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19 dicembre 2921 – Comunicato Slang-USB del 18 dicembre

Riders JustEat costretti a scegliere tra sicurezza e retribuzione: la manutenzione dei mezzi non può essere a carico del lavoratore.

Freni rotti, motori elettrici rovinati: incidenti e guasti sono all’ordine del giorno per noi che facciamo consegne in bici o motorino. Chi tutela lavoratrici e lavoratori in questi casi?
Nessuno.
Questa è solo una delle conseguenze dell’accordo aziendale scellerato siglato da CGIL, CISL e UIL e l’azienda Takeaway.com, meglio conosciuta con il nome di JUST EAT.
L’accordo aziendale, snaturando completamente i contenuti del CCNL di riferimento della logistica, prevede che siano i lavoratori a fornire i mezzi per svolgere il servizio, che la manutenzione di questi sia a loro carico, a fronte di una misera retribuzione di 7,50 euro l’ora e un rimborso chilometrico minimo, e che nel caso il mezzo abbia un guasto, necessiti di manutenzione o comunque sia impossibilitato a circolare, non venga retribuita la giornata lavorativa.
Questo è quello che spinge molti rider a fare l’infame scelta: lavoro o sicurezza?
Hai un guasto ai freni, ma se segnali la cosa ti vengono tolte le ore e perdi il turno. Magari era un turno di quattro ore e quei soldi ti sarebbero serviti proprio per sistemare la bicicletta e continuare con le consegne. Probabilmente hai un contratto part time di 10 ore e se non fai quelle ore, perchè il mezzo resta fermo, il salario già basso si riduce fino ad arrivare a 200/300 euro al mese, che a malapena basteranno per la riparazione. Come se non dovessimo anche pagare l‘affitto e fare la spesa.
Molti riders quindi assumono il rischio di correre con una bicicletta che non garantisce la loro sicurezza pur di non perdere la paga, e questo ricatto porta come conseguenza l’infortunio per molte lavoratrici e lavoratori.

Noi di SLANG USB vogliamo che questo finisca, per noi è inconcepibile che quest’azienda, pur avendo sottoscritto un contratto, continui di fatto a negare diritti fondamentali.
Ci batteremo in tutte le sedi perché l’accordo aziendale venga superato e vengano introdotte le norme previste dal CCNL logistica DA SUBITO, e la battaglia riguarda tutti: l’applicazione del giusto contratto deve essere garantita per tutte le aziende e piattaforme che assumono riders.

📌Le nostre rivendicazioni:

La manutenzione dei mezzi deve essere a carico del datore di lavoro, che per legge è responsabile di garantire le condizioni di salute e sicurezza dei dipendenti.
• Deve essere prevista la possibilità di mezzi sostitutivi aziendali per guasti o incidenti, o un’indennità nel caso il rider sia impossibilitato a lavorare a causa delle condizioni del mezzo.
• In ultima analisi, dev’essere messo a disposizione dei riders un parco mezzi aziendale, perché sia possibile quantomeno scegliere se usare il proprio oppure no.
Nessun lavoratore deve subire più il ricatto tra sicurezza e salario, questa non è dignità.

🖍Slang-USB Riders

https://www.usb.it/

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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https://cataniacreattiva.it/slang-usb-riders-justeat-costretti-a-scegliere-tra-sicurezza-e-retribuzione/

venerdì, 15 ottobre 2021 (Comunicato di USB)

Il Green Pass non ha nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e al contenimento della pandemia ma è uno strumento di costrizione sociale di coloro che non vogliono vaccinarsi, che sono pericolosi più che altro per sé stessi e per i profitti delle attività economiche.

Ormai è chiaro a tutti come l’obbligo del Green Pass in tutti luoghi di lavoro sia uno strumento arbitrario per spingere i cittadini e i lavoratori a vaccinarsi. Obiettivo, questo, che si sarebbe dovuto perseguire attraverso l’obbligatorietà del vaccino, un’informazione non ambigua e di convincimento culturale.

Il Green Pass non ha nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e al contenimento della pandemia ma è uno strumento di costrizione sociale di coloro che non vogliono vaccinarsi, che sono pericolosi più che altro per sé stessi e per i profitti delle attività economiche.

L’insana introduzione dell’obbligo del “Green Pass” per poter accedere ai luoghi di lavoro da parte del Governo Draghi & co, lasciando “facoltativo” il vaccino, è stata una scelta che abbiamo criticato fin dall’inizio, proprio perché sostituiva una misura sanitaria facilmente spiegabile, al contrario di un documento burocratico di nessuna rilevanza ai fini di combattere il contagio.

