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04 Giugno 2022 – Redazione

La Russia sta finendo di sminare i porti di Berdyansk e Mariupol sul Mar d’Azov ed è pronta a offrirli per sbloccare l’export di grano dall’Ucraina. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista alla televisione pubblica Rossiya 24.

«I porti del Mar d’Azov – Berdyansk, Mariupol – sono sotto il nostro controllo, siamo pronti a garantire un’esportazione senza problemi, anche del grano ucraino, attraverso questi porti», ha detto il leader russo. «Stiamo finendo i lavori di sminamento», ha aggiunto, «il lavoro è in fase di completamento, creeremo la logistica necessaria, lo faremo». La notizia è riportata da Rai News.

Per un sicuro ritorno all’esportazione del grano, Putin ha invitato Kiev a rimuovere le mine dal territorio sotto il suo controllo e ha assicurato che la Russia non ne approfitterà per lanciare attacchi dal mare. «Le acque internazionali non sono un problema. Per favore, devono ripulire le mine e sollevare navi dal fondo del Mar Nero, che sono state deliberatamente affondate per rendere difficile l’ingresso in questi porti dell’Ucraina meridionale. Siamo pronti a farlo, e non approfitteremo della situazione di sminamento per lanciare un qualche tipo di attacco anche lì», ha dichiarato nell’intervista.

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09 Aprile 3022 – Redazione

“Non ci volteremo dall’altra parte. Nelle ultime settimane il governo ha stanziato nuovi fondi per aiutare i rifugiati ucraini a far fronte alle loro spese quotidiane dal cibo alle medicine, al materiale scolastico. In tutto, abbiamo stanziato circa 500 milioni di euro per sostenere gli ucraini che arrivano in Italia e 110 milioni in assistenza finanziaria per il governo ucraino”. Lo ha detto il premier Mario Draghi nel suo intervento in video all’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale “Stand up for Ukraine” a Varsavia.

L’Italia ha accolto a braccia aperte i profughi dall’Ucraina. Grazie al primo ministro Draghi e all’Italia per aver stanziato nuovi fondi per aiutarli a soddisfare i loro bisogni quotidiani. Questa è la solidarietà europea al suo meglio“.

610 milioni per l’Ucraina

Lo scrive in un tweet la Commissione europea accogliendo l’annuncio di 610 milioni di euro stanziati dal governo per sostenere Kiev e i rifugiati ucraini arrivato nel corso dell’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale ‘Stand up for Ukraine’ a Varsavia. https://www.rainews.it

CLICCATE SUL LINK PER VEDERE E ASCOLTARE LA DICHIARAZIONE DI DRAGHI ⤵️

https://twitter.com/EU_Commission/status/1512797386137128962?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1512797386137128962%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.imolaoggi.it%2F2022%2F04%2F09%2Fdraghi-stanziati-610-milioni-per-lucraina%2F

07 Aprile 2022 – Redazione

Il sindaco di Imperia Claudio Scajola non ha autorizzato la proroga dell’accensione di riscaldamenti ad aprile, come ‘sanzione’ alla Russia contro l’invasione dell’Ucraina. “Ho letto e ascoltato le richieste che sono giunte da alcuni cittadini e dai genitori di qualche alunno per prorogare l’accensione del riscaldamento anche nel mese di aprile“, spiega Claudio Scajola, sindaco di Imperia.

Non senza turbamento, comunico che non ritengo opportuno procedere in questa direzione. Appartengo a coloro che sospenderebbero l’acquisto di gas dalla Russia – precisa Scajola -, perché quei soldi sono utilizzati dal governo di Mosca per finanziare la guerra in corso. Per quanto è in nostro potere, cerchiamo almeno di limitarne l’uso il più possibile. Lo dico in maniera semplice e schietta, senza giri di parole, come sono abituato a fare: in Ucraina è in corso un massacro e davanti a questo non possiamo far finta di nulla – conclude -. Mettere un maglioncino, ad aprile e per qualche giorno, non penso che sia un così grande sacrificio. Diciamocelo con la sincerità che ci contraddistingue”. Lo scrive Euronews.

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1 Aprile 2022 – Redazione- FONTE: Byoblu

Ai tempi di Wikipedia riscrivere la storia a proprio piacimento è semplicissimo. È sufficiente entrare a fare parte dell’élite degli utenti autorizzati e si possono modificare eventi storici acclarati secondo i propri gusti personali.

Da “massacro” a “incendio casuale”

È quello che è successo alla pagina Wikipedia dedicata al rogo di Odessa, un evento che risale al 2 maggio 2014 e strettamente collegato all’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Bene fino a circa un mese fa Wikipedia fornivauna precisa versione dei fatti. Il rogo di Odessa veniva infatti definito come un massacro presso la Casa dei sindacati in Ucraina ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo.

