divieto di aiuti di Stato, lesivi del mercato unico e della concorrenza.

Proprio su queste colonne [La Verità, ndr] avevamo manifestato la preoccupazione per l’insufficienza di quella soglia, di fronte ai danni enormi subiti dalle numerose attività chiuse d’imperio o i cui clienti erano rinchiusi in casa.

Successivamente, la Commissione ha emendato quel quadro per ben sei volte (da ultimo il 18 novembre 2021), portando quelle soglie a 2,3 milioni e 12 milioni (solo per le imprese con calo del fatturato superiore al 30% e fino a copertura del 70% o 90% dei costi fissi).

Quegli aiuti furono erogati, a partire dal decreto Rilancio, frazionati in una miriade di interventi settoriali e certamente non brillarono per tempestività e facilità di accesso. Prova ne è che il deficit/Pil consuntivo del 2020 si chiuse al 9,6%, contro il 10,8% programmatico, proprio a causa della scarsa attrattività di alcune misure. Lo stesso dicasi per il 2021, chiuso al 7,2%, contro il 9,4% programmatico, in questo caso anche grazie ad una maggiore crescita del Pil.

Ora il contribuente sopravvissuto al rischio di portare i libri in tribunale è chiamato a una prova che rischia di portarlo davvero davanti al magistrato, questa volta quello penale.

Dovrà infatti rendere una autodichiarazione entro il 30 giugno – nella forma di dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con relative sanzioni penali in caso di errori o omissioni – con riferimento a ben 29 (ventinove!) diverse misure agevolative a partire da marzo 2020. Per ciascuna di esse, dovrà indicare se l’aiuto ricevuto beneficia del plafond da 1,8 o 10 milioni e rilevare l’eventuale eccedenza da restituire entro la data di presentazione della prossima dichiarazione dei redditi. Ma non basta. Poiché il 28 gennaio 2021 quelle soglie furono aumentate, dovrà differenziare gli aiuti ricevuti prima o dopo quella data, con possibilità di riportare in avanti l’eccedenza ante 28 gennaio per beneficiare della soglia più alta. Per infierire su chi si fosse già perso in questo ginepraio, aggiungiamo che quelle soglie sono state aumentate il 18 novembre scorso a 2,3 e 12 milioni, ma il modello messo a punto dal direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, non ne tiene affatto conto, perché tale modello si attiene a quanto disposto dal decreto del ministro Daniele Franco. Tale ultimo decreto, firmato a inizio dicembre 2021, ci ha messo un mese per finire in Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio 2022 e, da allora, i tecnici dell’Agenzia hanno avuto bisogno di tre mesi per venire a capo di un vero e proprio labirinto e consegnare così al malcapitato contribuente il rebus da risolvere. A quest’ultimo saranno però concessi solo circa 60 giorni. Poiché i guai non vengono mai da soli, il rispetto delle soglie deve essere verificato a livello di «impresa unica» e non di soggetto giuridico beneficiario. Coinvolgere più società significa aumentare le probabilità di superare le soglie e c’è pure il rischio che qualcuno confonda il concetto di impresa unica con quello di gruppo societario. Infatti l’impresa unica comprende legami funzionali e operativi che allargano il perimetro del gruppo definito dal Codice civile ed è una definizione nata con riferimento agli aiuti de minimis che oggi viene utilizzata – per via interpretativa – anche per questi aiuti. Gli avvocati possono già affilare le armi.

Non è dato sapere quale sarà l’ammontare degli aiuti effettivamente restituiti. Quest’ultimo aspetto è solo conseguenziale rispetto alla beffa che dovrà subire chi ha rischiato di chiudere la propria azienda, e sarà costretto a passare ore e ore con il proprio commercialista in un percorso a ostacoli per fornire dati in gran parte in possesso del Fisco che però ora lascia al contribuente l’onere dei calcoli, della relativa responsabilità e della restituzione.

