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13 Febbraio 2022 – di Avv. Andrea Perillo (Avvocati Ultima Linea)

Sembrano i giorni del risveglio…. Molti mi fanno domande… e io provo a spiegare che il Lasciapassare Verde è il fine…non il mezzo! 

Provo a far capire che quando si scansiona il codice QR il Governo sa esattamente chi sei e dove sei…sa quante persone sono entrate in un ristorante… può bloccare l’accesso a qualsiasi cosa, ad esempio un servizio pubblico, anche essenziale, … sa quanto e dove spendono i loro soldi i cittadini… poi può fare il salto…e decidere chi può accedere a determinate cose e chi no…Voi direte: ma se io rispetto le regole cosa devo temere? 

Giustissimo! 

Però abbiamo visto che e’ proprio lo Stato che non le rispetta.

Non bisogna solo vederla dal punto di vista della sanzione, tu sbagli io ti blocco, ma anche della scelta, tu non fai quello che ti dico io ti blocco.

Se al potere va qualcuno a cui fa comodo che i cittadini facciano certe cose e altre no…allora il gioco è fatto!

Ad esempio il Governo può decidere…per un mese il Lasciapassare Verde di chi non ha messo l’impianto fotovoltaico sul tetto di casa, oppure di chi non compra un veicolo elettrico…viene bloccato.

Quindi chi decide cosa è giusto o cosa e sbagliato?

Potremmo avere un gruppetto di criminali al governo che decidono tutto e noi non potremmo farci nulla.

Ecco perché non si possono legare i diritti fondamentali all’esibizione di un Lasciapassare di Stato.

Chi viola le leggi deve essere perseguito nei limiti di quanto previsto dalla Costituzione.

Chi oggi pensa che il GP sia una misura sanitaria sta vivendo un illusione, lo so che è difficile crederlo ma è così.

12 Febbraio 2022 – Redazione

La Pfizer teme la diffusione dei dati sull’efficacia e sugli effetti collaterali relativi al vaccino anti-Covid da lei prodotto nonché le conseguenze sugli affari della fine della pandemia. È tutto scritto nero su bianco nell’ultimo rapporto rilasciato dallo stesso colosso farmaceutico, relativo agli utili nel quarto trimestre 2021. Nel capitolo intitolato “Rischi relativi al nostro Business, al settore e alle operazioni e allo sviluppo dell’attività” si leggono parole gravi, che lasciano tanto più colpiti in quanto scritte pubblicamente senza, evidentemente, che vi sia alcun timore che queste generino legittime rimostranze da parte dei Governi, come sarebbe lecito aspettarsi. “Vi è il rischio che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi” si legge a pagina 39 del rapporto. Mentre a poche righe di distanza si accenna ai rischi economici derivanti dalla “possibilità che il Covid19 diminuisca in severità o diffusione o che scompaia interamente”.

Fin dalla prima pagina del documento sono presentati i dati attinenti ai ricavi dell’azienda rapportati a quelli conseguiti nel 2020: la Pfizer ha registrato un fatturato complessivo di 81,3 miliardi di dollari, con una crescita del 92% rispetto all’anno precedente e ciò, quasi esclusivamente, grazie alla vendita dei vaccini anti-Covid. Ad offuscare questo eccezionale scenario economico, vi sono appunto le preoccupazioni relative ai dati clinici e preclinici, all’efficacia e agli effetti avversi dei sieri anti-Covid19, analizzate meticolosamente nel report in questione. Questi rischi riguardano innanzitutto la diffusione di ulteriori dati clinici e preclinici, soprattutto dopo che un giudice federale del Texas ha imposto alla FDA di pubblicare 55000 pagine al mese della documentazione dei test clinici del vaccino Pfizer-BionTech. Si legge, dunque, che i problemi per l’attività della multinazionale potrebbero derivare, tra gli altri, dal “rischio associato ai dati preclinici e clinici (compresi i dati della fase 1/2/3 o della fase 4 per Comirnaty), inclusa la possibilità di ulteriori informazioni riguardanti la qualità dei dati preclinici, clinici e di sicurezza che possono emergere in seguito a audit e ispezioni”.

