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‘MAGGIO 2022’ Category

14 Maggio 2022 – Redazione

Lo ha detto davvero, Raffaele Donini assessore alla sanità della regione Emilia Romagna ha affermato : “Insieme al Governo bisognerà studiare il modo di «piazzare» le scorte di vaccini anti-Covid non utilizzati «prima che scadano»”.

Raffaele Donini, assessore alla Sanità e coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni, in Fiera a Bologna a margine dell’inaugurazione di Cosmofarma 2022 ha dichiarato: “Le scorte ci sono anche in ragione della somministrazione della quarta dose, che è in corso, peraltro l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia come numero di vaccinazioni,anche se non si stanno vaccinando in tantissimi”. Ecco il problema. D’altro canto hanno già prorogato la scadenza dei vaccini proprio per aggirare l’ostacolo, Pfizer ha infatti già ottenuto dall’ente regolatorio la proroga della scadenza del proprio vaccino a 12 mesi.Se non avesse ottenuto questa proroga molte fiale (circa 400mila) sarebbero state da buttare via questa primavera.

I rapporti di Airfinity e dell’Associazione dei produttori farmaceutici parlano di 2,4 miliardi di dosi ferme nei frigoriferi. Le somministrazioni nel mondo intanto raggiungono il minimo. E nemmeno l’Africa riesce a utilizzare fiale che spesso arrivano a ridosso della scadenza e devono essere scartate.

Per non parlare del famoso Novavax ( era quello destinato i no vax -LOL-), da febbraio in Italia ne sono arrivati un milione di dosi: 36mila quelle somministrate, nove mesi la sua durata. Se a gennaio nel nostro paese sono state fatte 4,6 milioni di iniezioni, tra il 4 e il 10 aprile eravamo a 176mila.

Ma Donini ha la soluzione :”Queste scorte, in accordo col governo, dovranno essere collocate in qualche modo nella migliore condizione prima che scadano. O impegnate nelle regioni che hanno numeri inferiori o in Paesi, come è già stato fatto in passato, in cui la vaccinazione non è certo al livello dell’Italia”.

Per quanto riguarda invece il prossimo autunno, aggiunge l’assessore: “Attendiamo la fornitura, immagino da settembre-ottobre, dei nuovi vaccini che possono essere più attagliati anche alle nuove varianti. Poi saranno il governo, il Ministero, l’Istituto superiore di sanità e la comunità scientifica nel suo complesso a dirci se questa vaccinazione andrà estesa a tutti, come quella precedente, o se dovremo concentrarci sulle persone più vulnerabili o su quelle da una certa età in su”, conclude magistralmente Donini.

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13 Maggio 2022 – Redazione – di Alessandro Rico ( La Verità)

Confondono la media con la tendenza oppure mescolano le fasce d’età. Ma il caso dei 480 decessi in più di giovani (in maggioranza maschi) esiste. Effetto del vaccino? Non si può affermare. Ma neppure escludere.

Nel 2021 sono morti quasi 500 giovani in più del «normale». Come mai solo l’Oms se n’è resa conto? Sì, le notizie sui malori e sulle morti improvvise dei ragazzini, in Italia, si moltiplicavano. Ma magari è solo perché, per i siti Internet, erano «clic» facili. Magari, il fenomeno è sempre esistito e nessuno gli dava peso. Rilevare, a livello statistico, l’extra mortalità nella fascia d’età 0-39 anni, è un lavoro decisamente più complicato che scartabellare le cronache sui giornali. E osservando i dati si può essere tratti in inganno – o, viceversa, i dati possono essere presentati in modo da ingannare chi li guarda.

Prima ricapitoliamo i fatti. Tra maggio e novembre dello scorso anno, in Italia, sono morti 480 under 40 di troppo, rispetto a quelli che sarebbe stato ragionevole aspettarsi, in base alle tendenze dei dieci anni precedenti. Si tratta di un aumento di circa il 7%. Da dove lo si evince? Da una tabella dell’Oms, che registra la differenza tra le vittime attese nel periodo della pandemia e quelle che sono state effettivamente registrate. In totale, 894 ragazzi e ragazze, cui bisogna sottrarre quelli certamente morti per (o con) il Covid e quelli stroncati dall’incremento degli incidenti stradali, seguito al lockdown. Alla fine, viene fuori che, di 480 di loro, s’ignora il motivo del decesso. Sappiamo che ci sono più morti di quelli che avremmo dovuto contare, ma non sappiamo perché. Qui entriamo, pertanto, nel campo delle ipotesi.

