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30 Marzo 2023 – Redazione – Le fonti in fondo all’articolo

Fibromialgia: che cos’è?

La fibromialgia è una malattia caratterizzata da un dolore cronico muscoloscheletrico diffuso, sonno non riposante, stanchezza, mal di testa, scarsa memoria, difficoltà di concentrazione, parestesia e una limitazione generale nelle funzioni sociali e lavorative.

La gravità del dolore è generalmente più costante di altre forme, può comparire e andare via rapidamente, o spostarsi a varie parti del corpo peggiorando al tatto. Per esempio, alcuni pazienti fibromialgici sentono il contatto con i propri abiti, soprattutto se stretti, come doloroso.


Incidenza

La fibromialgia è il secondo disturbo più osservato dai reumatologi, con un’incidenza sul 2% della popolazione negli Stati Uniti e l’1,4% in Francia. Sono colpite soprattutto le donne di mezza età: l’incidenza è del 3,1% tra le donne e dello 0,5% tra gli uomini. La percentuale dei malati aumenta con l’età e la diagnosi è più comune nelle persone tra i 60 e i 79 anni. L’incidenza della malattia è maggiore nelle famiglie con parenti malati fibromialgia con un rischio 8,5 volte maggiore.


Diagnosi


La diagnosi di fibromialgia si fa sulla base di criteri specifici dell’American College of Rheumatology e dopo l’esclusione di altre possibili condizioni. Prima di prendere in considerazione la patologia si effettua un approfondito esame fisico e neurologico, un’esame della funzione tiroidea, e la diagnosi si stabilisce in
presenza di dolore diffuso per un periodo di almeno tra mesi:

1. In 11 dei 18 punti di dolore

2. o in presenza almeno di 4 dei seguenti sintomi:
– stanchezza generalizzata
– mal di testa
– disturbi del sonno
– problemi neuropsichiatrici
– parestesie (NUMBNESS e/o TINGLING)
– sindrome dell’intestino irritabile


Co-morbidità

Alcune patologie si presentano insieme alla fibromialgia tra cui l’osteoartrite, patologie autoimmunitarie, lupus, sindrome da stanchezza cronica, emicrania, sindrome dell’intestino irritabile, disturbi del sonno, disturbi dell’umore, disturbi neuroendocrini e ipotiroidismo.

I sintomi non specifici più diffusi sono:

  • Mal di testa ricorrenti 47%
  • Artrite 46%
  • Spasmi muscolari 46%
  • Problemi di equilibrio 45%
  • Sindrome dell’intestino irritabile 44%
  • Dolori diffusi 44%
  • Stanchezza cronica 40%
  • Depressione 40%
  • Ansia 38%
  • Problemi sinusali 37%
  • Disturbi ai denti 32%
  • Sindrome delle gambe senza riposo 32%
  • Acufeni 30%
  • Dolore alla mascella 29%
  • Problemi alla vescica 26%
  • Rash cutanei 25%.


Cause

La causa della fibromialgia non è ancora compresa a pieno, ma si pensa che ci siano anomalie nel sistema sensoriale periferico e centrale; queste potrebbero essere scatenate da infezioni virali, dal morbo di Lime, dall’epatite e da cambiamenti ormonali ed endocrini, da farmaci, vaccini e da trauma fisico.

La sensibilizzazione del sistema nervoso centrale porta a cambiamenti funzionali che abbassano la soglia del dolore, aumentano i campi recettivi nervosi e l’eccitabilità dei neuroni spirali. Quando parte la sensibilizzazione centrale, serve solo un minimo stimolo per aumentare la risposta al dolore e mantenere lo stato di dolore cronico.


Spect scan

Con la tomografia computerizzata ad emissione singola di fotoni (spect) è stata trovata nei pazienti fibromialgici un’alterazione nella perfusione cerebrale associata alla gravità dei sintomi. Un altro studio basato sulla Spect ha scoperto che giovani donne con fibromialgia mostravano un’assimilazione significativamente più alta in percentuale del nucleo condotto destro e sinistro. .

Proteina Gi

La proteina Gi funziona meno del normale nella fibromialgia ed è inalterata nel dolore neuropatico, nell’artrite reumatoide e nella ostroartrite. I pazienti fibromialgici, peraltro, mostrano livelli basali di CAMP più alti rispetto al gruppo di controllo.


Neurotrasmettitori

Nel flusso cerebrospinale dei soggetti con fibromialgia sono stati scoperti livelli ridotti di dopamina, di norepinefrina e di serotonina. La dopamina è un importante trasmettitore (messaggero) che facilita alcune funzioni cerebrali critiche. Un disequilibrio dei livelli di dopamina può causare una disfunzione cerebrale e una malattia. Studi mostrano un’associazione tra fibromialgia e una disfunzione della neurotrasmissione dopaminica che produce un ridotto metabolismo della dopamina nell’ambito dell’origine nervosa del dolore.