È bastato un mese, inframmezzato dall’inizio delle ostilità tra Russia e Ucraina insieme ad un allineamento della stampa occidentale su posizioni anti russe, per far riscrivere la pagina Wikipedia sulla strage di Odessa. Ora la versione fornita dall’enciclopedia della Wikimedia Foundation è completamente diversa.

Adesso il rogo di Odessa non è più un massacro, ma un semplice incendio verificatosi presso la Casa dei sindacati a seguito di violenti scontri armati tra le fazioni di militanti filo russi e di sostenitori del nuovo corso politico ucraino che ha portato alla morte di 42 persone.

La nuova versione di Wikipedia in contrasto con le fonti ufficiali

Insomma secondo il nuovo corso dell’enciclopedia online sembra che l’incendio scoppiato alla casa dei sindacati di Odessa sia stato un evento casuale, scaturito non si sa bene per quale fenomeno: un po’ di vento? Un improvviso processo di autocombustione? O un fulmine che casualmente ha colpito proprio la casa dei sindacati?

Lascia stupefatti poi l’incredibile piroetta che Wikipediacompie nel descrivere i gruppi ucraini coinvolti negli scontri di Odessa. Da estremisti e neonazisti sono infatti diventati degli innocui sostenitori del nuovo corso politico ucraino. Una versione dei fatti decisamente in contrasto con quanto emerge da tutti i rapporti ufficiali sulla vicenda, compreso il report dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’ONU.

Secondo questo documento tra i gruppi ucraini c’erano diversi esponenti del partito politico Pravyj Sektor, che è anche un gruppo paramilitare dichiaratamente neonazista. Non solo. Secondo le ricostruzioni ufficiali i militanti filo russi, numericamente inferiori, si sono rifugiati all’interno della casa dei sindacati di Odessa e sono stati poi circondati dai gruppi ucraini. Sempre secondo le ricostruzioni, dai gruppi ucraini sono partiti diversi colpi di pistola contro l’edificio, nonché un fitto lancio di molotov.

Solo un ristretto gruppo può modificare la pagina

Le indagini non hanno ancora portato ad accertare la responsabilità dell’incendio al 100%, tuttavia non si può negare che un gruppo di filonazisti abbia preso d’assalto un palazzo con molotov e pistolettate, creando quindi tutti i presupposti per la morte di quelle 42 persone. Insomma una versione dei fatti evidentemente occultata dall’enciclopedia del web.

Ora la pagina Wikipedia dedicata al rogo di Odessarisulta bloccata, questo significa che le modifiche possono essere fatte solo dalla stretta cerchia di rollbacker, di utenti convalidati e autoverificati. Si tratta di un ristretto gruppo di persone, spesso nascoste dietro l’anonimato e generalmente scelte dagli amministratori. Ecco come la storia può essere oggi facilmente manipolata da una fondazione con sede a San Francisco.

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27 Marzo 2022 – Redazione

“Per l’amor del cielo, Putin non può rimanere al potere”. Le parole del presidente Usa Joe Biden a Varsavia innescano un caso sull’asse Washington-Mosca, mentre gli Stati Uniti ribadiscono l’intenzione di sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia e di difendere gli alleati Nato in caso di necessità. Le parole di Biden su Putin provocano l’immediata replica del Cremlino, che fa muro davanti a quella che interpreta come un’ingerenza: il presidente della Russia non può “essere deciso dal signor Biden”, dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “E’ solo una scelta del popolo della Federazione Russia”, aggiunge Peskov.

NEL VIDEO A SEGUIRE, ESTRAPOLATO DA TWITTER, ASCOLTATE BENE LE PAROLE PRONUNCIATE DA BIDEN, IL VERO REALE E SCHIFOSO GUERRAFONDAIO! ⤵️
“Sono stato io a suggerire di bombardare Belgrado. Sono stato io a suggerire di mandare dei piloti americani e far saltare tutti i ponti sul Danubio”.
Joe Biden, 1999

SE NON CONOSCETE L’INGLESE FATEVI AIUTARE NELLA TRADUZIONE ⤵️

https://twitter.com/doluccia16/status/1507433123184787456?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1507433123184787456%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fstopcensura.online%2Frussia-contro-biden-putin-macellaio-pensa-a-quello-che-hai-combinato-tu-in-jugoslavia%2F

Prima del discorso pronunciato a Varsavia, da Biden altre gaffe su Putin, definito in giornata “un macellaio”, “a butcher”.Anche in questo caso, replica immediata del Cremlino: Gli “insulti” del presidente degli Stati Uniti “restringono le possibilità” di un miglioramento dei rapporti tra Washington e Mosca, secondo quanto ha dichiarato alla Tass da Peskov. “È strano sentire le accuse contro Putin da parte di Biden, che chiese di bombardare la Jugoslavia e di uccidere le persone”.