Il deputato leghista, Claudio Borghi, sospetta che un ruolo l’abbia avuto la campagna vaccinale. L’anomalia, in effetti, inizia in concomitanza con l’allargamento alla platea dei più giovani delle iniezioni e riguarda segnatamente i maschi, più esposti agli effetti collaterali cardiaci dei farmaci a mRna. È il motivo per il quale parliamo di morti «dopo» il vaccino e non «a causa» del vaccino: la coincidenza cronologica è assodata; il rapporto di causalità va verificato. Tant’è che il professor Antonello Maruotti, ordinario di statistica all’Università Lumsa di Roma, rimane più prudente: «Non conosciamo la causa della morte di quelle persone: le rilevazioni Istat si fermano a giugno 2020. Tuttavia, essendosi invertita la tendenza alla diminuzione dei decessi in quella fascia d’età, che era rimasta costante dal 2011 in poi, è lecito interrogarsi, finché le cause non saranno rese note». E noi ci siamo interrogati. Anzi, abbiamo interrogato il professor Alessandro Capucci, cardiologo dell’Università Politecnica delle Marche. È possibile, abbiamo chiesto, che una miocardite da vaccino, asintomatica, uccida all’improvviso un paziente apparentemente sano? «È possibile. Alcune miocarditi provocano aritmie ventricolari, che possono sfociare in fibrillazioni e poi arresti cardiaci». E l’esito infausto si verifica per forza a ridosso dell’inoculazione? «No: nelle miocarditi, parte delle cellule muscolari viene sostituita da tessuto fibrotico. Questo processo può innescare aritmie mortali a distanza di mesi, financo di anni. Perciò, chi sostiene che le miocarditi da vaccino sono benigne, dice qualcosa che attualmente è inverificabile». Insomma, non abbiamo prove, ma qualche indizio sì: un cuore potrebbe collassare a distanza di settimane dalla puntura a mRna. E noi saremmo indotti a credere che tra i due accadimenti non ci sia «nessuna correlazione».

Veniamo quindi al primo, meno raffinato «trucco», con il quale i numeri sull’extra mortalità, altrimenti inquietanti, vengono mascherati. Per i confronti, ad esempio, si potrebbe utilizzare la media dei decessi negli anni precedenti. Ma a noi non interessa sapere quanti under 40 sono morti in media dal 2011 in poi. Il punto è che, fino al 2020 compreso, in quella classe d’età, i decessi erano in regolare calo. Nel 2021, al contrario, sono tornati ad aumentare. Perché? È questo il mistero sul quale va fatta luce.

Il secondo elemento di confusione è più raffinato. Se si osservano i dati aggregati, si scopre che, nel 2021, rispetto all’anno precedente, i morti in Italia sono diminuiti: da 664.623 a 638.513. Grazie ai vaccini, dedurrà qualcuno. Può darsi. I picchi pandemici continuavano a susseguirsi e il vaccino avrà protetto i soggetti più a rischio. Falso allarme, quindi? Neanche per sogno.

Di nuovo: non ci interessa sapere quanti italiani in totale abbiano perso la vita tra maggio e novembre 2021, bensì quanti siano i dipartiti under 40. Il dato complessivo nasconde l’eccesso di mortalità nei più giovani, forse anche per via del cosiddetto effetto harvesting(letteralmente, «mietitura») sugli anziani. Proviamo a semplificare. Mettiamo che, se la natura avesse fatto il suo corso, sarebbero morti 100 ultraottantenni nel biennio 2020-2021: 50 nel primo e 50 nel secondo anno. A marzo 2020, però, è arrivato il Covid e si è portato via subito tutti e 100 i nonnini. L’anno seguente, non registreremo più 50 deceduti tra gli over 80. Così, se anziché nessun quarantenne, ne morissero altrettanti, conteremmo lo stesso i 50 morti totali che ci aspettavamo. E l’eccesso di mortalità tra i più giovani verrebbe compensato dal calo di mortalità tra gli anziani.