Il tutto mentre siamo alle prese con consumi schiacciati da un’inflazione intorno al 7% che non vedevamo da 30 anni e quasi certamente a cavallo di due trimestri in recessione.

Gli imprenditori italiani hanno una buona occasione per respingere tutto al mittente e affidarsi a bravi avvocati, perché questa richiesta della Ue, per procura del ministro Franco, non ha fondamento economico né giuridico.

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02 Maggio 2022 – Redazione

Gazprom sostiene che le esportazioni di gas russo verso la Cina sono cresciute del 60 per cento nei primi quattro mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il tutto mentre l’Europa ragiona della possibilità di fermare del tutto le importazioni in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Gazprom ha spiegato che le vendite di gas naturale verso i paesi non appartententi alla Comunità degli stati indipendenti (Csi) è sceso di 50,1 miliardi di metri cubi nei primi quattro mesi dell’anno, con un calo del 26,9 per cento. Ma, in controtendenza, le forniture verso la Cina, che avvengono lungo il gasdotto Power of Siberia, un’infrastruttura che ha iniziato a operare dal 2019, sono in netta crescita per raggiungere l’obiettivo di 38 miliardi di metri cubi entro il 2025.

Gas russo verso la Cina

A febbraio il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping hanno firmato un accordo per una fornitura stimata di gas del valore di 117,5 miliardi di dollari, che include anche 10 miliardi di metri cubi annui attraverso il nuovo gasdotto Power of Siberia 2 dall’isola di Sakhalin fino alla provincia della Cina nord-orientale di Heilongjian.Il totale di fornitura annua dall’Estremo Oriente russo, secondo la stima di Gazprom, dovrebbe arrivare a 48 miliardi di metri cubi annui quando anche questa via sarà aperta, cioè entro il 2026. Nel 2021 la fornitura è stata circa 10 miliardi di metri cubi.

Gazprom, ancora, ha in fase progettuale un ulteriore gasdotto denominato Soyuz Vostok, che raggiungerà la Cina attraversando la Mongolia, e avrà una portata di 50 miliardi di metri cubi addizionali.

Prima della guerra ucraina la Russia esportava verso l’Europa qualcosa come 170 miliardi di metri cubi all’anno. Il consumo totale cinese lo scorso anno è stato 372,5 miliardi di metri cubi, dei quali 167,5 miliardi di metri cubi sono stati importati.  (askanews)

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28 Aprile 2022 – Redazione

Il ministro degli Esteri ungherese ha confermato alla Cnn che il suo Paese utilizzerà lo schema di pagamento messo in atto da Mosca per pagare petrolio e gas.

Difendendo questa decisione, il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha dichiarato: «L’85% della nostra fornitura di gas proviene dalla Russia e il 65% della nostra fornitura di petrolio proviene dalla Russia. Come mai? Perché questo è determinato dall’infrastruttura. Non è per divertimento, non abbiamo scelto la situazione», ha detto alla CNN.

Szijjártó ha affermato che non ci sono fonti o percorsi alternativi che consentano loro di interrompere l’importazione di energia russa nei prossimi anni. Secondo lo schema di pagamento russo, gli importatori di energia hanno dovuto aprire due conti bancari presso Gazprombank: un conto in valuta estera e un conto in rubli. Il ricavato delle vendite viene pagato in valuta estera (dollari o euro) che viene poi convertita da Gazprombank nel conto in rubli, scrive la CNN.

Secondo quanto riferito, molti altri paesi stanno utilizzando lo stesso schema. Un documento della Commissione europea pubblicato la scorsa settimana ha avvertito che «sembra possibile» conformarsi alle nuove regole russe senza entrare in conflitto con il diritto dell’UE.

Gli esperti di sanzioni affermano che il sistema di pagamento russo consente a Mosca l’accesso ai proventi dell’energia indipendentemente dalle sanzioni in vigore sulle valute estere.

