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09 Aprile 3022 – Redazione

“Non ci volteremo dall’altra parte. Nelle ultime settimane il governo ha stanziato nuovi fondi per aiutare i rifugiati ucraini a far fronte alle loro spese quotidiane dal cibo alle medicine, al materiale scolastico. In tutto, abbiamo stanziato circa 500 milioni di euro per sostenere gli ucraini che arrivano in Italia e 110 milioni in assistenza finanziaria per il governo ucraino”. Lo ha detto il premier Mario Draghi nel suo intervento in video all’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale “Stand up for Ukraine” a Varsavia.

L’Italia ha accolto a braccia aperte i profughi dall’Ucraina. Grazie al primo ministro Draghi e all’Italia per aver stanziato nuovi fondi per aiutarli a soddisfare i loro bisogni quotidiani. Questa è la solidarietà europea al suo meglio“.

610 milioni per l’Ucraina

Lo scrive in un tweet la Commissione europea accogliendo l’annuncio di 610 milioni di euro stanziati dal governo per sostenere Kiev e i rifugiati ucraini arrivato nel corso dell’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale ‘Stand up for Ukraine’ a Varsavia. https://www.rainews.it

CLICCATE SUL LINK PER VEDERE E ASCOLTARE LA DICHIARAZIONE DI DRAGHI ⤵️

https://twitter.com/EU_Commission/status/1512797386137128962?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1512797386137128962%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.imolaoggi.it%2F2022%2F04%2F09%2Fdraghi-stanziati-610-milioni-per-lucraina%2F

26 Febbraio 2022 – Di Marcello Pamio (Disinformazione.ti)

RIASSUNTO (PER CHI NON SA E GIUDICA) DELLE DINAMICHE TRA RUSSIA E L’OCCIDENTE.

1) Forze ucraine di matrice neonazista, di origine golpista, uccidono quotidianamente la popolazione di origine russa in Donbass dal 2014. Il mondo occidentale, l’ONU e i media tacciono.

2) La Russia chiede garanzie legali. Zero risposte.

3) NATO, USA e UE finanziano impunemente l’Ucraina. L’ONU tace.

4) La Russia chiede all’Ucraina di impegnarsi a rispettare gli accordi di Minsk 1 e 2 e di smettere di attaccare i russi nel Donbass. L’Ucraina lo ignora e Francia e Germania restano in silenzio.

5) La Russia chiede che la NATO non si estenda ai suoi confini, e che non si unisca all’Ucraina o alla Georgia. L’Europa risponde che hanno tutto il diritto di fare quello che vogliono. Non rispondono alle garanzie legali che la Russia ha concordato con gli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90.

6) Gli Stati Uniti, mentre inviano più di 300 tonnellate di armi lunghe in Ucraina e miliardi di dollari alle forze armate ucraine, minacciano costantemente la Russia di sanzioni. 

7) Nel 2020 e nel 2021 è stata approvata all’ONU una risoluzione che condannava il nazismo, il neonazismo e il fascismo in tutte le sue forme. Gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno votato contro. Quasi tutta l’Europa si è astenuta. Silenzio da parte dell’ONU.

Conclusioni: hanno chiuso tutte le opzioni diplomatiche alla Russia, ignorato tutte le sue richieste legali e dimenticato i civili di lingua russa del Donbass.Ora che Putin sta prendendo in mano la situazione con un fatto compiuto, sono scioccati. 

La russofobia distorce l’Occidente.

RIEPILOGO STORICO ⤵️

22 Febbraio 2022 -Redazione

Nel 2021 la Gran Bretagna ha registrato una crescita economica superiore a quella di tutti gli altri Paesi del G7. Il prodotto interno lordo (PIL) britannico registra una crescita record, pari al 6,5% nel 2021, a fronte dell’iniziale stima del 4,0%. Ma da cosa è dipeso questo boom?