Nonostante questi timori riguardanti i dati della sperimentazione e l’evoluzione della situazione pandemica, il presidente e amministratore delegato, Albert Bourla, ha messo in luce gli enormi successi della compagnia conseguiti negli ultimi due anni i quali, a suo dire, «hanno fondamentalmente cambiato la Pfizer e la sua cultura per sempre». Lo stesso Bourla, guardando al futuro prossimo, ha dichiarato: «Ovunque nella compagnia vedo colleghi ispirati da ciò che abbiamo raggiunto e determinati a fare parte della prossima svolta che può cambiare il mondo per i pazienti in difficoltà. Siccome entriamo nel nuovo anno, non vedo l’ora di vedere tutto quello che realizzeremo insieme». Infine, Bourla ha recentemente asserito che non esclude la necessità di una quarta dose e l’ipotesi di richiami per diversi anni, in quanto «il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. […] Per questo si è fatta strada l’ipotesi di una quarta dose almeno prima di procedere con la regolare vaccinazione annuale».

Le case produttrici di farmaci sono, prima di ogni altra cosa, aziende che in quanto tali puntano a generare profitto. Non deve quindi sorprendere né scandalizzare che il documento Pfizer parli della pandemia come di un affare, né che speri nella quarta dose o nei richiami annuali. Quello che però colpisce, è l’assenza di reazioni pubbliche da parte degli enti europei e internazionali deputati alla salute pubblica (innanzitutto Ema e Oms) all’evidente timore rispetto a quanto si potrebbe scoprire nel prossimo futuro sulla qualità dei dati preclinici e clinici prodotti, sull’efficacia stessa del vaccino e sulle reazioni avverse. Siamo di fronte a una azienda che, in buona sostanza, palesa la possibilità che venga fuori che il farmaco da lei prodotto, e che già è stato somministrato a centinaia di milioni di persone, sia stato testato con procedure imperfette, sia meno efficacie di quanto comunicato e sia al tempo stesso più pericoloso. Non a caso poche settimane fa il British Medical Journal, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, ha evidenziato in un editoriale dai toni molto duri la necessità che i ricercatori abbiano immediatamente l’accesso ai dati grezzi raccolti nelle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid. Per ora nessuno li ha ascoltati.

Fonte: L’Indipendente-di Giorgia Audiello]

12 Febbraio 2023 – Redazione

Nell’ultimo rapporto “Covid-19: Sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale”, basato sui dati relativi alla pandemia in Italia nelle ultime due settimane vi è un dato che dovrebbe far discutere: le persone di età compresa tra 19 e 39 anni che si sono sottoposte alla terza dose hanno un tasso di ospedalizzazione pari a 28 su 100.000 abitanti, mentre per i coetanei vaccinati con due dosi effettuate da meno di 120 giorni il tasso è di 23 su 100.000 persone. Numeri in entrambi casi molto bassi e sostanzialmente trascurabili (si va dal 0,023 al 0,028%), ma che non sembrano provare l’efficacia della terza dose quantomeno in questa fascia di età.

Se da un lato i dati dell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità mostrerebbero una certa efficacia del vaccino nel ridurre la possibilità di contrarre il virus (1 su 7 per i non vaccinati, 1 su 16 per i vaccinati con almeno due dosi) e nell’evitare l’ospedalizzazione, dall’altro, mettono in luce un’incongruenza proprio su quest’ultimo aspetto. Le ospedalizzazioni nella popolazione che ha effettuato la dose booster fra i 12 e i 39 anni sono infatti maggiori rispetto alla stessa popolazione vaccinata con ciclo completo da meno di 120 giorni. Nel primo caso, il rapporto dell’ISS documenta 414 ricoveri su 1.463.143 vaccinati, quindi 28 ospedalizzazioni ogni 100.000 persone. Nel secondo, invece, si parla di 23 ospedalizzazioni ogni 100.000 abitanti, con 1.378 ricoveri su un totale di 5.996.404 vaccinati.

