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2 Marzo 2023 – Redazione – Fonte: La Stampa

Il Covid ha finito la sua corsa vera o presunta, gli italiani hanno deciso di non vaccinarsi più e i magazzini sono pieni di dosi di elisir di lunga malattia destinate al macero. A fine 2023 potrebbero essere 173 milioni le dosi inutilizzate, visto che ora dai contratti secretati spunta a sorpresa una clausola capestro che obbliga l’Europa ad acquistare quest’anno da Pfizer altri 450 milioni di dosi, 61,1 destinate all’Italia, alla quale spetta il 13,6% del totale. Uno spreco che alla fine rischia di costarci oltre tre miliardi di euro, che sarebbe stato utile investire nella nostra sanità pubblica in grande difficoltà. Sarebbe ora di porre fine a questa farsa da 4 soldi a cui fin troppo hanno creduto. Nessuno e’ obbligato ad acquistare dosi inutili! Che l’Italia facesse sentire la sua voce e si rifiutasse! E che nessuno dica che l’accordo e’ determinato da un Pnnr altrettanto inconcludente, incantatore di serpenti senza costrutto, perché è vero come un ologramma!

Delle fiale arrivate a fine estate, quelle aggiornate sulle viarianti Omicron 4 e 5, resterebbero da inoculare 15 milioni di dosi acquistate nel 2022, più altri 61,2 milioni che dovrebbero arrivare dalla Pfizer nel corso del 2023. Mah! Per farle a chi? A coloro che hanno deciso di anestetizzare la ghiandola pineale, per non pensare e credere agli sono che volano. Purtroppo dal 6 al 12 febbraio, la media delle somministrazioni è stata di 3.421 al giorno per le quarte dosi, anche se, per fortuna, il numero dei vaccinati e’ sempre più in discesa.

Ieri è trapelata la notizia che il New York Times avrebbe deciso di portare la Commissione Ue in tribunale per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, riguardo al negoziato che ha portato all’acquisto dei vaccini anti-Covid. Certo è che resta difficile comprendere come mai in questi 76 e passa milioni di dosi siano compresi i 19 milioni aggiornati su Omicron 1. Acquistati dall’Ue e autorizzati dall’europea Ema appena una manciata di giorni prima che venisse accesa la luce verde a quelli aggiornati sulle nuove sottovarianti di Omicron 4 e 5. Come se non si fosse saputo che a quel punto quasi tutti avrebbero preteso i «nuovi modelli», nonostante gli esperti dell’ex Cts si affannassero a dire che erano più o meno simili a quelli tarati sulla versione originaria di Omicron, ormai scomparsa in Italia.

La conta non è comunque finita qui, perché al fardello vanno aggiunte 9 milioni di dosi della francese Sanofi, acquistate nel lontano 2020 ma in consegna solo ora. Così si arriva a un totale di 80 milioni. Fin qui per restare all’era Omicron. Perché alla conta degli antidoti inutilizzati vanno poi aggiunti i 28 milioni andati in scadenza a fine 2022, secondo quanto affermato a suo tempo dallo stesso generale Tommaso Petroni, a capo della task force per il completamento della campagna vaccinale. A questi vanno infine sommati i 60 milioni di dosi donate all’Africa. Rimaste in larga parte inutilizzate, soprattutto per problemi logistici, visto che spesso sono arrivate dove non c’erano nemmeno i frigoriferi per conservarle.

Fatta la somma si arriva a 173,1 milioni di dosi inutilizzate. I contratti con le case farmaceutiche sono secretati ma il vaccino Pfizer nella prima versione è costato 16 euro a dose, quello aggiornato su Omicron 19 euro. In tutto fanno oltre tre miliardi di euro buttati alle ortiche.  Vero è che i sieri sono sempre stati acquistati direttamente dall’UE, che poi ha pensato a smistarli in tutti gli Stati membri, ma in ogni caso, l’Italia, ha dovuto firmare, seppur indirettamente, un contratto pesante con Big Pharma. Per questo, sulla carta, l’Italia sarà comunque chiamata a pagare il conto, di fatto…chissà!

L’Europa ha puntato a garantire la massima copertura vaccinale possibile, hanno sempre ricordato in passato Aifa e Css. Ma resta da capire perché si sia deciso a settembre di partire subito con milioni di vaccini che sarebbero stati superati a breve da prodotti più aggiornati, pur avendo in deposito ancora milioni di dosi inutilizzate di antidoti tarati sul ceppo originario di Wuhan. Ma soprattutto non si comprende per quale motivo la Commissione europea abbia dovuto accettare da Pfizer clausole capestro che la vincolano all’acquisto di centinaia di milioni di dosi, 450 nel 2022 e altrettante quest’anno, indipendentemente dall’andamento epidemico o dallo spuntare di nuove varianti. I più istituzionali diranno che queste spiegazioni sono valide a pandemia finita, ma i più preparati (inascoltati per due anni) consapevoli e che conoscono realmente la Storia, avevano già compreso quale fregatura fosse dietro l’angolo.  il potere contrattuale delle aziende si sarebbe dovuto in qualche misura attenuare, considerando che Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson, Novavax e Astra Zeneca hanno ricevuto complessivamente quasi 10 miliardi di finanziamenti pubblici per sostenere la ricerca da Usa, Gran Bretagna e Ue. E che anche senza clausole vessatorie alle industrie non sarebbe comunque andata male lo dicono i ricavi 2021: circa 45 miliardi Pfizer, 16 miliardi per Moderna, che nel 2019 non andava oltre i 55 milioni.

Che non tutto abbia funzionato per il meglio deve averlo pensato del resto anche la Corte dei Conti europea, che a settembre ha bacchettato von der Leyen in un report che menziona come «un caso di cattiva amministrazione» il «rifiuto della Commissione europea di concedere l’accesso del pubblico ai messaggi di testo scambiati tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer durante i negoziati preliminari». Manchevolezze pagate a caro prezzo anche dall’Italia.

Vedremo……

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07 Marzo 2022 – Redazione

L’Europa ha deciso di armare la resistenza ucraina di fronte all’invasione russa. Ma il viedirettore de La Verità sottolinea le sue perplessità su una strategia che non porterà a nulla di positivo per l’Europa e, in particolare, per l’Italia. 

