Nega il Covid, Facebook gli chiude il sito. E il giudice di Venezia lo riapre: «Lesa la libertà di pensiero» 

17 Febbraio 2022 – Redazione

Gli avevano cancellato il profilo social per un link relativo al Covid19 che era stato considerato da Facebook lesivo del regolamento, il collegamento postato avrebbe infatti sminuito la pericolosità della pandemia con dati non reali. Il ricorso presentato da Emanuele Compagno, 41 anni, avvocato veneziano, tuttavia, ha fatto tornare indietro sui suoi passi il colosso dei social media, vincendo la causa. «Il mio assistito, un cittadino di Camponogara, dall’oggi al domani ha visto improvvisamente sparire il suo profilo che aveva da 14 anni – dice Compagno- aveva anche scritto a Facebook per chiedere la ragione di questa scelta ma non ha mai ricevuto risposta. Ha deciso così di seguire le procedure ufficiali e si è rivolto a me». 

La strategia difensiva

In un primo momento la procedura di contestazione aveva avuto una battuta d’arresto perché il giudice aveva rigettato l’istanza. «Abbiamo impugnato l’esito di fronte al collegio e abbiamo ottenuto giustizia – continua Compagno – non è stato facile. Noi eravamo “disarmati”, ci avevano chiuso il profilo, quindi non avevamo accesso ai post incriminati. E poi si tratta di un colosso internazionale, con una copertura legale importante». A segnare il discrimine per la «vittoria» sarebbe stata anche l’attribuzione di competenza al tribunale italiano. «Secondo i legali di Facebook sarebbe stato necessario spostarsi in Irlanda – continua Compagno – perché è lì che vengono risolti i contenziosi che riguardano professionisti della comunicazione online. Il mio assistito tuttavia è certamente un consumatore ma non un professionista. Gestisce qualche social per gli amici ma ha un altro lavoro. È rimasto quindi di competenza del tribunale italiano. Quello che abbiamo sostenuto è che se anche ci fosse stata violazione – che noi contestiamo – la cancellazione del profilo non sarebbe stata certamente la strada. Abbiamo sostenuto di essere di fronte a un abuso del diritto che ledeva relazioni personali e il diritto di parola».

La mora

I giudici veneziani, Silvia Barison (giudice relatore), Silvia Franzoso e Carlo Azzolini hanno deliberato in favore di questa richiesta stabilendo contemporaneamente gli «astraints» e cioè una mora da pagare per il colosso dei social per ogni giorno in cui il profilo non tornerà online (100 euro al giorno). «Il provvedimento è stato notificato il 15 febbraio – continua Compagno – ora staremo a vedere».

Fonte: Corriere Venezia-Mestre