Richard Quest della CNN rileva due cose: l’intero processo è estremamente oscuro dal punto di vista legale e lo schema offre anche a Putin il vantaggio politico: sta costringendo le società nel suo schema a pagare in rubli.

Nella foto il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó 

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28 Aprile 2022 – Redazione

Ve lo ricordate quando Luigi Di Maio affermò che non avrebbe «voluto avere niente a che fare con il partito di Bibbiano»? Bene. Ora è successa la stessa cosa riguardo il pagamento del gas russo in rubli: «I nostri contratti prevedono il pagamento in euro e noi vogliamo pagare in euro», ha affermato il nostro ministro degli Esteri. Ma subito dopo arriva la smentita: «Il colosso energetico italiano Eni SpA si sta preparando ad aprire conti in rubli presso la Gazprombank JSC , consentendole di soddisfare potenzialmente le richieste russe di pagare il gas in valuta locale», fa sapere  Bloomberg.

Ormai non si contano più le affermazioni a mentula canis dal nostro “amato” ex steward stadio, puntualmente poi smentite dai fatti. D’altronde il suo mentore, un Grillo purtroppo anch’egli parlante, dichiarònel febbraio 2013: «Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno», oggi in realtà, i ‘tonni’ sono coloro che li hanno votati.

«In una nazione seria Di Maio al ministero al massimo farebbe le pulizie» è ciò che pensa Giorgio Bianchi di colui che rappresenta la nostra nazione all’estero.

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28 Aprile 2022 – Redazione – di Marzia MC Chiocchi

GRANDISSIMI GUERRAFONDAI EUROPEI E STATUNITENSI, FECCIA PIÙ SCHIFOSA DI TUTTA LA POLITICA SOPPORTATA FINO AD OGGI, NON VE LA CAVERETE A BUON MERCATO PER TUTTO IL MALE CHE STATE FACENDO. IN QUESTI ANNI AVETE PROGRAMMATO OGNI COSA NEI MINIMI DETTAGLI, PRIMA CON UNA PANDEMIA COSTRUITA IN LABORATORIO CON LA COLLUSIONE DI QUEL POPOLO CINESE  INETTO E SERVILE, A CUI IL BOOMERANG STA TORNANDO INDIETRO (VEDI LA SITUAZIONE DI SHANGAI), POI CON LA GUERRA RUSSIA UCRAINA ( GIÀ PRESENTE DAL 2014) IN CUI VI SIETE INTROMESSI METTENDOVI DI TRAVERSO, TRASCINANDO IN UNA QUESTIONE DI LANA CAPRINA TUTTA LA POPOLAZIONE EUROPEA, CON LA PANTOMIMA SENZA SENSO DEL GAS, DI CUI AVREMMO FATTO VOLENTIERI A MENO!

GLI USA HANNO SEMPRE SCATENATO GUERRE A CASA DEGLI ALTRI, MA CREDO CHE, ANCHE LORO, SIANO ARRIVATI AL CAPOLINEA, CON UN PRESIDENTE DEMENTE, AVVALLATO DA ALTRI DEMONI DI CASA NOSTRA, CHE STA FORZANDO GLI EVENTI, IN UN MOMENTO SBAGLIATO DELLA STORIA!

E POI, DOPO TUTTE LE SANZIONI ASSURDE IMPOSTE A PUTIN, QUANDO QUEST’ULTIMO DECIDE DI CHIUDERE I RUBINETTI DEL GAS, L’EUROPA CHE FA!……VA IN PANICO! MA DOVE VIVETE? MA VERAMENTE CONSIDERAVATE PUTIN UN BURATTINO NELLE VOSTRE MANI?!

FATE PACE COL CERVELLO! AVETE CHIESTO CON LA GRAN CASSA L’INDIPENDENZA ENERGETICA DALLA RUSSIA, E ADESSO CHE  SODDISFA I VOSTRI DESIDERI, A CHI NON PAGA IN RUBLI, VOI “TROMBONI” EUROPEI AVETE IL CORAGGIO DI DIRE “ LA RUSSIA CI RICATTA”.