Il boom britannico

Non solo sviluppo economico, l’isola britannica, infatti, può sorridere anche guardando ai dati sulla disoccupazione: la cancelleria dello Scacchiere presenta una riduzione secca delle previsioni sulla disoccupazione, che scende al 4,1% contro il 12% temuto durante la fase dei lockdown; scendono i disoccupati richiedenti un sussidio (claimant count), che a gennaio sono risultati in diminuzione di 31.900 unità, dopo aver riportato un calo di 51.600 unità a dicembre. Il dato è pubblicato dall’Office for National Statistics.

Addirittura si impenna anche il tasso di crescita dei salari medi.

Effetto Brexit

Un simile sviluppo non si vedeva dal dopoguerra. Già nel maggio scorso infatti, come ci racconta la BBC, le previsioni della Banca d’Inghilterra definivano un quadro ben preciso: l’economia del Regno Unito godrà della sua crescita più rapida in oltre 70 anni nel 2021 con l’abolizione delle restrizioni Covid-19. I dati odierni consolidano quello che può essere definito un vero e proprio successo da parte della politica d’oltremanica, figlio delle strategie di riapertura precoce durante la gestione pandemica, dell’assenza di misure altamente dannose come il Green Pass e, soprattutto, della dissociazione dalla gabbia europea sancita tramite la Brexit.

Alla luce di questi dati appare solare come una ragionata gestione politica di un Paese faccia tutta la differenza di questo mondo sulla salute del Paese stesso. In Gran Bretagna, infatti, spesso è stata seguita la “linea morbida” sulle restrizioni, limitando il meno possibile i diritti fondamentali dei cittadini, non creando mai discriminazioni di alcun genere tra vaccinati e non vaccinati e, soprattutto, non introducendo mai misure limitative sulla possibilità di esercitare il proprio mestiere. Tutto questo, unitamente al non essere sottoposti ai dettami di una Unione Europea che fino a oggi si è dimostrata tutt’altro che trasparente sulle scelte sanitarie ed economiche, ha fatto sì che il popolo britannico tornasse alla tanto agognata normalità ben prima degli omologhi europei, provocando quell’effetto elastico sull’economia che oggi siamo qui ad esporvi.

Fonte: IlParagone

di Marzia MC Chiocchi (https://www.mercurius5.it/

Ricordo ancora il giorno di 21 anni fa, in cui suono’ la gran cassa per la nascita dell’UE e, con lei, una delle monete più insidiose e nefaste che si potessero avere: l’Euro. Ma era già tutto calcolato e il nostro Circo Barnum ebbe immediatamente inizio, dando il “meglio” di se’, con decisioni scellerate e fuori controllo e tutte proiettate alla logica del massimo profitto finanziario per pochi eletti. Il crollo dei confini sino a quel momento conosciuti (Shengen) avremmo capito più avanti che non sarebbe stato altro che uno specchietto per le allodole. Povera ingenuità! Tutto costruito a tavolino per rabbonirci, per farci credere all’Europa come a un secondo Eden! E noi, ubriachi di un’idea più che coscienti di ciò che sarebbe accaduto, siamo andati avanti come bambini alle giostre!

Le riunioni dei grandi massoni, tenutesi a Davos in Svizzera, per dibattere sulla nuova Europa, avrebbero dovuto farci riflettere! E così, oltre all’aspetto finanziario, in quelle lunghe conviviali stavano mettendo le mani sulla nostra salute. Inutile aggiungere altro! La storia la stiamo vivendo a caro prezzo.
Il loro potere sadico e’ arrivato al punto di lobotomizzare le menti della massa che, non mangerebbe mai un grappolo d’uva senza averlo prima disinfettato con amuchina, ma si fa inoculare una fiala di cui non conosce il contenuto! (Per il nostro bene…dicono! Ma chi ci crede…dico io!). Da qui il desiderio luciferino di applicare il green pass, lasciapassare di nazista memoria, che tanti dissensi sta creando (per fortuna) anche tra i sierati pentiti che non possono più tornare indietro!