Siamo favorevoli a che gli ucraini possano stare in pace e stare tranquilli – ha detto Borgonovo in collegamento con L’Aria che tira – ma quelli a cui stiamo dando le armi sono gli stessi che hanno compiuto il massacro di Odessa nel 2014. Ci sono quelli che andavano nelle regioni del Donbass e non è che ci andavano tanto per il sottile. L’Unione europea ha fatto finta di niente per 8 anni, dagli accordi di Minsk in avanti Se noi all’improvviso cambiamo atteggiamento perché abbiamo deciso che dobbiamo andare alla guerra totale poi dobbiamo essere consapevoli che ci saranno conseguenze. La guerra non finirà domani e la popolazione continuerà a essere a rischio. E saremo a rischio anche noi perché l’escalation potrebbe essere pesantissima. E poi lo scopo qual è? Deporre Putin e sostituirlo con un fantoccio tipo Eltsin? O addirittura con uno peggiore?”

“Ci dimentichiamo che sono stati 20 miliardi all’Ucraina anche per finanziare le armi e i sommovimenti interni. Quando si destabilizzano i Paesi per fare gli interessi della Nato questo va bene. L’Europa non ha fatto assolutamente niente”.

ECCO LE DICHIARAZIONI DI BORGONOVO A LA 7 ⤵️

https://youtu.be/jBu5CNuc0dA

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https://www.la7.it/laria-che-tira/video/la-perplessita-di-francesco-borgonovo-siamo-tutti-favorevoli-alla-possibilita-degli-ucraini-di-stare-01-03-2022-426039

27 Febbraio 2022 – di Gianluca Allievi (AGI)

Il Paese ha sistemi alternativi per i pagamenti interni e sarebbero più colpiti i Paesi sanzionatori.

L’esclusione della Russia dal circuito di pagamenti Swift è una delle misure sul tavolo per punire il paese dopo l’invasione dell’Ucraina, ma la sanzione potrebbe non essere così efficace come si pensa per le sue ramificate implicazioni sul sistema degli scambi internazionali, tanto da poter diventare un’arma a doppio taglio.

A fare il punto sull’argomento è uno studio pubblicato nei giorni scorsi dall’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, firmato da Luca Fantacci e Lucio Gobbi. La Russia, puntualizzano gli autori, si sta già di fatto preparando a questa eventualità, avendo sviluppato dal 2014 a questa parte dei circuiti alternativi di pagamento che attenuerebbero gli effetti negativi della sanzione, che anzi potrebbe finire per ritorcersi contro i paesi occidentali.

Lo Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) è un consorzio internazionale di banche con sede in Belgio che collega attraverso una rete informatica circa 11.000 istituzioni finanziarie in oltre 200 paesi di tutto il mondo. Il consorzio fu costituito nel 1977 per evitare che l’infrastruttura dei pagamenti internazionali fosse monopolizzata dall’americana Citibank e ha sempre agito come una società privata. Dopo l’attacco alle Torri Gemelle del 2001 però gli Stati Uniti ne chiesero l’accesso per rintracciare la rete di finanziamento dei fondamentalisti islamici. 

L’importanza dell’uso di Swift in un quadro sanzionatorio è emersa nel 2012, quando su pressione degli Usa venne disconnesso il sistema bancario dell’Iran, nell’ambito delle misure studiate per fermarne il programma nucleare. Swift blocca non solo i paesi ma anche gli intermediari che, in violazione delle sanzioni, effettuino transazioni con i soggetti colpiti, diventando così un’arma economica potente.

Il caso russo presenta però caratteristiche diverse. Già nel 2014, con l’invasione in Crimea, alcune banche locali sono state inserite dagli Stati Uniti in una lista nera. La banca centrale russa sviluppò allora un proprio sistema di pagamento, Mir, che intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali con carta, ma che è difficilmente utilizzabile all’estero.

In seguito il governo russo ha sviluppato un’altra rete di pagamenti, il System for Transfer of Financial Messages (SPFS) che nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali. Nel caso in cui le banche russe fossero disconnesse da Swift il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi inoltre al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (CIPS), gestito dalla People’s Bank of China, che ha utenti in oltre cento Paesi.

Nel 2014, ricorda lo studio dell’Ispi, quando l’Europa chiese che la Russia fosse sconnessa da Swift le autorità russe stimarono che il provvedimento avrebbe comportato una riduzione del Pil del 5%. “Oggi – si afferma – il quadro è diverso. Grazie a Mir, i pagamenti interni al Paese non sarebbero colpiti. E anche gli effetti sulle relazioni esterne sarebbero parzialmente attenuati dal ricorso a Spfs e Cips. Tanto che lo stesso Medvedev, che nel frattempo è diventato vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, ha dichiarato che le transazioni finanziarie ‘diventeranno più difficili, ma non sarà una catastrofe’.

In compenso, l’esclusione di un Paese da Swift avrebbe ripercussioni sugli Stati che comminano le sanzioni. Il blocco dei pagamenti in entrata e in uscita imporrebbe un’interruzione non soltanto dei traffici commerciali, ma anche delle transazioni finanziarie. Perciò l’ipotesi di un’esclusione della Russia ha suscitato la preoccupazione delle banche europee, in particolare di quelle francesi e italiane, che sono esposte complessivamente per circa 50 miliardi di dollari ugualmente ripartiti fra i due Paesi e che, nell’evenienza di un blocco, non potrebbero ottenere il pagamento di quei crediti. Un blocco indiscriminato rischierebbe così di tradursi in una moratoria dsui debiti esteri della Russia”. 

Inoltre, come ricorda il Wall Street Journal, le valute digitalizzate della banca centrale o altri token come il bitcoin potrebbero essere accelerati per svolgere un ruolo più importante nei pagamenti globali.

Alla lunga, l’utilizzo del sistema dei pagamenti come arma – conclue lo studio Ispi “rischia di essere costoso per i Paesi che la utilizzano assai più che per quelli che la subiscono: il ricorso sistematico a questo strumento, non solo colpisce tanto gli uni quanto gli altri, ma incentiva la ricerca di alternative e finisce per minare alla radice l’utilizzo del dollaro come moneta internazionale e l’assetto geopolitico che su tale egemonia monetaria si regge”.

