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6 Novembre 2021 – di Redazione Co.Te.Li.
FONTE: QuiFinanza.it

LA CRISI ECONOMICA CHE HA COLPITO LE FAMIGLIE A CAUSA DEL COVID 19, HA PROVOCATO UN EFFETTO DIRETTO SULLA CAPACITÀ DI PAGARE IL MUTUO DA PARTE DEGLI ITALIANI. Ne è prova il fatto che, negli ultimi 6 mesi del 2020, gli immobili messi all’asta nel nostro Paese sono cresciuti del 63,5%. Lo rivela il “Rapporto semestrale sulle aste immobiliari” redatto dal Centro Studi Sogeea, nella sua consueta audizione al Senato. In numeri assoluti sono 15.146 le procedure registrate rispetto alle 9.262 del precedente mese di luglio.

L’effetto Covid sugli immobili: il report

Il fenomeno non riguarda però solo case e alberghi. Come rivela il report, all’asta sono infatti finiti anche: 4 Castelli, 15 Ospedali, 8 Teatri e in particolar modo strutture dedicate alla carità come i 17 conventi interessati dalla vendita.

“Oltre alle famiglie, in difficoltà nel pagare il mutuo, con la tragica conseguenza di vedere venduta all’asta la propria casa, ci sono molti imprenditori che, credendo nella propria azienda, hanno garantito gli investimenti con la propria abitazione! Ma, difficilmente, pensavamo che, nella situazione di difficoltà, potesse trovarsi un ente benefico, spesso sostenuto da contributi anche statali, o una famiglia nobile.

“I dati riguardanti le categorie, evidenziano come il drastico quadro nazionale sia indirizzato verso quelle difficili condizioni da cui, in questo momento, nessuno può fuggire, mantenendo il “più stretto riserbo” su nomi e le località, per non ledere la privacy in un momento di emergenza non solo economica”. Una crescita che conferma e accentua, la tendenza emersa lo scorso anno, quando si era registrato un primo incremento delle aste sugli immobili.

L’effetto Covid sugli immobili: i numeri

Dal rapporto emerge come un terzo delle abitazioni all’asta (5.798 unità) si concentra nel Nord del Paese, dove l’incremento è stato pari al 27,7%. Ma la crescita più rilevante è stata registrata nel Mezzogiorno, in modo particolare nelle Isole, dove l’aumento raggiunge un +284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente), mentre è del 113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Più basso ma altrettanto gravoso l’aumento degli edifici all’asta nel Centro Italia, salito del 64%, con 4.216 procedure, rispetto alle 2.566 del luglio scorso. Il dato uniforme a livello nazionale dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle abitazioni all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’89% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro. E nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, non si tratta certo di case di particolare pregio”.

Tra le Regioni in testa al fenomeno la Lombardiacon 2.100 unità all’asta, uno dei quattro territori che presentano una percentuale maggiore. Seguono in classifica il Lazio, con 1727 immobili, per un +118% rispetto a luglio 2020, la Sicilia, 1564 immobili, con un +250% in più e il Piemonte che ha visto raddoppiare la sua quota rispetto al periodo precedente. A conclusione di quanto scritto, anche su questo fronte, non si e’ ben capito se le sospensioni immobiliari esecutive per il 2021 siano state attuate, come da decreto Milleproroghe, e fino a che punto. Resta il fatto che occorrerebbe affrontare anche tutte le altre conseguenze negative di questo anno delirante…NON SI MUORE DI SOLO COVID

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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FONTE: Andrea Zambrano (La Nuova Bussola Quotidiana)

Li hanno presi per nevrotici imbottendoli di ansiolitici, ma il loro dolore è vero. Nell’aggiornamento sulla farmacoviglanza del Comirnaty, l’EMA per la prima volta inserisce quasi 22mila casi di parestesie come possibile correlazione post vaccino. Sono i “misteriosi” bruciori riferiti da moltissimi – soprattutto donne – che in questi mesi hanno avuto la vita sconvolta e sono stati ignorati senza una diagnosi. Il patologo Bellavite alla Bussola: «Riconoscimento importante per accertare l’evento avverso, ora bisogna cercare le cause di questi sintomi per capire se sono di natura vascolare o neurologica». 
– DECESSI E RICOVERI: I NUMERI NON TORNANO di Nando Sanvito