Ribadiamo: non si sa se il vaccino c’entri qualcosa. Quei 480 under 40 saranno morti in fabbrica, o colpiti da fulmini, o annegati. Frattanto, non sarebbe male se chi di dovere indagasse. Borghi riferisce alla Verità di aver spedito delle Pec all’Iss come deputato della Repubblica e di aver tentato un accesso agli atti. Buchi nell’acqua. «L’unico modo per andare a prendersi i documenti con le cattive, sarebbe istituire una commissione parlamentare d’inchiesta. Ma la legislatura è in scadenza: per adesso è impensabile». E i magistrati? Sono troppo impegnati ad aprire fascicoli sui crimini di guerra dei russi in Ucraina?

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05 Maggio 2022 – Redazione

 

UN GIORGIO GABER TARGATO ANNI ‘70 CHE AVEVA GIÀ CAPITO TUTTO NELLA SUA STREPITOSA LUNGIMIRANZA. IN QUESTO SKETCH TELEVISIVO UN’ ANALISI PUNGENTE DEL PIANETA AMERICA E DELLE SUE CONTRADDIZIONI ⤵️

https://youtu.be/fblWxEfclyQ

A noi ci hanno insegnato tutti gli americani

Se non c’erano gli americani, a quest’ora noi eravamo europei

Vecchi, pesanti, sempre pensierosi

Con gli abiti grigi e i taxi ancora neri

Non c’è popolo che sia pieno di spunti nuovi come gli americani, e generosi

Gli americani non prendono mai, dànno, dànno

Non c’è popolo più buono degli americani

I tedeschi sono cattivi

È per questo che le guerre gli vengono male

Ma non stanno mai fermi, ci riprovano

Ci hanno il diavolo che li spinge: dai, dai

Intanto dio fa il tifo per gli americani

E secondo me ci influisce

Non è mica uno scalmanato qualsiasi, dio, ci influisce

E il diavolo si incazza. Stupido, prende sempre i cavalli cattivi

Già, ma non può tenere per gli americani

Per loro le guerre sono una missione

Non le hanno mai fatte per prendere, per dare

C’è sempre un premio per chi perde la guerra

Quasi, quasi conviene:

“Congratulazioni, lei ha perso ancora!…” E giù camion di caffè

A loro gli basta regalare

Una volta gli invasori si prendevano tutto del popolo vinto

Donne, religione, scienza, cultura

Loro, no

Non sono capaci

Uno vince la guerra, conquista l’Europa e trova lì una lampada Liberty

Che fa? Il saccheggio è ammesso, la fa sua, no

Civilizzano loro, è una passione

E te ne mettono lì una al quarzo: tutto bianco

E l’Europa, con le sue lucine colorate

I suoi fiumi, le sue tradizioni, i violini, i valzer

E poi luce, e neon, e colori, e vita

E poi ponti, autostrade, grattacieli, aerei, chewin gum

Non c’è popolo più stupido degli americani

Strangers in the night

Exchanging glances, wond’ring in the night

What were the chances, we’d be-

La cultura non li ha mai intaccati

Volutamente. Sì

Perché hanno ragione di diffidare della nostra cultura

Vecchia, elaborata, contorta

Certo, più semplicità, più immediatezza

Loro creano così. Come cagare

A whop bopa-a-lu a whomp bam boo

Tutti-frutti, oh Rudy

Tutti-frutti, oh Rudy

Non c’è popolo più creativo degli americani

Ogni anno ti buttano lì un film, bello, bellissimo

Ma guai se manca un po’ di superficialità necessaria

Sotto sotto c’è sempre un po’ il western

Anche nei manicomi riescono a metterci gli Indiani

È questa è coerenza

Gli americani hanno le idee chiare sui buoni e sui cattivi

Chiarissime, non per teoria, per esperienza

I buoni sono loro

E ti regalano une scatole di sigari, cassette di whisky

Navi, sapone, libertà, computer, abiti usati squali

A me l’America non mi fa niente bene

Troppa libertà, bisogna che glielo dica al dottore

A me l’America mi fa venir voglia di un dittatore

Sì, di un dittatore. Almeno si vede, si riconosce

Non ho mai visto qualcosa che sgretola l’individuo come quella libertà lì

Nemmeno una malattia ti mangia così bene dal di dentro

Come sono geniali gli americani

Te la mettono lì, la libertà è alla portata di tutti, come la chitarra

Ognuno suona come vuole e tutti suonano come vuole la libertà

 