La difficoltà di procedere in questo senso è stata confermata oggi da un portavoce del governo tedesco, secondo cui sospendere la Russia avrebbe un impatto enorme sulle transazioni per la Germania e le imprese tedesche in Russia. La Germania non è l’unico paese ad avere riserve sull’esclusione della Russia da Swift, ha spiegato, affermando che anche l’Italia e la Francia ne avevano alcune.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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https://cataniacreattiva.it/la-russia-fuori-dallo-swift-si-rischia-unarma-a-doppio-taglio/

11 Febbraio 2022 – Redazione

L’Europa si mette alle spalle l’emergenza Covid. Almeno nelle nazioni più a Nord, quelle che per prime sono state colpite dalla quarta ondata del virus. Solo una settimana fa erano state Norvegia e Danimarca ad abolire obbligo di mascherine e di distanziamento sociale sostenendo come il Covid non fosse più «una malattia da allarme sociale». E cioè che il sistema sanitario non fosse più a rischio. Ora a seguirne l’esempio sono anche Gran Bretagna e Svezia. Mentre la Francia si appresta a rinunciare al Green pass nelle prossime settimane. Il premier britannico, Boris Johnson, parlando al Parlamento, ha annunciato che le leggi che in Inghilterra richiedono alle persone con Covid-19 di auto-isolarsi verranno revocate nell’arco di alcune settimane, ponendo fine a tutte le restrizioni legate alla pandemia. Johnson ha detto che se gli attuali trend incoraggianti continueranno gli obblighi di isolamento previsti per i positivi al Covid-19 potranno terminare un intero mese prima del previsto. Le regolamentazioni attualmente in vigore dovrebbero scadere il 24 marzo; secondo il nuovo obiettivo di Johnson potrebbero decadere il 21 febbraio.

Proprio quel giorno il primo ministro britannico presenterà il suo piano per convivere con il virus. Il mese scorso il governo conservatore britannico ha revocato la maggior parte delle restrizioni ancora in vigore per il coronavirus. In Inghilterra le mascherine non sono più obbligatorie ovunque, tranne che sulla rete di trasporti pubblici. Inoltre è stata annullata la necessità dei Green pass per entrare nei locali e accedere a eventi di grandi dimensioni. Anche la Svezia di fatto dichiara finita la pandemia con la decisione di non sottoporre più a tampone anche per persone che dovessero avere sintomi assimilabili a quelli del Covid. L’obbligo di test resta solo in caso di pazienti fragili con elevato rischio di peggioramento. La mossa, al via ieri, pone il Paese scandinavo in disaccordo rispetto al resto d’Europa, ma alcuni esperti ritengono che potrebbe diventare la norma visto che i costi per effettuare i test non superano i benefici dal momento che la variante Omicron sembra provocare effetti meno gravi e i governi iniziano a valutare di considerare il coronavirus al pari di malattie endemiche. A partire da ieri, quindi, solo gli operatori sanitari, gli anziani e i più vulnerabili avranno diritto al test molecolare gratuito se sono sintomatici, mentre al resto della popolazione verrà semplicemente chiesto di rimanere a casa se mostrano sintomi che potrebbero essere causati dal Covid-19. I test rapidi antigenici sono già disponibili per l’acquisto nei supermercati e nelle farmacie, ma i loro risultati non vengono segnalati alle autorità sanitarie. «Abbiamo raggiunto un punto in cui il costo dei test non è più giustificabile», aveva dichiarato questa settimana la capa dell’Agenzia svedese per la sanità pubblica, Karin Tegmark Wisell, all’emittente nazionale SVT. Sempre ieri la Svezia ha abbandonato i limiti sul numero di persone che possono raccogliersi agli eventi o nei ristoranti, i certificati di vaccinazione non possono più essere richiesti e gli orari di apertura ridotti di bar e ristoranti sono stati cancellati.

Una strada che presto potrebbe seguire anche la Francia. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, infatti, potrebbe essere revocato il pass vaccinale. Lo ha sottolineato il portavoce del governo francese, Gabriel Attal. «C’è un inizio di miglioramento negli ospedali e ci sono proiezioni che possono farci sperare che entro la fine di marzo o l’inizio di aprile la situazione negli ospedali sarà sufficientemente tranquilla da permetterci di revocare il pass vaccinale», ha detto Attal, aggiungendo che «abbiamo sempre detto che queste misure saranno revocate non appena la situazione sanitaria lo consentirà».

di Tommaso Carta – Il Tempo

06 febbraio 2022 – di Marcello Pamio (Disinformazione)

Non ci voleva un genio per capire che il Super Bonus era un gran bel pacco.

D’altronde quando mai un governo – tanto più italiano – ha regalato soldi? E poi denari per il benessere ambientale? Non fatemi ridere. E infatti è lo stesso Mario Draghi a dirci che il 110% ha creato delle distorsioni. Enormi distorsioni come l’aumento straordinario dei prezzi dei materiali che servono a fare le ristrutturazioni per il discorso energetico. Risultato oggi: una unità di efficientamento energetico costa molto di più di quanto non costasse prima del Super Bonus. E le emissioni non vanno giù così tanto da assorbire questo aumento di prezzo. Ma che strano 🤔

Lo scopo era proprio quello di far schizzare tutte le materie prime per mettere in ginocchio i settori industriali e stendere il tappeto al Grande Reset…

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COME VOLEVASI DIMOSTRARE LA FREGATURA E’ SERVITA, E QUEL CHE E’ PEGGIO, E’ CHE MILIONI DI ITALIANI HANNO CREDUTO AL PROGETTO SUPERBONUS PER RISTRUTTURARE PALAZZI, APPARTAMENTI E CASE SINGOLE! MA IO MI DOMANDO…..MA COME AVETE FATTO A DARE FIDUCIA AD UN SOLONE, SCAPPATO DI CASA COME CONTE CHE, DURANTE IL PRIMO LOCKDOWN DEL 2020, TIRO’ FUORI DAL CILINDRO, LA FAMOSA LEGGE SUL SUPERBONUS 110% e &. ANCORA CREDETE ALLE AGEVOLAZIONI STATALI?! OLTRE IL FATTO CHE SARA’ PRATICAMENTE IMPOSSIBILE ADEGUATE ALLE IDIOZIE SUL RISPARMIO ENERGETICO, PALAZZI E STRUTTURE D’EPOCA, VANTO DEL NOSTRO PAESE, PER FREGI, STUCCHI E ARCHITETTURE, CHE POCO SI SPOSANO CON LE INNOVAZIONI!