D’altro canto diversi studi ipotizzano che la stimolazione ripetuta del sistema immunitario possa portare a una sua compromissione. L’11 gennaio 2022 il capo della strategia vaccinale dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), Marco Cavaleri, ha rilasciato una conferenza stampa nella quale ha espresso seri dubbi sulla somministrazione ripetuta delle dosi di richiamo, che potrebbero «sovraccaricare il sistema immunitario».

di Salvatore Toscano – L’Indipendente

12 Febbraio 2022 – Redazione

da LaPressa – Buonasera, sono una mamma avvilita. Ho letto i vostri articoli di testimonianze di persone con reazioni avverse da vaccino Covid. Vi racconto la mia. Mio figlio ha 13 anni. Ha fatto la seconda dose Pfizer verso fine agosto, nelle 12 ore successive ha sviluppato linfonodi reattivi del collo, irrigiditi e gonfi, afte nel cavo orale e diarrea. A settembre ho contattato la pediatra che mi ha prescritto esami del sangue e delle feci: mio figlio perde improvvisamente 7 chili.Naturalmente la pediatra subito smentisce correlazione con la seconda dose

Ritiro gli esami dopo una settimana e riportano Sideremia molto bassa, a 16, Pcr alterato e sangue occulto nelle feci. Segue ricovero in ospedale, endoscopia e gastroscopia: a mio figlio viene diagnosticato il morbo di Crohn. Vengono prescritti due mesi di sola nutrizione biologica, senza l’aiuto iniziale della dispensa Asl. Ormai avviliti emotivamente ed economicamente, fortunatamente, riesce a rimettere peso, 900 grammi a settimana. Intanto arriviamo a gennaio: integriamo gli alimenti gradualmente, senza mai staccare l’apporto del biologico, mesalazina, punture di reumaflex, vitamine, probiotici, ma il Crohn si riacutizza. Eseguiamo un’eco addominale: le aftosi intestinali e le lesioni sono ancora lì. 

Ci viene chiesto di fare una risonanza che abbiamo prenotato ma purtroppo il ragazzo da lunedì ha il Covid.Conclusione il vaccino è servito a renderlo un invalido. Non abbiamo nessuna familiarità alla malattia: il vaccino lo ha ‘slatentizzato’, questo quello che qualche medico ha avuto il coraggio di dirmi, ma non di dichiararlo. Ho fatto segnalazione alla farmacovigilanza, ma per ora tutto tace. Potevamo tenere fuori da questa sperimentazione bambini e ragazzi? Ho tre dosi per poter lavorare, ma scusatemi ora non ci credo più. Ho paura per mio figlio, chissà se ritornerà mai a fare una vita normale.

12 Febbraio 2022 – Redazione

Nell’Italia di Mario Draghi e della dittatura sanitaria si respira, da tempo, un’aria preoccupante. I casi di discriminazione verso chi non si vaccina sono ormai all’ordine del giorno, con gli stessi politici che non perdono occasione per rimarcare come siano loro, i terribili “no vax”, i veri responsabili della pandemia, in barba a qualsiasi evidenza scientifica. E gli episodi di intolleranza, in un questo clima fomentato ad arte dall’alto, si moltiplicano. Al punto che è stato sufficiente un banalissimo cartello per creare guai ai gestori di un bar.

Come raccontato da Letizia Cantaloni sulle pagine di Byoblu, l’episodio è andato in scena a Urbino, nelle Marche, dove i proprietari del bar Caffè del Sole aveva affisso un cartello fuori dal locale con scritto: “Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire “. Un invito a reagire in un’epoca difficile, segnata da una pandemia che ha cambiato il nostro modo relazionarsi con gli altri. Per qualcuno, però, un messaggio pericoloso da rimuovere in tutta fretta.

“Quello che abbiamo vissuto noi ieri è stato vissuto da altre persone prima di noi e se non facciamo qualcosa, se non ci opponiamo anche solo raccontandolo, non terminerà mai e saremo sempre vittime di qualcosa che non vogliamo ammettere essere sbagliato, nulla è più violento della censura” ha concluso il proprietario del bar. Una storia assurda che ha fatto subito il giro dei social, con tantissimi utenti che hanno manifestato solidarietà al Caffè del Sole mostrando allo stesso tempo forte preoccupazione per il clima di intolleranza in cui è piombato il nostro Paese, con la libertà di espressione ormai a forte rischio.

