Chiude il 16% delle imprese: “Produrre è diventato antieconomico”. Confindustria molla Draghi?

06 Aprile 2022 – Redazione – di Giulia Burgazzi

Confindustria certifica il disastro economico e il macello: il 16% delle imprese ha chiuso o ha ridotto la produzione; un altro 30% è incamminato in quella direzione e la politica non sta aiutando le aziende. E’ la sostanza dell’intervento effettuato dal presidente Carlo Bonomi in un convegno svoltosi lunedì 4 a Torino. E  questa è la prima notizia.

La seconda notizia è la logica e conseguente esplicitazione: Confindustria non è per nulla contenta delle scelte operate dal Governo dei sedicenti migliori e non ha remore a farlo sapere. E dire che soltanto sette mesi fa l’assemblea di Confindustria accoglieva Draghi con una standing ovation…

Dunque Draghi ha perso l’appoggio degli industriali. Non ha certo conquistato quello della gente comune, che è alle prese con rincari folli e prospettive di razionamenti in uno scenario bellico. C’è da domandarsi quale sia il puntello che impedisce al GovernoDraghi  di cadere, quale sia il motivo del trattamento benevolo offerto dai grandi organi d’informazione. Ormai gonfia le sue vele solo il vento dell’ultra atlantismo e del sempre più diretto coinvolgimento dell’Italia nella guerra fra Russia ed Ucraina. E’ questo che da noi si vuole?

Carlo Bonomi afferma che la distruzione del tessuto produttivo italiano è dovuta al fatto che finora le filiere produttive hanno assorbito al loro interno i rincari di materie prime ed energia, ma che ormai è impossibile reggere ancora. Testualmente:

Produrre è diventato antieconomico

L’aria di smobilitazione produttiva è confermata da due elementi. Il primo sono le affermazioni di Guido Salerno Aletta, editorialista ed ex vicesegretario generale di Palazzo Chigi. Ha scritto su Facebook

La mia sensazione è che molti industriali italiani non vedano l’ora di chiudere bottega. Molte Aziende tirano avanti a stento, da anni [… e ora] hanno la scusa buona per mollare tutto. […] Non si può competere senza domanda interna sostenuta

Di “domanda interna sostenuta” non se ne vede proprio l’ombra, ora che a due anni di restrizione Covid si sono aggiunte le sanzioni alla Russia. Con la prospettiva, oltretutto, che l’Italia non paghi il gas in rubli e che la Russia chiuda conseguentemente il rubinetto. A quel punto come faremo? La risposta è il secondo degli elementi che conferma l’aria di smobilitazione produttiva.

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Distruggere la domanda interna significa spararci sui piedi(ma si potrebbe  indicare come bersaglio anche un’altra parte del corpo umano) per fare un piacere agli USA e sanzionare la Russia. Ma ce lo chiedono i mercati, ha detto Tarabella. E’ il nuovo “Ce lo chiede l’Europa”.

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