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06 Maggio 2022 – Redazione

“Non sono no vax, mi sono vaccinato con convinzione: prima e seconda dose con Moderna, il 15 giugno e il 21 luglio 2021. Ma dopo quello che mi è successo, credo che ci sia la volontà di nascondere tutto ciò che riguarda le reazioni avverse e che la campagna vaccinale sia stata portata avanti in modo autoritario”. Così il Fatto Quotidiano.

Lo chiameremo Davide: ci prega di non fare il suo nome perché in 7 mesi di “sintomatologia gravemente invalidante e probabili episodi di trombosi” (come ha certificato il suo medico di famiglia, chirurgo cardiovascolare) è stato costretto anche a registrare il colloquio con un neurologo che gli ha prima accertato una trombosi del microcircolo del sistema nervoso, senza però dichiararlo nel referto, preferendo la diagnosi di “attivazione di processo infiammatorio cronico ancora presente a distanza di quattro mesi dalla somministrazione del vaccino”. Altrimentiqua vengono fuori dei casini”.

Davide è di Milano, ha 42 anni. Per cinque mesi ha avuto il braccio destro bloccato e insensibile. “Ma non era il solo problema – dice —. Facevo fatica a muovermi, a sollevare pesi anche leggerissimi. Non riuscivo nemmeno più a prendere il tram”. Tutto è iniziato con uno strano dolore alla mano destra dopo la prima dose, che aumenta dopo la seconda, gli paralizza il braccio e si propaga al resto del corpo. “I medici dell’hub a cui mi sono rivolto mi hanno detto di non saperne niente – ricorda —. Il mio medico mi prescrive una cura, inefficace, ed esami fissati solo a distanza di tre o quattro mesi. Intanto, ero diventato invalido”.

Il 15 marzo la commissione medica gli nega l’esenzione definitiva, ma solo oralmente, senza mettere nulla per iscritto. “Alla fine – conclude –, l’esenzione l’ho ottenuta dal mio medico di famiglia. Solo che tra le causali è sparito qualsiasi riferimento alle reazioni avverse. È rimasta solo quella relativa all’ipersensibilità al principio attivo, che è qualcosa di molto diverso”.

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05 Maggio 2022 – Redazione

Fate molta attenzione al prelievo bancomat. L’esecutivo infatti sta studiando nuove misure per mettere un freno all’evasione fiscale e di fatto sono finite nel mirino del Fisco le abitudini degli italiani legate ai pagamenti e all’uso dei contanti, si legge su Libero Quotidiano. Come è noto da giugno debutta la stretta sui Pos: i commercianti infatti non potranno più rifiutarsi di accettare il pagamento con carta. Chi non rispetterà questo nuovo obbligo, rischia la multa. Ma come dicevamo, fate attenzione all’uso del bancomat, soprattutto in fase di prelievo all’atm o allo sportello. Una delle operazioni più comuni per milioni di italiani dunque può finire nel mirino del Fisco. L’Agenzia delle Entrate, come riporta LaNotizia, sta concentrando tutti i suoi controlli sull’uso della carta collegata al conto corrente.

È nelle pieghe dei prelievi e soprattutto nella frequenza delle operazioni che potrebbe celarsi l’evasione fiscale o il riciclaggio. Sotto la lente delle Entrate infatti finiscono tutti i contribuenti che fanno troppi prelievi, oppure, al contrario coloro che fanno pochi prelievi. E questo tipo di operazioni danno il via a una serie di controlli e di accertamenti che possono portare all’apertura di un contenzioso proprio con il Fisco. Uno degli strumenti più usati per controllare i prelievi è la “super anagrafe dei conti correnti“. Questo tipo di strumento di fatto è l’arma in più del Fisco per monitorare tutti gli spostamenti di liquidità degli italiani. E negli ultimi tempi il governo ha dato poteri speciali al Fisco proprio per controllare i pagamenti, i versamenti e i prelievi.