Fonte: IlParagone

12 Febbraio 2022 – Redazione

IN QUESTO ULTIMO ANNO, CON L’AVVENTO DEI ”VACCINI” O SIERI MAGICI COME PREFERISCO DEFINIRLI, ABBIAMO SPIEGATO, SENZA UN ATTIMO DI SOSTA, L’ INCERTEZZA SUI LORO BENEFICI, IN UNA FASE TUTTA SPERIMENTALE, AVVALORATA DAI NUMERI RACCAPRICCIANTI SUGLI EVENTI AVVERSI E SULLE MORTI POST INOCULAZIONE. SENZA ALTRI GIRI DI PAROLE, VI LASCIO ALLA VISIONE E ALL’ASCOLTO DI QUESTO VIDEO ESAUSTIVO, ATTRAVERSO IL QUALE, DARE CONFERMA A CIO’ CHE LA VERA SCIENZA HA SEMPRE SPIEGATO, IN TUTTO QUESTO TEMPO, E FAR CAPIRE, A CHI SI E’ SCOPERTO TRI DOSATO PENTITO, CHE OCCORRE DARE UNO STOP A QUESTA CARNEFICINA, OPPONENDOSI A POSSIBILI NUOVE PROPOSTE DI INOCULAZIONE! AVETE CAPITO DI ESSERE CAVIE?

ECCO IL VIDEO ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

11 Febbraio 2022 – Redazione

Pasquale Stanzione, Garante della privacy, boccia la commistione tra Asl e Agenzia delle entrate nel controllo dei vaccinati. «Sarebbe più corretto che si limitasse a riscuotere le multe».

Consegnare al Fisco i dati sanitari dei singoli cittadini, nell’intento di far vaccinare tutti quanti contro il Covid, è un sistema che andrebbe evitato perché si presta a violazioni della privacy e abusi vari. È quanto ha ribadito ieri il presidente dell’Autorità garante della privacy, Pasquale Stanzione, in audizione presso la commissione Affari sociali della Camera dei deputati. In sostanza, l’Agenzia delle entrate e riscossione andrebbe coinvolta nel rapporto tra ministero della Salute e utente solo come ente chiamato a riscuotere le eventuali multe inflitte a chi viola l’obbligo vaccinale. E quindi senza poteri di accertamento e di accumulazione di dati sensibili, come le patologie che possono far venir meno l’obbligo di vaccinazione per chi ha più di cinquant’anni. In tutte le fasi diverse dalla riscossione, ha spiegato Stanzione, «l’intervento dell’Agenzia non appare legittimato».

Il Garante ha spiegato ai deputati i punti deboli delle ultime norme per fronteggiare l’emergenza della pandemia cinese, contenute nel decreto numero uno del 2022, con particolare attenzione al contestato green pass. La multa di 100 euro per chi ha più di 50 anni e non si vaccina, che diventa di 400 euro se si entra in un luogo dove è richiesto il certificato verde, al di là del merito pone evidenti problemi di protezione dei dati personali perché il governo di Mario Draghi ha affiancato alle Asl l’Agenzia delle Entrate, cui spetta di incrociare le tessere sanitarie con gli elenchi dei vaccinati. Un sistema che il «governo dei Migliori» ha copiato dalla Grecia (tendenza Sparta, più che Atene). Le sanzioni vengono irrogate dal ministero della Salute, guidato dall’inamovibile Roberto Speranza, ma la riscossione viene esercitata dall’Agenzia delle entrate, affidata a Ernesto Maria Ruffini.

In base al decreto legge in conversione, le Entrate sono quindi usate anche per l’accertamento delle esenzioni, con le Asl che mandano le prove ricevute dal cittadino all’Agenzia. E qui Stanzione, ex ordinario di diritto privato e membro dell’Unione giuristi cattolici, ha spiegato ai legislatori che «se il ruolo dell’Agenzia delle Entrate come agente della riscossione è comprensibile rispetto alla fase successiva all’avviso di addebito, che ha per espressa previsione valore di titolo esecutivo, meno giustificabile appare rispetto alla fase antecedente, della mera contestazione». Il Garante ha infatti osservato che nella fase della contestazione ci può essere un contraddittorio tra cittadino e Asl, «rispetto al quale l’Agenzia è estranea per funzione istituzionale e previsione normativa e, nonostante tale estraneità, quest’ente è comunque coinvolto in un trattamento di dati sensibili che rischia di risultare eccedente». In sostanza, il Fisco con le nuove «disposizioni urgenti» mette le mani su tutta una serie di dati relativi alla condizione vaccinale dei singoli, mentre sarebbe più corretto che si limitasse a riscuotere le multe.

