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30 Aprile 2023 – Redazione

 

Una legge in Uganda contro l’omosessualità si è rivelata per l’UE il pretesto perfetto per far approvare un emendamento che depenalizza l’omosessualità e condanna chi impone leggi anti gender.


1) LA LEGGE IN UGANDA

Sebbene il disegno di legge sia stato approvato all’unanimità, il presidente non ha ancora firmato il decreto, rispedendolo temporaneamente in parlamento per attuare alcune modifiche, come l’inserimento del tema della riabilitazione. La nuova legge conferma nel paese il già presente carcere per chi pratica l’omosessualità e prevede la pena di morte per chiunque abbia rapporti omosessuali con bambini e disabili. Chi sosterrà gli LGBT, o fornirà sostegno finanziario a organizzazioni che lo fanno, rischierà fino a 20 anni di carcere. Gli ugandesi dovrebbero denunciare alla polizia gli omosessuali, altrimenti potrebbero ricevere una multa o essere incarcerati per 6 mesi. Sono previsti fino a 10 anni di carcere per chi fa sposare persone dello stesso sesso o gli offre alloggio.

2) ITALIA, POLONIA ED UNGHERIA NEL MIRINO DELL’UE

Nel paragrafo 19 dell’emendamento si legge che vi è preoccupazione per “gli attuali movimenti retorici anti diritti, anti gender e anti LGBTQ+ alimentati da leader politici e religiosi a livello globale”, in quanto “ostacolerebbero la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender e legittimano la retorica secondo cui le persone LGBTIQ sono un’ideologia anziché esseri umani”. Il paragrafo si conclude con una condanna dell’UE alla retorica anti LGBT, e che questa è presente in alcuni membri dell’unione: Ungheria, Polonia ed Italia.

Nel 2021 in Ungheria è stata approvata una norma che vieta la promozione dell’omosessualità e della “transizione di genere” sui media e nelle scuole alle persone di età inferiore ai 18 anni. La legge, definita “una vergogna” da Von Der Leyen, ha spinto la commissione europea ad intentare una causa legale contro Orban.

Alcuni comuni della Polonia hanno istituito in modo autonomo le “LGBT Free zones“, aree del paese dove gli LGBT non sono accettati e viene impedito loro di manifestare, mentre l’Italia sarebbe colpevole di aver bloccato le registrazioni all’anagrafe dei bambini di coppie omosessuali e affossato il DDL Zan.


3) CENSURA LGBT

Se la legge in Uganda dovesse venire approvata, l’UE è già pronta ad applicargli sanzioni per violazione dei diritti umani e a revocare al paese le preferenze EBA, che prevedono l’eliminazione delle tariffe per le merci provenienti da paesi meno sviluppati.

Il punto 31 dell’emendamento invita la commissione europea a creare un piano a tutela della casta LGBT con le seguenti misure: rendere la depenalizzazione dell’omosessualità un requisito per poter accedere all’EBA, inserire negli accordi di partenariato internazionali una clausola che ne prevede la sospensione qualora il paese criminalizzi le persone LGBT, modificare gli algoritmi dei social per impedire la diffusione dei contenuti anti-gender, ed estendere il sostegno finanziario alle organizzazioni LGBTQ+ presenti in paesi che criminalizzano l’omosessualità e tramite un apposito fondo istituito dall’UE, fornire a queste assistenza tecnica e legale.


4) DOPPI STANDARD

Vi ricordate tutte le interrogazioni parlamentari che sono state fatte all’UE sulla legittimità del green pass o del massacro dei portuali di Trieste? A tutte l’UE rispondeva che non era affar loro e che i paesi membri potevano fare quel che volevano. Qui l’UE non solo vuole sindacare sulle leggi che non vengono approvate nel nostro paese come il DDL Zan, ma si permette di dare ordini anche all’Uganda. Dov’erano questi paladini della (in)giustizia quando durante il lockdown a Shangai mettevano sensori sulle porte per non far uscire le persone? 


CONCLUSIONI

Dovete imparare la distinzione tra minoranze e minomafie. Le prime vengono abusate e nessuno fa nulla (no vax), le seconde hanno tutti i magnati, i politici e gli influencer del mondo a loro difesa per interessi ideologici. 

Fonte: Der Einzige – Fonte di Liberta’

 

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29 Aprile 2023 – di Marzia MC Chiocchi

Poco e’ cambiato dal crollo del Ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 Agosto del 2018.

E’ l’Italia che va.. un paese in dissesto idrogeologico e non solo

E’ l’Italia che va..                                                      con le su macchinine vrum vrum
sulle piccole autostrade ” bum”
Sotto cieli di cristallo blu blu

Questo l’incipit di una famosissima canzone di Ron datata 1986. Se poi proseguiamo nella lettura del testo, notiamo che, con una musicalità spensieratamente rassegnata, e con morbidezza linguistica, l’autore delinea un tratto attualissimo della staticità tutta italica. In 37 anni dalla sua uscita poco e’ cambiato.