Nell’ultimo aggiornamento sulla sicurezza vaccinale del 6 ottobre scorso, l’EMA ha riferito tra le reazioni avverse per il vaccino Comirnaty di Pfizer anche i casi di parestesie. In particolare, come scritto nella scheda redatta dal Comitato di valutazione rischi per la farmacovigilanza(PRAC) sono stati segnalati quasi 22mila casi di parestesie e ipoestesie su circa 1 miliardo e 220mila dosi somministrate nel mondo del vaccino Pfizer. La scheda riferisce che si tratta di casi segnalati spontaneamente che riguardano sospetti effetti correlati anche se «non necessariamente relativi o causati dal vaccino».

Il 75% di queste segnalazioni, però, riferiscono di una comparsa dei sintomi il giorno dopo la vaccinazione. In ragione di questo, il PRAC ha detto che le parestesie «dovrebbero essere aggiunte alle informazioni sul prodotto come effetti collaterali di Comirnaty».

Si tratta di un’informazione che apre uno squarcio importante sulla condizione di tante persone che da mesi lamentano reazioni avverse e dolorose al vaccino e non diagnosticate: bruciori, sensibilità alterata dei nervi, degli arti, dolori diffusi. In questi mesi la Bussola ha raccontato le storie delle tante – soprattutto donne – le quali, dopo aver fatto il vaccino, si sono ritrovate la vita sconvolta da questo tipo di sintomi invalidanti, col timore che siano permanenti.

Oggi le loro storie sono diventate il Comitato Ascoltami (QUI la pagina Facebook), che chiede di essere preso sul serio dai medici ai fini anzitutto di ottenere una diagnosi sul loro disturbo. Per la verità, un grosso ascolto non l’hanno ancora ottenuto, salvo alcuni servizi televisivi di Marianna Canè della trasmissione Fuori dal Coro condotta da Mario Giordano, che ha dato loro voce cercando di rompere quel muro di omertà che impedisce a questi malati speciali di essere considerati tali, diagnosticati e curati.

Fino a ieri l’assenza di un qualunque riferimento negli atti degli enti regolatori, Aifa e Ema in primis, ha sempre inibito, infatti, qualunque iniziativa medica per arrivare a una diagnosi vaccino-correlata. Come a dire: questi sintomi non sono riportati in letteratura, dunque scordatevi qualunque tipo di riferimento al vaccino. Il refrain che molte si sono sentite ripetere è stato «esclusa correlazione» o al massimo, «non posso escluderla, ma non mi azzardo a dirlo». 

Ebbene: pur trattandosi di “appena” 22mila pazienti nel mondo su più di un miliardo, e per giunta su segnalazioni spontanee quindi sottostimate, questi casi oggi esistono, sono segnalati e sono riferiti. È un segnale inequivocabile che ogni medico che visita questi pazienti, ora può basarsi su una “pezza d’appoggio” per poter ricondurre una diagnosi al vaccino.

In questo modo potrebbe cominciare il secondo step, quello dell’indagine sulle cause di queste parestesie, che sono disturbi della sensibilità o sofferenze di tipo irritativo delle fibre nervose sensitive, quasi sempre di tipo infiammatorio. La letteratura medica associa le parestesie – ad esempio formicolio, punture di spilli, bruciore, scossa elettrica, parte addormentata – a numerose malattie. Si tratta di un elenco sterminato per gravità e portata che, viene circoscritto prevalentemente a due macroaree: quella neurologica e quella vascolare.

Prof. Paolo Bellavite

«La parestesia è sicuramente un sintomo da non sottovalutare – spiega alla Bussola il professor Paolo Bellavite (in foto) – soprattutto se intensa e dura nel tempo. In generale, può dipendere da varie alterazioni dei tessuti, come ad esempio da problemi vascolari (di minore circolazione) o neurologici. Queste patologie si curano tanto meglio quanto prima sono riconosciute».