Stanzione ha quindi suggerito ai deputati di cambiare le norme del decreto, quantomeno escludendo espressamente che nelle carte che l’Asl passa alla Riscossione compaiano «informazioni idonee a rivelare lo stato di salute dell’interessato e, in senso più ampio, dati ulteriori rispetto alla sola insussistenza dell’obbligo vaccinale o all’impossibilità di adempiervi».

Non solo, ma il Garante della privacy ha anche sottolineato che se l’Agenzia delle entrate deve proprio assumere questo ruolo un po’ invasivo sui vaccini, almeno dovrebbe essere indicata dalla legge come «responsabile del trattamento dei dati». In modo che, in caso di furti o sparizioni dei dati, il cittadino sappia almeno con chi prendersela. Anche se resta il fatto che, con la scusa del Covid, lo Stato ha creato l’ennesimo precedente pericoloso, ovvero la possibilità che il Fisco abbia accesso alle nostre cartelle cliniche.

di Francesco Bonazzi – La Verità

11 Febbraio 2022 – di Marzia MC Chiocchi – Fonte: Aleteia

Il vescovo di BERGAMO ha intrapreso tre azioni nei confronti di don Emanuele Personeni, per “scoraggiarlo” dall’idea di fare questo “pellegrinaggio” contro obbligo vaccinale e Green Pass in tutta Italia 

Linea dura del Vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, che e ntervuto sulla vicenda del prete definiti no vax don Emanuele Personeni, vicario parrocchiale di Mapello. Venerdì 11 febbraio, don Emanuele intraprenderà un cammino per diffondere e sostenere la propria posizione contro obbligo vaccinale e Green Pass. L’annuncio di questo “pellegrinaggio” tra le parrocchie d’Italia aveva sollevato diverse posizioni contrarie.

Il Vescovo di Bergamo ha intrapreso così tre azioni, scrive Bergamo News (10 febbraio): non condivide l’iniziativa e il cammino di don Personeni, nessuna parrocchia è autorizzata a concedergli spazi pastorali e lo solleva dall’incarico di vicario parrocchiale di Mapello. Il vescovo non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni.

COSI, INVECE DI OCCUPARSI DELLE ANIME, E DEI PROBLEMI SOCIALI CHE STANNO PESANTEMENTE COLPENDO TANTE PERSONE (O FRATELLI COME AMANO PONTIFICARE I SACERDOTI NELLE LORO OMELIE), BUONA PARTE DEL CLERO, PORTA AVANTI UNA GUERRA DI RELIGIONE VACCINALE, RIPORTANDOCI AL PERIODO STORICO DELLE CROCIATE DI MEDIEVALE MEMORIA, CHE PENSAVAMO ORMAI RELEGATE ALL’INTERNO DEI TANTI LIBRI DI TESTO SCOLASTICI, E CHE INVECE STA DIVENTANDO UN RICORSO TUTTO ITALIANO. PURTROPPO MOLTO DEL FANATISMO RELIGIOSO CATTOLICO E’ SOPRATUTTO DI NOSTRA ECCELLENTE ED ESCLUSIVA PRODUZIONE, CONVIVENDO TERRITORIALMENTE, DA SECOLI, CON UNO STATO TANTO PICCOLO QUANTO POTENTE: LA CITTA’ DEL VATICANO! PER QUESTO, IN ITALIA, LA CHIESA DOMINA, IMPONE, SI IMPICCIA ANCHE DI POLITICA. E CREDO CHE QUELLO CHE STO DICENDO SIA AMPIAMENTE DIMOSTRATO DALLA STORIA IN GENERALE E DA QUESTO PANDELIRIO IN PARTICOLARE! GIA’ IL SOMMO POETA DANTE ALIGHIERI SCRISSE FIUMI DI PAROLE SUL TEMA SACROSANTO DELLA NON INGERENZA TRA POTERE TEMPORALE E POTERE RELIGIOSO, MA CERTE ORECCHIE NON SEMBRANO AVER MAI VOLUTO SENTIRE.