Marzia MC Chiocchi

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ECCO LA NOTIZIA: Fonte: MONEY.it ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

Superbonus e cessione del credito, è caos: le operazioni sono congelate, le imprese hanno crediti ma non hanno nessuno che li acquisisce. Anche i privati rischiano di aver sprecato i loro risparmi.

Il Superbonus rischia di far fallire centinaia di aziende edili.

Ci sono imprese, infatti, che pur avendo ottenuto il riconoscimento del credito nel cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate non riescono a cederlo agli istituti di credito, molti dei quali dopo le ultime novità introdotte dal Decreto sostegni ter hanno deciso di bloccare qualsiasi possibilità di acquisizione del credito.

E vale anche per quelle imprese che avevano già ottenuto una garanzia a riguardo e che dunque si erano mosse con la sicurezza che una volta completati i lavori e ottenuto il riconoscimento al Superbonus non avrebbero avuto problemi nel cedere tutto a una banca. Imprese che solitamente, per farsi carico dei costi necessari per portare a termine i lavori, hanno richiesto e ottenuto un prestito ponte da restituire una volta ceduto il credito.

Il problema è che ci sono istituti di credito che alla luce delle ultime novità introdotte dal Governo hanno deciso di bloccare le acquisizioni dei crediti maturati dalle imprese, le quali improvvisamente si sono trovate con un credito riconosciuto nel cassetto fiscale – che tuttavia non riescono a cedere a nessuno – e con un grosso debito nei confronti della banca da dover restituire.

Quella decisa dal Governo, quindi, non è solamente una stretta per i furbetti del Superbonus: il rischio, come spesso accade, è che a pagarne le conseguenze siano centinaia, o forse migliaia, di professionisti, i quali in questo momento stanno attraversando un momento di difficoltà che solamente un intervento della politica potrà risolvere.

Superbonus 110% e cessione del credito: cosa cambia con il Decreto Sostegni ter

Con il Decreto sostegni ter il Governo ha posto un limite molto importante per il Superbonus, stabilendo che il credito può essere ceduto una volta sola.

Una soluzione che – secondo quanto spiegato dai tecnici del servizio Bilancio – “potrebbe costituire una misura efficace per il contrasto alle frodi nel settore”. Allo stesso tempo, questi sono consapevoli che “la restrizione introdotta andrà a ridurre in maniera significativa le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito”.

Una vera e propria stretta per il Superbonus 110%, la quale segue alle perplessità già mostrate da Mario Draghi nel corso delle discussioni per un’eventuale proroga della misura in Legge di Bilancio 2022. Inizialmente, infatti, era stato deciso che la proroga a dopo giugno 2022 dovesse valere solo per le famiglie con ISEE sotto i 25.000,00€, e solo in seguito a una forte pressione del Movimento 5 Stelle è stato deciso di estendere a tutti l’accesso alla misura fino al 31 dicembre 2022 (a patto che il 30% dei lavori sia stato completato entro giugno 2022).

Se tutto sembrava essere tornato al proprio posto, con architetti, geometri e imprese edilizie che hanno ripreso nuovamente ad acquisire lavori sul fronte Superbonus, il Decreto sostegni ter ha rimesso tutto in discussione.

Impedendo una cessione del credito successiva alla prima, infatti, si circoscrive la platea dei concessionari, restringendola alle sole banche, molte delle quali però hanno raggiunto il loro “plafond”, non potendo dunque acquisire ulteriori crediti.

Di fatto, così si blocca tutto ed è quello che già sta succedendo. Ne abbiamo parlato con un architetto, il dottor Dario Marigliani, il quale dopo oltre un anno e mezzo di lavoro grazie a Superbonus e altri bonus casa, rischia di dover buttare tutto all’aria a causa delle nuove regole.

Ma se per lui i problemi sono limitati, per le imprese da lui seguite – come pure per molti clienti – ci sono situazioni che potrebbero costare centinaia di migliaia di euro.

Superbonus: così lo Stato farà fallire centinaia di imprese edili

Per il Superbonus è tutto fermo ormai dai circa sei mesi”; così l’architetto Dario Marigliani, il quale spiega che dopo lo stop dovuto all’incertezza delle regole che dovevano essere introdotte in Legge di Bilancio 2022 il mercato non si è mai ripreso.

E questa ultima novità del Decreto sostegni ter rischia di porre un ulteriore freno, con ripercussioni importanti sia per imprese che per privati. Partiamo dalle imprese:

“Ci sono aziende che rischiano il fallimento perché improvvisamente si sono viste voltare le spalle dalla banca che aveva dato garanzia di acquisizione del credito”.

Il dottor Marigliani ci ha raccontato d’imprese che si trovano con debiti di centinaia di migliaia di euro senza una prospettiva chiara su come rientrare nei costi sostenuti per tali lavori.

Pensiamo ad esempio a un’azienda che ha accettato un grosso lavoro da 300 mila euro per un condominio, confermando lo sconto in fattura dopo aver ottenuto garanzie da parte di una banca riguardo alla possibilità di cessione del credito una volta che questo sarebbe stato caricato sul cassetto fiscale.

Nel frattempo, per far fronte a tutte le spese, questa ha aperto un prestito presso la stessa banca, con la consapevolezza che una volta ceduto il credito avrebbe potuto estinguerlo senza problemi.

Improvvisamente alla banca viene detto che a sua volta non può più cedere il credito ad altri, e per questa quindi non è più conveniente acquisirlo. Ragion per cui la promessa fatta all’impresa non può essere mantenuta.