Non e’ affatto mia intenzione frullare il sacro col profano, ma vorrei partire da questa canzone per affrontare, spero senza pesantezza,  una delle problematiche di questa Italia colabrodo.
La fragilità di molte opere infrastrutturali, frutto di un’ ingegneria contemporanea un po’ disattenta, unita alla frequente poca serietà, nella gestione degli appalti. Parto dai cavalcavia e i ponti crollati, trattandosi di eventi recenti, un’elenco che, partendo ad esempio dal 2013 ad oggi, ne annovera un significativo elenco!
Uno scempio, una vergogna, un’indecenza. Concedetemi queste parole, ancora molto calibrate, che sostituiscono educatamente, un linguaggio pubblicamente inesprimibile, per definire la sequenza di morte e distruzione.
Tante ragioni di tutto cio’ le conosciamo, tra cui:

– scarsa professionalità progettuale
– costruzioni realizzate risparmiando sui materiali
– una quasi assente manutenzione sempre in crescendo

Intervistando un esperto del settore, da oltre 20 anni in prima linea su molti cantieri edili del territorio nazionale, abbiamo chiesto noiosissimi, se pur indispensabili tecnicismi, per comprendere come sia cambiato nella storia il modo di realizzare grandi e piccole infrastrutture. Semplificando al massimo, abbiamo capito che, nei secoli, e sopratutto negli ultimi decenni, per costruire, si e’ sostituita la più solida pietra di tufo con i mattoni. Che le tecniche di costruzione siano passate dalle murature antiche più complesse, non sempre lineari e per questo uniche, alla concezione moderna scatolare, può senza dubbio dispiacere, perché così operando le parti moderne delle nostre città storiche, sono diventate anonime e dormitorio.
Ma alla base di tutti i cambiamenti, belli o brutti che siano, devono rimanere concetti granitici: sicurezza, stabilità e manutenzione. Alla luce di quanto detto, infatti, non si possono spiegare gli accadimenti con giustificazioni riduttive, frasi o luoghi comuni quali “Il Paese che crolla”, ” La sabbia di mare usata al posto di quella di fiume” o simili.
Gli antichi, senza dubbio, costruivano molto meglio e con maggiori accortezze ma, periodicamente, con cadenza certosina, mantenevano infrastrutture, opere idrauliche e quant’altro, con i controlli che, sempre più spesso, noi omettiamo.


Sebbene coscienti che una costruzione in pietra, nei secoli, abbia maggiore solidità e durevolezza, rispetto ad una di cemento armato, non possiamo pensare, però,  che tali opere vivano in un’ aura di eterna resistenza. Purtroppo viviamo le conseguenze di una cancrena sociale, di un’emorragia civile che, superficialità,  inamovibilita ed egoismo imperanti, non riescono a fermare. Figli di una satira di boccaccesca memoria, che si prendeva gioco, già da allora, dei comportamenti non esemplari  della societa italiana, ancora tutta da unire, dovremmo velocemente svegliarci.
Non basta solo esorcizzare cio che accade con simpatiche e argute battute sui social. E arrivato il momento di reagire, non a parole ma nei luoghi deputati.
Chi ci governa fa leva sulla nostra apatia, continuando ad imbambolarci con i ” FAREMO”.
Ma quando? Vien da chiedere. Allo stato dei fatti, probabilmente rispondiamo, il giorno del poi e l’ anno del mai.
Smettiamo di considerare Cassandra chi dice la verità prevedendo disastri non per vaticinio, ma per professionalità e capacità tecniche. In fondo, la figura mitologica greca, annunciando sventure, metteva semplicemente sull’avviso per prevenire ed evitare il peggio. Ma la stupidita , che partorisce senza soluzione di continuità,  l’aveva invisa ai molti, considerandola esclusivamente portatrice di ogni male. Dalla mitologia alla realtà il passo e’ stato breve, e ancora oggi, chi cerca di avvertire, non viene ringraziato , ma considerato Cassandra.
Ahi noi!
E l’Italia che va….
Tante domande senza risposte. E quante difficoltà a spiegare certe incongruenze ai bambini che, sempre più svegli e attenti, pongono domande intelligentemente imbarazzanti. A tal proposito l’ing. Esposito mi ha raccontato di quando la figlia, di appena 5 anni, dopo i crolli di Pompei gli chiese.. “Papà, perché ci sono costruzioni antichissime che resistono e quelle di oggi cadono?

Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.
Rimase sorpreso e spiazzato dalla domanda, perche doveva spiegare meccanismi complessi di ingegneria e farsi capire. Questo il suo racconto:
“C’era vento e le dissi, guarda gli alberi… sono esposti a una serie di eventi…pioggia, vento, grandine, eppure…si piegano… magari perdono qualche foglia,  ma son li a lottare contro gli eventi. Le solide radici aggrappate alla terra sono come le fondamenta di un palazzo e il fusto la struttura.
Madre natura li i ha dato una capacità elastica tale da contrastare la maggior parte degli imprevisti. Magari la corteccia si rompe, lascia nudità, ma sempre madre natura permette di rigenerarsi. Questa si chiama manutenzione, che le piante fanno da soli.
La bimba rispose “Ma i palazzi son duri come il cemento e non sono elastici.
Le raccontai dei primi ominidi, delle palafitte, fino alla scoperta geniale del calcestruzzo in epoca romana.
Le spiegai che sin da allora si era capito che ogni forza della natura doveva essere contrastata con l’elasticita della struttura. I romani costruivano con malta e mattoni ma proprio quello rendeva la costruzione elastica. Addirittura avevano pensato che il modo di posizionare gli stessi mattoni prevenisse i crolli dovuti ai terremoti. E questa tecnica è stata sfruttata fin quasi ai giorni nostri.
Ma perché non facciamo più le case cosi allora? Chiese la bambina
Perché oggi esiste un materiale più semplice chiamato cemento armato, con cui si tirano su le strutture portanti.
Non mi hai risposto papà… oggi quelle case crollano. Non dirmi che anche tu fai queste cose, mi disse preoccupata. Come facevo a spiegarle del boom economico, dell’ingordigia di certi palazzinari, della mancanza di manutenzione, di controlli..Troppo per lei! Le dissi solo  di stare tranquilla perché avrei fatto sempre in modo che ciò non accadesse.