Dunque fate attenzione quando usate troppo spesso il bancomat: un flusso continuo di prelievi potrebbe insospettire il Fisco, scrive Libero. Se si prelevano più di 10.000 euro nell’arco di 30 giorni, anche se con operazioni diverse, l’addetto allo sportello ha il compito di chiedere al cliente l’uso che intende fare della liquidità e poi segnalarlo alla direzione della banca. A questo punto la direzione valuterà se allertare la Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria. Da qui in poi scatta il controllo accurato del Fisco. E l’esito delle verifiche è del tutto imprevedibile…

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06 Maggio 2022 – Redazione – di Valeria Casolaro –L’Indipendente

Continua la mobilitazione dei cittadini toscani contro la costruzione della base militare nei loro territori. La struttura non verrà infatti costruita a Coltano, ma da qualche altra parte in Toscana sì. Questo avrebbe decretato il Governo e ribadito nell’incontro svoltosi nella giornata del 4 maggio nella Caserma Baldissera di Firenze, secondo quanto riferito dal Movimento No Base, che ha organizzato un sit-in di protesta di fronte all’edificio. In questo modo i cittadini intendono ribadire un secco “no” ad un’opera a loro parere non necessaria e che comporterebbe lo spreco di un quantitativo ingente di risorse, utili a porre rimedio ad altri tipi di emergenze.

Nella mattinata del 4 maggio presso la Casema Baldissera di Firenze si è svolto un vertice tra ministero della Difesa, Carabinieri, Regione, Ente Parco San Rossore e Comune di Pisa. Se infatti da un lato la mobilitazione civile dei giorni scorsi ha portato il Governo a fare marcia indietro sulla propria decisione di costruire una base militare all’interno dell’area protetta di San Rossore, dall’altro rimarrebbe confermato l’investimento da 190 milioni per realizzare la struttura (con le procedure semplificate previste), seppure in un luogo diverso della Toscana. Per questo motivo il Movimento No Base, che si oppone fermamente alla realizzazione dell’opera, ha organizzato un sit-in di protesta di fronte alla Caserma mentre all’interno le Istituzioni discutevano il da farsi.

La società civile ha infatti deciso di opporsi attivamente alle imposizioni del Governo. Quando la notizia della costruzione della base militare è stata resa pubblica, è immediatamente e spontaneamente nata una “forte mobilitazione che sta mettendo insieme agricoltor* e allevator*, cittadini e cittadine, movimenti di lavoratrici e lavoratori, organizzazioni politiche, associazioni e movimenti pacifisti, antimilitaristi, femministi, ambientalisti, comitati di quartiere, sindacati, collettivi studenteschi”. In pochissimi giorni sono state raccolte oltre 100 mila firme per dire di no alla devastazione nel parco di San Rossore. Ciò di cui il Governo si deve occupare con urgenza, denuncia il Movimento No Base, è ben altro: l’emergenza abitativa, la formazione, la sanità, il lavoro, le politiche a tutela del territorio e dell’ambiente.

“Non so se qualcuno si è reso conto che c’è una guerra e che quindi non possiamo ragionare come se tutto fosse come prima” aveva dichiarato nei giorni scorsi il presidente della Regione Giani. Tuttavia non può non suscitare qualche perplessità il fatto che la costruzione della base sia stata pensata e approvata ben prima dello scoppio del conflitto in Ucraina.
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05 Marzo 2022 – Redazione – Fonte: Il Tirreno

Pur col Green pass da guarigione era stata messa in biblioteca: il giudice del lavoro la rimette in classe.

GROSSETO. Dal Tribunale di Grosseto arriva un provvedimento apripista sul fronte dell’obbligo vaccinale contro il Covid-19 per gli insegnanti. In particolare per coloro che, non vaccinati ma comunque guariti dal Covid e dunque con Green pass rafforzato, si sono ritrovati in un limbo legislativo perché ritenuti inadempienti all’obbligo, e sono stati costretti a lasciare aule e alunni per altre mansioni.