La scelta del Green Pass è una furbata utile solo a creare strumenti coercitivi a disposizione delle imprese contro i lavoratori, da un lato lasciati “liberi di vaccinarsi” ma dall’altra discriminati in base alla scelta, brandendo la minaccia di sospensione dal lavoro e dallo stipendio come esplicitamente contenuto nel decreto governativo.

Per noi di USB il vaccino è fondamentale per il contenimento del virus insieme all’utilizzo delle mascherine, del distanziamento e del tracciamento e per questo è necessario che sia reso disponibile a tutti, liberando i vaccini dal monopolio di Big Pharma, consentendo le vaccinazioni nei paesi poveri e bloccando lo sviluppo delle varianti alimentate dalle diseguaglianze economiche. Perché le varianti non hanno confini geografici

La diatriba sul Green Pass è stata strumentalmente utilizzata come arma di distrazione e divisione di massa, nonché egemonizzata dai fascisti, per diventare “terreno di lotta politica” in piena campagna elettorale, distogliendo e oscurando l’attenzione sulle politiche di questo Governo che si sta traducendo in centinaia di migliaia di licenziamenti, in delocalizzazioni aziendali, nella continua precarizzazione del lavoro attraverso la diffusione dei contratti atipici e le esternalizzazioni attraverso la pratica di appalti e sub-appalti che negano i principali diritti a lavoratrici e lavoratori.

Inoltre, non essendo previsto per legge l’obbligo vaccinale, la richiesta in alternativa di un tampone ogni 48 ore a totale carico dei lavoratori paradossalmente implica che gli stessi debbano pagare per andare al lavoro, in contrasto con l’art 15 comma 2 del Dlgs 81/08, secondo il quale le misure relative alla sicurezza non devono comportare nessun onere finanziario per i lavoratori.

LA SALUTE E LA SICUREZZA DEVONO ESSERE A CARICO DEI DATORI DI LAVORO

Nei luoghi di lavoro i costi della sicurezza non possono ricadere sui lavoratori, devono essere affrontati dalle aziende, come la quarantena per COVID deve essere considerata alla stregua della malattia e quindi retribuita.

Allegati👇

https://telecomunicazioni.usb.it/fileadmin/archivio/telecomunicazioni/2021.10.15_il_pasticcio_del_Green_Pass.pdf

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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https://cataniacreattiva.it/unione-sindacati-di-base-il-pasticcio-del-green-pass/

Ultimo volo Alitalia, amarezza e rabbia sono i sentimenti che si respirano tra i lavoratori  alla vigilia dell’ultimo giorno di operatività della compagnia. “E’ una sconfitta per l’Italia, si chiude una pagina di orgoglio per il nostro Paese per il omondo con quel nostro logo che ci ha rappresentato come italiani – raccontano due lavoratori da oltre 20 anni in servizio nella compagnia- – Personalmente siamo amareggiati ma soprattutto perché si viene a perdere un know how unico e ci si ritroverà il comparto fagocitato dalle low cost. E’ il rischio anche per Ita“.

Domani sera, con l’ultimo volo, il Cagliari – Roma, l’epilogo “triste” di una storia lunga oltre 74 anni. Calerà il sipario sulla vecchia Alitalia che lascerà il campo alla nuova Ita (che farà a breve la stessa fine di Alitalia).

Prosegue la mobilitazione Usb per i lavoratori Alitalia

Oggi, mercoledì 13 e domani, giovedì 14 ottobre, si terranno assemblee aperte a tutto il personale, giovedì14 e venerdì 15 presidio permanente in aeroporto. Nella settimana in cui Ita approda a Fiumicino, spiega Usb in un comunicato, l’aeroporto di Fiumicino deve “diventare il centro di attenzione per tutti coloro che lavorano o hanno lavorato in Alitalia” e per tutti coloro che tengono al rispetto delle leggi che “non accettano licenziamenti nel terzo mercato europeo, non tollerano alcun tipo di discriminazioni, difendono il contratto nazionale e pensano che un’azienda pubblica non può proporre salari e contratti inferiori al livello di Ryanair”.

Ultimo volo Alitalia, la compagnia spegne i motori dopo oltre 74 anni

Il 5 maggio del 1947 Alitalia-Aereolinee Italiane Internazionali effettua il primo volo nazionale Torino-Roma-Catania con un aereo Fiat G-12 E. Due mesi dopo parte il primo volo internazionale da Roma a Oslo con un aereo Savoia Marchetti SM95 e 38 passeggeri a bordo. Nel 1950 entrano in servizio le prime hostess Alitalia con le divise disegnate dalle Sorelle Fontana, mentre fanno il loro ingresso in flotta i quadrimotori DC4 e si introducono pasti caldi che portano la compagnia a diventare uno dei vettori preferiti dalla clientela internazionale.