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02 Agosto 2023 – Redazione

Da circa tre anni il Comitato Nazionale Familiari Vittime chiede che la verità di quanto accaduto negli ospedali venga fuori, che ai nostri cari morti durante la pandemia, per malassistenza, malasanità e malaumanità venga restituita almeno la dignità della giustizia per una morte dovuta a protocolli sbagliati, a terapie omesse, a incuria e lassismo diffuso.

Finalmente, lo scorso 6 luglio c’è stato il via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge che punta alla istituzione di una commissione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid in Italia.
Il testo, approvato a Montecitorio, passa quindi all’esame del Senato.

Invece… Ora invece assistiamo alla incomprensibile e ingombrante ingerenza delle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai parlamentari e al Governo!! Dichiarazioni che richiamano a non dare seguito a «iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate».

Al Presidente #Mattarella e al #Governo ma anche alla opposizione #PD #M5S che fa dell’ostruzionismo alla Commissione di inchiesta covid, RICORDIAMO ( è notizia di questi giorni) che è proprio sulla base della Costituzione italiana- che non ci pare essere stata calpestata dal testo approvato alla Camera- che si è potuto istituire la COMMISSIONE DI INCHIESTA PARLAMENTARE SUL CASO DEL GIOVANE PARÀ #EMANUELE #SCIERI che ha poi indagato sulla sua morte liquidata/archiviata da subito come suicidio mentre nella realtà dei fatti si è trattato di un orribile omicidio avvenuto nella caserma Gamerra di Pisa.

Grazie all’amore della famiglia di Emanuele Scieri e dei suoi amici, grazie al Comitato VERITA’ E GIUSTIZIA PER LELE SCIERI , fu istituita una Commissione di inchiesta presieduta dall’avvocato, ex deputato Pd, Sofia Amoddio , che “ha ascoltato 76 testimoni e analizzato decine di imponenti faldoni giudiziari. Alla fine, l’archivio della Commissione mette insieme 5.932 pagine di cui 312 pubbliche e 5620 riservate. Proprio le pagine secretate costituiranno una specie di dossier inviato alla Procura di Pisa che riapre le indagini”. Dopo 24 anni la svolta clamorosa con delle condanne.

https://www.oggi.it/attualita/notizie/2023/07/14/il-caso-del-para-emanuele-sceri-dopo-23-anni-e-11-mesi-la-clamorosa-svolta-fu-omicidio/

Nel nostro caso, invece, dopo le dichiarazioni del Presidente della Repubblica alla tradizonale cerimonia di consegna del “Ventaglio”, il vice ministro Galeazzo Bignami
ha così dichiarato : Riteniamo giusto procedere a precisare il punto al Senato e licenziare così il testo per un limitato riesame della Camera”

Non vogliamo intenderlo come dietrofront o come un “indagheremo ma non troppo” anche se ci aspettavamo una risposta più decisa che rinviava le dichiarazioni al mittente.
Tuttavia, con la presente a sottolineare che a noi parenti delle vittime covid interessa e auspichiamo il coraggio, la caparbietà dimostrata dalla Commissione di inchiesta sul caso Emanuele Scieri che ha mostrato al Paese intero che le precedenti archiviazioni, quelle che molti di noi familiari delle vittime covid stanno sperimentando, erano ingiuste.

Noi Comitato Nazionale Familiari Vittime Covid vogliamo che il Governo #Meloni resti fedele ai proclami fatti in campagna elettorale e che non indietreggi o si intiepidisca dinanzi alla “bacchettata” del Presidente della Repubblica ma, tramite una coraggiosa Commissione di inchiesta, indaghi sull’alta mortalità covid avvenuta negli ospedali italiani. Indaghi su quelli che in diversi casi sono stati a tutti gli effetti dei rapimenti di persona e maltrattamenti anche psicologici fino alla somministrazione di anestesizzanti col solo scopo di tenere i pazienti a letto che invece tentavano di scappare da certi reparti bunker da cui gli era impedito perfino di comunicare coi familiari.