NON SIETE NORMALI! ANZI SIETE PERICOLOSI QUANTO HITLER LO FU NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE! PER FORTUNA VI  STATE DISGREGANDO, E I SEGNALI SONO GIÀ EVIDENTI! MA MI RIVOLGO AI POPOLI, SOPRATUTTO ITALIANO, CHE  PARTECIPA A MANIFESTAZIONI DI PARTE SENZA CONOSCERE LA STORIA! ALBTERMINE DI QUESTO ARTICOLO PUBBLICO 4 VIDEO: TRE DI MAZZUCCO CON I DATI STORICI SUI RAPPORTI TRA RUSSIA E UCRAINA NEI SECOLI, E INFINE, L’INTERVENTO NEL CORSO DELLA TRASMISSIONE “OTTO E MEZZO”DELLA GRUBER, DI UN MARCO TRAVAGLIO ILLUMINATO E TORNATO ALLA RAGIONE.

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LA NOTIZIA

Ora Putin gliela regala chiudendo il gas a chi non paga in rubli – e gli eurocrati frignano: “la Russia ci ricatta”

La questione del gas sta diventando sempre più difficile per l’Italia. L’improvvisa decisione presa ieri da Putin di sospendere l’approvvigionamento di metano russo, immediatamente e con un preavviso di un solo giorno, a Polonia e Bulgaria, che non vogliono pagare in rubli, ha fatto tremare tutta l’Europa. La Russia ha voluto dare un segnale chiaro a chi intende mettersi in mezzo nella guerra contro l’Ucraina. Il conflitto armato ormai prosegue senza sosta da due mesi ma in parallelo stanno anche cambiando gli equilibri del mondo. Si teme un’escalation e ogni giorno che passa il rischio che si arrivi alla terza guerra mondiale si fa sempre più concreto.

 

Il Copasir blocca il gas africano

Per l’Italia arrivano però brutte notizie sul fronte del gas, sulla questione – si legge sulla Verità – è intervenuto il Copasir e il comunicato del comitato per la sicurezza non lascia ben sperare. All’interno della relazione si mette nero su bianco che “l’affrancamento delle forniture provenienti dalla Russia e le differenziazioni dell’approvvigionamento si sono resi necessari”. Ma a patto, però, che i Paesi da cui compriamo l’energia siano politicamente stabili.

“Puntare dunque sul continente africano quale via d’uscita per superare la dipendenza dalla Russia può costituire un passo obbligato e al contempo una sfida e un’opportunità per l’Italia e per l’Europa”. Senza il gas russo l’Italia avrà qualcosa come 10 miliardi di metri cubi di gas in meno, un’enormità. Senza il metano di Putin il nostro Paese rischia di piombare in una crisi energetica senza precedenti.

STORIA RUSSIA – UCRAINA IN TRE VIDEO DI MAZZUCCO ⤵️

https://fb.watch/cEVluevaTs/

https://fb.watch/cEVow7MLLe/

https://fb.watch/cEVqSpSX3o/

INTERVENTO DI MARCO TRAVAGLIO ⤵️

http://Quando non fa il grillino, Travaglio si rivaluta.

 

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26 Aprile 2022 – Redazione- Fonte: IlFattoQuotidiano

Il gruppo rappresenta quasi due terzi degli espositori che arriveranno nella capitale russa: 31 su 48. Viaggeranno attraverso i Paesi che ancora garantiscono collegamenti aerei, da Dubai alla Serbia passando per la Turchia. Uno degli imprenditori: “Per noi la Russia rappresenta il 70% del mercato e a febbraio avevamo tutto pronto per la consegna. Speriamo che la guerra finisca presto e si possa tornare a fare business come prima”. Accanto agli imprenditori italiani ci sarà Assocalzaturifici, in stretto contatto con Bologna Fiere, che organizza l’evento.