Secondo Bellavite, l’inserimento di queste parestesie tra le reazioni avverse nel vaccino è importante – al pari delle miocarditi e delle trombocitopenie già riportate – per andare a completare il quadro degli elementi che servono per arrivare a una correlazione da vaccino.

«Nell’algoritmo OMS che valuta le reazioni avverse ci sono tre passaggi: la ricerca di altre cause per la malattia (QUIBellavite aveva contestato proprio questo aspetto troppo limitante ndr), il secondo step è legato a una plausibilità biologica che spieghi il meccanismo per cui il vaccino possa aver sviluppato questi sintomi: un’infiammazione di un nervo è un plausibilità».

Ma perché si possa concludere il quadro degli elementi a disposizione, oltre alla coincidenza temporale con la somministrazione del vaccino, serve un riferimento alla letteratura scientifica. Ed è questo il terzo passaggio indispensabile per poter elaborare una vaccino-correlazione: «L’OMS impone la ricerca in letteratura di casi segnalati di quella specifica malattia. Se fossimo di fronte al primo caso al mondo, sarebbe difficile sostenere che potrebbe essere stato il vaccino.

Ebbene: il fatto EMA abbia incluso e riconosciuto le parestesie come sospetto evento avverso, è indice che questo terzo passaggio non può più essere invocato come una stranezza o una semplice coincidenza. È un riferimento utile a livello clinico per arrivare a una diagnosi perché le schede EMA fanno letteratura».

Dunque, è il caso di dire che le tante persone che vagavano nel buio, tra visite specialistiche e esami spesso negativi, possono finalmente chiedere di ricevere un trattamento più approfondito di quello che spesso molte di loro hanno ricevuto, a base di tranquillanti e ansiolitici. 

«Ci prendono per pazze», era il loro grido di allarme. Adesso ascoltarle è un imperativo, campagna vaccinale permettendo perchè il riconoscere questi disturbi che possono essere anche invalidanti, soprattutto se non curati subito, può mandare in crisi la narrazione sbilanciata del rapporto rischi/benefici che ha spinto indiscriminatamente alla vaccinazione di massa.

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5 novembre 2021  – di Redazione Co.Te.L.I.

Una bellissima storia di coraggio ed altruismo! (e, soprattutto di questi tempi…, se ne sentiva tanto il bisogno)

https://youtu.be/H0DRexZx-qA

Qui il video con le immagini dell’alluvione ⤵️

https://youtu.be/a1IyV5_EQTw

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5 Novembre 2021 – di Redazione Co.Te.Li

UN GOVERNO SENZA VERGOGNA E SENZA DIO, PENSAVA DI TENERE NASCOSTA L’ENNESIMA PARACULATA, PASSATECI E PERDONATECI IL TERMINE POCO ACCADEMICO, INSERENDO NEL DL INFRASTRUTTURE UNA CONTRAPPOSIZIONE SIMILE A QUELLA SUL Ddl ZAN. MA DAL MOMENTO CHE, IL DIAVOLO FA LE PENTOLE E NON I COPERCHI, LA BANDA BASSOTTI DI GOVERNO TARGATA PD, SI E’ FATTA SCOPRIRE IN FLAGRANZA DI REATO, COME I BAMBINI CON LE MANI NELLA MARMELLATA!
IMMEDIATO LO SCONTRO AL SENATO, CHE HA SCATENATO GRANDI TENSIONI. IN OGNI CASO È BENE RICORDARE CHE IL Ddl ZAN, NELLA SUA TOTALITÀ, È STATO BOCCIATO IN VIA DEFINITIVA LA SCORSA SETTIMANA AL SENATO.

POVERA PATRIA!!!

QUESTA LA NORMA👇👇👇👇👇

il divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche.

È insorto Fratelli d’Italia: “Il governo e la maggioranza, stanno reintroducendo furbescamente nel decreto Infrastrutture, sul quale l’esecutivo ha posto la fiducia, alcuni elementi della legge Zan contro l’omofobia, bocciata la scorsa settimana dall’aula di palazzo Madama.