I nostri cari meritano giustizia e noi parenti la verità. È ciò che ci rimane non avendo più gli affetti che le inopinate scelte di alcuni ci hanno tolto.

Il Presidente Mattarella avrebbe dovuto chiedere la verità per tutti gli italiani che hanno pagato un prezzo altissimo, invece chiede che la Commissione sia sminuita nelle sue funzioni o, chissà, che addirittura non ci sia.
Cui prodest?
Non certo a coloro che non ci sono più! Non certo a chi ha perso la vita nell’indifferenza totale! Non certo a noi famigliari che lottiamo con il dolore della mancanza e dell’ingiustizia.
Il Presidente Mattarella si dovrebbe indignare con noi e per noi! Dovrebbe chiedere la verità e quindi giustizia.

La Commissione di inchiesta covid è un dovere civile che tramite le indagini consegnerà il materiale alla Magistratura, nessuna sovrapposizione, ognuno nel suo alveo a fare il suo dovere per appurare la verità che noi Comitato nazionale familiari vittime covid gridiamo e vogliamo presto, scandaloso infatti che si debbano attendere 24 anni per appurare una verità fattuale che seguirà poi l’iter giudiziario nei tribunali.

Noi non molliamo, e anche se NON condividiamo l’effetto sortito dalle dichiarazioni del presidente Mattarella, attendiamo comunque di leggere il testo rivisitato della istituenda Commissione di inchiesta e vogliamo sperare che non offenda la memoria di chi può difendersi solo tramite noi parenti. E LI DIFENDEREMO !

Comitato Nazionale Familiari Vittime Covid

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24 Maggio 2023 – Redazione


IL COMITATO NAZIONALE FAMILIARI VITTIME DEL COVIDI (CNFVC) ha organizzato per il giorno
26 maggio un Convegno dal titolo: Covid: tra malasanità e terapie mancate”, che si terrà presso il Centro Cavour a Roma. Il convegno prevede interventi di medici, psicologi, giornalisti e politici, oltre che le testimonianze dei parenti delle vittime.

Il CNFVC, nato ufficialmente nell’estate del 2022 e che annovera sempre nuovi iscritti, provenienti da tutte le regioni italiane, non è nuovo ad iniziative, a carattere nazionale e regionale: ha organizzato un sit-in davanti al Ministero della Salute ed altre manifestazioni a Roma, a piazza Venezia e al Pincio, ed è stato audito nella sede del governo regionale veneto nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della pandemia, con particolare riferimento alla seconda ondata.

Prevale in molti italiani, ansiosi di ricominciare a vivere in una tanto attesa e ritrovata normalità, il desiderio di andare oltre: i centonovantamila morti rappresentano un tabù, derubricati a fatto inevitabile ed ineluttabile, contro il quale scienza, politica e medicina nulla potevano, contro il quale tutto il possibile è stato fatto.

E dall’altra parte, politici, amministratori, ministri e governatori, dirigenti medici e medici, attraverso giornali e telegiornali, chiedono la pacificazione, ansiosi di scrollarsi di dosso ogni riflessione critica e ogni responsabilità, con il tacito consenso di molti cittadini.

I parenti dei morti della pandemia, riuniti nel Comitato Nazionale delle Vittime del Covid, che in tutte le ondate hanno vissuto un lutto disumano, attraverso il loro primo convegno dicono no a questo obIìo ed esigono verità sulle cure mancate, sulle scelte sbagliate e su diritti inalienabili negati, e giustizia per i loro cari, morti in un modo inaccettabile.

Per questo l’invito a partecipare è rivolto, oltre che ai familiari delle vittime e a chi vorrà capire di più su quanto accaduto e sta accadendo, anche a giornalisti e fotografi, che potranno fare da cassa di risonanza affinché giustizia sia fatta. Ma per comprendere meglio il valore e l’importanza di questo convegno, abbiamo rivolto due domande ai due vicepresidenti del Comitato, impegnati, insieme a molti altri, ad organizzare questo importante appuntamento.