Tutto è nato dal caso di un’insegnante di sostegno di una scuola elementare di Grosseto. A metà dicembre in Italia è stato introdotto l’obbligo per gli insegnanti di essere vaccinati. Di aver cioè completato il ciclo con il richiamo (decreto legge 44 del 2021). Proprio in quei giorni, però, l’insegnante si è ammalata di Covid e dunque non ha fatto in tempo a vaccinarsi. Una volta guarita, ha avuto il Green pass rafforzato, valido – perché derivato dalla guarigione – per sei mesi. E con quello avrebbe potuto continuare a lavorare fino a giugno 2022, quando sarebbero scaduti i sei mesi. A confortarla, a gennaio una Faq del ministero della Salute ribadiva che l’obbligo vaccinale scattava a sei mesi dalla guarigione.

Sennonché a marzo la scuola ha cominciato a chiederle i documenti di avvenuta vaccinazione. Documenti che lei non aveva necessità di avere, dato che l’immunizzazione derivata dalla guarigione le garantiva la copertura. La scuola però non ha sentito ragioni e l’11 aprile l’ha sospesa dall’attività di insegnamento e l’ha messa a lavorare in biblioteca e in amministrazione.

L’insegnante si è dunque rivolta all’avvocata Lavinia Mensi. «L’amministrazione scolastica – spiega Mensi – ha agito sulla base di una circolare del ministero dell’Istruzione che discrimina l’adempimento dell’obbligo vaccinale a prescindere dalla validità del Green pass, facendolo scattare a 90 giorni dalla guarigione oppure a 120 giorni dalla somministrazione del vaccino».

Come non di rado succede, insomma, un pasticcio di norme contraddittorie: se guarisci dal Covid, hai il Green pass rafforzato per 180 giorni; se però lavori nella scuola, guarisci e non hai il vaccino, lo devi fare entro 90 giorni dalla guarigione. E come l’insegnante grossetana non si contano i casi analoghi in tutto il Paese.

«Scaduti questi intervalli – prosegue Mensi – nonostante il possesso della certificazione verde, questi docenti, anche se non sospesi, sono stati distolti dall’insegnamento». Niente aula, insomma, ma biblioteca o ufficio. Con un effetto collaterale: nel caso della maestra l’orario è di 24 ore settimanali ma, svolgendo attività di natura burocratica e amministrativa, è salito a 36 ore.

Per non parlare dei risvolti umani. La maestra fa sostegno a un bambino. E, quando ne è stata allontanata, il piccolo ne ha risentito. «A causa dell’assenza della sua maestra di riferimento – spiega Mensi – ha subito un trauma e per questo la madre è intervenuta in giudizio per rafforzare le ragioni della docente e insistere per il suo immediato reintegro».

L’avvocata Mensi ha presentato martedì un ricorso urgente al giudice del lavoro di Grosseto, Giuseppe Grosso. Grosso ha accolto le motivazioni dell’insegnante e ha emesso un decreto – senza interpellare l’altra parte, in attesa dell’udienza che ci sarà a fine maggio – ordinando di reintegrare immediatamente la maestra.

Il giudice ha evidenziato l’illegittimità dell’orientamento della circolare ministeriale perché, dice, la norma a cui fare riferimento è solo il decreto legge 52 del 22 aprile 2021 che stabilisce che i guariti si devono vaccinare sei mesi dopo la guarigione. Decreto, poi convertito in legge, in vigore fino al 15 giugno. L’insegnante, insomma, sarebbe ancora in regola. «Questo provvedimento – dice Mensi – è un primo importantissimo precedente in tutto il territorio italiano per tutti i dipendenti della scuola che in questi giorni stanno ricevendo le comunicazioni dai dirigenti per essere adibiti ad altre mansioni». La stessa Mensi sta seguendo altri insegnanti nella stessa situazione. «A questo punto – conclude – si auspica che l’amministrazione scolastica riveda tutte le decisioni nei confronti dei docenti in possesso di certificazione verde rafforzata, anche considerato il profilo erariale, dal momento che questi docenti vengono sostituiti con supplenti, duplicando la retribuzione per un unico posto di lavoro».

 

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05 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: BresciaToday

Malori improvvisi stamattina, giovedì 5 maggio, all’istituto superiore “Tassara- Ghislandi” di via Folgore a Breno (Brescia). Per cause ancora da accertare, sette studenti e tre insegnanti si sono sentiti male, accusando mancanza di ossigeno, fatica a respirare e prurito.