Ddl Zan nel decreto Infrastrutture

Il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan ha affermato in una nota, che il disegno di legge Zan contro l’omofobia “respinto dal Senato una settimana fa, torna attraverso tre comma infilati in modo piratesco alla Camera in articolo del decreto-legge recante ‘disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale'”.

Il senatore ha spiegato che “l’emendamento 1.294, approvato senza illustrazione e senza discussione, proposto da Alessia Rotta e Raffaella Paita, entrambe Pd, presidenti rispettivamente delle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera e autonominatesi relatrici del decreto, vieta ‘sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere. Insomma, in base a queste espressioni, in parte vaghe e ambigue e in parte espressione esplicita dell’ideologia ‘gender’ come il concetto di ‘identità’ di genere’ che tanto ha fatto discutere quando contenuto nel Ddl Zan, potrà essere rimossa pubblicità o vietata la circolazione di chi non si conforma all’ideologia di Stato introdotta di soppiatto”.

“I dettagli, spiega il comma 4-ter, mimetizzato come ‘comma 1, lettera a-quater, numero 1’ saranno definiti con un decreto del ministro delle pari opportunità Elena Bonetti, aperta sostenitrice del Ddl Zan. Un cartellone pubblicitario con la foto di una bella donna sarà considerato ‘sessista’? Una donna che stira o un uomo che nella pubblicità di un film salva una fanciulla saranno considerati ‘stereotipi di genere’? Un adesivo su un’auto con scritto che Gesù è figlio di Dio o che Cristo è Re sarà considerato lesivo dei non cristiani? Una pubblicità che raffiguri solo coppie uomo/donna sarà lesiva delle persone Lgbt?”.

“Non sono domande oziose, sono casi che già si sono verificate all’estero, ad esempio nel Regno Unito, dove questa ideologia è già entrata nelle leggi. Basti ricordare che, anche senza questa norma, sindaci di sinistra hanno vietato cartelloni e autocarri ‘vela’ che dicevano semplicemente ‘i bambini sono maschi, le bambine sono femmine’. Gli adepti del ‘gender’ dovrebbero avere il coraggio di portare avanti le loro istanze in maniera aperta, non in un articolo e un decreto-legge che parla di tutt’altro”.
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5 novembre 2021 (di Massimo Coppolino)

Pregliasco vuole chiudere i no-vax e i no-vaxed (non vaccinati per patologia) tutti in casa per non infettarsii e non infettare. OK! Questa, forse, sarebbe la cazzata che si ritorcerebbe sul governo degli stupidi!

Pensate – per ASSURDO – tutti i no-vax o no-vaxed chiusi in casa per 30-60 giorni (non di piú) e con lo stipendio garantito, (poiché la loro assenza non é dovuta alla loro volontà ma costretti “a causa di forza maggiore”) e nel mondo esterno migliaia di persone che si ammalano e muoiono come mosche: in terapia intensiva, in casa, per strada, in fabbrica, in ufficio, in macchina. Autisti di autobus, tram e metró o piloti di aerei che, improvvisamente stanno male o muoiono! Fuori sará un inferno e, chissà, magari i no-vax sarebbero al sicuro. E la colpa non é certo loro: loro sono chiusi dentro agli “arresti domiciliari”!

In pratica: sarebbe la “prova del 9” che tutto quello che é stato detto dal governo sui vaccini é una enorme bugia e, forse, la gente inizierebbe a svegliarsi e capire!
Chi lo sa….quasi, quasi…..

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5 Novembre 2021 – di Redazione Co.Te.Li

Gli italiani sono già in fuga dalla terza dose. Nonostante una campagna mediatica ossessiva da parte del governo, che continua a martellare quotidianamente sulla necessità di sottoporsi a una nuova inoculazione, i dati, al momento, parlano chiaro: nemmeno il 30% dei cittadini che hanno ricevuto la seconda vaccinazione, al momento ha deciso di prenotarsi per il richiamo. Un flop che va a braccetto con il mancato “effetto Green pass”. L’obbligo di certificazione voluto da Draghi e dai suoi ministri, non è servito a far cambiare idea a chi ancora non ha voluto iniziare il ciclo dei farmaci anti-Covid, e i numeri delle prime dose effettuate è in costante calo.