_ Avv. Costabile che risposta si aspetta da parte delle Istituzioni in merito ai lavori in corso per l’Istituzione della Commissione d’inchiesta??

Con l’’istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione dell’epidemia di COVID-19, che dovrà fare piena luce sulla gestione della pandemia nel nostro Paese, sulle misure adottate per la prevenzione e il contrasto della diffusione del virus, che dovrà verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite nella adozione e applicazione delle misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia, che dovrà svolgere indagini relative agli acquisti delle dosi nonché all’efficacia del piano vaccinale e stimare l’incidenza degli eventi avversi, mi aspetto che le Istituzioni non pongano in essere attività ostruzionistiche, con l’unico scopo di ostacolare i lavori della Commissione. L’instituenda commissione d’inchiesta deve contribuire a fare luce sui tanti punti controversi della gestione pandemica in Italia ed anche se la storia repubblicana è costellata di Commissioni d’Inchiesta che sono terminate su binari morti senza portare risultati tangibili, mi auspico che questa commissione a differenza di altre, faccia luce sulle tante zone d’ombra; noi del Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid ci auguriamo che questa Commissione indaghi, istituendo successivamente delle sottocommissioni regionali, su tutto ciò che di sbagliato è stato fatto non solo a livello nazionale ma anche regionale, dalle singole aziende sanitarie e dai singoli ospedali, per poter meglio comprendere il perché in Italia ci siano state tante vittime, per capire quali siano stati i comportamenti illeciti e per individuare i fenomeni speculativi che hanno interessato la gestione delle risorse destinate al contenimento della diffusione e alla cura della malattia da Sars-CoV-2.

_Dott.ssa Carolina Valente: perche’ un Convegno a Roma, cosa auspicate e che risposta avete avuto di partecipazione da parte di familiari e relatori?

“Ho voluto fortemente organizzare con Il Direttivo questo Convegno, perche’ credo che questo nostro partecipare in maniera coesa e compatta ad un Evento cosi importante, non puo’ lasciare indifferente chi ha responsabilita’ decisionali a livello politico ed Istituzionale e provenendo da una lunga esperienza congressuale, so anche quanto queste occasioni tengano vivo e dinamico qualsiasi Comitato. Il modus operandi pacato, pulito del nostro Comitato, fa anche discutere.. le nostre azioni sono mirate, costruttive , mai aggressive. Sappiamo quanto sia difficile cio’ che il Comitato auspica da tempo ovvero: Verita’ e Giustizia per i propri cari, deceduti in maniera sconfortante; pero’ non ci sottraiamo ad un contesto pur sapendo che e’ un contesto difficile. Nulla ci spaventa. Al Convegno del 26 maggio abbiamo invitato politici, avvocati, medici di alto spessore, giornalisti perche’ siamo certi che attraverso un confronto, generando un dibattito costruttivo, si possa riuscire ad essere ascoltati e presi maggiormente in considerazione. Crediamo che la contrapposizione abbia un ruolo positivo per qualsiasi collettivita’. Vi aspettiamo quindi a Roma , il 26 maggio numerosi per appoggiare la nostra battaglia.

La lotta per avere giustizia e’ appena cominciata e tanti sono i documenti che attestano la gravità di ciò che e’ accaduto nei reparti ospedalieri come in tante case dove, troppi tra coloro che sono stati colpiti dal Covid, hanno creduto nei protocolli sanitari di medici fautori di tachipirina e vigile attesa, completamente sordi ai richiami dei colleghi di vera scienza, che curavano con farmaci più efficaci e risolutivi, salvando vite. Sulla coscienza di molti sanitari ci sono tanti morti e qualcuno dovrà pagare per dare giustizia a chi non c’è più, e serenità ai familiare che, così, non avranno lottato invano!