Improvvisamente, quindi, l’impresa si trova con un prestito di centinaia di migliaia di euro da dover restituire, e con un credito nel cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate – in quanto nel contempo sono stati completati i lavori – che tuttavia non riesce a cedere. L’unica possibilità sarà quella di trovare un’altra banca disposta ad acquisirlo, altrimenti lo spettro del fallimento potrebbe essere concreto. Ricerca che tuttavia potrebbe anche essere inconcludente visto che molti istituti di credito stanno facendo un passo indietro (la stessa Poste Italiane ha congelato tutte le operazioni riferite al Superbonus).

E attenzione: perché non si tratta di un esempio ma di una situazione concreta di cui però abbiamo preferito mantenere l’anonimato di tutti i protagonisti.

Situazione che riguarda moltissime aziende, tanto che in questi giorni è partita una ricerca spasmodica di banche – ma non solo, ci sono anche compagnie assicurative ad esempio – disposte ancora ad acquisire un credito.

Nel contempo, per lo stesso motivo, molte imprese non accettano più d’iniziare nuovi lavori, visto il timore di dover affrontare una spesa che poi non verrà restituita.

Una situazione che stanno pagando quei privati che nei mesi scorsi hanno investito i loro soldi acquistando una casa da ristrutturare consapevoli di poter abbattere il costo grazie alla possibilità dello sconto in fattura. Ma adesso che il mercato del Superbonus è bloccato, rischiano di dover rinunciare al sogno di una ristrutturazione gratis o quasi, con il pericolo di ritrovarsi con un immobile fatiscente ma senza la liquidità necessaria per sistemarlo a dovere.

07 Febbraio 2022 – Redazione Co.Te.Li

Si dice sempre che una delle più grandi risorse del nostro Paese sia il turismo. Peccato che per colpa di una gestione sempre più folle di questo governo, ormai nei giornali internazionali fra le mete consigliate per andare in vacanza l’Italia non appare più. Persino i tag usati dai siti Internet non comprendono mai l’Italia tra le mete da raggiungere. E anche questo, nell’epoca della rete, è un dettaglio assai significativo. Per renderci meglio conto della situazione, è interessante riprendere un articolo pubblicato dal prestigioso Guardian, che racconta questo: “I viaggiatori sono stati avvertiti di controllare i loro piani di vacanza a metà termine per assicurarsi che soddisfino le regole di vaccinazione Covid quando viaggiano verso le destinazioni dell’UE poiché un numero crescente di paesi impone nuove restrizioni”. L’Italia è tra questi, e viene sconsigliata proprio per la troppa burocrazia e le troppe regole. 

“Le persone che viaggiano in Italia potrebbero trovare più difficile recarsi in ristoranti, musei e altri luoghi al chiuso se non sono stati potenziati. I leader del turismo hanno esortato i ministri a negoziare con i paesi europei per prevenire scene caotiche negli aeroporti mentre l’industria dei viaggi inizia a riprendersi”. Chris Rowles, presidente di Aito, che rappresenta le compagnie di viaggio specializzate spiega al Guardian: “Ormai è troppo tardi perché i regolamenti cambino. I viaggiatori, in particolare con i minori di 18 anni, dovranno essere attenti e ben consapevoli delle normative dei singoli paesi per garantire che possano viaggiare senza problemi”.

Craig Burton, amministratore delegato di Ski Solutions, ha affermato: “Le regole all’interno dei paesi suonano spaventose, ma è gestibile. Sono stato in Italia la scorsa settimana. Hanno il Super Green pass verde. Scarichi il codice QR dalla tua app del SSN, lo salvi come screensaver, lo mostri agli impianti di risalita e poi vai”. Paul Charles, amministratore delegato della società di consulenza di viaggio PC Agency, ha dichiarato: “Nel complesso, è chiaro che siamo in una fase di terra di nessuno uscendo dalla pandemia. Sta causando molta confusione perché le persone devono fare calcoli su quando hanno avuto il vaccino e, se hanno figli, se hanno avuto abbastanza vaccini. 

“Stiamo vedendo emergere un puzzle di restrizioni e i clienti sceglieranno un posto più facile da raggiungere”, afferma Tom Jenkins, amministratore delegato di ETOA, l’associazione di categoria dei tour operator nelle destinazioni europee. “Questo è stato un fenomeno ai margini della consapevolezza della maggior parte dei viaggiatori. Ora si ritroveranno in mezzo a tutto questo. Siamo abituati a vedere viaggiatori extracomunitari in coda per entrare a Parigi o in Italia. Ora i cittadini britannici faranno parte di quella coda”.

Fonte: IlParagone

_________________________[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

03 Febbraio 2022 – Redazione Co.Te.Li

L’Agenzia del farmaco non pubblica bollettini sui danni da vaccino da quattro mesi. Ma abbiamo scoperto che i dati nascosti ai connazionali vengono forniti all’Ema: quasi 18.000 segnalazioni in questo periodo. E una su sei risulta «grave»: miocarditi, pericarditi, embolie polmonari, trombosi. Giallo sul numero dei morti. A rendere noti i dati è La Verità in un articolo di Antonio Grizzuti.

Che fine ha fatto il report dell’Agenzia italiana del farmaco sulle reazioni avverse ai vaccini contro il Covid? Risale ormai a quasi quattro mesi fa, infatti, la diffusione dell’ultimo documento sugli effetti collaterali provocati dal siero. Era il lontano 12 ottobre 2021 quando gli uffici di via del Tritone sfornavano il nono – e finora ultimo – «Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19». Fino a quella data la pubblicazione aveva cadenza mensile, una frequenza dettata – a detta della stessa Agenzia – per assicurare «sufficienti dati per garantire la robustezza delle analisi, della ocomparazione e delle valutazioni». Come spiegato alcuni giorni fa su queste pagine, – si legge su La Verità – a ottobre il voltafaccia: «Considerata la stabilità dell’andamento delle segnalazioni per i diversi vaccini, il Rapporto di sorveglianza sarà pubblicato con cadenza trimestrale». Una scelta discutibile, ma tant’è. L’uscita del nuovo report era prevista dunque intorno al 12 gennaio, cioè tre settimane fa. E invece nulla. Negli ultimi giorni abbiamo provato a più riprese a metterci in contatto con gli uffici dell’ente per ottenere informazioni sulla data di pubblicazione del prossimo aggiornamento. Risultato? Non c’è stata anima viva che si sia degnata di risponderci. E qui non si tratta di essere «no vax», tutt’altro. Perché, come spiega la stessa Agenzia nell’incipit del rapporto, «nessun prodotto medicinale può essere mai considerato esente da rischi», e «verificare che i benefici di un vaccino siano superiori ai rischi e ridurre questi al minimo è responsabilità delle autorità sanitarie che regolano l’immissione in commercio dei prodotti medicinali».