L’allarme è scattato verso le 9.30, quando alcuni studenti – tutti di età compresa tra i 16 e i 17 anni – e tre docenti, che stavano partecipando ad un concorso pubblico, avrebbero lamentato una mancanza di ossigeno e dello strano e fastidioso prurito.

Come previsto dal protocollo della scuola, tutti gli alunni sono stati fatti uscire dalle rispettive aule e l’edificio è stato evacuato. Nel frattempo è scattata la chiamata al 112: sul posto, oltre a due squadre dei vigili del fuoco di Breno e Darfo Boario Terme, si sono precipitate due ambulanze, un’auto medica e i carabinieri.

I pompieri e i militari stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso per verificare cosa abbia dato origine ai malesseri. Pare fin da ora esclusa l’ipotesi della fuga di gas, dato che la sostanza che avrebbe causato i malori sarebbe inodore. Alcuni studenti sono stati trasportati, in codice verde, all’ospedale di Esine.

 

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5 Maggio 2022 – Redazione – La Verità

«Anche i giornaloni cominciano a interrogarsi sulle ragioni del piglio marziale adottato da Mario Draghi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Il Financial Times ha scritto che la svolta impressa dal presidente del Consiglio ha messo fine all’amicizia di lungo corso tra Mosca e Roma, segnando uno dei più grandi cambiamenti di politica estera in Europa degli ultimi anni». Così inizia l’editoriale di Maurizio Belpietro oggi su La Verità.

«La Stampa a ruota ha annotato che negli ambienti politici e ministeriali circola con sempre maggior frequenza l’ipotesi che il premier stia meditando di pilotare una crisi di governo prima della fine della legislatura, mandando il Paese alle elezioni nel prossimo autunno».

Draghi nuovo segretario della NATO?
«A dire il vero del nuovo approccio di Draghi siamo stati i primi a parlare – ricorda Belpietro – accennando al fatto che l’ex governatore della Banca centrale europea non vede l’ora di lasciare la poltrona di Palazzo Chigi per guadagnare quella di segretario generale della Nato. Per questo avrebbe alzato i toni e indossato la divisa, adottando un portamento militaresco. Il suo intervento dell’altro ieri a Strasburgo sembra confermarlo, dato che il premier ha parlato di esercito europeo e di come riorganizzare l’Alleanza atlantica, argomenti che fino a pochi mesi fa non erano certo nelle sue corde».

Lega e M5S fanno i “pacifisti”
Il direttore de La Verità sospetta «che il capo del governo voglia abbreviare la sua esperienza politica alla guida di una maggioranza multicolore concorrono anche altri fattori. Tra questi la voglia di rimettere mano al bonus del 110 per cento, fiore all’occhiello di quel fine economista che risponde al nome di Giuseppe Conte. Se Draghi vuole far cascare il castello delle agevolazioni sulle ristrutturazioni edili, rischiando di far cadere anche l’esecutivo, non è certo un caso. L’uomo sa benissimo che il governo è in equilibrio su una corda sottile che rischia di spezzarsi. I 5 stelle hanno sposato la linea pacifista di chi non intende inviare armi all’Ucraina e in Parlamento sono pronti a fare barricate. Aprire un altro fronte, sul bonus, dunque, può solo aggravare la precarietà della maggioranza, dato che anche la Lega su armi e agevolazioni edilizie condivide gran parte delle perplessità grilline».

Anticipato il Documento di economia e finanza
«Ma ad accentuare il sospetto che l’ex governatore prepari le condizioni per un addio c’è anche un altro elemento. – scrive Belpietro – Curiosamente il premier ha anticipato la preparazione del Documento di economia e finanza, ovvero del bilancio preventivo, un atto che di solito è predisposto da settembre in poi, per essere approvato in autunno. Quest’anno Draghivuole invece anticipare le scadenze, quasi avesse fretta di fare i compiti per poi avere le mani libere. Da sempre il principale scoglio di una campagna elettorale a ottobre è la manovra di fine anno: il Paese non può essere lasciato senza un aggiustamento di bilancio e privo di un documento di previsione economica. Ma se il tutto viene anticipato a prima delle vacanze estive il problema è risolto. Eliminato l’ostacolo, la crisi di governo non è più argomento tabù e nemmeno le elezioni».