 

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04 Giugno 2022 – Redazione – Rainews.it

Tre anni e sei mesi. È la pena stabilita in primo grado con rito abbreviato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Emilia Di Palma, per don Nicola De Blasio. L’ex direttore della Caritas di Benevento era accusato di detenzione e scambio di materiale pedopornografico. Il giudice ha disposto la scarcerazione del parroco e la detenzione domiciliare in una struttura di Faicchio, in provincia di Benevento. Il pubblico ministero Barbara Aprea ne aveva chiesto la condanna a cinque anni.

Ex parroco della chiesa di San Modesto a Benevento, De Blasio fu arrestato in flagranza a novembre del 2021 durante una perquisizione domiciliare. Sul suo computer la Polizia trovò video e foto ritraenti minori. La perquisizione era stata chiesta dalla Procura della Repubblica di Torino sulla base dell’ipotesi investigativa che De Blasio avesse condiviso alcuni file pedopornografici tramite un social network.

Dopo alcuni giorni scontati agli arresti domiciliari, lo scorso 23 novembre il gip di Napoli aveva aggravato la misura cautelare a carico del parroco disponendone la custodia in carcere a Carinola, dove è rimasto fino a oggi.

“Attendiamo di leggere le motivazioni, ma molto probabilmente impugneremo in appello la sentenza di condanna – commenta Massimiliano Cornacchione, uno dei due avvocati di Don Nicola – siamo contenti che il giudice abbia accolto la nostra richiesta di trasferire don Nicola in una struttura dove potrà avviare anche un percorso di riabilitazione”.

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03 Giugno 2022 – Redazione – di Andrea Ossino

Giudici, ex pm, carabinieri in pensione, attori, medici, preti, produttori televisivi e dipendenti di palazzo Chigi. È un coacervo di nomi, quello presente negli atti accumulati dai pubblici ministeri che indagano sui falsi vaccini certificati dal dottor Alessandro Aveni. Il caso è lo stesso per cui è indagato Pippo Franco, la moglie e il figlio Gabriele. E anche un ex magistrato della Procura di Roma, adesso in pensione. E poi il medico dei Vip Antonio De Luca, professore universitario e consulente del Tribunale di Roma.

Sono 13 le persone finite nel registro degli indagati. Tuttavia negli atti redatti grazie al lavoro dei carabinieri del Nas, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Alessandra Fini, compaiono anche altri 80 nomi, come quelli dell’attore Andrea Roncato e della moglie. E poi il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori. E ancora un prete, un giudice di pace, un ex generale di brigata dei carabinieri (adesso in pensione) e anche una dipendente di palazzo Chigi.

Non sono indagati. Gli investigatori li hanno inseriti negli atti perché si tratta dei pazienti che hanno sottoscritto i moduli di consenso per farsi somministrare il vaccino dal medico di base Aveni, un odontoiatra con studio a Colli Albani, finito ai domiciliari e poi liberato dai giudici del Riesame. Proprio su questi documenti i Nas ritengono che ci siano delle anomalie e quindi stanno approfondendo la faccenda. È un mondo variegato, quello dei pazienti che si sono rivolti al dottore di Colli Albani, anche se abitavano in diverse parti della Capitale.

Del resto, secondo le accuse, a procurare i ” clienti” al medico era il collega Antonio De Luca, che di personalità importanti ne conosceva parecchie. Sul suo profilo social ci sono foto con diversi vip: da Vittorio Cecchi Gori fino al commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolopassando per Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Virginia Raggi. Nel profilo Facebook del medico ci sono ancora le dirette in cui sminuiva la pericolosità del Covid proprio quando i camion dell’esercito trasportavano da Bergamo le bare delle persone uccise dal coronavirus. Ma non è per questo motivo che De Luca è indagato.

Secondo i Nas avrebbe aiutato Aveni, accusato di aver simulato alcune vaccinazioni per far ottenere il Green Passanche a chi non ne aveva diritto. « Per il vaccino Pfizer erano state registrate 185 dosi a fronte delle 150 ricevute» dal dottore, sostiene l’accusa. «Calcolando un utilizzo di sei dosi a fiala », i conti non tornano. E poi ci sono indagati che, nel giorno in cui si sarebbero sottoposti al vaccino, erano in un hotel ai Parioli, oppure in Calabria con la famiglia: «è impossibile quindi che gli stessi abbiano ricevuto a Roma la somministrazione della seconda dose del vaccino dall’Aveni», si legge negli atti. Una recita messa in scena perché «ci sono tanti casi in ospedale di effetti collaterali di vaccini che non dicono in televisione», commentavano gli indagati.