A tal proposito, con la collega Monica Tomasello di CataniaCreAttiva, abbiamo pensato di raccogliere qualche testimonianza tra gli esercenti, ristoratori e baristi, nelle nostre terre di origine: Sardegna per me e Sicilia per Monica, due regioni, in questi ultimi giorni, al centro della cronaca per gli incendi che hanno distrutto ampie zone di territorio, e ucciso tanto bestiame!

In Sardegna la notizia del green pass e’ stata accolta (tolti coloro che sono nati pecore e yesmen) come un affronto alla libertà umana e alla situazione economica già provata da un anno e mezzo di continue chiusure, e alle decisioni di un presidente di regione ( Solinas) incapace e politicamente inutile, coadiuvato da un assessore alla sanità (Nieddu) altrettanto inopportuno e privo di raziocinio! Parlando con molti esercenti della Gallura, in loro e’ emersa molta chiarezza. Loro, non si assumeranno l’onere di controllare il certificato verde, primo perché hanno ben compreso la sua incostituzionalità, e secondo perché devono pensare a lavorare per vivere! Le tasse incombono inesorabili e non vogliono prestare il fianco al governo, pronto a fare l’avvoltoio sulle loro attività. La Sardegna esce dalla stagione estiva 2020 azzoppata, da un inverno scarsamente lavorativo, e da una stagione 2021 iniziata ancor peggio, per colpa di un governatore ( sempre il Solinas di cui sopra) che, non ricordando che l’isola e’ una regione italiana, e non fa parte delle Bahamas, fino alla metà di giugno ha massacrato il turismo con la storia di un green pass tutto suo, per entrare in Sardegna, deviando verso altri lidi le prenotazioni di chi avrebbe voluto trascorrere le ferie qui. Perché ha cambiato idea? Per l’ira funesta di chi nell’isola fa impresa e da lavoro, e non come Lui, che occupa ignobilmente una poltrona istituzionale!

La stagione per questo e’ partita tardi e molti esercenti faranno entrare nei loro locali tutti! Per evitare l’incombenza dei possibili traditori, non hanno voluto che scrivessi il nome dei loro locali, in modo da non attirare troppa attenzione! Alcuni dei loro clienti, più cari, fedeli, che spendono molto e hanno scelto di non sierarsi, hanno fatto sapere che, se all’ingresso chiederanno l’illegale green pass, non metteranno più piede nei loro locali. Ciò che ci auguriamo, e’ che il certificato verde faccia la fine della App Immuni. Intanto da un giornale come La Verità arriva questa rincuorante notizia 👇

Quotidiano diretto da Daniele Capezzone

A seguire la situazione in Sicilia👇👇👇👇👇

di Monica Tomasello – (CataniaCreAttiva.it)

Ho fatto un piccolo sondaggio qui in Sicilia, in particolare a Catania e provincia, ed ho chiesto un po’ in giro per i locali, molti dei quali gestiti da mie dirette conoscenze, cosa avessero intenzione di fare a partire dal 6 agosto. Avrebbero fatto entrare soltanto persone munite di Green Pass? O si sarebbero rifiutati di fare i “controllori” nonché i “delatori” dei loro stessi clienti? Avrebbero corso il rischio di prendersi una bella denuncia per violazione del diritto sulla privacy da parte di qualche avventore un po’ più informato e con un po’ più di “pelo sullo stomaco”, oltre che di “sale in zucca”? Oppure si sarebbero ancora una volta piegati ai voleri di quei quattro dittatorelli (non saprei come altro definirli) che sono i nostri politici attualmente al governo? La risposta è stata pressoché unanime: la gran parte di loro non chiederà il Green Pass; alcuni lo hanno già scritto in un cartello affisso sulla porta di ingresso al locale, altri, molto più semplicemente, non chiederanno nulla, e qualora fosse il cliente stesso a chiedere loro ragguagli in merito alle modalità di accesso al locale, risponderanno che il loro esercizio è aperto a tutti senza distinzioni o discriminazioni di sorta.