Come sottolineato dalle giornaliste Wanda Marra e Natascia Ronchetti, la terza dose è stata già somministrata solo al 28.9% degli italiani. Numeri arrivati nelle ore in cui l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha dato il via libera al richiamo con i vaccini “mRna” (Pfizer e Moderna) anche per chi ha ricevuto la monodose Johnson & Johnson. Numeri che preoccupano il governo, che starebbe valutando una contromossa, per evitare che il flop non possa essere più nascosto anche dal mainstream.

Per questo, secondo indiscrezioni, a Palazzo Chigi si starebbe valutando la possibilità di estendere la raccomandazione per la terza dose anche agli over 40, a partire dalla fine di questo anno, in anticipo rispetto alla tabella di marcia inizialmente prevista. A preoccupare sono soprattutto i dati provenienti da Sicilia, Calabria, Campania, Friuli Venezia-Giulia, Veneto, provincia di Bolzano e Basiliciata. In Sicilia, per esempio, su 5 milioni di abitanti i non vaccinati sarebbero ancora il 20,4% della popolazione, e la terza dose è stata fin qui un buco nell’acqua: “La media sarebbe di 2.500 somministrazioni al giorno.

Ciò che sta accadendo era prevedibile, dal momento che, coloro che sono ancora in cura perché colpiti da eventi avversi dopo la seconda dose, e in alcuni casi già dalla prima, non intendono sottoporsi ad un’inoculazione che potrebbe rivelarsi rischiosa. Del resto vogliamo ricordare, per chi ancora non avesse ben compreso la questione, che non si tratta di un vaccino, ma di un siero sperimentale, le cui cavie siano NOI esseri umani! Ma e’ veramente così difficile da capire?

Intanto il ministro Speranza, probabilmente, preso dalla disperazione di questi dati, per pareggiare i conti sbagliati e sballati, fa un annuncio “Daremo il green pass a chi ha fatto il vaccino russo e cinese appena riceveranno la terza dose mRNA” . Se sono passati oltre sei mesi dalla seconda iniezione sarà necessaria anche la quarta dose.

POVERA PATRIA!!!
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4 Novembre 2021 – di Redazione Co.Te.Li

Meno contanti e più pagamenti tracciabili. Questo è l’obiettivo dell’entrata in vigore, il 1° gennaio 2022, dei nuovi limiti all’uso di banconote. E della conseguente modifica delle sanzioni per chi non rispetta le regole. La nuova soglia dei pagamenti era già prevista da tempo, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge numero 157 del 2019.

Uso del contante scende da 1999 a 999 euro

Quindi, è stato ufficializzato che per i contanti cambia la soglia dei pagamenti portandola da 1.999,99 euro a 999,99. La precisione sulla cifra, che ci appare come una presa per i fondelli, è importante perché (i dittatori fanno sapere) può costare una sanzione: pagare 999,99 euro in contanti dal primo giorno del 2022 è lecito, pagare 1.000 euro, cioè un centesimo in più, no.

Contante: quali pagamenti sono vietati?

La nuova soglia dei contanti dal 1° gennaio 2022, fissata a 999,99 euro, viene applicata per qualsiasi tipo di pagamento, cioè di passaggio di denaro tra persone fisiche o giuridiche. Questo significa che non solo l’acquisto di un bene o la prestazione di un professionista ma anche una donazione o un prestito a un figlio per una cifra di almeno 1.000 euro dovrà essere giustificato ed effettuato con un tipo di pagamento tracciabile, come un bonifico.