ECCO IL VIDEO SUI PONTI A RISCHIO CROLLO ⤵️
https://youtu.be/A1MlXGaSJ9E


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03 Aprile 2023 – Redazione

Uno dei Padri della Repubblica, Presidente ancora molto amato dagli italiani

PENSO SEMPRE A QUEST’UOMO CON LA U MAIUSCOLA, AL SUO GRANDE BAGAGLIO DI IDEALI, ALLA SUA DETERMINAZIONE, COMUNE SOLO AI “GIOVINOTTI”, COME LUI AMAVA DEFINIRE I COMBATTENTI PROTAGONISTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, QUELLI CHE NON SI ERANO RISPARMIATI PER AFFERMARE LIBERTÀ E DEMOCRAZIA, VALORI CHE IL NOSTRO PAESE NON AVEVA CONOSCIUTO IN TANTI SECOLI DI STORIA.

IN UN PERIODO COSI DISGRAZIATO COME QUELLO CHE STIAMO VIVENDO, MI CAPITA SEMPRE PIÙ SPESSO DI RIPENSARE A QUEL LONTANO LUGLIODEL 1981, QUANDO, IN VISITA UFFICIALE A LIVORNO PER IL CENTENARIO DELL’ACCADEMIA NAVALE, PERTINI ONORO’ DELLA SUA PRESENZA ANCHE NOI, ALLIEVI DEL CONSERVATORIO MUSICALE PIETRO MASCAGNI. IO, APPENA QUINDICENNE, EBBI LA FORTUNA DI PORRE DUE DOMANDE AL PRESIDENTE, DI CUI RICORDO LA TENEREZZA CON CUI MI RISPOSE, NASCOSTA DIETRO DUE OCCHI VIVACI E ATTENTI DI CHI, RIMASTO GIOVANE NELLA MENTE E NELL’ANIMA, NON SENTIVA IL PESO DEGLI ANNI E DELLE LOTTE. UN INCONTRO UNICO, DAL SEGNO INDELEBILE, RIMASTO IMPRESSO IN ALCUNE PREZIOSE FOTOGRAFIE, CHE GUARDO SPESSO E CONSERVO CON AFFETTO E GRATITUDINE.

 

 

PER QUESTO, OGGI, HO PENSATO DI DEDICARE UN INSERTO DEL GIORNALE AD UN UOMO DI STATO CHE GIÀ NEL 1949 AVEVA BEN COMPRESO IN CHE CUL DE SAC L’ITALIA SI SAREBBE INSTRADATA, ENTRANDO A FAR PARTE DELLA NATO.

MARZIA MC CHIOCCHI

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Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra”. Sono parole di  Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 marzo 1949 in cui votò contro l’adesione dell’Italia alla Nato. Da socialista spiegò che quel voto era in realtà ispirato anche ad un’altra ragione. “Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente“.

Pertini parlò della Nato come di una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che avrebbe portato in sé le premesse di una nuova guerra “…e non le premesse di una pace sicura e duratura“.

Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’UnioneSovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista”
Sandro Pertini

Quella seduta del marzo 1949, segnò di fatto la sudditanza dell’Italia alla Nato, non solo l’adesione dell’Italia alla Nato. Oggi per la Nato l’Italia è pizza, mandolino e armi. Oltre che la più bella tra le portaerei: stesa sul Mediterraneo e in alcune isole tra le più belle di Mare Nostrum, a guardia di un mondo in ebollizione.

Pertini ci aveva visto giusto. Quello che resta l’unico e inimitabile Presidente degli Italiani, seppe incidere e restare nella mente degli italiani con gesti inediti. Fin dalla sua elezione, in un caldissimo giorno di luglio: al Quirinale ci andò a piedi, cordiale e disponibile con tutti. Per tutti i suoi sette anni continuerà a ricordare la Resistenza, non come un disco rotto fermatosi allo stesso punto, ma come un continuo sprone: capire “come” e “per chi” nacque la Repubblica era a suo avviso fondamentale.

Fu un faro, resta un faro. Fosse qui, sarebbe ancora a predicare perchè l’Italia che auspicava ancora non c’è. Cosa avrebbe detto dei privilegi, di un portavoce che guadagna più di un premier, dei conti salatissimi del ristorante di chi oggi governa l’Italia, degli scandali che ancora ammorbano il nostro paese? Dei giovani che fuggono se hanno coraggio e cervello e di quelli che restano a dibattersi senza lavoro e senza certezze? Degli operai defraudati del lavoro? Possiamo solo immaginarlo.

 

Un piccolo prezioso libro uscito a 20 anni dallo scandalo di Mani Pulite ha ricordato i richiami alla moralità di quello che resta il presidente più amato nella stra degli italiani. Il libro dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani, perché Sandro Pertini amava parlare a loro e da loro si attendeva una Nuova Italia.

E’ soprattutto ben congeniato:Pietro Perri lavora sulle lettere private e sui discorsi pubblici (alcuni passati alla storia per la loro fermezza) di Sandro Pertini ed ogni brano è subito contestualizzato ma continuamente intrecciato con l’oggi. L’autore sembra guidarci a dire “cosa” Pertini avrebbe detto dei nominati, di un Parlamento svuotato della sua sovranità, dei corrotti e degli affaristi.

Ne esce un testo fondamentale a capire l’origine di tutti i mali. Pertini già dieci anni prima di Mani Pulite parla della mani sporche. Ci sono tutti i mali di oggi, tutto ciò che non è stato fatto, i valori che si sono persi per strada, primo fra tutti l’onestà e la rettitudine, continuamente nel pensiero di Pertini non come predica, ma come esortazione.