Messaggio (soltanto uno dei tanti…) giuntomi su whatsapp da parte di una pizzeria dita in provincia di Catania

Cartello affisso fuori da una pizzeria in provincia di Catania

Bene! Ma visto che, magari, l’aver ricevuto per la maggior parte risposte contrarie al Green Pass, poteva essere dovuto solo al caso… ho voluto fare di più.

Per avere notizie ancora più certe, ho deciso di contattare la dott.ssa Barbara Cannata, presidente dell’associazione Partite IVA della Sicilia, per farmi dare da Lei l’effettivo quadro della situazione in merito all’intenzione o meno, da parte di esercenti e liberi imprenditori, di attuare tale direttiva, o raccomandazione, o regolamento (chiamiamolo come volete, ma non Legge, perché Legge non è!) sul Green Pass.

La risposta (di cui sotto alleghiamo l’audio integrale) è stata chiara, concisa ed ineccepibile: “Siamo per la totale libertà di scelta” – ha detto la dott.ssa Barbara Cannata – “ed in virtù di questo siamo quindi contro il Green Pass che, invece, di fatto, la esclude.” E prosegue: “Non tutti affiggeranno un cartello “free zone” fuori dal loro esercizio, magari per paura di eventuali controlli…, ma la maggior parte non chiederà alcun Green Pass”.

L’associazione Partite IVA fa comunque sapere che si muoverà a sostegno di tutti gli esercenti, soprattutto in termini di supporto giuridico. Infatti, sia che essi chiedano il Green Pass e sia che non lo chiedano, gli esercenti devono sapere che sono comunque passibili, sia, nel primo caso, di sanzioni da parte dei pubblici ufficiali, sia, nel secondo caso, addirittura di denunce da parte dei clienti, per violazione della privacy

Per ascoltare l’AUDIO della dott.ssa B. Cannata, CLICCA QUI ⤵️

https://www.spreaker.com/episode/45983092

Puoi leggere questo articolo anche su👇

https://cataniacreattiva.it/no-green-pass-il-rifiuto-di-molti-esercenti-a-controllare-i-clienti/

[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

di Antonino Trunfio

  • Università di Al Romàh, 12 aprile 2051
  • Lezione di Storia Moderna

Titolo: sparizione di una civiltà titolo

Scrisse così il filosofo spagnolo G.A.Nicolàs: Chi ignora le lezioni della Storia, e’ condannato a ripeterle”. Ho scelto questa citazione per iniziare questa lezione, perché proprio grazie a quanti vissero e prosperarono nella plurimillenaria civiltà precedente, ignorando le lezioni della loro stessa Storia, che oggi noi li abbiamo sostituiti e scacciati dalla nostra penisola El-Hital.

Vi parlerò quindi delle circostanze, degli eventi, dei protagonisti, ma soprattutto delle ideologie, che hanno portato all’autodistruzione la civiltà precedente, lasciando il posto alla nostra gloriosa civiltà con le sue arcaiche tradizioni e costumi.

Finalmente oggi la religione è lo Stato, e lo stato è la religione.

Nella civiltà precedente, quella che alcuni storici, per fortuna ormai spariti pure loro, amavano chiamare civiltà “giudaico cristiana”, dovete sapere che non era così.

Infatti, limitandoci al periodo che va dal 1945 al 2021, la civiltà italica impegnò i primi 25 30 anni per rinascere dalle macerie della guerra, e godere persino di uno sviluppo strabiliante, che ne fece la quarta potenza industriale del mondo. In quel trentennio, in effetti la gente era libera di lavorare, intraprendere, inventare, costruire, assumere, arricchirsi, fare famiglia e figli, aspirare a fare le vacanze, coltivare i propri hobbies, viaggiare. E per religione la gente non aveva lo stato ma Dio.

Sempre i soliti storici di quel tempo, denominarono ” boom economico” quel periodo. Quasi un nefasto presagio di quello che da lì a qualche decennio sarebbe stato un boom nel senso di disastro.