La lettera di don Matteo

Un confratello della diocesi di Bergamo, don Matteo Cella, parroco di uno dei comuni “epicentro” della prima gravissima ondata di covid, Nembro, aveva invitato don Emanuele Personeni a non presentarsi in “pellegrinaggio” nella Val Seriana, dove la sua «crociata» sarebbe inaccettabile. Don Matteo lo aveva scritto pubblicamente in un post sul suo profilo Facebook

NOI LO RIPROPONIAMO A SEGUIRE PER EVIDENZIARE QUANTA ACREDINE CI SIA STATA NELLE PAROLE DI QUESTO “PRETE”⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

Don Emanuele Personeni, insieme a don Alessandro Nava e don Andrea Testa, sacerdoti di Ambivere, Mapello e Valtrighe, sono i tre sacerdoti definiti no vax della diocesi di Bergamo, finiti già da alcuni mesi nell’occhio del ciclone per aver propagandato le loro idee anti vaccino e anti green pass nelle rispettive comunità parrocchiali. E’ stato chiamato in causa anche il vescovo, che finora non si è ufficialmente pronunciato. Ed è stata sottoscritta, da alcuni cittadini, una petizione per il loro allontanamento (Prima Bergamo, 4 febbraio).

COMPLIMENTI AI PARROCCHIANI! MA VERAMENTE IL PADRETERNO HA BISOGNO CHE LE CHIESE SIANO FREQUENTATE DA FEDELI DI QUESTO TIPO?

Monsignor Giacomo Cirulli, 69 anni, pugliese di Cerignola, è vescovo delle diocesi di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo, nell’alto Casertano, che comprende un territorio di circa 140 mila abitanti per un totale di 116 parrocchie. L’8 gennaio scorso ha emanato un decreto con il quale, davanti alla recrudescenza della pandemia, ha proibito la distribuzione dell’Eucaristia da parte di sacerdoti, diaconi, religiosi e laici non vaccinati e ha sospeso, per il momento, tutte le attività pastorali in presenza. 

CARI SACERDOTI, VOI SIETE INDEMONIATI! E VORRESTE PREDICARE LA CARITA’ CRISTIANA! VI DOVETE VERGOGNARE! IL PROBLEMA E’ CHE L’ALTISSIMO E’ VERAMENTE MISERICORDIOSO, E VUOL BENE ANCHE A DEGLI IGNOBILI ESSERI COME VOI, CHE DI UMANO NON HANNO PIU NIENTE! QUANDO TUTTI QUESTO SARA’ FINITO, COME AVETE INTENZIONE VI RICICLARVI?

11 Febbraio 2022 – Redazione

L’Europa si mette alle spalle l’emergenza Covid. Almeno nelle nazioni più a Nord, quelle che per prime sono state colpite dalla quarta ondata del virus. Solo una settimana fa erano state Norvegia e Danimarca ad abolire obbligo di mascherine e di distanziamento sociale sostenendo come il Covid non fosse più «una malattia da allarme sociale». E cioè che il sistema sanitario non fosse più a rischio. Ora a seguirne l’esempio sono anche Gran Bretagna e Svezia. Mentre la Francia si appresta a rinunciare al Green pass nelle prossime settimane. Il premier britannico, Boris Johnson, parlando al Parlamento, ha annunciato che le leggi che in Inghilterra richiedono alle persone con Covid-19 di auto-isolarsi verranno revocate nell’arco di alcune settimane, ponendo fine a tutte le restrizioni legate alla pandemia. Johnson ha detto che se gli attuali trend incoraggianti continueranno gli obblighi di isolamento previsti per i positivi al Covid-19 potranno terminare un intero mese prima del previsto. Le regolamentazioni attualmente in vigore dovrebbero scadere il 24 marzo; secondo il nuovo obiettivo di Johnson potrebbero decadere il 21 febbraio.