Sandro Pertini le possedeva. L’amara constatazione è che siamo rimasti fermi di almeno 50 anni. Possiamo ripartire? Sì, ma non senza ideali. Sandro Pertini, grazie alla rilettura intelligente e all’ordinatissimo lavoro redazionale di Pietro Perri, ce li offre. E’ lì a ricordarci cosa possiamo essere, attraverso le struggenti lettere alla madre (che chiederà la Grazia mentre lui è in prigione e che lui rifiuterà) e attraverso le parole rivolte al cognato Umberto Voltolina.

Sandro Pertini da Savona, classe 1896, politico, giornalista, antifascista italiano, era così: tutto d’un pezzo. Destinato a diventare il Settimo (e in assoluto il più amato) Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, sale al Quirinale nell’anno in cui hanno da poco assassinato Aldo Moro. Il paese è sotto choc, e anche la sua elezione sembra un dei tanti rituali di una Repubblica a pezzi. Ma in realtà fin dai primi passi gli italiani capiranno di poter trovare in lui conforto. Un conforto che cerchiamo anche adesso, a 32 anni dalla sua morte, in pieno vuoto politico e istituzionale.

Grazie Presidente

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2 Marzo 2023 – Redazione – Fonte: La Stampa

Il Covid ha finito la sua corsa vera o presunta, gli italiani hanno deciso di non vaccinarsi più e i magazzini sono pieni di dosi di elisir di lunga malattia destinate al macero. A fine 2023 potrebbero essere 173 milioni le dosi inutilizzate, visto che ora dai contratti secretati spunta a sorpresa una clausola capestro che obbliga l’Europa ad acquistare quest’anno da Pfizer altri 450 milioni di dosi, 61,1 destinate all’Italia, alla quale spetta il 13,6% del totale. Uno spreco che alla fine rischia di costarci oltre tre miliardi di euro, che sarebbe stato utile investire nella nostra sanità pubblica in grande difficoltà. Sarebbe ora di porre fine a questa farsa da 4 soldi a cui fin troppo hanno creduto. Nessuno e’ obbligato ad acquistare dosi inutili! Che l’Italia facesse sentire la sua voce e si rifiutasse! E che nessuno dica che l’accordo e’ determinato da un Pnnr altrettanto inconcludente, incantatore di serpenti senza costrutto, perché è vero come un ologramma!

Delle fiale arrivate a fine estate, quelle aggiornate sulle viarianti Omicron 4 e 5, resterebbero da inoculare 15 milioni di dosi acquistate nel 2022, più altri 61,2 milioni che dovrebbero arrivare dalla Pfizer nel corso del 2023. Mah! Per farle a chi? A coloro che hanno deciso di anestetizzare la ghiandola pineale, per non pensare e credere agli sono che volano. Purtroppo dal 6 al 12 febbraio, la media delle somministrazioni è stata di 3.421 al giorno per le quarte dosi, anche se, per fortuna, il numero dei vaccinati e’ sempre più in discesa.

Ieri è trapelata la notizia che il New York Times avrebbe deciso di portare la Commissione Ue in tribunale per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, riguardo al negoziato che ha portato all’acquisto dei vaccini anti-Covid. Certo è che resta difficile comprendere come mai in questi 76 e passa milioni di dosi siano compresi i 19 milioni aggiornati su Omicron 1. Acquistati dall’Ue e autorizzati dall’europea Ema appena una manciata di giorni prima che venisse accesa la luce verde a quelli aggiornati sulle nuove sottovarianti di Omicron 4 e 5. Come se non si fosse saputo che a quel punto quasi tutti avrebbero preteso i «nuovi modelli», nonostante gli esperti dell’ex Cts si affannassero a dire che erano più o meno simili a quelli tarati sulla versione originaria di Omicron, ormai scomparsa in Italia.

La conta non è comunque finita qui, perché al fardello vanno aggiunte 9 milioni di dosi della francese Sanofi, acquistate nel lontano 2020 ma in consegna solo ora. Così si arriva a un totale di 80 milioni. Fin qui per restare all’era Omicron. Perché alla conta degli antidoti inutilizzati vanno poi aggiunti i 28 milioni andati in scadenza a fine 2022, secondo quanto affermato a suo tempo dallo stesso generale Tommaso Petroni, a capo della task force per il completamento della campagna vaccinale. A questi vanno infine sommati i 60 milioni di dosi donate all’Africa. Rimaste in larga parte inutilizzate, soprattutto per problemi logistici, visto che spesso sono arrivate dove non c’erano nemmeno i frigoriferi per conservarle.

Fatta la somma si arriva a 173,1 milioni di dosi inutilizzate. I contratti con le case farmaceutiche sono secretati ma il vaccino Pfizer nella prima versione è costato 16 euro a dose, quello aggiornato su Omicron 19 euro. In tutto fanno oltre tre miliardi di euro buttati alle ortiche.  Vero è che i sieri sono sempre stati acquistati direttamente dall’UE, che poi ha pensato a smistarli in tutti gli Stati membri, ma in ogni caso, l’Italia, ha dovuto firmare, seppur indirettamente, un contratto pesante con Big Pharma. Per questo, sulla carta, l’Italia sarà comunque chiamata a pagare il conto, di fatto…chissà!