Le cronache di quegli anni non indicano un momento preciso, in cui dal boom economico la direzione di marcia fu invertita verso il boom, e basta. Alcuni lo fanno risalire al 2001 col passaggio dalla lira all’euro; altri al 1971 col divorzio tra la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro; altri, ancora più indietro fino al 1957, anno di istituzione della CEE, che sarebbe poi diventato il mostro UE. Non ultimi e non a torto, ci sono pure quelli che la sparizione della civiltà italica, la fanno risalire al 1861 anno di consacrazione del rito dei riti nazionali: l’unità di Italia. Guerra di invasione, saccheggi, orrori spacciati dalla propaganda prima monarco-fascista, poi repubblicana, per sollevazione popolare da Palermo a Torino, che mai fu. Ma siccome questo è un corso di Storia Moderna, limitiamoci al periodo più recente, quello repubblicano.

Dovete sapere che boom economico e tracollo finale, ebbero inizio quando a guerra terminata, impiccato il duce e i suoi gerarchi a Piazzale Loreto, indisturbate proseguivano le sanguinarie scorrerie dei partigiani, a caccia dei fascisti e dei loro fiancheggiatori o presunti tali (2013 “Il Sangue di vinti” G.Pansa).

Partigiani e no, che tra pseudo cattolici di un’epoca, ancorché velatamente, post-cristiana alla De Gasperi, e bolscevichi di varia gradazione dai Togliatti agli Amendola, dai Nenni ai Pertini si ritrovarono a spartirsi le spoglie di un paese devastato – nihil sub sole novi – dal socialista precedente, Benito Mussolini.

Per la spartizione concordata devono dirottare il paese dalla Monarchia alla Repubblica. Ricorrono a uno dei loro cavalli di troia preferiti, il referendum popolare, i cui esiti ufficiali sono noti (54,3 per la repubblica contro un 45,7 favorevoli alla monarchia – con un 11% di astenuti sul totale degli aventi diritto), meno noti e mai completamente chiariti restano gli esiti ufficiosi, che i brogli elettorali di quel referendum oscurarono per sempre. Era in fondo, solo l’inizio del paese dei misteri.

Inaugurata la gloriosa era repubblicana, serviva ammansire le masse con una costituzione che fosse la più bella del mondo. In effetti il 1.1.1948 venne approvata una raccolta di auliche declamazioni e giulive esortazioni, giusto 100 anni dopo lo Statuto Albertino del 1848.

139 articoli in tutto, all’apparenza innocui e persino ispirativi, dove già alligna il gene del totalitarismo democratico, quello che per perpetuarsi, si fonda sul – uno vince e l’altro perde; uno è comunista l’altro democristiano; uno è lavoratore e l’altro datore di lavoro, uno è povero e l’altro è ricco; uno è credente e l’altro resta ateo, uno è del nord e l’altro è un terrone. In fondo una riedizione multivariata dei più famosi Guelfi e Ghibellini di otto secoli prima.

E così di elezioni in elezioni, di referendum in referendum, di governo in governo, quei 139 articoli vengono declinati in diluvi ininterrotti di leggi per ogni ambito dell’universo mondo. Col risultato che ad affermarsi anziché lo stato di diritto è solo il diritto dello stato, cioè dei suoi burocrati e peones.

Eppure ” Corruptissima res pubblica plurimae leges” Corruptissima res pubblica plurimae leges” (Annales, Libro III, 27), l’ammonimento di Tacito risale a ventuno secoli prima. Ma niente da fare, la legiferazione prolifica di pari passo con l’estendersi e l’aggravarsi della corruzione ad ogni livello.

Così anno dopo anno, la già moribonda repubblica italiana riusciva persino a posizionarsi tra i paesi peggiori del mondo, per corruzione pubblica, libertà di informazione, giustizia, libertà economica, e altro ancora.