Tuttavia, nulla cambia per quanto riguarda prelievi e versamenti in banca, poiché non si tratta di trasferimenti di denaro tra due soggetti diversi ma di movimenti che interessano una sola persona. Per capirci, sarà perfettamente lecito andare in banca a ritirare 1.500 euro. Quello che non verrà consentito è di utilizzarli tutti insieme per fare un solo pagamento. Potranno essere tenuti in casa per essere spesi un po’ alla volta entro la soglia stabilita.

Lo stesso vale per i versamenti. Poniamo il caso di chi ha ricevuto in contanti per la propria attività 500 euro, poi 400 euro e poi ancora 600 euro. In totale, 1.500 euro che possono essere versati insieme sul proprio conto corrente. Non viola le regole sull’uso dei contanti nemmeno fare ‘un po’ e un po’’, cioè fare un pagamento di almeno 1.000 euro utilizzando sia il cash sia uno strumento tracciabile. Ad esempio, per pagare un servizio che costa 1.800 euro è permesso consegnare al professionista 900 euro in contanti e 900 euro con un assegno, con la carta di credito o con un bonifico. L’importante è che la somma in contanti resti sempre al di sotto del limite di 999,99 euro.
Contanti: le sanzioni per i trasgressori

La nuova soglia di pagamenti in contante deve essere rispettata non solo da chi paga ma anche da chi riceve il denaro: entrambi possono essere puniti nel caso in cui venga superato il limite di 999,99 euro. La legge prevede che con l’abbassamento del limite dei contanti diminuisca anche la sanzione minima. In sostanza: dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, la soglia per i pagamenti in cash è di 1999,99 euro, mentre la sanzione minima applicabile in caso di trasgressione (minima, non fissa) è di 2.000 euro. Ora, con il limite a 999,99 euro dal 1° gennaio 2022 il minimo edittale scenderà a 1.000 euro. Regola, però, non valida per i professionisti o per chiunque non segnali le irregolarità alle direzioni territoriali: in tal caso, la sanzione resta fissata da 3.000 a 15.000 euro, quindi con una soglia minima pari al triplo rispetto a quella prevista per chi commette la violazione.

Va detto, però, che sia chi trasgredisce la regola sull’uso del contante, sia chi non comunica l’irregolarità essendo tenuto a farlo può beneficiare dell’oblazione, anche se in maniera diversa. Per chi commette l’infrazione, la sanzione passerà da un minimo di 4.000 euro a 2.000 euro. Invece, chi deve comunicare un’irregolarità, sulla base delle attuali e future disposizioni, continuerà a pagare un minimo di 5.000 euro, pari ad 1/3 del massimo.

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4 Novembre 2021-di Marzia MC Chiocchi

LA NOMENCLATURA MEDIATICA VUOL FARCI CREDERE CHE LA RIPRESA ECONOMICA C’È. NON SI CAPISCE DA QUALE PARTE STIA GUARDANDO E, SOPRATTUTTO, CON QUALI OCCHIALI MAGICI STIA OSSERVANDO LA REALTÀ E CIÒ CHE, NOI, NON RIUSCIAMO AD INQUADRARE. E DAL MOMENTO CHE SUL LORO STORY BOARD E’ SCRITTO CHE IL CONVINCIMENTO DEL POPOLO COGLIONE, È IL PRIMO E ASSOLUTO OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE, LA MENZOGNA NE È IL VEICOLO. LA RIPRESA, A PARER NOSTRO, NON DOVREBBE VEDERE SARACINESCHE ABBASSATE DEFINITIVAMENTE, O ESERCENTI CHE PRATICANO FORTI SCONTI SULLA MERCE, PERCHÉ A FINE NOVEMBRE LA PRESSIONE FISCALE INCOMBERÀ, CON LA RICHIESTA DI ANTICIPO SULLE TASSE DEL PROSSIMO ANNO! PER NON PARLARE DELLE AZIENDE CHE CHIUDONO O CONTINUANO A DELOCALIZZARE! UNA VERA MANNAIA!!! ALLA LUCE DI TUTTO CIÒ, ECCO IL NUOVO SINGOLARE, STUPEFACENTE PROVVEDIMENTO DI UN COMUNE VENETO, VERONA, PRONTO AD ERGERSI A PRIMO DELLA CLASSE, COME IL BAMBINO CHE COMPIE GESTI E ASSUME COMPORTAMENTI, SOLO PER CONQUISTARSI IL TOTALE CONSENSO DEI GENITORI. E ADESSO CHE “PAPÀ” DRAGHI HA INSERITO IN FINANZIARIA UN AUMENTO DI STIPENDIO PER I SINDACI, I PRIMI CITTADINI, COME VALENTI SOLDATINI, VORRANNO DARE SFOGO ALLE PIÙ INSENSATE INIZIATIVE PER FARSI BEN VOLERE!