Mentre l’Occidente è impegnato a studiare nuovi pacchetti di sanzioni, icalzaturieri delle Marche si preparano a partire armi e bagagli verso la Fiera annuale del settore che si tiene a Moscada martedì 26 a venerdì 29 aprile: “Non possiamo fare a meno del mercato russo”, è il commento di Marino Fabiani, uno degli imprenditori leader del settore presenti alla Fiera Obuv Mir Kozhi, letteralmente ‘Scarpe in pelle dal mondo’. “Abbandonare quel mercato dall’oggi al domani non è possibile, noi puntiamo molto su quella rassegna e per questo partiamo. Per noi calzaturieri la Russia rappresenta il 70% del mercato e a febbraio avevamo tutto pronto per la consegna”. Il gruppo di scarpari in partenza dalle Marche rappresenta quasi due terzi degli espositori che arriveranno nella capitale russa: 31 su 48. Viaggeranno attraverso i Paesi che ancora garantiscono collegamenti aerei, da Dubai alla Serbia passando per la Turchia.

I calzaturieri delle Marche partono con la benedizione della giunta regionale, in particolare dell’assessore alle attività produttive, Mirco Carloni: “Se gli imprenditori vanno a Mosca hanno il diritto al contributo che io ho deciso di confermare firmando un documento apposito”, dice Carloni. “Ciò accadeva quando nessuno immaginava che sarebbe scoppiato il conflitto, lo scorso anno, quando firmai la delibera del calendario delle manifestazioni all’estero. Oltre all’Obuv c’era anche Kiev, sembrerà macabro ma era così e ovviamente quell’evento è saltato. Quando però abbiamo approvato il Piano dell’Internazionalizzazione 2021-2022 Mosca e Kiev erano su quella lista. Piano che non è stato modificato dalla fine di febbraio a oggi. Sono riuscito a fare un accertamento e la Regione, assieme alla Camera di Commercio, ha previsto un contributo economico per ognuno degli espositori. Se non sbaglio uno spazio espositivo a Mosca di 16 metri quadrati costa 8mila euro e noi interveniamo su quel capitolo di spesa”.

È bene ricordare che di fianco agli imprenditori italiani che saranno a Mosca nei prossimi giorni ci sarà l’associazione che li rappresenta, Assocalzaturifici, in stretto contatto con Bologna Fiere, ente che organizza proprio la fiera Obuv. I calzaturieri delle sanzioni se ne infischiano, il loro obiettivo è non perdere uno dei mercati, anzi forse il loro mercato principale. Per tenerselo stretto questo mercato sono pronti anche a correre dei rischi, tra cui la logistica, i costi e un futuro complicato: “La Regione Marche condanna la guerra in tutte le sue forme”, chiarisce l’assessore Carloni, “continuerà a aiutare i profughi ucraini, ma vista la situazione non si può girare dall’altra parte lasciando sole le imprese marchigiane colpite dalla crisi. E la calzatura è il nostro fiore all’occhiello”.

No alle sanzioni e sì ai contributi, senza preoccuparsi troppo delle centinaia di aziende internazionali che hanno abbandonato la Russia a causa della sanguinosa campagna militare messa in atto dal Cremlino: “Speriamo che la guerra finisca presto e si possa tornare a fare business come prima. Intanto la speranza è di trovare clienti a Mosca come accadeva in passato e di incassare attraverso gli acconti, altrimenti rischiamo la beffa di un viaggio a vuoto”, ha aggiunto nel suo commento Fabiani. L’imprenditore fermano all’inizio del conflitto aveva dichiarato di avere 5mila paia di scarpe dirette in Russia ferme in magazzino e di essere vicino al fallimento: “Tre mesi, non credo di poter resistere di più”, aveva dichiarato a inizio marzo.

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