E di anni ne sono passati 76, dal 1945 al 2021. Anni d’oro pochi, di piombo alcuni, di sangue e miseria tutti gli altri. Si è visto di tutto: dal terrorismo rosso e nero alle stragi di stato; dalla loggia P2 al sequestro Moro; dalle emergenze sismiche a quelle della mafia; da tangentopoli agli scandali della magistratura; dagli appalti pubblici truccati alle lenzuola d’oro; dai ponti crollati ai banchi a rotelle; dalle ondate dei diseredati in ingresso, alle ondate di cervelli in uscita, accompagnate da tutti coloro che potendo si allontanarono dal manicomio di Mameli.  

A chi decideva o era costretto in quegli anni a restare, erano tuttavia concesse due possibilità: vivere del proprio o vivere sulle spalle altrui. Gli economisti di regime e i fenomeni della politica dell’epoca in effetti avevano stabilito, per legge sia chiaro, che quelli che avevano scelto di vivere del proprio potevano essere allegramente depredati del 60, 70 % dei frutti del proprio lavoro.

Con lo strabiliante risultato che aspirare al parassitaggio divenne la prospettiva più allettante per la maggior parte degli italiani.

Un vero successo misurato dalla lunghezza di certe code: quelle dei mendicanti di sussidi e provvidenze, quelle degli aspiranti a una pensione di invalidità o reddito di sudditanza; quelle soprattutto alle mense della Caritas.

A onor del vero, bisogna ricordare che un posto pubblico a vita, al catasto o all’Inps, non si negava ai meno sfortunati.

E così le crescenti masse di questuanti ridotti a utili idioti non potevano che assecondare ancora di più il loro benefattore supremo: lo stato. E giù tutti a gran voce da ogni angolo della penisola: meno male che c’è lo stato!!! Senza lo stato chissà che miseria e che anarchia!!!

Ma siccome la realtà non si piega alla stupidità delle masse, tanto meno asseconda la saccenza dei potenti, al minimo segnale di fallimento dello stato e dei suoi mirabolanti interventi, si levava alto nei cieli della penisola “biancorossoeverdone” un grido unanime: “ci vuole una legge”.

Basti ricordare che era stata creata un’apposita commissione parlamentare di inchiesta, chiamata “Vuoti legislativi”.

Commissione tra le più instancabili e meritorie della storia repubblicana. In grado di intercettare con modi leciti quali inchieste, indagini, sondaggi, e modi meno leciti quali delazione, bustarelle, qualsiasi centimetro di vita individuale o collettiva, ancora libero da regolamentazioni statalizie.

Di sondaggio in sondaggio, di delazione in delazione, non passava giorno che la commissione parlamentare “Vuoti legislativi” non avesse il soggetto per un nuovo decreto, decretino, leggina.

  • Troppi schiamazzi al centro della città? subito pronto il titolo per il decreto “il silenzio è d’oro”;

  • Disoccupazione al limite e ordine pubblico a rischio? nessun problema. Pronto il titolo per un altro decreto: “resta a casa”

  • Reddito di cittadinanza insufficiente? Subito pronto il “porta pazienza”

  • Troppi incidenti sul lavoro? “Fermiamo il lavoro” già alle camere

  • Troppi incidenti domestici? decreto “Sfratto in un click”. Un solo articolo dal testo lapidario: vietato rimanere o rientrare a casa.

  • Troppi incidenti stradali di minorenni? camere già a lavoro al decreto “Basta minorenni”

  • Troppi terremoti, alluvioni, frane? Dissesto idrogeologico al limite? licenziato d’urgenza l’apposita legge “Una baracca è per tutti”

  • Troppo inquinamento? Ma che problema c’è? “Basta ossigeno” anche questo un solo articolo: si considera inquinamento solo un tasso di ossigeno pari a zero.

Dei 945 mandarini del parlamento nazionalpopolare, tutti agiatamente incollati agli scranni dei palazzi della città un tempo chiamata Roma, le fonti storiche non ci riferiscono di nessuno tra loro che abbia osato opporsi allo scempio, e magari chiedendo la parola abbia eventualmente detto: esimio presidente, onorevoli colleghi, basta con ste cagate!! non vi sembra giunta l’ora di finirla? Mai, nessuna traccia.