Pronta la “Grossa Fregatura”
«Sarà un caso, ma all’improvviso Enrico Letta si è messo a parlare di legge elettorale, quasi che con la guerra alle porte e una recessione alle viste questo sia l’argomento più importante. A chi interessa il sistema con cui si nominano gli onorevoli? Ovvio, a chi si prepara a una campagna elettorale e pensa a quale sia il mezzo migliore per assicurarsi anche in futuro la guida del Paese». Detto ciò, – conclude il direttore della Verità – mentre Draghi non vede l’ora di voltare le spalle a Palazzo Chigi per occuparsi d’altro e soprattutto non avere a che fare con una maggioranza ballerina, nel Pd puntano a un meccanismo proporzionale con soglia di sbarramento alta. Obiettivo, falciare tutti i cespugli, per rendere determinante, con Camere che avranno 300 onorevoli in meno, l’accordo fra grandi partiti. Insomma, Enrico Lettastudia da premier ed è alla ricerca del modo per organizzare in Parlamento un’altra grande ammucchiata, ovvero un’alleanza fra Partito democratico, centristi, qualche pezzo leghista e forse anche qualche altro gruppo. In Germania la chiamano Grosse Koalition, da noi si traduce in grossa fregatura».

 

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05 Maggio 2022 – Redazione – Fonte: ticinolibero.ch

A distanza di qualche mese dalle vaccinazioni anti Covid di buona parte della popolazione, qualcuno si interroga ancora sugli effetti avversi. Chi era contrario al vaccino temeva controindicazioni quali problemi cardiaci: ora uno studio israeliano mostra dati allarmanti, anche in Ticino peraltro sono aumentate le chiamate per arresto cardiaco.

Gli arresti cardiaci aumentano in Israele, la curva segue quella dei vaccini

Nel periodo gennaio-maggio 2021, in Israele è stato rilevato un aumento di oltre il 25% delle chiamate per arresto cardiaco e per sindrome coronarica acuta nelle persone tra i 16 e i 39 anni. Gli stessi numeri sono rimasti pressochè stabili tra il 2019 e il 2020, per poi impennarsi proprio nel periodo in cui si è iniziato a vaccinare. La curva nei mesi successivi pare seguire quella del vaccinati: aumentano entrambe in modo simile. Lo stesso non vale con gli arresti cardiaci e le sindromi coronarie e i casi di Covid (era successo nella prima ondata ma non nelle successive).

Stando alle date, un primo aumento delle chiamate per problemi cardiaci è avvenuto all’inizio del 2021, in concomitanza con la somministrazione della seconda dose, per poi conoscere un nuovo picco a partire da metà aprile, quando i guariti dal Covid hanno ricevuto le dosi singole.

In Ticino arresti cardiaci più 5,6%

Per quanto riguarda il Ticino, dal comunicato di Polizia in merito al tradizionale incontro informativo tra gli enti di primo intervento non sanitari (EPINS) nel contesto della rianimazione cardiopolmonare svoltosi nei giorni scorsi a Noranco, si evince come nel 2021 ” si è visto un aumento degli interventi per allarmi AED per persone in arresto cardiaco (+5,6% rispetto al 2020)”.

Intanto continuano a essere presenti le miocarditi

Che la miocardite sia uno dei possibili effetti collaterali si sa da tempo, lo aveva specificato anche Swissmedic (leggi qui). Ora spunta uno studio di Jama Cardiology effettuato in Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia, i cui risultati affermano che i giovani vaccinati, tra i 12 e i 24 anni, hanno un rischio maggiore di avere questa problematica rispetto a chi non ha ricevuto le dosi del vaccino.

“Il rischio di miocardite accertato dovrebbe essere bilanciato con i benefici della protezione contro il Covid”, scrive la rivista. Parole pesanti, dopo aver preso in considerazione 23 milioni di giovanissimi.

A essere maggiormente in pericolo sono gli uomini tra i 16 e i 24 anni. I dati dicono che chi ha ricevuto Moderna è maggiormente esposto al rischio.

Peraltro, sempre sul tema, uno studio del Journal of Pediatrics, ripreso dal Wall Street Journal, ha riferito anomalie cardiache (riscontrate con risonanza magnetica 3-8 mesi dopo la vaccinazione) nel 69% dei bambini con miocardite post vaccino.

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