La serotonina inibisce il rilascio della sostanza P e di altri neurotrasmettitori che elaborano il dolore. I livelli elevati di sostanza P cerebrospinale rilevata nei pazienti con fibromialgia possono essere correlati alla riduzione di serotonina (33, 34). I pazienti fibromialgici sentono la pressione e gli stimoli allo stesso livello dei gruppi di controllo.


Fattori ambientali

Vari fattori di stress, come infezioni virali, trauma fisico e l’esercizio, possono dare inizio e scatenare la fibromialgia. Una malattia o un danno di origine ambientale possono danneggiare il sistema nervoso che rilascia la corticotrapina e che attiva il sistema nervoso simpatico e riduce la funzione immunitaria cellulare. I fattori ambientali possono scatenare lo sviluppo di disturbi cronici del dolore negli individui con predisposizione genetica.

L’intolleranza a certi alimenti e a certe sostanze è correlata alla fibromialgia. Alcuni studi hanno trovato un miglioramento dei sintomi con la dieta chetogenica.

La fibromialgia può essere correlata anche ad uno stato infiammatorio cronico che parte da problemi intestinali.

A tal proposito si consiglia di leggere il libro “Alimentazione antidolore” di Jaqueline Lagacé, che parla proprio della risoluzione di patologie dolorose e infiammatorie attraverso un’alimentazione volta ad abbassare l’infiammazione cronica.

La ricerca scientifica ha trovato che le persone con fibromialgia possono stare molto meglio con un’alimentazione chetogenica che serve proprio a ridurre l’infiammazione.


Terapie

I farmaci da soli non hanno generalmente effetto per la Fibromialgia. L’American Pain Society Fibromyalgia Panel, infatti, raccomanda un approccio multidisciplinare per il trattamento della malattia. La Fibromialgia può essere trattata usando sia la medicina convenzionale che alternativa per migliorare i sintomi e generalmente è utile educare il paziente, fare esercizio fisico, fisioterapia, integratori e terapia farmacologia. .

I pazienti possono anche avere giovamento dall’assistenza sociale, dall’educazione riguardo la malattia, dai gruppi di supporto, dal miglioramento del sonno, dall’aiuto della famiglia, dal riposo, dall’adozione di uno stile di vita sano che eviti l’esposizione a sostanze chimiche (fragranze, pesticidi, ecc.) e il fumo di sigaretta e l’alcol. Uno studio spagnolo del 2020 ha trovato che tecniche di rimodulazione del sistema nervoso centrale, come il Programma Gupta, aiutano a ridurre significativamente i sintomi riducendo anche alcuni fattori di infiammazione nervosa.

Fonte: info amica.it

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FONTE: Andrea Zambrano (La Nuova Bussola Quotidiana)

Li hanno presi per nevrotici imbottendoli di ansiolitici, ma il loro dolore è vero. Nell’aggiornamento sulla farmacoviglanza del Comirnaty, l’EMA per la prima volta inserisce quasi 22mila casi di parestesie come possibile correlazione post vaccino. Sono i “misteriosi” bruciori riferiti da moltissimi – soprattutto donne – che in questi mesi hanno avuto la vita sconvolta e sono stati ignorati senza una diagnosi. Il patologo Bellavite alla Bussola: «Riconoscimento importante per accertare l’evento avverso, ora bisogna cercare le cause di questi sintomi per capire se sono di natura vascolare o neurologica». 
– DECESSI E RICOVERI: I NUMERI NON TORNANO di Nando Sanvito

Nell’ultimo aggiornamento sulla sicurezza vaccinale del 6 ottobre scorso, l’EMA ha riferito tra le reazioni avverse per il vaccino Comirnaty di Pfizer anche i casi di parestesie. In particolare, come scritto nella scheda redatta dal Comitato di valutazione rischi per la farmacovigilanza(PRAC) sono stati segnalati quasi 22mila casi di parestesie e ipoestesie su circa 1 miliardo e 220mila dosi somministrate nel mondo del vaccino Pfizer. La scheda riferisce che si tratta di casi segnalati spontaneamente che riguardano sospetti effetti correlati anche se «non necessariamente relativi o causati dal vaccino».

Il 75% di queste segnalazioni, però, riferiscono di una comparsa dei sintomi il giorno dopo la vaccinazione. In ragione di questo, il PRAC ha detto che le parestesie «dovrebbero essere aggiunte alle informazioni sul prodotto come effetti collaterali di Comirnaty».