19 Marzo 2022 – Redazione

L’attacco contro la struttura avrebbe provocato solo un ferito. La “sperata” strage dei media italiani, non c’è stata

L’attacco compiuto dalla Russia contro il teatro rifugio di Mariupol ha prodotto un solo ferito grave e nessun morto. Lo hanno riferito le autorità locali. In precedenza era stato comunicato che 130 persone erano uscite vive dalla struttura, bombardata da Mosca nonostante dall’alto fosse ben visibile la scritta «deti» («bambini»). Lo scrive Tgcom24.

Gli attacchi stanno diventando dei simboli della propaganda, che in questa guerra viene utilizzata  per far pressione sull’opinione pubblica internazionale. Subito dopo il bombardamento, infatti, l’Ucraina ha immediatamente denunciato un massacro di civili senza precedenti. Ma la Russia ha immediatamente replicato negando le accuse di aver colpito il teatro, e accusando a sua volta i soldati del battaglione Azov, gli ultranazionalisti ucraini, di essere gli autori della strage, compiuta per poi poter accusare Mosca in quella che è stata definita una «nuova sanguinosa provocazione, facendo saltare in aria l’edificio del teatro minato da loro». E la stessa Human Rights Watch ha chiarito di non poter escludere che nel teatro, o nelle vicinanze, ci fosse un obiettivo militare.

UDITE UDITE……HA CONFERMATO CHE SI TRATTA DI UNA COLOSSALE BUGIA, ANCHE LUCA TELESE, UNO DEI BALUARDI DEL MAINSTREAM! LEGGETE IL SUO POST ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

19 Marzo 2022 – Redazione

Dopo la vergognosa figura de La Stampa, che nella giornata del 17 marzo ha pubblicato in prima pagina una foto della strage di Donetsk (da parte ucraina su quella popolazione), accompagnata da articoli sull’assedio di Kiev, e che ha fatto il giro del mondo facendo pubblicamente indignare anche il Cremlino, il prof. D’Orsi, giornalista, storico e docente universitario, ha pubblicato il suo addio al giornale di cui è stato collaboratore da molti anni.

Scrive il prof. indirizzando la lettera a Massimo Giannini: «Gentile Direttore, ho collaborato alla Stampa per decenni, e sono stato allontanato, senza una parola, naturalmente, con l’arrivo di Molinari, giunto al giornale a portarvi il suo carico di sionismo e iperatlantismo (e già allora di russofobia)».

Continua D’Orsi: «Avevo sperato che un giornalista proveniente da “la Repubblica” come Lei, avrebbe compiuto uno sforzo di riequlibrare l’orientamento di questa testata a cui sono rimasto legato. Invece no. E i vostri servizi, se così vogliamo chiamarli, sulla guerra in Ucraina, lo dimostrano, in modo avvilente. Ma con la prima pagina di oggi il giornale da Lei diretto ha toccato il fondo della disonestà giornalistica: una immagine relativa alla strage compiuta due giorni fa dalle truppe governative di Kiev ai danni dei civili di Donetsk (14 morti), viene presentata in modo che il pubblico pensi che siano stati i russi cattivi. Siamo oltre ogni artefizio giornalistico, lo lasci dire a uno che è iscritto all’Ordine dal 1971, e che ha avuto nel 2021 la targa d’argento come veterano del giornalismo piemontese. Uno che è stato allievo di Norberto Bobbio, e oltre ad aver insegnato per più di 40 anni all’Università, ha lavorato per le maggiori testate italiane, e anche qualche testata straniera, pubblicando molte centinaia di articoli».

Scrive D’Orsi: «Mi aspetto che il giornale domani, con lo stesso rilievo faccia una formale autocritica e spieghi, come e quando e da chi ha ricevuto la foto, chi ne sia l’autore, come la foto è giunta a voi (e se avete i diritti di utilizzo), e in quale situazione è stata scattata. Aggiungo che tutta l’impaginazione, dai titoli dei commenti tutti a senso unico, fino al pezzo che vorrebbe essere sarcastico su Luciano Canfora, e che fa ridere solo chi l’ha scritto, è a di poco inquietante».

Conclude la lettera: «State spingendoci verso la terza guerra mondiale, consapevolmente o meno. La storia non vi ha proprio insegnato nulla. Che pena. Segnalerò comunque l’episodio all’Ordine. E smetterò di comprare, ovviamente, il Suo giornale. Prof. Angelo D’Orsi, Università di Torino».