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19 Maggio 2022 – Redazione – di Patrizia Floder Reitter – La Verità 

I dottori che hanno salvato migliaia di pazienti Covid affrontano le commissioni disciplinari. Quelli condannati per omicidio o corruzione risultano ancora iscritti all’albo. E se non sono in carcere, continuano a esercitare.

Ci sono medici che rischiano di essere sospesi solo perché hanno curato a domicilio pazienti Covid. Potrà accadere ad Andrea Stramezzi, che ne ha salvati 6.000 ma forse sarà radiato dalla Commissione disciplinare dell’Ordine dei medici di Milano, doveva capitare a Gerardo Torre, per averne curato 3.000 con farmaci da prontuario ma ignorati dal protocollo ministeriale, se la pressione mediatica non avesse influito sulla decisione finale dell’Ordine di Salerno.

Gli esempi non mancano, è forte quanto inspiegabile l’accanimento nei confronti di dottori che si sono rimboccati le maniche, non confidando solo su vaccino, paracetamolo e vigile attesa. E ci sono altri medici che rimangono iscritti, malgrado ne abbiamo combinate tante da far rivoltare nella tomba Ippocrate, sul cui giuramento promettono di impostare eticamente la loro professione.

Partiamo dal caso più emblematico. Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano arrestato nel 2008 e condannato all’ergastolo in primo grado per omicidio volontario. Provocò la morte di quattro pazienti anziani, pena riformulata nel 2018 nel processo d’appello bis e ridotta a 15 anni di reclusione. Il chirurgo aveva preso anche 15 anni e mezzo, diventati definitivi, per 55 casi di lesioni e truffe al Servizio sanitario nazionale.

Nel settembre scorso, la Corte d’assise d’appello aveva innalzato la pena a 21 anni e 4 mesi contestando, accanto all’omicidio preterintenzionale, l’aggravante dello scopo di lucro. Secondo l’accusa, nella «clinica degli orrori», come fu soprannominata, il medico pavese portò «sul tavolo operatorio» quattro anziani per interventi «inutili», effettuati al solo fine di «monetizzare» i rimborsi del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata.

Ebbene, farete fatica a crederci ma Brega Massone, oggi cinquantottenne, risulta sempre iscritto all’albo dei medici di Pavia, con il numero 0000005986, come appare sul portale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. È il sito ufficiale al quale possono rivolgersi i cittadini che vogliono verificare l’iscrizione di un professionista, per questo Fnomceo sottolinea che gli Ordini «sono tenuti al loro aggiornamento dei dati».

Dimenticanza dell’albo di Pavia, che dal 2014 (quando Brega Massone fu condannato all’ergastolo) non ha aggiornato la posizione del suo iscritto, la qual cosa sarebbe comunque gravissima, o il chirurgo, il primo condannato in Italia per aver ucciso non per errore, è sempre un medico per il suo albo professionale?

Non è l’unico caso. Il 21 dicembre scorso, la Corte d’appello del tribunale di Milano ha condannato a sei anni di reclusione Domenico Spellecchia, ex primario di ginecologia dell’ospedale di Chiavenna, in Valtellina, che nel giugno 2018 era stato assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di 18 pazienti. Originario di Scampitella, provincia di Avellino, 62 anni tra poche settimane, dopo l’assoluzione era tornato a esercitare all’ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, nel Comasco.

Spellecchia, ritenuto colpevole di molteplici abusi per effetto della sentenza di primo grado ribaltata, a distanza di cinque mesi dalla pronuncia dei giudici d’appello risulta sempre iscritto all’Ordine professionale di Milano con numero 0000026668. Eppure accanto al nome di Barbara Balanzoni, medico anestesista laureata anche in legge, compare in tutta evidenza la scritta rossa «sospesa», dal 18 gennaio. Non per aver procurato danni a qualche suo assistito, o per aver intascato soldi sulla pelle di malati, semplicemente in quanto non vaccinata.