Si tratta di un’informazione che apre uno squarcio importante sulla condizione di tante persone che da mesi lamentano reazioni avverse e dolorose al vaccino e non diagnosticate: bruciori, sensibilità alterata dei nervi, degli arti, dolori diffusi. In questi mesi la Bussola ha raccontato le storie delle tante – soprattutto donne – le quali, dopo aver fatto il vaccino, si sono ritrovate la vita sconvolta da questo tipo di sintomi invalidanti, col timore che siano permanenti.

Oggi le loro storie sono diventate il Comitato Ascoltami (QUI la pagina Facebook), che chiede di essere preso sul serio dai medici ai fini anzitutto di ottenere una diagnosi sul loro disturbo. Per la verità, un grosso ascolto non l’hanno ancora ottenuto, salvo alcuni servizi televisivi di Marianna Canè della trasmissione Fuori dal Coro condotta da Mario Giordano, che ha dato loro voce cercando di rompere quel muro di omertà che impedisce a questi malati speciali di essere considerati tali, diagnosticati e curati.

Fino a ieri l’assenza di un qualunque riferimento negli atti degli enti regolatori, Aifa e Ema in primis, ha sempre inibito, infatti, qualunque iniziativa medica per arrivare a una diagnosi vaccino-correlata. Come a dire: questi sintomi non sono riportati in letteratura, dunque scordatevi qualunque tipo di riferimento al vaccino. Il refrain che molte si sono sentite ripetere è stato «esclusa correlazione» o al massimo, «non posso escluderla, ma non mi azzardo a dirlo». 

Ebbene: pur trattandosi di “appena” 22mila pazienti nel mondo su più di un miliardo, e per giunta su segnalazioni spontanee quindi sottostimate, questi casi oggi esistono, sono segnalati e sono riferiti. È un segnale inequivocabile che ogni medico che visita questi pazienti, ora può basarsi su una “pezza d’appoggio” per poter ricondurre una diagnosi al vaccino.

In questo modo potrebbe cominciare il secondo step, quello dell’indagine sulle cause di queste parestesie, che sono disturbi della sensibilità o sofferenze di tipo irritativo delle fibre nervose sensitive, quasi sempre di tipo infiammatorio. La letteratura medica associa le parestesie – ad esempio formicolio, punture di spilli, bruciore, scossa elettrica, parte addormentata – a numerose malattie. Si tratta di un elenco sterminato per gravità e portata che, viene circoscritto prevalentemente a due macroaree: quella neurologica e quella vascolare.

Prof. Paolo Bellavite

«La parestesia è sicuramente un sintomo da non sottovalutare – spiega alla Bussola il professor Paolo Bellavite (in foto) – soprattutto se intensa e dura nel tempo. In generale, può dipendere da varie alterazioni dei tessuti, come ad esempio da problemi vascolari (di minore circolazione) o neurologici. Queste patologie si curano tanto meglio quanto prima sono riconosciute».

Secondo Bellavite, l’inserimento di queste parestesie tra le reazioni avverse nel vaccino è importante – al pari delle miocarditi e delle trombocitopenie già riportate – per andare a completare il quadro degli elementi che servono per arrivare a una correlazione da vaccino.

«Nell’algoritmo OMS che valuta le reazioni avverse ci sono tre passaggi: la ricerca di altre cause per la malattia (QUIBellavite aveva contestato proprio questo aspetto troppo limitante ndr), il secondo step è legato a una plausibilità biologica che spieghi il meccanismo per cui il vaccino possa aver sviluppato questi sintomi: un’infiammazione di un nervo è un plausibilità».

Ma perché si possa concludere il quadro degli elementi a disposizione, oltre alla coincidenza temporale con la somministrazione del vaccino, serve un riferimento alla letteratura scientifica. Ed è questo il terzo passaggio indispensabile per poter elaborare una vaccino-correlazione: «L’OMS impone la ricerca in letteratura di casi segnalati di quella specifica malattia. Se fossimo di fronte al primo caso al mondo, sarebbe difficile sostenere che potrebbe essere stato il vaccino.

Ebbene: il fatto EMA abbia incluso e riconosciuto le parestesie come sospetto evento avverso, è indice che questo terzo passaggio non può più essere invocato come una stranezza o una semplice coincidenza. È un riferimento utile a livello clinico per arrivare a una diagnosi perché le schede EMA fanno letteratura».

Dunque, è il caso di dire che le tante persone che vagavano nel buio, tra visite specialistiche e esami spesso negativi, possono finalmente chiedere di ricevere un trattamento più approfondito di quello che spesso molte di loro hanno ricevuto, a base di tranquillanti e ansiolitici. 

«Ci prendono per pazze», era il loro grido di allarme. Adesso ascoltarle è un imperativo, campagna vaccinale permettendo perchè il riconoscere questi disturbi che possono essere anche invalidanti, soprattutto se non curati subito, può mandare in crisi la narrazione sbilanciata del rapporto rischi/benefici che ha spinto indiscriminatamente alla vaccinazione di massa.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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