ECCO LA NOTIZIA 👇👇👇👇👇

Nei fine settimana, in largo anticipo sul periodo natalizio, Verona, per evitare problemi di sicurezza, corre ai ripari. E così, nelle due piazze principali del centro (piazza Bra e piazza Erbe) sono stati installati dei «sensori» in grado di registrare all’istante quanti telefonini (o tablet) siano presenti in quel punto, e quanti di essi siano in movimento da una piazza e l’altra (attraversando la centralissima via Mazzini).  E SE UNO SPEGNE TUTTI I DISPOSITIVI ELETTRONICI, FARETE I CONTROLLI DA REMOTO? OPS…TUTTO CIÒ SAREBBE PREOCCUPANTE, ma avvalorerebbe le tesi di noi terrapiattisti, complottisti, fuochisti…e uomini di fatica (per dirla alla TOTÒ), che dietro questo pandelirio ci sia la volontà di sperimentare una prova-controllo dell’umanità…

Problemi di privacy

E la privacy? Dicono sia rispettata! Pensavate il contrario? Verona si sarebbe giustificata spiegando che un protocollo internazionale (non si sa quale sia), consentirebbe di usare anonimamente i dati, ottenendo solo il numero totale di presenze, senza altre informazioni! Mah!…

Minuto per minuto

In questo modo, minuto per minuto, il Comune potrà decidere eventuali provvedimenti (per esempio, come già accaduto, il senso unico pedonale per via Mazzini, o lo stop alle auto su corso Porta Nuova oppure, misura estrema ma già adottata in passato, lo stop alle auto sui ponti di accesso al centro. Oneroso, per il Comune, il costo del sistema, come ha spiegato il sindaco, Federico Sboarina, acquistato, grazie ad un accordo internazionale con partner del settore. I sensori sono già attivabili e saranno sicuramente usati nei prossimi fine settimana (A FIERACAVALLI, ALLA MARATONA DI VERONA, AI MERCATINI NATALIZI, PER IL PONTE DELL’8 DICEMBRE, A SANTA LUCIA, NATALE, CAPODANNO ED EPIFANIA)

CHE LA MATRIX ABBIA INZIO E PURE…IL TRUMAN SHOW!!!

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4 novembre 2021 – di Monica Tomasello

Adolf Hitler e Topolino, con i loro green pass perfettamente in regola, pare se ne stiano beatamente andando in giro per l’Europa… Quest’ultimo, in particolare, risulterebbe essere un giovane ventenne, in quanto la data di nascita riportata sul suo green pass sarebbe quella del 31 dicembre 2001.

Ovviamente stiamo parlando di green pass falsi! Qualcuno, infatti, pare sia riuscito a rubare alcune chiavi crittografate del sistema che genera i QR Code, per cui, avendo accesso al sistema in questione riesce a creare i certificati di vaccinazione anti Covid, i quali nonostante siano palesemente falsi, vengono dati per validi dalle app di verifica.

In Italia l’applicazione in dotazione agli esercenti è ad esempio “Verifica C19″, alla cui scansione, i corrispondenti QR code dei due green pass, sia quello a nome di Hitler che quello di Topolino, risultano essere assolutamente validi.