L’Europa ha puntato a garantire la massima copertura vaccinale possibile, hanno sempre ricordato in passato Aifa e Css. Ma resta da capire perché si sia deciso a settembre di partire subito con milioni di vaccini che sarebbero stati superati a breve da prodotti più aggiornati, pur avendo in deposito ancora milioni di dosi inutilizzate di antidoti tarati sul ceppo originario di Wuhan. Ma soprattutto non si comprende per quale motivo la Commissione europea abbia dovuto accettare da Pfizer clausole capestro che la vincolano all’acquisto di centinaia di milioni di dosi, 450 nel 2022 e altrettante quest’anno, indipendentemente dall’andamento epidemico o dallo spuntare di nuove varianti. I più istituzionali diranno che queste spiegazioni sono valide a pandemia finita, ma i più preparati (inascoltati per due anni) consapevoli e che conoscono realmente la Storia, avevano già compreso quale fregatura fosse dietro l’angolo.  il potere contrattuale delle aziende si sarebbe dovuto in qualche misura attenuare, considerando che Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson, Novavax e Astra Zeneca hanno ricevuto complessivamente quasi 10 miliardi di finanziamenti pubblici per sostenere la ricerca da Usa, Gran Bretagna e Ue. E che anche senza clausole vessatorie alle industrie non sarebbe comunque andata male lo dicono i ricavi 2021: circa 45 miliardi Pfizer, 16 miliardi per Moderna, che nel 2019 non andava oltre i 55 milioni.

Che non tutto abbia funzionato per il meglio deve averlo pensato del resto anche la Corte dei Conti europea, che a settembre ha bacchettato von der Leyen in un report che menziona come «un caso di cattiva amministrazione» il «rifiuto della Commissione europea di concedere l’accesso del pubblico ai messaggi di testo scambiati tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer durante i negoziati preliminari». Manchevolezze pagate a caro prezzo anche dall’Italia.

Vedremo……

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03 Aprile 2022 – Redazione – Fonte: EventiAvversi

Tutta Italia delusa dal vaccino. Nessuno ci crede più, neanche i cosiddetti “immunocompromessi” che stanno rifiutando in massa la quarta dose. Come riporta oggi domenica 3 aprile Il Fatto Quotidiano, su una platea di 791.376 persone, attualmente si sono presentate per la quarta somministrazione poco più di 62 mila persone, meno dell’8 per cento. Il picco, per il momento, è stato toccato il 7 marzo (3.066 somministrazione), dopodiché il calo giornaliero è stato costante. Si tratta di una percentuale bassissima in oltre un mese dall’inizio delle somministrazioni partite in tutte le Regioni il primo marzo.

Intanto i Paesi vanno in ordine sparso sulla quarta dose: immunocompromessi in Italia, over 70 in Francia, over 75 in Gran Bretagna, over 80 in Germania, mentre negli USA che hanno autorizzato la quarta dose per tutta la popolazione over 50.

In Israele la quarta dose è indicata per tutti gli over 18, ma Cyrille Cohen, consigliere del governo israeliano per i vaccini, e direttore di Immunologia alla Bar Ilan University, ammette che i dubbi sono ancora tanti e l’adesione è molto bassa, poco più del 7% della popolazione israeliana.

Dice Cyrille Cohen : “la quarta dose non ha mostrato differenze sostanziali nei livelli di anticorpi neutralizzanti specifici per Omicron, rispetto alla terza dose. In questo momento, nell’era Omicron e della variante BA.2, si vedono meno casi gravi (quasi nessuno tra i giovani). La quarta dose è indicata per le persone a rischio e gli anziani”. “Difficile fare stime sulla protezione della quarta dose”, continua Cohen, “Dobbiamo essere umili”.

A riguardo di eventuali quinta e sesta dose, Cohen aggiunge: “Non prevedo nulla. Dipenderà dai nuovi vaccini, dalle nuove varianti. Forse finiremo in una situazione come l’influenza, con un vaccino per i vulnerabili ogni anno, ma è troppo presto per dirlo”.