E via con un nuovo numero della Gazzetta Ufficiale, l’ultimo dei quotidiani ancora in edicola, ma distribuito non a caso dalle panetterie, visto che le leggi venivano sfornate come sfilatini.

Nulla più era rimasto che non fosse stato regolamentato e quindi tassato. Ma che importa? si dicevano tra loro gli italiani, eroicamente intortati dalla stampa di regime e dai media sussidiati: lo stato siamo noi; lo stato ci difende; lo stato pensa a tutto; come faremmo senza lo stato?

Ormai vittime sacrificali della loro stessa stolida fede nel dio stato, catene alle caviglie e ai polsi, mancava loro l’ultimo anello: quello della mente.

Serviva uno scafandro, una cella senza sbarre, un gel mummificante, come fare? Ci pensa la “Vuoti Legislativi” col suo colpo di genio: COVID19

Quale miglior alleato per spiegare 75 anni di devastazioni politiche, 69 inconcludenti governi, 1250 annunci di riforme mai effettuate?

Quale più verosimile giustificazione per i 2 mila e 600 miliardi di debito pubblico e una tassazione tipo sovietico? Quale più alta prova di missione umanitaria per un tasso di natalità finito sottozero? e quale scusa migliore per giustificare10 milioni di poveri, 21 milioni di pensionati, 10 milioni di sussidiati a vita, 8 milioni di disoccupati, un’economia definitivamente liquefatta?

COVID19: il mantra dei mantra, il totem dei totem.

Scese il sipario su quella che era ormai una landa desolata, popolata da milioni di zombies, dove alcuni per tornare al lavoro manifestavano contro coloro, che per vivere non avevano mai avuto bisogno di lavorare, ma solo necessità di difendersi coi mercenari pagati giusto da coloro che manifestavano.

Alla dabbenaggine di quegli zombies, alla codardia e alle ignobili ideologie dei loro beniamini della politica, dobbiamo oggi il fatto di essere in questa aula di questa rinata nazione ribattezzata El-Hital con capitale Al Romàh, ricostruita città eterna, dove alte svettano le torri della nostra civiltà al posto dei campanili del passato.

Se non ci sono domande la lezione termina qui

di Luca Scavone

La parabola pandemica del lavoro più iconico della Città Eterna ha inizio.

Ad aprile 2021, 13 mesi a seguito del primo lockdown, meglio detta ‘quarantena’, mi ritrovo in casa di un tassista romano, per un’intervista che mi ragguagli sulla situazione dei guidatori dell’auto pubblica da piazza, meglio conosciuta come taxi.

La situazione è, ça va sans dire, molto precaria, soprattutto riguardo al management non ottimale delle risorse familiari.

Il mio intervistato, che chiamerò Carlo (nome di fantasia), per alcuni mesi si è ritrovato senza entrate di sorta, aiutato, pertanto, dall’unico stipendio della moglie, e con un figlio a carico.

Carlo, com’e’ cambiata la situazione da marzo 2020?

In verità, le avvisaglie di un calo sul lavoro, le avevo gia’ avvertite, non molto timidamente, a partire da gennaio 2020. La coppia di cinesi infetta era stata di passaggio a Roma intorno al 10 dicembre 2019 (primo caso italiano di stranieri, in cura allo Spallanzani). A febbraio un calo ancor più sentito. Dal 9 marzo all’8 maggio 2020 totalmente senza incassi. Il turno c’era, potevi uscire a lavorare – alcuni lo hanno fatto – ma l’incasso sfiorava o quasi mai superava i venti euro.

A partire da maggio 2020, qualche cambiamento?

Una piccola ripresa da maggio a luglio: riuscivo a portare a casa circa 600/700 Euro netti al mese. Prima della crisi erano circa 1500, sempre netti, e, se si ottemperava ai turni notturni, anche 2000/2200 Euro netti al mese. Una riduzione di minimo il 60%. In 19 anni di carriera non ho mai assistito a un deficit così drastico.