E che dire dei sei anni e sei mesi per corruzione inflitti nel gennaio 2021 a Norberto Confalonieri, ex responsabile di ortopedia e traumatologia all’ospedale Gaetano Pini di Milano? I giudici avevano accolto la tesi dei pm, secondo i quali il professionista «al centro di una ramificata e consolidata rete di relazioni corruttive», aveva stretto accordi con multinazionali per impiantare le loro protesi, in cambio di soldi, regali, ritorno di immagine.

Confalonieri fu invece prosciolto dall’accusa di presunte lesioni ai danni di pazienti, alla casa di cura San Camillo di Milano, dove il medico faceva interventi in regime privato e poi operandoli in regime di mutua. Di fatto, Confalonieri, classe 1952, condannato perché giudicato corrotto, lavora tra Milano, Seregno, Cantù, Lodi, Lecco e, come informa sul suo sito, oltre a effettuare interventi in cliniche private di Milano e Roma, li esegue anche in regime convenzionato. Infatti, è sempre iscritto all’albo dei medici di Monza con il numero 0000000717.

L’ortopedia del Pini deve essere una specialità che attira contenziosi, perché l’ex direttore dell’unità correttiva, Carmine Cucciniello, accusato nel 2018 di corruzione, patteggiò due anni con rito abbreviato, il primario Giorgio Maria Caloridue anni e dieci mesi. Il professor Calori, oggi direttore dell’unità funzionale di ortopedia e traumatologia della clinica San Gaudenzio di Novara, versò 300.000 euro al Pini per accedere al patteggiamento. Secondo l’accusa, avrebbe fatto acquistare kit operatori a un prezzo dieci volte superiore al reale. Sia Cucciniello, sia Calori sono regolarmente iscritti all’Ordine dei medici di Milano. «La commissione disciplinare segue il codice deontologico, ma dopo il rinvio a giudizio di un iscritto è obbligata ad aprire un procedimento, che può concludersi con tempi e pronunce differenti da quelli del giudice penale, tranne che nel caso di un’assoluzione», osserva Sandro Sanvenero, presidente dell’Ordine degli odontoiatri di La Spezia. «Di certo, deve garantire autonomia e indipendenza del medico e non può condannarlo perché ha agito secondo giudizio clinico, nel trattare pazienti», quindi anche affetti da Covid. «Lo stesso Consiglio di Stato ha sentenziato che i protocolli ministeriali sono delle mere indicazioni, il medico non è obbligato a seguirle».

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19 Maggio 2022 – Redazione

Ricercatore in campo farmaceutico, si era trasferito da alcuni anni in provincia di Vicenza per lavoro. Sposato, era padre di tre figli. Oggi, mercoledì, alle 14,30 la chiesa di Arceto ospiterà i funerali di Matteo Zini, ricercatore e analista in campo farmaceutico. Viveva da quattro anni in provincia di Vicenza, ad Altavilla Vicentina, e lavorava alla Fis (Fabbrica Italiana Sintetici).

 

Un tumore fulminante lo ha strappato all’affetto dei suoi cari. Sabato il decesso. Lascia la moglie Giulia Ganapini e i tre figli, i genitori Marta e Giuliano, il fratello Andrea e una famiglia numerosa ora unita nel dolore. Il Nobel Montagnier sosteneva che questi sieri sperimentali possono anche causare l’insorgenza di tumori maligni all’interno dell’organismo. Lo riporta ReggioOnline.com.

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06 Maggio 2022 – Redazione

“Non sono no vax, mi sono vaccinato con convinzione: prima e seconda dose con Moderna, il 15 giugno e il 21 luglio 2021. Ma dopo quello che mi è successo, credo che ci sia la volontà di nascondere tutto ciò che riguarda le reazioni avverse e che la campagna vaccinale sia stata portata avanti in modo autoritario”. Così il Fatto Quotidiano.