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06 Marzo 2022 – Redazione

IN QUESTO FINE SETTIMANA, NEL NOSTRO PAESE ED ANCHE IN MOLTE PIAZZE EUROPEE, NON SONO MANCATE NUMEROSE MANIFESTAZIONI, COSIDETTE PACIFISTE, DAL SAPORE TUTTO IPOCRITA E VOMITEVOLE DOVE, NON PERSONE MA PECORE E PECORONI, HANNO SFILATO CON LE BANDIERE DELLA PACE E ANCHE DEI SINDACATI, PER GRIDARE CONTRO UNA GUERRA DI CUI NON SANNO NIENTE, DI CUI NON SI SONO ACCORTI IN QUESTI ULTIMI 8 ANNI, URLANDO, GRIDANDO E RECLAMANDO, COME DEI FORSENNATI, LA PACE. TRA LA FOLLA ABBIAMO INDIVIDUATO ANCHE I POLITICI, AL FIANCO DI QUEL POPOLO COGLIONE CHE NON SI È RESO ANCORA CONTO CHE LA GURRA E’ FOMENTATA PROPRIO DA LORO, UOMINI DI POTERE! NOI, GENTE COMUNE, SOPRATUTTO DOPO LE SOFFERENZE E LE COERCIZIONI SUBITE IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI, AVREMMO DOVUTO GIA’ CAPIRE TUTTO, OLTRE AL FATTO CHE, VANTANDOCI AD OGNI PIE’ SOSPINTO DI AVER RAGGIUNTO MASSIMI LIVELLI D’ISTRUZIONE, AVREMMO DOVUTO IMPARARE A NON FARCI INFINOCCHIARE DA QUESTI QUATTRO BARBAGIANNI. MA NON E’ COSI! I TITOLI DI STUDIO BEN SIGLATI DALLA CHINA SU PREZIOSE PERGAMENE, SVENTOLANO INSIEME ALLE BANDIERE ARCOBALENO, CON UN VALORE PIU’ EFFIMERO CHE CONCRETO E REALE! IN PIAZZA NON DOVREMMO SCENDERE PER MANIFESTARE CONTRO UN POPOLO PIUTTOSTO CHE UN ALTRO, MA DECISAMENTE CONTRO I NOSTRI GOVERNANTI, I POTENTI DELLA TERRA CHE SCATENANO I CONFLITTI! SONO LORO CHE, PERIODICAMENTE, FANNO SCOPPIARE L’INFERNO SULLA TERRA PER AFFAMARE I POPOLI! RUSSIA E UCRAINA SONO LE VITTIME DI UOMINI MALEFICI CHE STANNO BEN PIU IN ALTO DEL SINGOLI CAPI DI STATO! QUESTI ULTIMI, SONO SOLO PEDINE AL SERVIZIO DEL NUOVO ORDINE MONDIALE! NON PARTEGGIATE PER ZELENSKY PIUTTOSTO CHE PER PUTIN! ANDIAMO CONTRO I VERI MANDANTI, STUDIAMO E INFORMIAMOCI SU TESTI E FONTI GIUSTE! SOLO UN PENSIERO LIBERO, CHE VADA OLTRE IL MALDESTRO REVISIONISMO STORICO, PUO’ CRESCERE VERI UOMINI E DONNE, E NON MAMMALUCCHI ERUDITI DA 4 NOZIONI SCOLASTICHE E UNIVERSITARIE DI REGIME! LA CULTURA E’ ALTRA COSA! E NELLE PIAZZE SI DOVREBBE URLARE SOLO SE CONSAPEVOLI DI CIO’ CHE SAPPIAMO E STIAMO FACENDO, NON SEGUENDO LA CORRENTE DI CHI CI VUOL FAR VEDERE LUCCIOLE PER LANTERNE! IN GUERRA COME NELLA VITA NON ESISTONO SOLO BIANCO E IL NERO, MA ANCHE QUELLE SFUMATURE DI COLORE, CHE SPESSO FANNO LA DIFFERENZA! E PER INDIVIDUARLE OCCORRONO ATTENZIONE E ACCORTEZZA! MEDITIAMO!

Marzia MC Chiocchi

LA NOTIZIA ⤵️– FONTE: R2020

25,8 miliardi di euro di spesa militare. 8,3 miliardi di euro per i nuovi armamenti. È un record per il nostro Paese. Cifre mostruose in sé, e ancora più vergognose se si considera il momento storico in cui versa il popolo italiano.

«Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa e bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora». Aveva dichiarato Mario Draghi il 29 settembre scorso. Detto fatto. Oggi, secondo i dati riportati dall’Osservatorio Mil€x, «Il Bilancio del Ministero della Difesa per il 2022 sfiora i 26 miliardi di euro con un aumento di 1,35 miliardi, a cui vanno poi aggiunti gli stanziamenti di altri ministeri». Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, mai come in questi anni si è dato da fare per far approvare dal Parlamento un numero senza precedenti di programmi di riarmo. Nel solo 2021 parliamo di un valore di ben 15 miliardi di euro e un onere complessivo di oltre 30 miliardi di euro.

C’è di tutto: F35, caccia Tempest, eurodroni classe Male,  aerei Gulfstream per la guerra elettronica, batterie missilistiche antiaeree per missili Aster, blindati Lince, cacciatorpedinieri lanciamissili classe Orizzonte (prodotti da Fincantieri), navi supporto per le operazioni subacquee… E si potrebbe andare avanti così ancora per molto.

Un giro di soldi e di sangue mai visto. Portato avanti sulle spalle dei cittadini, dai soliti (poco) noti.

Proprio in questi giorni trapela infatti l’ennesimo scandalo. Massimo D’Alema, già Ministro degli esteri e vicepresidente del Consiglio del governo Prodi e presidente del Consiglio dal ’98 al 2000 (quando, con Sergio MattarellaVicepresidente del Consiglio con delega ai Servizi di Sicurezza, in aperta violazione della Costituzione e senza alcun mandato dell’ONU, aveva scaricato sulla Jugoslavia più bombe di quante mai sganciate su una nazione europea dopo la Seconda Guerra Mondiale), sarebbe oggi al centro di un affare miliardario inerente una commessa offerta al governo colombiano di navi, sommergibili e aerei da guerra prodotti dalle aziende di Stato italiane. In particolare da Leonardo, l’ex Finmeccanica presieduta dall’ex banchiere di area Ulivo Alessandro Profumo, tra l’altro indagata per frodi elettorali internazionali e nazionali. Lo stesso che – guarda caso – partecipò alla cena da mille euro a coperto per finanziare la fondazione di D’Alema. Era il 2015, e la cena andò molto bene.

Da quanto riportato dal giornale La Verità, a metà febbraio l’ambasciatrice colombiana a Roma ha chiamato il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè per comunicargli di aver ricevuto una chiamata da D’Alema (oggi santo protettore di Speranza) che si offriva come mediatore della fornitura per incarico di Leonardo. Alla richiesta di spiegazioni di Mulè, Leonardo nega tutto. Il problema è che l’ex premier, in barba alla legge 185 che vieta l’utilizzo di mediatori nelle forniture di armi e nonostante una trattativa ufficiale già in corso, quell’incarico dalla azienda del suo amico Profumo l’ha ricevuto davvero. Leonardo ha infatti dato mandato allo studio di Miami “Robert Allen Law”, società che in realtà è di copertura di D’Alema.