Chi fa da sé fa per tre, dice il proverbio. E così, ispirati dal vecchio adagio, ci siamo mossi per colmare le lacune dell’Aifa. Prima di tutto, – riporta La Verità – confrontando i numeri del rapporto pubblicato lo scorso ottobre con quelli presenti su Eudravigilance, la banca dati continentale dell’Ema per la gestione e l’analisi delle segnalazioni. L’Aifa spiega infatti sul proprio sito che «tutte le segnalazioni di sospette reazioni avverse raccolte nella Rete nazionale di farmacovigilanza sono regolarmente inviate a Eudravigilance», le quali a loro volta vengono poi trasmesse al database Vigibase dell’Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo della nostra ricerca era, in altre parole, comprendere se a essere bloccata fosse solo la pubblicazione del Rapporto mensile oppure l’intero flusso di dati. Con un certo stupore abbiamo appurato che, in effetti, il numero delle segnalazioni presenti sulla banca dati europea risultava più alto rispetto alle cifre rilasciate da Aifa lo scorso autunno. Rilevando un incremento di segnalazioni per tutti i vaccini somministrati in Italia, nell’ordine: Pfizer (+11.262 segnalazioni), Moderna/Spikevax (+6.128), Janssen (+236) e Vaxevria/Astrazeneca (+138). Variazioni che sembrano dimostrare come, in questi ultimi mesi, l’Aifa abbia effettivamente trasmesso i dati alla controparte europea, senza però al tempo stesso rendere conto ai cittadini.

Non paghi del risultato – evidenzia La Verità– abbiamo scavato più a fondo. Nella pagina dedicata alla farmacovigilanza, l’Aifa spiega che i «dati delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a vaccini Covid-19 inserite in Rete nazionale di farmacovigilanza sono accessibili dal sistema Ram», consultabili sia per organo o apparato interessato, che per singola reazione avversa. Non senza fatica siamo riusciti ad accedere alla piattaforma: occorre infatti essere titolari di un’utenza Spid, oppure in possesso di una carta d’identità elettronica o tessera sanitaria o carta nazionale dei servizi abilitate. Ma questo è il minimo. Una volta entrati ci siamo imbattuti in una pagina in inglese senza alcun riferimento alla farmacovigilanza dei vaccini Covid. Occorrono diversi ulteriori passaggi, attraverso menù e sottomenù rigorosamente in lingua inglese, per arrivare a destinazione. Finalmente ripagati delle fatiche, davanti ai nostri occhi vediamo materializzarsi i dati delle reazioni avverse aggiornati al 26 gennaio 2022, relativi dunque anche ai periodi successivi al 26 settembre scorso, data di ultimo aggiornamento del report. Le segnalazioni sono divise per singolo vaccino, mese di rilevazione, gravità della reazione, sesso, fascia d’età, descrizione dell’apparato interessato, e per singola reazione avversa.

Scopriamo così che, alla data del 26 gennaio, all’Aifa sono giunte 24.077 segnalazioni in più rispetto all’ultimo rapporto, il 64% delle quali per il Comirnaty (Pfizer/Biontech) e il 30% relativamente allo Spikevax (Moderna). Negli ultimi due mesi le segnalazioni relative allo Spikevax risultano in forte crescita, arrivando a dicembre quasi a «raggiungere» il Comirnaty (2.775 del primo contro 3.132 del secondo). Un altro dettaglio interessante, e per certi versi preoccupante, riguarda la gravità, in costante crescita dalla pubblicazione del primo rapporto. Secondo i dati presenti sul sistema Ram, quasi una reazione su sei (16,7%) viene classificata come «grave». Nella prima edizione del report erano appena una su 14 (7,3%). Colpiscono, scorrendo il dettaglio le segnalazioni di miocardite (412 casi), pericardite (629), embolia polmonare (557), e ancora trombosi (349), trombocitopenia (407) e paralisi di Bell (239). Rimane da chiarire il dato relativo alle segnalazioni con esito fatale. Nell’elenco risultano, infatti, 100 casi di «morte improvvisa» e 44 casi di «morte», cifre che cozzano con i 608 casi di decesso post vaccino citati nel report di ottobre 2020 (16 dei quali giudicati correlabili al vaccino).

Rimane un mistero la ragione per la quale l’Aifa si ostini a non pubblicare il rapporto. Per quale motivo tiene per sé informazioni delle quali in realtà dispone? O meglio, le lascia a disposizione dei cittadini ma al contempo accuratamente «nascoste», senza un’adeguata spiegazione a corredo, favorendo così il rischio di interpretazioni scorrette? Negli ultimi tempi l’Agenzia si è limitata semplicemente ad aggiornare i grafici della pagina dedicata alla farmacovigilanza, i quali però forniscono una visione assai parziale e peraltro priva di alcuna analisi. Diversamente dall’estero, dove il regolatore provvede ad aggiornare costantemente i dati sulle reazioni avverse, accompagnandoli di volta in volta con la giusta chiave interpretativa. Tanto per fare alcuni esempi, nel Regno Unito il report sugli effetti avversi è stato aggiornato appena pochi giorni fa, il 27 gennaio, in Spagna il 26 gennaio, nei Paesi Bassi il 23 gennaio, in Francia 21 gennaio, e in Svizzera il 12 gennaio. Più che a farmacovigilanza, a conti fatti, quella dell’Aifa somiglia a farmacosonnolenza, conclude Antonio Grizzuti su La Verità.