Lo chiameremo Davide: ci prega di non fare il suo nome perché in 7 mesi di “sintomatologia gravemente invalidante e probabili episodi di trombosi” (come ha certificato il suo medico di famiglia, chirurgo cardiovascolare) è stato costretto anche a registrare il colloquio con un neurologo che gli ha prima accertato una trombosi del microcircolo del sistema nervoso, senza però dichiararlo nel referto, preferendo la diagnosi di “attivazione di processo infiammatorio cronico ancora presente a distanza di quattro mesi dalla somministrazione del vaccino”. Altrimentiqua vengono fuori dei casini”.

Davide è di Milano, ha 42 anni. Per cinque mesi ha avuto il braccio destro bloccato e insensibile. “Ma non era il solo problema – dice —. Facevo fatica a muovermi, a sollevare pesi anche leggerissimi. Non riuscivo nemmeno più a prendere il tram”. Tutto è iniziato con uno strano dolore alla mano destra dopo la prima dose, che aumenta dopo la seconda, gli paralizza il braccio e si propaga al resto del corpo. “I medici dell’hub a cui mi sono rivolto mi hanno detto di non saperne niente – ricorda —. Il mio medico mi prescrive una cura, inefficace, ed esami fissati solo a distanza di tre o quattro mesi. Intanto, ero diventato invalido”.

Il 15 marzo la commissione medica gli nega l’esenzione definitiva, ma solo oralmente, senza mettere nulla per iscritto. “Alla fine – conclude –, l’esenzione l’ho ottenuta dal mio medico di famiglia. Solo che tra le causali è sparito qualsiasi riferimento alle reazioni avverse. È rimasta solo quella relativa all’ipersensibilità al principio attivo, che è qualcosa di molto diverso”.

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05 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: BresciaToday

Malori improvvisi stamattina, giovedì 5 maggio, all’istituto superiore “Tassara- Ghislandi” di via Folgore a Breno (Brescia). Per cause ancora da accertare, sette studenti e tre insegnanti si sono sentiti male, accusando mancanza di ossigeno, fatica a respirare e prurito.

L’allarme è scattato verso le 9.30, quando alcuni studenti – tutti di età compresa tra i 16 e i 17 anni – e tre docenti, che stavano partecipando ad un concorso pubblico, avrebbero lamentato una mancanza di ossigeno e dello strano e fastidioso prurito.

Come previsto dal protocollo della scuola, tutti gli alunni sono stati fatti uscire dalle rispettive aule e l’edificio è stato evacuato. Nel frattempo è scattata la chiamata al 112: sul posto, oltre a due squadre dei vigili del fuoco di Breno e Darfo Boario Terme, si sono precipitate due ambulanze, un’auto medica e i carabinieri.

I pompieri e i militari stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso per verificare cosa abbia dato origine ai malesseri. Pare fin da ora esclusa l’ipotesi della fuga di gas, dato che la sostanza che avrebbe causato i malori sarebbe inodore. Alcuni studenti sono stati trasportati, in codice verde, all’ospedale di Esine.

 

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05 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: ticinolibero.ch

A distanza di qualche mese dalle vaccinazioni anti Covid di buona parte della popolazione, qualcuno si interroga ancora sugli effetti avversi. Chi era contrario al vaccino temeva controindicazioni quali problemi cardiaci: ora uno studio israeliano mostra dati allarmanti, anche in Ticino peraltro sono aumentate le chiamate per arresto cardiaco.

Gli arresti cardiaci aumentano in Israele, la curva segue quella dei vaccini

Nel periodo gennaio-maggio 2021, in Israele è stato rilevato un aumento di oltre il 25% delle chiamate per arresto cardiaco e per sindrome coronarica acuta nelle persone tra i 16 e i 39 anni. Gli stessi numeri sono rimasti pressochè stabili tra il 2019 e il 2020, per poi impennarsi proprio nel periodo in cui si è iniziato a vaccinare. La curva nei mesi successivi pare seguire quella del vaccinati: aumentano entrambe in modo simile. Lo stesso non vale con gli arresti cardiaci e le sindromi coronarie e i casi di Covid (era successo nella prima ondata ma non nelle successive).