Insomma, se la cantano e se la suonano, da decenni, e oggi – Con il fumo negli occhi della pandemia, progettata come una vera e propria operazione militare, l’annebbiamento delle menti, lo scontro sociale sempre più acceso, la crisi economica, che avanza imperterrita e le sirene di una nuova emergenza, già annunciata – ancora di più.

In Italia si sta consumando una guerra tragica: è quella di chi ci governa, contro il suo popolo. Le macerie, i morti e i danni, che ora si stanno iniziando a vedere presto saranno talmente evidenti da non poterli più nascondere sotto un tappeto di qualche studio televisivo. La Resistenza è da fare qui e ora, contro questi mostri, che di umano non hanno nulla.   

IN CHIUSURA, POSTIAMO UNA FAMOSA POESIA DI TRILUSSA SULLA GUERRA, SCRITTA 108 ANNI FA E MUSICATA NEGLI ANNI SETTANTA DA CLAUDIO BAGLIONI ⤵️

Trilussa

LA NINNA NANNA DELLA GUERRA

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
.

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Trilussa

________________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

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27 Febbraio 2022 – Redazione

L’Italia schiera il generale  Figliuolo. Sarà lui, già commissario per l’emergenza Covid, a coordinare la missione italiana che andrà a rafforzare il contingente Nato nei Paesi limitrofi all’Ucraina. A svelarlo il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè. “Il generale Francesco Figliuolo non interverrà sul terreno, dove ci saranno i comandanti dei diversi contingenti – precisa sulle colonne del Giornale – il suo ruolo di guida del Comando operativo di vertice interforze è logistico, metterà insieme le truppe“.

Mulè spiega il ruolo dei nostri militari italiani in questa guerra, iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Loro andranno a rafforzare il contingente Nato per presidiare i paesi limitrofi all’area di crisi che fanno parte del Patto Atlantico“. Secondo Mulè non possiamo farci trovare Impreparati di fronte a un possibile inasprimento della crisi. Questo però non significa che i militari italiani saranno autorizzati a entrare in Ucraina. Tutt’altro: “In nessun modo i militari italiani sono autorizzati a entrare in Ucraina”.

Il deputato di Forza Italia spera ancora che tutto questo possa finire. Mulè è convinto che “non ci si deve rassegnare, bisogna ancora aver fiducia nella diplomazia.

“Dopo gli accordi di Helsinki del 75 sulle sfere d’influenza non si è più aperto un dialogo, ora si deve portare a un tavolo, facendo tacere le armi, tutti gli attori per riconoscere le ragioni dell’uno e dell’altro e tornare allo spirito di Helsinki 75 e di Pratica di Mare”. I rischi ci sono anche per l’Italia. Mulè ricorda come per gas e grano, tutte le materie prime che importiamo da Russia e Ucraina ci saranno sicuramente rincari.  liberoquotidiano.it

25 Febbraio 2022 – Redazione

Quando si farà veramente luce su quel che è stato davvero il Covid in Italia, probabilmente si scoprirà che a fare più morti sarà stata non tanto la malattia ma la sua gestione politica. E i governi che si sono trovati ad affrontarla (Conte prima e Draghi poi) ne saranno direttamente responsabili. Dopo aver sospeso la sanità pubblica, con persone che sono morte di altre patologie perché non curati o perché è stata interrotta ogni forma di prevenzioni, ora si scopre che persino i malati di cancro non possono ricevere i trattamenti di radioterapia. Molti sono stati infatti rinviati o addirittura interrotti in corso d’opera. Malati di tumore costretti a perdere tempo prezioso per la propria salute. È quanto denunciano molti pazienti italiani, da nord a sud. E lo conferma una nota associazione che si occupa di malati oncologici e lo segnalano anche diversi medici e tecnici di radioterapia, molti dei quali preferiscono rimanere anonimi.

A raccontare la vergognosa situazione è Nicolò Petrali sul sito di Nicola Porro “Ma perché mai succede questo? Semplice, a causa della positività di questi pazienti al Covid19. Chiaramente se un paziente manifesta gravi sintomi causati dal virus è normale che ciò accada – sarebbe troppo rischioso in quel caso proseguire le cure – il problema però è che lo stesso sembra avvenire anche per le persone completamente asintomatiche. E allora diventa fondamentale porsi questa domanda: è giusto rinviare o sospendere le cure radioterapiche per malattie gravi come i tumori, con tutti i rischi che ciò comporta, anche se il sistema immunitario dei pazienti sta reagendo bene al covid19? Questo e altri quesiti abbiamo posto a Roberto Manzo, dirigente medico di radioterapia dell’istituto nazionale per la lotta alla cura dei tumori della fondazione Pascale di Napoli, il quale ci ha confermato che nell’ospedale in cui lavora, da due anni a questa parte, a tutti – e sottolineiamo tutti – i malati oncologici risultati positivi al covid vengono rinviate o interrotte le cure radioterapiche”.

“Finché il paziente non torna con un tampone molecolare negativo – racconta – non può in alcun modo accedere all’ospedale. È la prassi. A prescindere dalla sintomaticità o meno e indipendentemente dalla gravità del tumore”. Nessuna eccezione, dunque. Nemmeno per i casi più gravi. Ma non è pericoloso interrompere dei trattamenti oncologici? E soprattutto, cosa pesa di più sulla bilancia della salute di un paziente asintomatico, il cancro o il covid? Le risposte del medico alimentano ancora di più l’incredulità: “Purtroppo – spiega Manzo – il rischio di un peggioramento della salute del paziente esiste, è inutile negarlo. Durante il periodo di positività al virus i tumori possono espandersi, a maggior ragione nei casi in cui la persona resta positiva a lungo. Sospendendo i trattamenti è chiaro che si perde tempo prezioso”. E allora perché si procede in questo modo? Per quale motivo vengono negate delle cure a delle persone che ne hanno estremo bisogno?