Proprio quel giorno il primo ministro britannico presenterà il suo piano per convivere con il virus. Il mese scorso il governo conservatore britannico ha revocato la maggior parte delle restrizioni ancora in vigore per il coronavirus. In Inghilterra le mascherine non sono più obbligatorie ovunque, tranne che sulla rete di trasporti pubblici. Inoltre è stata annullata la necessità dei Green pass per entrare nei locali e accedere a eventi di grandi dimensioni. Anche la Svezia di fatto dichiara finita la pandemia con la decisione di non sottoporre più a tampone anche per persone che dovessero avere sintomi assimilabili a quelli del Covid. L’obbligo di test resta solo in caso di pazienti fragili con elevato rischio di peggioramento. La mossa, al via ieri, pone il Paese scandinavo in disaccordo rispetto al resto d’Europa, ma alcuni esperti ritengono che potrebbe diventare la norma visto che i costi per effettuare i test non superano i benefici dal momento che la variante Omicron sembra provocare effetti meno gravi e i governi iniziano a valutare di considerare il coronavirus al pari di malattie endemiche. A partire da ieri, quindi, solo gli operatori sanitari, gli anziani e i più vulnerabili avranno diritto al test molecolare gratuito se sono sintomatici, mentre al resto della popolazione verrà semplicemente chiesto di rimanere a casa se mostrano sintomi che potrebbero essere causati dal Covid-19. I test rapidi antigenici sono già disponibili per l’acquisto nei supermercati e nelle farmacie, ma i loro risultati non vengono segnalati alle autorità sanitarie. «Abbiamo raggiunto un punto in cui il costo dei test non è più giustificabile», aveva dichiarato questa settimana la capa dell’Agenzia svedese per la sanità pubblica, Karin Tegmark Wisell, all’emittente nazionale SVT. Sempre ieri la Svezia ha abbandonato i limiti sul numero di persone che possono raccogliersi agli eventi o nei ristoranti, i certificati di vaccinazione non possono più essere richiesti e gli orari di apertura ridotti di bar e ristoranti sono stati cancellati.

Una strada che presto potrebbe seguire anche la Francia. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, infatti, potrebbe essere revocato il pass vaccinale. Lo ha sottolineato il portavoce del governo francese, Gabriel Attal. «C’è un inizio di miglioramento negli ospedali e ci sono proiezioni che possono farci sperare che entro la fine di marzo o l’inizio di aprile la situazione negli ospedali sarà sufficientemente tranquilla da permetterci di revocare il pass vaccinale», ha detto Attal, aggiungendo che «abbiamo sempre detto che queste misure saranno revocate non appena la situazione sanitaria lo consentirà».

di Tommaso Carta – Il Tempo

11 Febbraio 2022 – Redazione

Dopo la dose booster di vaccino anti Covid ci sarà una quarta dose? “Non sarà una quarta dose, ma un richiamo che auspichiamo annuale” e “dovremo forse fraternizzare anche con quello”. Lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini, ospite di ‘Elisir’ su Rai Tre, rispondendo a una domanda sulla durata dell’immunità dei vaccini, sulla quale “il dato è molto a favore, confortante”, ha aggiunto.

UN UOMO DALLA VERA FACCIA TOSTA, PRIVO DI SCRUPOLI E BUGIARDO, CONSIDERANDO I VERI DATI MAI UFFICIALMENTE DIVULGATI DA AIFA SULLE REAZIONI AVVERSE, SEMPRE PIU’ NUMEROSE. DATI CHE, PER FORTUNA, CI SONO PERVENUTI ATTRAVERSO ALTRI CANALI!

Nei giorni scorsi il capo della strategia vaccinale dell’EmaMarco Cavaleri, avrva chiarito che “ci sono prove insufficienti da parte dei trial clinici o dal mondo reale a supporto di una raccomandazione sulla popolazione generale” di un “secondo booster”.

Magrini ha anche annunciato che il vaccino anti-Covid dell’americana Novavax “è in arrivo, dovrebbe arrivare il 24 di questo mese e cominciare ad essere disponibile. E’ un vaccino proteico, come quelli antinfluenzali. Sarà una piccola integrazione.