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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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10 Gennaio 2022

AL VIA LA MAXI CAUSA CONTRO IL SUPER GREEN PASS E  PER IL RISARCIMENTO DANNI CONTRO LE MISURE DOLOSE DI DIFFUSIONE DEL VIRUS, ATTUATE DAL GOVERNO CON I PROVVEDIMENTI DISCRIMINATORI.
                                                                                                                                II giorno venerdì  14 gennaio verrà notificata a Draghi, Speranza ed al governo la maxi causa civile per il risarcimento dei danni ex art. 2043 c.c. conseguenti ai provvedimenti discriminatori varati con il DL n. 172 e con quello n. 1/2022. Con tale impostazione si evita la problematica di declaratoria di competenza del giudice amministrativo che è stata brutalmente subita da altri colleghi nelle cause collettive per i sanitari ed il green pass. E’ essenziale comprendere che tutti coloro che non sono vaccinati, anche non ultra-cinquantenni, trovano in questa causa il vettore per il rovesciamento totale del fronte. La causa non è soggetta alla preliminare pronuncia sull’ incostituzionalità per cui procederà spedita, in un senso o nell’altro, fondandosi su eccezioni di natura strettamente medico-scientifica. Si può aderire,anche dopo venerdì fino a quando comparirà l’ informativa. Per le modalità concrete: ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://santalex.eu/causa-collettiva-super-green-pass

TREMA GOVERNO ITALIANO TREMA                                            

Mentre il governo italiano accentua una gravità inesistente della pandemia, in funzione manipolatoria strumentale per obbligare ad una vaccinazione inutile, prima la Corte di Appello Belga dichiara l’ illeggittimità del green pass, poi il governo francese rinuncia all’obbligarorietà vaccinale, in Germania voci autorevoli criticano ogni possibile obbligo vaccinale ed ora, notizia veramente tombale,il governo spagnolo degrada la Sars cov 2 a mera influenza e chiede a tutti i governi di prendere atto della realtà epidemiologica. Si avvicina la fine del governicchio dei vergognosi mediocri italioti. E’ ora di contrattaccare senza paura.

di Marzia MC Chiocchi

Drammatica la situazione che sta vivendo parte dell’Italia, flagellata dal devastante maltempo che, nelle ultime settimane, ha imperversato anche nel resto d’Europa, e dagli incendi che stanno devastando Sardegna, Sicilia e da ieri sera Pescara. Pioggia battente, grandinate, trombe d’aria, alluvioni, fuoco e chi più ne ha più ne metta. Una condizione, questa, che preoccupa non poco anche chi, da moltissimi anni, parla di manipolazione metereologica attraverso l’emissione nei cieli di scie chimiche, con lo scopo preciso di esasperare quel cambiamento climatico di cui si parla tanto, e per dare esclusiva colpa alle emissioni tossiche aziendali, ai gas di scarico delle auto, e all’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera dalle molteplici attività industriali. Ma buona parte di questi fenomeni sarebbero causati da chi, con ogni mezzo, vuol creare in Europa le condizioni ideali per portare a compimento il progetto tutto globalista e poco ecologista anche sul clima. E sono i POVERI IGNARI, coloro che credono ancora alle favole!!!!! Ma torneremo a parlare più avanti di scie chimiche.

Per quanta riguarda gli incendi la situazione e’ ancor più pesante, se aggiungiamo a tutto questo, la negligenza umana, ma sopratutto politica. Fondi destinati alla sicurezza dei territori buttati al vento, in progetti senza logica, o forse finiti nelle tasche di qualche “parruccone” perché in Italia, i denari, servono molto più per “ungere” in fase di presentazione e preparazione di un progetto, che per la sua realizzazione! Molto spesso, infatti, questo non prende forma perché i soldi sono finiti…..nelle tasche di qualcuno! Ne consegue una visione di abbandono: boschi non curati, erbacce che crescono spontaneamente, creando una macchia impenetrabile e pericolosa, che prestano il fianco ai piromani.

Per fronteggiare i roghi, l’Italia, ha 16 Canadair a disposizione. Nel complesso, la flotta di cui dispone il nostro territorio comprende anche 4 elicotteri Erickson S64F e altri 8 elicotteri del comparto Difesa e del corpo nazionale dei vigili del fuoco. Nei periodi definiti di “massima attenzione”, viene dislocata su 14 basi: Cagliari, Catania, Ciampino (Rm), Napoli – Capodichino, Comiso (Rg), Genova, Grottaglie (Ta), Lamezia Terme (Cz), Olbia, Pescara, Trapani, Rieti, Cecina e Viterbo. Ma non basta, e così viene chiesto aiuto agli altri Paesi europei! Vergognoso! L’Italia rinunciando a un F35, potrebbe acquistare 7 Canadair alla stessa cifra! Ma con tutta probabilità’ salvaguardare il nostro Paese interessa a pochi! Secondo i piani dei paperoni distruggere una Nazione colpevolizzando ignoti, e mettere in ginocchio popolo, attività agricole e non solo, facilità la svendita dei nostri sacrifici. Qui di seguito alcune immagini dell’incendio che ha devastato il territorio catanese. GUARDA IL LINK👇👇👇👇👇

https://youtu.be/_EQP-Zp18to

SCIE CHIMICHE

Dedichiamoci adesso alle scie chimiche, diventate una vera e propria guerra segreta della geoingegneria, di cui neppure il mainstream ha nascosto la realta’. Il TG2 ne ha parlato in un suo servizio che ancora conservo e che potrete trovare su you tube.
Negli ultimi mesi di chiusure i fervidi “untori”devono aver incentivato la corsa alle scie, dal momento che i disastri climatici si sono intensificati. C’è chi definisce ancora una volta “complottisti” coloro che argomentano tali tematiche, ma noi non ci curiam di loro e andiamo oltre.
Per questo abbiamo rispolverato l’Atto n. 4-01960, pubblicato il 27 marzo 2014, nella seduta n. 218 al Senato con cui si chiedevano spiegazioni a proposito di scie chimiche, di cui pubblichiamo gli stralci.

  • Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della salute, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della difesa.