Nei giorni passati, a proposito della certificazione falsa di Adolf Hitler, avevamo sentito la ricostruzione di Enrico Ferraris, avvocato esperto di Data Protection. Secondo lui, alcune chiavi private del sistema «sono state abusate e non compromesse». Se però si vuole ovviare al problema, bisognerebbe revocare le chiavi corrispondenti a quei Green Pass falsi; il punto è che quelle chiavi riguardano anche molte altre certificazioni – invece legali – e ottenute in seguito a vaccinazione o ad esito negativo di un tampone. Wired ha riferito che la Commissione Europea e gli Stati membri sono al lavoro per creare un sistema di revoca dei green pass falsi. Nonostante la Commissione abbia affermato di aver bloccato il green pass di Adolf Hitler, ancora quest’ultimo risulta valido se scansionato con l’app italiana VerificaC19; questo perché probabilmente ci vuole del tempo affinché si aggiornino le app di controllo. Nell’attesa… Hitler e Topolino continuano le loro “scorribande” su e giù per l’Europa…

Nel blog 👉https://attivissimo.blogspot.com/2021/10/perche-questi-codici-qr-sembrano-green.html

si può rintracciare un’analisi ben dettagliata di cosa sia accaduto in questi ultimi giorni e il report è in continuo aggiornamento, dal momento che il blogger accoglie volentieri qualsiasi tipo di segnalazione possa essere utile alla ricostruzione dell’accaduto. Il 27 ottobre, il giornalista aveva scritto: «Mi è stata segnalata da fonte confidenziale l’esistenza di un codice QR che viene riconosciuto come green pass valido, sia da VerificaC19 sia da Covid-Check, ed è intestato a Mickey Mouse, data di nascita 31 dicembre 2001». Effettivamente, se proviamo a scansionarlo, appare la spunta verde e la dicitura «Certificazione valida in Italia e in Europa», allo stesso identico modo di come appare se scannerizziamo dei green pass veri.

LEGGI ANCHE:

https://www.giornalettismo.com/green-pass-di-hitler-riconosciuto-verifica-c19/

https://news.fidelityhouse.eu/cronaca/green-pass-falsi-e-funzionanti-ci-sono-anche-quelli-intestati-a-topolino-e-spongebob-528072.html

Qualche ora dopo il green pass di Topolino,  è arrivata anche una segnalazione sul green pass di Spongebob.

https://youtu.be/jANO2-6IM9E

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4 Novembre 2021 – La Redazione Co.Te.Li

Un comunicato illuminato e gradito, quello che leggerete a seguire, che fa riemergere e riposiziona, nel giusto ruolo, il giornalismo d’inchiesta. L’attacco è contro le interferenze della politica che, ancora una volta, non si smentisce nel voler intervenire a gamba tesa su ogni azione, dichiarazione o espressione, che non collimi con il suo pensiero. Così molti colleghi di Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore della TX di Rai 3 Report hanno deciso di schierarsi dalla sua parte, lanciando un messaggio chiaro e diretto, nel rigettare qualsiasi intromissione esterna al proprio lavoro.

I rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico e il cdr della Direzione editoriale offerta informativa, infatti, hanno replicato alle critiche mosse dai parlamentari Pd in Commissione di Vigilanza e dal deputato di Forza Italia, Andrea Ruggieri alla puntata del 1° novembre 2021.

QUESTO IL DOCUMENTO⤵️⤵️⤵️

DA REPORT UN RIGOROSO, SERIO E DOCUMENTATO LAVORO GIORNALISTICO D’INCHIESTA COME RICHIEDE IL MIGLIO SERVIZIO PUBBLICO.
Nessuna tesi no-vax, nessun cedimento a teorie anti-scientifiche. «Il sindacato – aggiunge– difende il meticoloso lavoro dei colleghi e di tutta la redazione di Report, precisando (come ha ricordato lo stesso conduttore alle agenzie di stampa dettagliando l’infondatezza di ogni accusa mossa) che raccontare le criticità del sistema dei vaccini non significa affatto schierarsi contro, ma farle emergere per migliorare e rendere più efficace e solida la lotta contro il Covid-19. Il lavoro di Report è pertanto in linea con la missione d’inchiesta che accompagna da sempre la trasmissione in tutti i temi affrontati, compresa la pandemia da Covid-19 dal suo inizio.

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