“Le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero iniziare a considerare la situazione attuale non più come una pandemia, ma come un’endemia. Il virus non sparirà dall’oggi al domani. Bisognerà quindi imparare a conviverci, trovando dei compromessi per garantire le cure a chi ne ha bisogno e nel contempo tutelare tutte le altre persone”. fondamentale proprio per questo tipo di prestazioni”. Vi pare normale che i malati di cancro siano trattati così? È come se si accettasse che muoiano per il tumore pur di continuare a seguire i protocolli Covid. È vergognoso.

18 Febbraio 2022 – Redazione

Il primo ministro israeliano ha annunciato la fine del green pass vaccinale, lasciando praticamente solo l’Italia a finire il suo ruolo di cavia mondiale di Big Pharma Usa.  Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha annunciato giovedì 17 febbraio che l’obbligo di mostrare il lasciapassare quale prova dell’avvenuta vaccinazione per accedere in vari siti sarà presto revocato, mentre l’ondata di contagi diminuisce sensibilmente.

Israele era stato uno dei primi pionieri, (laboratorio cavia mondiale) di una massiccia campagna vaccinale e tra i primi paesi a richiedere un certificato di vaccinazione, che ha chiamato il pass verde, (il super green pass italiano) per entrare in una serie di strutture. Bennett ha detto che con un chiaro calo sia del numero di casi gravi di Covid che del numero di infezioni confermate, rappresenta un “buon momento” per eliminare l’obbligo di passaporto vaccinale. Il green pass ha permeato la vita israeliana per gran parte dell’anno scorso, obbligatorio per entrare in bar, ristoranti, alberghi, palestre e luoghi di culto, tra gli altri siti. Nonostante la falsa narrazione comparativa dei media italiani tra Italia e Israele, non è mai stato impedito ai non vaccinati di lavorare o prendere mezzi di trasporto pubblici, né li si è lasciato senza mezzi di sostentamento. Migliaia di israeliani si sono riversati a Gerusalemme da tutto il paese lunedì 14 febbraio in un “convoglio per la libertà” contro le restrizioni del coronavirus, che rispecchiava simili proteste di blocco del traffico in Canada, in Francia e in tutto il mondo. I manifestanti hanno suonato i clacson delle loro auto e sventolato bandiere canadesi e israeliane mentre si dirigevano verso la sede del governo israeliano. Da quando è entrato in carica nel giugno dello scorso anno, Bennett ha promesso di mettere la salute dell’economia israeliana in prima linea nella sua risposta alla pandemia, insistendo sul fatto che lo avrebbe fatto, che non avrebbe soffocato gli affari con restrizioni draconiane. ( Forse intendeva dire dragoniane….). Il suo governo aveva già iniziato all’inizio di questo mese a rivedere  i requisiti del certificato sanitario, limitando i siti in cui era obbligatorio. Quando fu per la prima volta rilevata la variante Omicron, Bennett ha però ordinato la chiusura del Paese ai viaggi per e da Israele, dicendo che il paese doveva prepararsi per l’ondata in arrivo. “Siamo stati i primi ad agire e chiudere i cieli con l’inizio dell’ondata. Ora stiamo gradualmente allentando le restrizioni”, ha dichiarato il premier in una dichiarazione. Il mese scorso, in alcuni giorni, Israele ha visto più di 80.000 nuovi casi di Covid, dimostrando come nel caso dell’Italia di Speranza l’inutilità assoluta del Green Pass. 

Fonte: Agata Iacono (L’Antidiplomatico)

12 Febbraio 2022 – Redazione

Nell’Italia di Mario Draghi e della dittatura sanitaria si respira, da tempo, un’aria preoccupante. I casi di discriminazione verso chi non si vaccina sono ormai all’ordine del giorno, con gli stessi politici che non perdono occasione per rimarcare come siano loro, i terribili “no vax”, i veri responsabili della pandemia, in barba a qualsiasi evidenza scientifica. E gli episodi di intolleranza, in un questo clima fomentato ad arte dall’alto, si moltiplicano. Al punto che è stato sufficiente un banalissimo cartello per creare guai ai gestori di un bar.

Come raccontato da Letizia Cantaloni sulle pagine di Byoblu, l’episodio è andato in scena a Urbino, nelle Marche, dove i proprietari del bar Caffè del Sole aveva affisso un cartello fuori dal locale con scritto: “Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire “. Un invito a reagire in un’epoca difficile, segnata da una pandemia che ha cambiato il nostro modo relazionarsi con gli altri. Per qualcuno, però, un messaggio pericoloso da rimuovere in tutta fretta.

“Quello che abbiamo vissuto noi ieri è stato vissuto da altre persone prima di noi e se non facciamo qualcosa, se non ci opponiamo anche solo raccontandolo, non terminerà mai e saremo sempre vittime di qualcosa che non vogliamo ammettere essere sbagliato, nulla è più violento della censura” ha concluso il proprietario del bar. Una storia assurda che ha fatto subito il giro dei social, con tantissimi utenti che hanno manifestato solidarietà al Caffè del Sole mostrando allo stesso tempo forte preoccupazione per il clima di intolleranza in cui è piombato il nostro Paese, con la libertà di espressione ormai a forte rischio.

Fonte: IlParagone