  • Premesso che: nel 1999 il Parlamento europeo con delibera n. A 4-0005/99 del 14 gennaio 1999 si è espresso contro le sperimentazioni HAARP (con base in Alaska-Usa);

  • nel 2002 l’Italia ha firmato un accordo bilaterale con gli USA sulla ricerca climatica e il capo dei ricercatori italiani e il professor Franco Prodi;

  • nel 2003 il Ministro pro tempore della difesa, Martino, ha autorizzato le forze aeree Usa (USAF) a sorvolare gli spazi aerei dell’Italia;

  • le sostanze tossiche utilizzate per le operazioni di aerosol sono composte da metalli, polimeri, silicati, virus e batteri;
  • l’alluminio è una sostanza neurotossica che danneggia sia il sistema nervoso centrale, che i processi omeostatici cellulari (l’alluminio ha un fattore determinante nell’Alzheimer);l’intossicazione da metallo produce un abbassamento delle difese immunitarie;
  • l’alluminio uccide la flora batterica dei terreni;
  • le piogge prodotte dalle scie chimiche cambiano il pH dei terreni;

  • le operazioni di aerosol, comunemente chiamate scie chimiche, finiscono per determinare, ad avviso dell’interrogante, una lesione di diritti sanciti dalla Costituzione, si chiede di sapere:

  • se il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, iniziative volte ad accertare i valori di acidità, ovvero, i pH cambiati dal 2003 al 2010, a mappare con precisione la qualità attuale dei terreni e a garantire la cessazione di tali operazioni in quanto, come conseguenza, obbligano all’utilizzo di OGM;

  • se intenda promuovere campagne di misurazione del livello di bario e di alluminio nelle acque piovane su tutto il territorio nazionale, attraverso verifiche dopo le piogge provocate dalle operazioni militari, e del tasso d’inquinamento dell’aria specificamente in relazione ai prodotti utilizzati nelle operazioni di aerosol;

  • se intenda promuovere studi per determinare il rischio ambientale e per la salute della popolazione dei territori soggetti a operazioni di scie chimiche permanenti;

  • se voglia favorire studi volti a chiarire l’influenza che le operazioni di scie chimiche dal 2003 ad oggi hanno avuto sulla salute degli italiani;

  • se intenda attivarsi al fine di rendere pubbliche le ricerche epidemiologiche relative alle malattie infettive dell’apparato respiratorio, alle allergie dovute a intossicazione da metalli e all’Alzheimer e ad altre malattie degenerative riconducibili all’intossicazione da metalli;

  • se intenda promuovere ricerche al fine di stimare la correlazione dell’aumento delle malattie in rapporto alle sostanze utilizzate nelle scie chimiche: ovviamente ogni malattia è multifattoriale e le questioni ambientali incidono significativamente, ma cercare di determinare se dal 2003 vi sia stato un aumento statistico significativo probabilmente dovuto alle scie chimiche;

  • se intenda promuovere la cancellazione del segreto di Stato relativo alle scie chimiche e far cessare le operazioni che le comportano.

A TUTTE QUESTE DOMANDE NON E’ MAI STATA DATA RISPOSTA!

Per il momento concludo questo lungo articolo ricordando che, le scie chimiche sarebbero nate come fenomeno clandestino negli anni ‘60 del secolo scorso, ma diventate frequenti dal 2002 in poi, come ha sempre dichiarato nei suoi libri Rosario Marciano’, Presidente del Comitato Tanker Enemy.

Molto altro ci sarà’ da dire…..ma in un prossimo articolo

Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale

Fonte: Riccardo Paccosi.

Questa testimonianza, di cui esiste un video su you tube, la dedichiamo, innanzitutto agli ipocriti che, dopo aver per 15 mesi dato del negazionista – e quindi del nazista – a chiunque esprimesse un dissenso sulla gestione della pandemia, adesso si mettono a starnazzare come oche perché qualcuno fa notare l’analogia giuridica tra Green Pass e leggi razziali.
Vera Shavad, ebrea e attivista politica contro gli abusi in ambito medico-sanitario, è sopravvissuta da bambina a un campo di concentramento nazista: ebbene, non soltanto dice che la situazione attuale presenta enormi similarità con allora ma afferma anche che il nuovo totalitarismo biosecuritario è, in prospettiva, ancora più pericoloso del nazismo tedesco.
Inoltre, l’anziana attivista dice cose molto interessanti su Klaus Schwab.

“Le leggi di esclusione impedivano alla famiglia di partecipare alle attività normali. I nostri beni sono stati confiscati, ci è stato proibito di partecipare a tutti gli eventi scolastici, religiosi e culturali. I viaggi erano vietati agli ebrei.” (ricorda qualcosa?)

“Ciò che distingue l’Olocausto da tutti gli altri genocidi di massa è il ruolo centrale che ha avuto l’establishment medico, l’intero establishment medico. Ogni passo del processo omicida è stato approvato dall’establishment medico accademico e professionale. I professionisti della medicina e le rispettabili società e istituzioni mediche danno un’apparenza di legittimità all’assassinio di massa dei civili.”

“Le aziende che hanno tratto profitto dall’Olocausto includono Standard Oil e Chase Manhattan, entrambe di proprietà dei Rockefeller, IBM, Kodak, Ford, Coca-Cola, Nestle, BMW e naturalmente IG Farben e Bayer.”

“Oggi, si tratta di andare oltre Hitler.
Hitler guardava solo all’Europa e alla conquista della Russia, ma non pensava in modo globale. Questo è globale.”

“Il problema non è il virus, il problema è l’eugenetica. Non è mai scomparsa, e questa classe, le élite, credono davvero di essere superuomini e che noi siamo tutti subumani. Ci sono persone che sono assolutamente malvagie. Non riconoscono la specie umana come tale. Una volta avviato questo sistema a due livelli, non sarete in grado di impedire un olocausto globale.”

Vedete e ascoltate il video su YouTube: Le radici del male ( in conversazione con Vera Shavaz)

Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.In.), di cui fa parte anche Catania CreAttiva, e che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui Mercurius5 ed “Il Re è Nudo” , supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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https://cataniacreattiva.it/la-sopravvissuta-ebrea-ai-campi-di-concentramento-dice-la-sua-su-quello-che-sta-accadendo/