19 anni sono tanti. Com’era il lavoro ai tuoi inizi?

Considera che sono uno della “vecchia guardia” ; alcuni miei coetanei hanno da un po’ deciso di abbandonare il mestiere. A soli 22 anni, nei primi anni ’90, ho conseguito la patente per la guida del taxi, per lavorare fino alla soglia del 2000, ancora in piena era della Lira italiana. C’era un bel guadagno e si riusciva a vivere più che dignitosamente. Ho ricominciato con il taxi a partire da fine anni 2000, dopo uno stallo di circa 9 anni, adempiendo soprattutto ai turni notturni, con la speranza di portare a casa uno stipendio più confacente al mantenimento di una famiglia. Ricordo ancora gli anni d’oro della Lira, quando, con il solo lavoro della prima settimana del mese, riuscivo ad pagare tutte le utenze, tra le quali ben 700.000 Lire di affitto mensili. Bei tempi!

Andiamo alla contemporaneita’, evidentemente piu’ triste. In che misura hai ricevuto i cosidetti “sostegni”?

Tengo a sottolineare di essere parte di quella minoranza di tassisti affiliati ad una cooperativa. Non lavoro a partita Iva, pertanto ho ricevuto il FIS (Fondo di Integrazione Salariale) dall’8 marzo al 30 novembre 2020. Nel luglio 2020 ho percepito la Cassa Integrazione di marzo, aprile e maggio per un totale di 1046 Euro. Soltanto due mesi fa, infine, ho percepito quella dei mesi da giugno a novembre 2020, per la somma di 2400 Euro. Per luglio, tengo a precisare, ho percepito una somma differente e differita nel tempo, dal momento che in quel mese non era stato emesso alcun decreto nazionale riguardante la mia classe lavorativa; per luglio, infatti, ho ricevuto 700 Euro di contributo della Regione Lazio. A questi vanno aggiunti 800 Euro percepiti il giorno di Natale 2020 (sempre contributo regionale).

Il bilancio, a partire da settembre 2020 fino ad oggi, qual’e’?

Deleterio. Se togliamo i circa 5000 Euro di FIS e contributi regionali, il guadagno effettivo si aggira intorno ai 3500 Euro. Nello stesso lasso di tempo, anni addietro, guadagnavo circa 17.000 euro.

Come mai questo calo anche nel periodo successivo alla stagione estiva?

Innanzitutto il coprifuoco (il mio turno privilegiato era il notturno); in seconda battuta, cosa più importante, la riduzione al 50% delle vetture circolanti a partire dal 14 settembre 2020. In soldoni, un giorno lavorano coloro che hanno targa dispari, il seguente le targhe pari.

Il turno e’ cambiato piu’ volte nel corso dei mesi di crisi pandemica?

Tre volte: da marzo a maggio al 50%; da maggio al 14 settembre al 66%; ad oggi, come dicevo, di nuovo la riduzione al 50%.

Cosa ti aspetti dalle misure meno restrittive?

Che si prenda posizione a favore del bene della collettività. La FIS non è stata e non sarà la soluzione. Non lo sarebbe stata neppure se giunta in tempo e con un importo maggiore. I turisti a Roma mancano, ma il passaggio a restrizioni più morbide mi fa sperare. Riprendersi da un crollo dell’importo annuo così drastico, avrà effetti di durata non breve sulla mia famiglia. In buona sostanza, ad oggi, si va avanti con lo stipendio di mia moglie. Spero solo, che nei mesi a venire, ci sia speranza di rialzarsi.

Non resta che corroborare e sottoscrivere l’augurio di Carlo. I tempi del tassinaro stile Alberto Sordi sono, purtroppo, terminati. Non bisogna però arrendersi a questo viale del tramonto, che, chiudo, non deve essere inesorabile. Da Roma e dai suoi taxi dimezzati è tutto, ringraziando Carlo per avermi concesso l’intervista.