Stando alle date, un primo aumento delle chiamate per problemi cardiaci è avvenuto all’inizio del 2021, in concomitanza con la somministrazione della seconda dose, per poi conoscere un nuovo picco a partire da metà aprile, quando i guariti dal Covid hanno ricevuto le dosi singole.

In Ticino arresti cardiaci più 5,6%

Per quanto riguarda il Ticino, dal comunicato di Polizia in merito al tradizionale incontro informativo tra gli enti di primo intervento non sanitari (EPINS) nel contesto della rianimazione cardiopolmonare svoltosi nei giorni scorsi a Noranco, si evince come nel 2021 ” si è visto un aumento degli interventi per allarmi AED per persone in arresto cardiaco (+5,6% rispetto al 2020)”.

Intanto continuano a essere presenti le miocarditi

Che la miocardite sia uno dei possibili effetti collaterali si sa da tempo, lo aveva specificato anche Swissmedic (leggi qui). Ora spunta uno studio di Jama Cardiology effettuato in Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia, i cui risultati affermano che i giovani vaccinati, tra i 12 e i 24 anni, hanno un rischio maggiore di avere questa problematica rispetto a chi non ha ricevuto le dosi del vaccino.

“Il rischio di miocardite accertato dovrebbe essere bilanciato con i benefici della protezione contro il Covid”, scrive la rivista. Parole pesanti, dopo aver preso in considerazione 23 milioni di giovanissimi.

A essere maggiormente in pericolo sono gli uomini tra i 16 e i 24 anni. I dati dicono che chi ha ricevuto Moderna è maggiormente esposto al rischio.

Peraltro, sempre sul tema, uno studio del Journal of Pediatrics, ripreso dal Wall Street Journal, ha riferito anomalie cardiache (riscontrate con risonanza magnetica 3-8 mesi dopo la vaccinazione) nel 69% dei bambini con miocardite post vaccino.

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02 Maggio 2022 – Redazione

Un menu speciale tutto dedicato all’Ucraina da oggi arriva nelle scuole comunali di Roma, dall’infanzia alla secondaria di primo grado: un modo per agevolare l’integrazione delle bambine e dei bambini provenienti dal paese in guerra e che da diverse settimane hanno iniziato a frequentare le lezioni negli istituti comprensivi della Capitale. I piatti forti sono i varenyky al burro, una sorta di raviolo di pasta fresca a forma di mezza luna (o triangolo) e pollo alla Kiev: due grandi classici della cucina dell’Ucraina che i bimbi romani avranno il piacere di provare.

Menu ucraino, tappa in tutti i municipi

Esiste un vero e proprio calendario: il menu ucraino, una tantum, farà pian piano tappa in tutti i municipi. Le specialità rientrano in un “menù speciale collegato a particolari progettualità a carattere didattico-educativo”, si legge nella circolare del Dipartimento Scuola del Campidoglio che ha accolto positivamente la proposta avanzata da due municipi, il I e il VI, e ha deciso di estenderla a tutta Roma. L’iniziativa fa parte delle variazioni alla dieta che di solito coincidono con particolari festività: Natale, carnevale, Pasqua e così via.

La comunicazione è stata data alle famiglie da diversi giorni e sui siti web le scuole romane hanno pubblicato la circolare ‘Menu progettuale ucraino” con la descrizione: dunque il primo piatto solitamente è ripieno di carne con i trovano patate, cavoli, funghi e formaggio morbido. Il secondo, invece, è una versione del cordon bleu francese con crema di burro, impanato e cotto al forno. Immancabili le patate la burro come contorno, altro grande classico. Un modo diverso, che stavolta passa dalla tavola, per far sentire i piccoli profughi un po’ più a casa.

tgcom24.mediaset.it

 

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