CHI E’ IL PROF. ANGELO D’ORSI

Angelo d’Orsi è uno storicogiornalista e accademicoitaliano. Fa parte di diversi comitati scientifici di riviste e ha fondato alcune collane editoriali e alcune riviste: Nuova Sinistra. Appunti torinesi (1971-1974), Nuvole (1991, da cui poi si è allontanato), Quaderni di Storia dell’Università di Torino (1996-2001), Historia Magistra. Rivista di storia critica(2009 – in corso), Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci (2015-in corso). Ha inoltre fondato FestivalStoria (2003, 1ª edizione 2005). Ha collaborato con diverse testate giornalistiche (Il Sole 24 ORECorriere della SeraLa StampaQuotidiano dei lavoratoriil Fatto Quotidiano). In vista delle elezioni comunali di Torino del 2021è stato il Candidato Sindaco.

13 Marzo 2022 – Redazione – di Pino Arlacchi – Articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano dell’11 marzo

Il delirio bellicista e antirusso dei media europei deve certo preoccupare, ma non oltre un certo punto. State certi che gli stereotipi apocalittici del tipo “Il mondo non sarà più quello di prima”, “La più grande crisi dopo il 1945”, “Sull’ orlo della terza guerra mondiale” non dureranno a lungo. Verranno dismessi non appena si profilerà un nuovo Grande Nemico al posto di Putin e della Russia.

Non è questione di geopolitica. O di valori e di passioni. Ma di interessi. Gli interessi dell’industria della paura che semina panico e rancore allo scopo di vendere copie ed alzare ascolti. Un’industria subdola, alleata di quella militare, soprattutto americana, che va in giro per il mondo in cerca di nemici mortali da combattere.

Parliamo di una macchina mediatica che si nutre di calamità reali da gonfiare fino all’ inverosimile, vedi Covid, per poi sgonfiarle e passare ad altro. Parliamo di un vento mercenario che trasforma crisi limitate in disastri soffiando sul fuoco della guerra e delle armi, vedi Russia-NATO-Ucraina. Parliamo di un esercizio di cinismo informativo che monta e smonta allarmi epocali senza dare spiegazioni, vedi terrorismo islamico e conflitti mediorientali.

E’ da qui, dal recente declino delle guerre in Medioriente, e dal parallelo calo degli attentati terroristici, che bisogna partire per capire le ragioni più nascoste della guerra in corso.

Il partito della paura ha due forze motrici: l’industria mediatica e quella della sicurezza. Entrambe hanno ridotto in schiavitù la politica organizzata. Dopo l’11 settembre 2001 i temi dominanti della fabbrica del panico sono stati la guerra al terrorismo ed ai regimi mediorientali nemici delle cosiddette democrazie liberali. Gli Stati Uniti e gli europei tramite la NATO hanno condotto una serie di guerre tanto sanguinose quanto disastrose negli esiti: in Iraq si è sterminato quasi un milione di persone per installare un governo…filo-iraniano; in Afghanistan si è stati sconfitti da un’armata di straccioni, e in Siria, dopo aver promosso una guerra civile da mezzo milione di morti, è rimasto al potere Assad.

Il tutto con l’entusiastico sostegno dei mezzi di comunicazione e dei produttori di armamenti schierati a difesa della democrazia e della libertà.

Nel 2016 Trump ha preso atto del fiasco ed ha iniziato un ritiro delle truppe occidentali concluso da Biden con la fuga dall’ Afghanistan. I profeti di sventura preconizzavano un’impennata della violenza, del caos e dei conflitti. Si è verificato l’esatto opposto. Venuta meno la causa scatenante, che era l’intervento occidentale, vittime e attentati terroristici si sono ridotti di oltre la metà, e continuano a ridursi in Medioriente e nel resto del mondo. Tra Siria ed Irak, la riduzione delle vittime supera il 90%, e il principale problema dell’Afghanistan oggi è la fame e non più la guerra.

Gli sventurologi erano in ansia. Il mondo rischiava di diventare più sicuro, e il loro business poteva soffrirne malamente. Declinato il grande scontro di civiltà, dove trovare il nuovo Satana da sconfiggere per salvare appalti, lettori e ascoltatori?

La lotta all’ immigrato ha funzionato poco, perchè è andata a beneficio del solo complesso mediatico e dei partiti populisti, lasciando a secco la componente militare ed i partiti di governo. La lotta alla criminalità aveva una sua potenzialità, ma è stata ostacolata dall’ improvvido declino, soprattutto in Europa, della violenza criminale.

L’ arrivo inaspettato del Coronavirus è stata la classica manna, ma è durato solo un paio di anni.

Finchè non è arrivato Putin con la sua guerra sciagurata contro l’Ucraina che sembra fatta su misura dell’industria della paura, e della paga dei soldati à la Riotta. I politici scadenti dell’UE ora non sanno come affrontare una crisi molto meno grave di quella dei missili a Cuba che nel 1962 ci ha portati davvero a un soffio dalla guerra nucleare. Ma allora c’erano in scena statisti come Kennedy e Krusciov, e l’industria della paura non era così potente.